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II LIBRO DE VULGARI ELOQUENTIA
E’una retorica, da’ delle norme molto precise sullo stile piu’
levato. Tre sono i livelli di poesia: 1) tragedia 2) commedia 3)
elegia
Tragedia lo stile superiore, 2) commedia inferiore 3) elegia lo
1) stile degli infelici. Per la tragedia va utilizzato il volgare illustre,
per il livello comico si usera’ talora il volgare mediocre talora il
volgare umile ( la Commedia ha un titolo che ha dato tanto da
discutere, ci sono due passi nell’Inferno in cui Dante chiama
cosi il proprio poema ‘’ XVI Inferno vv.168 ‘’per le note di
questa comedia lettor ti giuro’ e in XXI vv.2’’ cosi di ponte in
ponte cantammo che la mia comedia…’’, il termine Comedia e’
posto in parallelo col termine tragedia, ovvero l’opera di
Virgilio, l’Eneide). Stile commedia inferiore, ma cio’ non torna?
Nella commedia c’e’ lo stile inferiore, ma anche lo stile
supremo ( densita’ del Paradiso). Il de vulgari non rappresenta
i principi teorici in cui Dante conforma la lingua della
commedia. Nell’epistola a cangrande della Scala( la cui
paternita’ dantesca non e’ del tutto certa ), Dante ribadisce il
titolo dell’opera. Divina e’ stato dato dai posteri, il primo a
usarlo e’ il Boccaccio per alludere alla cantica del paradiso,
non lo attribuisce a tutto il poema. Nelle versioni recenti
abbiamo sia la Divina commedia che la commedia, senza
divina perche’ Dante non l’ha mai attribuito alla propria opera.
La forma piu’ adatta per Dante e’ la canzone, e gli argomenti da
trattare sono quelli che portano alla finalita’ dell’uomo, salvezza
amore e virtu’. Il migliore verso e’ l’endecasillabo, lo stile e’ quello
tragico e grande cura sara’ data alla scelta dei vocaboli, le parole
migliori, termini piu’ nobili che lasciano un settore di soavita’ in
chi li pronuncia, le parole sono amore, donna, disio, virtute e
amare, sostantivi che ricorrono nella prima stanza della canzone
donne che avete intelletto d’amore, vanno escluse le voci infantili
come mamma e babbo ( forme presenti nella Divina Commedia.
Rime devono essere lisce levigate, chiare, di sequenza vocale
consonante vocale e non le rime aspre ( come nella canzone ‘’
cosi nel mio parlar voglio essere aspro’’). Opera dai problemi
interpretativi, certamente e’ diventato un punto di riferimento di
polemiche, opera incompiuta e nascosta, lasciata a tre
manoscritti, nel 400’ opera presso che’ ignorata, non se ne sa
nulla e torna ad essere conosciuta nel 500, grazie a Gian Giorgio
Trissino che viene a scoperta e Bembo nel 1525 scrive le prose
della volgar lingua, dove nel terzo libro espone i principi della
grammatica italiana fondata su esempi tratti da Petrarca, Dante e
Boccaccio. Trissino e’ contrario alla supremazia di Firenze,
all’identificazione di un modello fiorentino e quindi contro Bembo,
scopre il De vulgari Eloquentia e privilegi la parte in cui Dante si
rivela antifiorentinista. Il Trissino fece vedere il manoscritto anche
ai fiorentini, a quel gruppo di fiorentini che poi avrebbero dato
origine all’accademia fiorentina.
Bembo 2) Trissino 3) Fiorentini veri e propri che non sono
1) d’accordo col Bembo, credono che il vero fiorentino sia quello
della loro epoca, quindi il fiorentino moderno, e non il
fiorentino di Dante e Boccaccio. Machiavelli sara’ autore di un
discorso delle lingue, e’ sostenitore della fiorentinita’
cinquecentesca, si doveva scrivere come si parlava nel 500’,
relica al trissino, scrive anche lui un dialogo e alla fine entra
come personaggio Dante al quale Machiavelli da’ la parola,
riconosce di aver torto. De vulgari costituisce una spina nel
fianco dei toscani e fiorentini. Manzoni risolse la questione
affermando che Dante parlava non di lingua ma di stile
LA COMMEDIA
Opera che occupa le energie di dante dal 1306 fino alla morte,
Dante abbandona il De Vulgari e il Convivio, e’ un’opera che ha un
successo grandioso e sconvolgente, che nessun’altra opera aveva
mai avuta, come lo si puo’ vedere dal gran numero di codici ( 300
solo quelli del XIV secolo, piu’ di 800 se si considera anche i codici
quattrocentesti ). Non abbiamo nessun autografo e manca questo
primo deposito di copie. La filologia affronta questo problema
dando credito piu’ a un codice rispetto che a un altro, fino a una
data storica che e’ quella di cui ci serviamo, ovvero l’edizione di
Giorgio Petrocchi uscita nel 60-65 in quattro volumi, un volume di
introduzione e uno dedicato a ciascuna cantica. E’ un’edizione che
segna una data storica, si legge tutt’ora la commedia
prevalentemente li’. Come fece petrocchi a costituire il testo della
commedia? Il titolo della sua edizione, la commedia secondo
l’antica vulgata, ci fa capire che Petrocchi ha fatto una cernita dei
codici piu’ antichi. 1355 prima delle copie della commedia fatte da
Giovanni Boccaccio, grande editore e studioso di Dante, ma la
copia e’ discutibile, Petrocchi la tiene fuori e prende i 27 codici
prima del Boccaccio 1555( codici che costituiscono l’antica
vulgata ) Costruisce uno stemma molto complesso ( operazione
tipica della filologia) e distingue la famiglia Alfa ( codici toscani ) e la
famiglia Beta ( codici settentrionali, e molti sono i codici
settentrionali). Sono codici che ovviamente hanno lezioni
alternative, Petrocchi in linea di massima fra varianti che hanno
cambiamento di significato da’ la preferenza alla famiglia
settentrionale in quanto piu’ antica e meno inquinata. Per la patina
linguistica fa fede al piu’ antico codice fiorentino, il Trivulziano 1080,
il testo del Petrocchi e’ una commedia che si avvale dei codici
settentrionali e da’ poi una riverniciatura sulla base del codice
Trivulziano, e’ un operazione fatta a tavolin. Petrocchi propone con
modestia la propria opera come un’ipotesi di lavoro su cui altri
potranno tornare a dire la propria opinione. Di dante non abbiamo
nessuno autografo, non abbiamo la commedia scritta di pugno da
Dante, nella commedia abbiamo tantissimi codici scritti da copisti di
tutta Italia, ebbe straordinario successo, si diffuse in tutta Italia,
produzione vastissima di circa ottocento codici. E’ anche uno
strumento di lavoro, ci possiamo fare un’idea e quindi in un altro
punto del testo preferire una lezione alternativa, Petrocchi si
aspettava che dopo di lui venissero delle ulteriori proposte editoriali,
proposte che in effetti sono venute, e quindi ci sono edizioni della
commedia piu’ recenti:
L’edizione curata da Antonio Lansa, edizione che da’ una
1) critica serrata al Petrocchi, il lavoro ingente non arriva a darci
la lingua di Dante che nessuno puo’ ricostruire, e allora tanto
vale degli 800 manoscritti prenderne uno solo, ci sono tratti
estranei a Dante, come l’indefinito ogne da omnem che
diventa nel pieno trecento ogni. Non ci restituisce in realta’ una
patina linguistica piu’ affidabile e aderente alla lingua di Dante
rispetto all’edizione Petrocchi
Nel 2001 una nuova edizione, che ha fatto scalpore, l’edzione
2) curata da Federico Sanguineti, un’edizione che si presenta
come edizione critica, Sanguineti ha ripreso in considerazione
diversi codici entro i quali ha operato una scelta secondo vari
criteri fino ad arrivare ad un confronto critico ( edizione critica,
mentre Lanza basata sul piu’ antico manoscritto, Sanguinieti fa
una cernita, gia’ fatta da Barbi, e identifica tra questi un codice
conservato alla biblioteca vaticana, l’Urbinate latino 366 e lo
considera manoscritto ottimo, riporta forme senza anafonesi
alla fonetica fiorentina, forme come fameglia le riscrive in
fiorentino
Nuova edizione in cantiere, a cui lavora Paolo Trovato, lavora
3) a un testo che rivalutera’ molto la famiglia settentrionale.
Ci sono parole che si sottraggono a questa scivolosita’, le parole
in rima, un andaro dev’essere attestato perche’ senno’ non
tornerebbe la rima. Le parole piu’ nuove di Dante si collocano
sempre in posizione di rima, posizione privilegiata in cui Dante
esplica la sua potenza espressiva
400 segna una battuta d’arresto, la produzione si ferma, torna in
auge il latino, riprende la scrittura in latino, chi scrive e ha
ambizioni riscrive la sua fama in opere latine e poiche’ la
letteratura alta ha il codice in latino, chi scrive in volgare si sente
piu’ libero di usarlo, testi di tipo pratico ci dimostrano un volgare
privo di norma e sbracato. 400 momento di grande brutamento
linguistico, fiorentino in particolare cambia moltissimo rispetto
all’epoca trecentesca, c’e’ un rimescolio in toscana favorito dalla
costituzione dello stato territoriale, Firenze nel 300 e poi nel 400
compie un’opera di unificazione della regione. Importante per il
volgare Leo Battista Alberti che e’ promotore dell’esperimento
rivoluzionario della grammatica, scrive la prima grammatica
italiana, proprio quella grammatica che Dante aveva identificato
con il latino, si tratta di una portata rivoluzionaria estrema, calare
per la prima volta nella griglia della grammatica una lingua
volgare. C’e’ una scoperta che cambia la diffusione della cultura,
la scoperta della stampa, nella seconda meta’ del 400’, porta una
rivoluzione che ha grandi conseguenze per il volgare, produzione
industriale del libro. Una lingua dev’essere codificata,
dall’industria tipografica viene un grande richiamo alla
normalizzazione. La figura del Bembo opera all’inizio con Aldo
Manuzio, il piu’ grande tipografo del tempo. Nell’800 torna a
divampare la questione della lingua, formazione dello stato
d’Italia ( 1862 ) , il problema linguistico si pone in temi non
letterari ma politici e civili. Ascoli capace di controbattere la
posizione manzoniana a livello piu’ alto e linguisticamente
consapevole, e’ fondatore della dialettologia italiana, e’ colui che
fonda una rivista molto importante, archivio glottologico italiano e
la risposta al Manzoni e’ il proemio di tale opera, la lingua matura
s’impone e viene acquisita in coincidenza con la crescita
intellettuale di una nazione, critica quel che di artificioso che ci
poteva essere nell’imposizione di una lingua da parte dello stato,
i mezzi attraverso cui un italiano fiorentino si e’ imposto ( come
voleva Manzoni, anche se e’ un fiorentino.
Problema dell’edizione della commedia e’ un problema secolare,
via via i codici aumentano, ci si affida ai censimenti piu’ recenti.
Un grande contr