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La guerra dei socii
Chio, Rodi e Bisanzio scoppia la cosiddetta guerra dei socii, gli alleati di Atene fanno per la prima volta fronte comune contro la polis egemone, che aveva cominciato a imporsi anche con metodi violenti, come l'invio di cleruchie; la guerra dura due anni (357-355) in cui Atene fa enorme fatica a fronteggiare i rivoltosi, è costretta a richiamare a servizio della polis tutti i grandi personaggi militari ateniesi come Ificrate e Timoteo. Nella prima spedizione a Chio Cabria, lo stratego che aveva ripreso Eubea perde la vita e viene sostituito in patria con un personaggio emergente, Carete, dotato di una forte personalità e incaricato di tenere la flotta insieme a Timoteo e Ificrate durante una battaglia in cui imperversa una tempesta la flotta dei rivoltosi sconfigge pesantemente la flotta ateniese (si dice che i vecchi strateghi avessero consigliato a Carete di non attaccare battaglia) e in Atene Carete accusa pubblicamente Timoteo e Ificrate di non aver supportato la.
battaglia perché troppo timorosi delle conseguenze; i due vengono processati e mentre Timoteo viene esiliato, Ificrate riesce a salvarsi solo perché, stando alle fonti, l'esercito a lui fedele aveva circondato il tribunale. La situazione ad Atene è molto tesa, non ci sono personaggi forti e autorevoli a guidarla e lo sforzo bellico inconcludente comincia a pesare la guerra sociale non si risolve fino a quando non interviene il Gran Re che invia agli ateniesi l'ultimatum di terminare la guerra con i socii e di lasciarli autonomi, a meno che non volesse entrare in guerra anche con la Persia. Atene deve quindi accettare la pace forzata che giunge nel 355, le cui clausole indicano la libera defezione di qualunque alleato dalla lega marittima; ciò non significò lo scioglimento totale della lega ateniese, ma semplicemente il libero allontanamento di un nucleo di polis. Intanto Filippo aveva continuato ad espandere i suoi territori nellaGrecia settentrionale senza che nessuna polis greca si interessasse dei suoi movimenti. Infatti, dopo la chiusura della guerra sociale, un ennesimo fronte si era aperto tra Focidesi e Beoti in merito alla solita accusa mossa ai Focesi di aver coltivato del terreno sacro (e la relativa multa comminata dall'anfizioniache i focesi si rifiutano di pagare) nei pressi del santuario di Delfi. Il territorio di Delfi era stato in passato oggetto di moltissime lotte tra focesi e locresi, i due popoli che geograficamente si contendevano la sua gestione e tra il V e il IV secolo si erano consumate già due guerre sante, che tuttavia erano rimasti scontri a livello locale. Il conflitto attuale, invece, diviene importante proprio perché prende le sembianze di un conflitto panellenico: a fianco dei beoti si schierano, infatti, anche i tessali e i locresi, mentre al fianco dei focidesi si schierano Atene e Sparta. Il conflitto comincia nel 356 e andrà avanti per dieci anni, fino al346; i primi anni di conflitto sono quasi sempre a favore delloschieramento focidese (che significativamente occupa il santuario in armi), finoa quando la schieramento beota, in evidente difficoltà chiede l’aiuto del remacedone, Filippo, che non attendeva altra occasione per poter entrare neigiochi di potere greci la chiamata di Filippo in aiuto dei greci, in un conflittoperaltro scaturito da questioni prettamente greche come l’importanza religiosa(ed economica soprattutto) del tempio d Delfi, segna la legittima consacrazionedi Filippo come re greco. In pochissimo tempo l’esercito macedone discendenella penisola greca e sconfigge lo schieramento focese-ateniese-spartanobattaglia dei campi di croconella del 352. La vittoria macedone è schiacciatetanto che c’è il timore che Filippo possa guidare l’esercito oltre il passo delleTermopili ed entrare armato nella Grecia centrale, minacciando consistetemenele polis 351 Demostene pronuncia
Le Filippiche, denunciando Filippo come un barbaro che vuole appropriarsi della Grecia e porre fine alla sua autonomia. Tuttavia Filippo preferisce muoversi ancora diplomaticamente nella rete di alleanze tra le polis e rinuncia all'attacco frontale, ma giunto alle Termopili si ritira e si dedica alle trattative di pace. Ci sono spaccature all'interno delle città tra i partiti filo e anti macedoni, ma il gesto di Filippo è comunque molto ben visto dai cittadini che lo considerano il greco che può mettere finalmente fine alle lotte intestine tra città e unificare la Grecia sotto la sua egemonia. Un'altra occasione di forti dibattiti, soprattutto ad Atene, è l'attacco che Filippo muove poco dopo alla città di Olinto durante le sue espansioni territoriali: gli Olinti chiedono aiuto ad Atene in quanto città membra della lega marittima, ma gli ateniesi temporeggiano discutendo di quali conseguenze potesse avere il loro eventuale intervento.
(Demostene si schiera a favore degli Olinti e pronuncia leOlintiache). Alla fine Atene decide di inviare un contingente in aiuto della città, ma quando giunge sul luogo di battaglia la polis è già stata presa. Oltre che di Olinto e della sua lega, Filippo si occupa anche della Tessaglia, e approfittando dei contrasti interni che la dividono (era una regione fatta di polis totalmente indipendenti e spesso in guerra fra loro, sono unite solo da un koinon in grado di mobilitare l'esercito riunito in caso di attacco esterno) si fa nominare comandante supremo dell'esercito del koinon tessalo, ciò significa che la Tessaglia passa ufficiosamente sotto l'egemonia macedone, dato che è la prima volta che uno straniero riceveva questo incarico alternando armi e diplomazia Filippo si espande sempre più la propria egemonia. Interviene ancora una volta contro la Focide che aveva provato a continuare il conflitto e pace diFilocrate, si giunge nel 346 alla pace comune con cui si conclude la terza guerra sacra e le cui clausole prevedono che i due voti focesi dell'anfizionia passino nelle mani dei macedoni. La Macedonia viene considerata parte della Grecia a tutti gli effetti. Anche gli ateniesi subiscono la pace in quanto parte sconfitta, ma Filippo si mostra assolutamente tollerante nei suoi confronti, andando a ottenere sempre più consensi tra le fila degli ateniesi. Segue un periodo di effettiva pace tra le polis, ciascuna pensa a riprendersi dai conflitti. Ad Atene si mettono in luce personaggi di spicco non tanto per le capacità militari quanto per le abilità nella gestione politico-economica, come Eubulo e Demostene, che continua la sua attività anti-macedone (in vista anche delle nuove conquiste macedoni che si erano spinte fino alla zona degli stretti) e lega delle polis riesce nel suo intento fondando la Lega di Corinto, alla quale aderiscono la maggior parte delle polis greche (340 a.C.).fronteggiare l'attacco di Filippo oramai ritenuto imminente (c'è anche un certo riavvicinamento diplomatico tra Atene e Tebe). Nel 399 scoppia la IV guerra sacra: questa volta sono i locresi ad accusare i focidesi e a comminargli una multa; allo schieramento delle alleanze Filippo interviene tempestivamente con il suo esercito riportando (questa volta attraversa le Termopili) una schiacciante vittoria sull'esercito greco riunito in Beozia a Cheronea nel 388, dove la cavalleria macedone guidata dal giovane Alessandro sconfigge la cavalleria greca. Tutte le polis si preparano all'estrema resistenza, ad Atene regna il caos, vengono richiamati al fronte tutti gli uomini in grado di combattere (agli schiavi viene promessa la libertà purché difendano la città), ma ancora una volta Filippo si comporta da monarca magnanimo e non prosegue il conflitto, ma si dedica alle trattative di pace. Nel 337, infatti, chiama tutti i greci a congresso a Corinto doveopera un rinnovo della pacecomune, sostituendosi come sua garante al re di Persia. Le clausole della pacesono assolutamente equilibrate, ciascuna città può mantenere la propriaautonomia di polis, purché tutte le leghe vengano sciolte e le città aderiscanolega dialla grande lega panellenica di cui Filippo si fa nominare comandante (laCorinto), e in occasione di ciò bandisce una spedizione contro i persiani pervendicare l’incendio dei templi greci in occasione dei conflitti passati. SoloSparta si rifiuta di aderire alla pace, ma non vi sono conseguenze, anche Filipposa che la polis non rappresenta più una minaccia.Nel 377 cominciano i preparativi della grande spedizione in Persia, ma Filippoviene assassinato da un sicario (non si sa chi è il mandante) durante lacelebrazione delle nozze della figlia. Sospettati di tale complotto sono la moglieOlimpiade e ilfiglio Alessandro, in quanto temevano che il figlio di cui Filippoera inattesa dalla seconda mogli Euridice (di pura stirpe germanica comel'aristocrazia aveva chiesto al re dato che Olimpiade era malvista perchédiorigine Tracia) potesse prendere il regno al posto di Alessandro. Succededunque al padre, non senza difficoltà l'allora ventenne Alessandro: malvistodalla nobiltà macedone ma con l'appoggio dell'esercito, il giovane re nonrisparmia ingenti uccisioni dei suoi avversari politici e di tutti i membri dellafamiglia reale che potevano contrastare il suo avvento (quindi anche Euridice eil fratellastro appena nato). Sistemate le tensioni interne, Alessandro provvedein soli due anni a domare le rivolte che si erano scatenate nei territori soggettialla Macedonia all'indomani della morte di Filippo riassesta i confini ma inuna battaglia viene gravemente ferito e in Grecia giunge la notizia che sia42morto: le città, capeggiate da Tebe si ribellano all'egemonia, ma Alessandro,ripreso il
Controllo dell'esercito, discende subito nella penisola e assedia Tebe. Alla resa Tebe viene presa e rasa al suolo e per dare monito a tutta la Grecia gli uomini vengono uccisi e le donne e i bambini deportati come schiavi. Le altre polis greche rientrano nei ranghi (anzi Atene invia un'ambasceria di congratulazione per la vittoria ad Alessandro fingendo di non essere stata coinvolta nella rivolta).
Imposto il proprio potere, Alessandro può dedicarsi alla grande impresa che il padre stava preparando, ossia la spedizione in Persia. Nominato stratega assoluto della lega di Corinto, impone la partecipazione delle città greche all'ingente spedizione costituita da una grosso esercito via terra (la maggior parte dei militanti però è macedone) e da una flotta gestita interamente da Atene; varcati gli stretti e fatto omaggio nella Troade alla tomba di Achille ( Alessandro si propone come il nuovo Achille, il greco che da solo ha sconfitto Troia),