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Altro passo famoso è quello della cattedrale di Laon in Piccardia, dove in una delle due torri sono
presenti delle statue con i buoi. Questo tema ricorrerà in Durand.
Nel Medioevo le arti figurative non si sono ancora riscattate intellettualmente, che avverrà alla fine
dell'Umanesimo, ma sono ancora in una dimensione servile e hanno una valenza di valore manuale,
che rientra in un'occupazione virtuosa ma non intellettuale. Vengono riscattate non per la capacità
dell'artefice ma perché rientrano in un contesto religioso e liturgico. Non è la concezione moderna
di fine Ottocento dell'artista geniale che crea, non è nemmeno quella rinascimentale della fine del
Quattrocento dove le arti vengono elevate al pari delle arti liberali ma siamo in un contesto
religioso. L'artista è più un artefice, compie un lavoro manuale e tecnico, che riscatta con il suo
lavoro e rientra un quadro divino generale in cui tutto trova una sua collocazione.
Guglielmo Durand
Trattato liturgico, scritto da Durand. È un vescovo del XIII secolo ed ha un soprannome, lo
Speculatore. Il trattato ha come titolo il Rationale divinorum officiorum, ovvero il razionale dei
divini uffici. È una spiegazione anche in chiara metaforica dell'edificio ecclesiastico, dei suoi arredi
e delle sue usanze e costumi religiosi.
Altra opera è lo Speculum judiciale. Nel Medioevo si trova spesso il termine speculum, ovvero
specchio, ma in questo caso sono in un'insieme di precetti cristiani in cui il lettore medievale
idealmente si sarebbe dovuto specchio, come se il trattato fosse uno specchio in cui ritrovare se
stessi. È dal termine speculum che gli deriva il soprannome speculator. Questo Speculum judiciale
viene scritto tra il 1271 e il 1276, mentre il Rationale divinorum officiorum corrisponde agli ultimi
anni della sua vita tra il 1286 e il 1296. questo Rationale, trattato liturgico, è il trattato più esteso,
ampio, sistematico e più diffuso nell'ottica dei trattati liturgici medievali. Venne stampato per la
prima volta a Magonza in Germania nel 1459, nell'epoca precedente era diffuso attraverso copie
manoscritte.
Il vescovo Durand era nato in lingua d'oca in una famiglia nobile. Aveva abbracciato la vita
religiosa e compiuto studi di diritto. È proprio in veste religiosa ed accademica che si troverà in
Italia come professore di diritto a Modena e a Bologna. A partire dal 1285 viene nominato vescovo
di Mendes, una cittadina a 100km a Nord di Montpellier. Anche a seguito della nomina non
mancano i contatti con l'Italia perché nel 1290 [muore nel 1296] viene richiamato dal papa
Bonifaccio VIII che lo nomina governatore della Romagna all'interno dello stato della Chiesa, lo
richiama con l'intenzione di contrastare la diffusione dei ghibellini, dei sostenitori dell'imperatore in
quel momento. Uomo spirituale, accademico e politico in qualche modo.
Quando viene nominato vescovo nel 1285 inizia a scrivere il Rationale e, come spesso accade nel
Medioevo, ci troviamo di fronte ad un'opera composita, un'opera di collazione dove si fa una sintesi
degli autori precedenti. Quindi il Rationale divinorum officiorum non è in se una novità, c'era una
vasta tradizione delle letture allegoriche degli edifici e della liturgia dei canti che possiamo far
risalire fin dall'età carolingia. Possiamo dare anche un nome più preciso a questo genere di trattati,
che si definiscono Expositiones misse [esposizioni della messa]. Questo genere comincia a
diventare fiorente nell'XI secolo. Durand diventa in qualche modo diventa ampio e razionale e
l'allegorismo viene spinto fino ai massimi livelli. Ad esempio le vetrate di una chiesa potevano
essere paragonate ai dottori della chiesa, le prime fanno passare la luce e per analogia i dottori fanno
passare l'illuminazione che ci proviene dalla fede. È un coefficiente d'interpretazione allegorica
elaborato. Nella descrizione di un soffito della chiesa si sofferma sui lacunari che metaforicamente
sono i fedeli della Chiesa. Letture un po' forzate ed in chiave allegorica, è per questo che il trattato
riserva ancora oggi un grande interesse. Possiamo desumere dal Rationale importanti note e
interpretazione iconografiche, tale santo viene raffigurato in quel modo e per tal motivo legato al
suo martirio. Il trattato viene ridicolizzato durante la riforma protestante da Martin Lutero che
considerava queste interpretazione allegoriche come ridicole e prive di alcun fondamento razionale.
Il titolo Rationale allude a un paramento liturgico, il rationale judici, del giudizio, era nel libro
dell'Esodo un pettorale decorato che Aronne [primo grande sacerdote dell'ebraismo] indossava
sopra gli altri paramenti liturgici. Il rationale del giudizio perchè all'interno c'era una piccola tasca
dove erano presenti due pietre piatte e circolari che venivano chiamate Urim e Thummim. Il
significato letterale ebraico dei due termini significa rispettivamente luce ed integrità. Queste due
pietre venivano usate dai sacerdoti per divinare il futuro, per questo rationale del giudizio. Non c'è
uniformità di opinioni: secondo alcuni venivano toccate, secondo altri una indicava l'innocenza e
l'altra colpevolezza quando estratte, secondo altri passi della Bibbia il pettorale illuminava ed
emetteva fasci di luce. Il pettorale era legato alla divinazione ma non abbiamo una lettura che ci
spieghi come avvenisse. Era una sorta di oracolo che interpretava la volontà di Dio e il fatto che il
vescovo Durand scelga proprio il Rationale per intitolare il proprio trattato è un aspetto
interpretativo, l'aspetto allegorico della religione che è al centro del suo scritto.
Il testo è diviso in 8 libri e in ognuno viene affrontato ogni aspetto della liturgia. Brano tratto dal
libro 1 dal capitolo 3 e s'intitola Dipinti, immagini e ornamenti della Chiesa. Inizia con una
citazione di Gregorio Magno, grande fautore dell'utilità delle immagini nell'architettura cattolica.
Interpretazione allegorica portata fino alle estreme conseguenze: la pianta della chiesa è interpretata
come un'allusione alla croce di Cristo. Altri dettagli hanno esiti educativi arditi: il gallo sulla
banderuola allude alla figura del predicatore e viene paragonato al gallo perché entrambi risvegliano
il dormiente, in particolare il predicatore risveglia il dormiente che dorme nella notte del peccato.
Durand si inserisce in una schiera molto ampia e ripetitiva di predecessori che avevano affrontato
queste tematiche ma Durand lo fa in maniera molto più ampia e sistematica. Nel prologo spiega di
aver fatto questo trattato per i chierici, ad uso dei religiosi. Questo l'aveva fatto anche per i giuristi
con lo Speculum judiciale. Quest'osservazione è sembrato importante per gli studiosi perché fa un
paragone tra chierici e giuristi. Inoltre è stato osservato che nel Rationale a volte il vescovo Durand
usa una terminologia giurista e fa citazioni sia di diritto canonico sia dal diritto civile. Questi
elementi hano fatto supporre ad alcuni studiosi che il Rationale fosse diffuso anche in ambito
universitario, questa diffusione in ambito accademico spiega anche il fatto che sia diffuso in
maniera più capillare rispetto agli altri trattati.
Lettura testo
Storia della critica d'arte 29-04
Ricettari e fonti che hanno a che fare con le tecniche e i materiali. 4 fonti:
Eraclio;
– Mappae Clavicola;
– Schedula di Teofilo;
– Libro dell'arte di Cennino Cennini.
–
Dall'alto Medievo fino ad un epoca cerniera con Cennino tra 1390 e 1400, autore cerniera tra
Medioevo e primo Umanesimo.
I primi due sono tipici esempi di ricettari medievali. Caratteristiche: grande confusione, il carattere
additivo di questi testi, frutto di continue raggiunte quindi è difficile individuare il testo originario.
La Schedula di Teofilo, prima veniva collocato nel X secolo ma oggi la critica lo assegna al XII
secolo, più ordinato e sistematico rispetto ai due modelli precedenti.
Il libro dell'arte di Cennino Cennini rispecchia le usanze delle botteghe del 1300. Cennini ribadisce
due punti del suo libro: il fatto d'essere stato allievo di Giotto e abbiamo rispetto ai primi due un
accento posto sull'aspetto procedurale non soltanto sulla materialità ma anche sul procedimento e su
come si applicano queste tecniche. Il Libro dell'arte rispetto a quello di Teofilo è un trattato rivolto
agli artisti, Cennino vuole preparare i futuri artisti.
Eraclio
Eraclio è uno pseudonimo, è un nome fittizio. Ci sono varie ipotesi sulla sua identità: monaco
oppure artefice laico operante all'interno di un monastero dotato di una biblioteca vasta che gli
avesse permesso di razionalizzare queste ricette. Altra ipotesi critica Eraclio non sarebbe l'autore ma
il committente. Eraclio sarebbe anche il nome convenzionale per chiamare il testo, il cui titolo
completo è Sui colori e sulle arti dei romani [De coloribus et artibus romanorum]. È un trattato in 3
libri, caratterizzati da una grande collazione di testi di epoche diverse. Abbiamo i primi due libri che
risalgono all'Alto Medievo, databili all'VIII-IX secolo e affrontano una serie di tematiche relative
alla miniatura, vetro, avorio e incisione su pietre preziose, alla glittica. Relativamente ai materiali e
alle tecniche, il mondo antico e medievale ci hanno trasmesso pochissime testimonianze sulla
tecnica del vetro quindi questi accenni all'arte vetraria che abbiamo nell'Eraclio, nella Mappae
Clavicula e nella Schedula di Teofilo [dove racconterà d'essere andato a Santa Sofia per studiare le
vetrate di quella chiesa] sono preziose perché ci permettono di ricostruire un anello mancante del
mondo artistico antico e medievale.
Altra caratteristica del trattato è che è in latino e in esametri, quindi non è in prosa. Su dove fossero
stati scritti questi primi due libri regna l'incertezza: una parte della critica pensa in Italia, altre nella
regione del Reno in Germania. Questo è l'Eraclio vero e proprio, poi abbiamo un'aggiunta con il
terzo libro. Questo si distingue perché è in prosa e per il fatto d'essere più tardo, siamo nel XII e al
XIII, contemporaneamente alla Schedula se non più tardo. Secondo la critica è redatto nell'Europa
del Nord o nella Francia Nord o nell'Inghilterra. Si trattano gli stessi temi dei primi due libri: arte
vetraria, avori, glittica, ma questo libro è anch'esso una collazione di varie fonti: alcune provengono
dai primi due libri, ovvero una traduzione in prosa di ricette, altre sono fonti più antiche come
bizantine e romane di Plinio, Vitruvio e Isidoro di Siviglia. Il terzo libro contiene anche delle cose
che provengono dalla Mappae Cl