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Alla fine conclude con una riflessione: il Papa avrebbe dovuto rifiutare
la donazione (eccessivi beni materiali), osservando come non vi sia più
religione e nessuna cosa sia più santa come all'inizio del Cristianesimo;
critica anche la figura del Papa come portatore di discordia e guerre.
Valla, nel 1448, traduce in latino Tucidide, riscoprendo il ciclo.
Valla era profondamente convinto che la conoscenza grammaticale del
latino fosse indispensabile per interpretare i documenti; possiamo
dividere le sue opere in due filoni, critico e filologico:
-critica: Valla si distingue per la sua avversione alla cultura scolastica;
egli dimostrò l'erroneità di molte traduzioni del Nuovo Testamento,
critica la logica aristotelica, che secondo lui discute di parole senza
affrontarle con il loro significato nella vita reale; critica anche
l'ascetismo di alcuni cristiani, asserendo che le leggi naturali, dunque
divine, spingono per un'esistenza allegra, non volta alla privazione;
-filologia: abbiamo già citato la sua critica ad alcuni passi del Nuovo
Testamento e la "De mentita donatione Costantine".
Antiquaria: scienza di appassionati di antichità, senza cultura filologica,
ma rivolgevano la loro attenzione ai "realia" (fonti materiali) e che
spesso si rivolgevano alle istituzioni.
Cristoforo Buondelmonti e Ciriaco di Ancona furono 2 antiquari vissuti
nel 1300-1400: essi viaggiarono nell'Egeo prima della conquista turca
del 1453 (che dopo diverrà area chiusa), visitano i monumenti e
copiano le iscrizioni ed i monumenti (apografi, disegni di iscrizioni, che a
volte potrebbero essere falsi); questi 2 copiavano molto bene e
divennero anche falsari.
Buondelmonti (1386-1430 circa) fù monaco cristiano e geografo,
studioso di antiche civiltà; proveniva da una famiglia agiata e
determinante fù il suo incontro con il mecenate Niccolò Niccoli,
studioso di opere classiche e geografiche.
Egli viaggiò in Grecia (Rodi, Creta, Cipro, Costantinopoli), scrivendo 2
opere principali: "Descriptio insulae Cretae" e "Liber insularum", che
istituirono il genere degli isolari, che rappresentava lo spazio fondendo
la simbologia delle carte nautiche con la descrizione corografica (luogo
specifico) e storica dei luoghi visitati.
Ciriaco (1391-1452) fù archeologo, umanista ed epigrafista, considerato
da i suoi contemporanei come "padre dell'archeologia"; fù il primo
europeo moderno che portò in Europa notizie delle piramidi; molto
accurate sono le sue riproduzioni del Partenone e dell'acropoli di
Atene.
Dal punto di vista politico egli pensava che per arginare il problema
degli Ottomani fosse necessaria la collaborazione tra bizantini ed
occidentali; egli parlò con molti monarchi dell'epoca e con il Papa per
convincerli ad aiutare l'Oriente, unendo ortodossi e cattolici.
Questi 2 erano sponsorizzati da Venezia (sul modello di Marco Polo):
infatti Creta venne chiamata Candia (Venezia venne irradiata dalla
cultura Egea, non greca in generale); Venezia e Firenze furono le 2
uniche a conoscere la cultura greca anche perchè erano Repubbliche
(meno interesse per gli imperi, in generale).
Lezione 4
Nel XVI sec. incontriamo la figura di Carlo Sigonio (1520-1584), di
Modena (che aveva stretti rapporti con Venezia), che scrisse il "De
Republica Atenensium", opera monografica sulla costituzione ateniese
(scritta senza viaggio e prima monografia rispetto al mondo greco); egli
aveva sia competenza filologica, ma era anche antiquario perchè aveva
anche interesse per le istituzioni, con particolare attenzion e per gli
aspetti giuridici.
Egli esalta nella sua opera la figura di Clistene (VI sec. a.C.), ricordato da
Erodoto come creatore della democrazia; ciò ci fa capire che la
democrazia e la storia greca erano di interesse di "ambienti
repubblicani" (Venezia); la sfortuna della storia greca dipende dal fatto
che la democrazia, fino al XX sec., era intesa come "potere alla massa".
Sigonio ebbe il merito di ignorare o schema dei 4 imperi, mescolando
storia romana, greca ed ebraica
Arnaldo Momigliano, uno dei più grandi antichisti del '900 che subì le
leggi razziali e che fu il padre della storia degli studi antichi, definì
Sigonio come l'ultimo grande antiquario italiano: dopo Sigonio,
l'antiquaria e l'interesse per la storia greca si sposteranno nei paesi
interessati dalla Riforma Luterana (dieta di Worms del 1521 uffcializza
questo scisma).
Questa riforma sottopone la Bibbia ed i testi in generale alla critica
filologica (approccio non più fideistico), cosa prima non ammessa;
Erasmo da Rotterdam (filologo ed umanista); in Italia vi è la
Controriforma e la fine dell'interesse per la grecia antica;
Ubbo Emmius (1547-1625) fù un importante antiquario del '500 che
scrisse "Antiqua Graecia", opera che descrive tutta la grecità (geografia,
storia ed istituzioni); nella parte storica vi era la ripetizione del "ciclo"
(fù così fino all'800).
Johannes Meursius (1579-1639), sempre antiquario, si rivolse più
specificamente alla realtà ateniese.
Va detto che, come afferma Momigliano:"Nel XVI ed agli inizi del XVII vi
erano storici ed antiquari per la storia post-classica, mentre solo
antiquari per quella classica".
Lezione 5
Jean Bodin (1530-1596) scrisse "Metodus ad facilem historiae
cognitiones", opera di metodo storico (facilem sta per laico); egli
contesta la teoria dei quattuor imperia, perchè cronologizzava la storia
da un punto di vista fideistico.
Nella seconda metà del '600 l'Europa è interessata da 2 grandi
fenomeni: Pirronismo ed Evemerismo (grecismi moderni).
Il Pirronismo è un fenomeno culturale che prende il nome da un
filosofo scettico, Pirrone di Elide; la filosofia scettica mette in
discussione le filosofie precedenti ed ha come metodo filosofico la non
conoscenza (impossibilità di conoscere e teorizzzare); il Pirronismo
ritiene che i classici greci e latini trasmessi dai bizantini/amanuensi
sono al 95% falsi medievali; esso fa saltare le basi della cultura classica
e se avesse vinto la storia antica avrebbe affrontato serie difficoltà
(movimento anti-Umanesimo); questo fenomeno si inserisce alla
perfezione nel dibattito tra antichi e moderni (Alexis de Tocqueville,
nato nel 1805, fù un grande intellettuale che studiò la democrazia
americana, osservandola con ammirazione, ed osservando come i
classici fossero inutili in queste società); il Pirronismo non vinse, ma
gettò basi importanti per lo scetticismo verso l'antichità.
Pierre Bayle (1647-1706; non pirronista puro, ma critico verso la
tradizione); in "Pensèes" egli esprime una condanna verso l'idolatria e
la superstizione e dà cita alla figura dell'ateo virtuoso (si può vivere
moralmente bene anche senza precetti religiosi, prescindendo
dall'esistenza di Dio); nel "Dictionnaire" egli esprime il suo scetticismo
vero le teorie onnicomprensive del reale (lo scetticismo si basava sulla
impossibilità di poter conoscere a pieno le cose); è evidente la forte
matrice illuministica che lo influenza (esaltazione della ragione;
nonostante egli non fosse irreligioso, sosteneva che la giustizia e l'etica
sono attitudini che seguono il "logòs", identificabile non con Dio, ma
con la ragione); Bayle critica la tendenza ad estrapolare regole generali
dai classici; non ha la preparazione filologica adatta per definirsi
pirronista in senso stretto.
Il Pirronismo non critica i "realia" (Momigliano dice che senza i "realia"
l'antichistica sarebbe morta).
Voltaire intervenne nella politica del Pirronismo, asserendo che anche i
"realia" potevano essere falsi; tutte le fonti vanno vagliate (sia scritte
che orali).
L'Evemerismo fù un fenomeno culturale che prese il nome da Evemero
di Messina (III sec. a.C.), del quale ci sono giunti frammenti: egli pensa
che gli dei greci fossero stati un tempo uomini importanti (Afrodite
ragazza libertina, Zeus grande re di Creta, Bacco un coltivatore) poi
"divinizzati" per la loro grandezza tramite culti funebri (dei = uomini),
visione storicizzante del mito che si diffuse soprattutto in Francia.
L'Evemerismo moderno riteneva la storicità degli eroi dei miti.
Charles Rollin (1661-1741), abate cristiano di formazione giansenista,
scrive in francese una storia universale, la quale include anche quella
greca, perchè egli la studiò sotto una logica evemerista (storicizzando i
miti eroici greci).
Egli divenne rettore dell'Università di Parigi e diresse il Collegio
Beauvais, dal quale fù cacciato per l'accusa di essere giansenista (egli si
proclamò anche contro la bolla "Unigenitus" di Papa Clemente XI, che
condannava il ginsenismo, e venne per questo destituito da ogni
incarico di educatore); il giansenismo sosteneva che gli uomini
nascevano corrotti e solo alcuni erano destinatia a salvarsi grazie a Dio
(eliminava il libero arbitrio e per questo venne condannato).
Lezione 6
Barthold Georg Niebuhr (1786-1831), conosciuto da Giacomo Leopardi,
con il quale dialogò, viene considerato il padre della filologia storica
(nega Pirronismo ed Evemerismo nelle loro estreme applicazioni);
prima la storia greca era rappresentata dal "ciclo", dopo Niebuhr
cambierà man mano.
Egli era di origini danesi (Danimarca era accorpata alla Germania),
veniva da una famiglia di luterani liberali, non chiusi; il padre, Carsten
Niebuhr, era un geometra/agrimensore e face parte nel '700 di una
spedizione della germanica nei paesi del Medio Oriente Arabo (paesi
arabofoni), dove egli imparò l'arabo.
Niebuhr scrisse una biografia del padre, il quale voleva insegnargli
l'arabo (istruzione del padre); venne anche istruito accademicamente
(greco e latino).
Niebuhr conosceva bene l'Italia e la Gran Britannia (Europa moderna);
nella sua biografia del padre elogia quest'ultimo per la sua conoscenza,
ma lo "accusa" di aver compreso poco per le sue mancate basi
filologiche (viene messa in discussione la "teoria dell'autopsia", basata
sulla visione di persona; Niebuhr viaggiò poco, ma comprese più del
padre, che viaggiò); Erodoto era autoptico, Tucidide no.
Niebuhr ci insegna che bisogna mettere in discussione il documento,
non osservarlo passivamente.
Niebuhr non era autodidatta, ma era fuori dal contesto accademico.
Dal suo epistolario emerge il suo rapporto conflittuale con l'Italia: nè
disprezzava i costumi, il cibo, il clima e