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GIARDINO DI SAN MARCO
Problema nodale per la cultura figurativa fiorentina. Si trovava in Piazza San Marco (pianta di Buonsignori).
Portici, molte opere di vi erano collocate sotto (opere di scultura antica per permettere agli allievi di
approfondire le loro conoscenze). Inoltre vi era una sorta di convitto, per permettere agli allievi di studiare
senza problemi.
Accademia istituita da Lorenzo de Medici che possedeva questo giardino in via Larga (strada di
rappresentanza dei Medici). Aveva predisposto la presenza di un maestro di scultura: Bertoldo (allievo di
Donatello, lo aveva aiutato nella fusione del bronzo dei due pulpiti di San Lorenzo). Lorenzo, nell’istituire
questa proto-accademia, si rivolge al Ghirlandaio i cui allievi di bottega parteciperanno all’Accademia
(Torrigiani, Michelangelo).
Giovane Michelangelo che impara elementi dell’arte pittorica presso la bottega del Ghirlandaio, mentre
nell’Accademia imparava l’arte scultorea.
Vasari ci racconta del Giardino di San Marco nella vita di Torrigiano. Ci racconta cosa accadeva
quotidianamente nel Giardino di San Marco (ci dice che sotto la loggia c’erano sculture). Stanze tutta
addobbate con sculture, rilievi, che servivano come elemento formativo continuo di questi giovani studenti.
Vasari usa la parola “Accademia”. Ci fa capire che nell’Accademia c’era una sorta di “borsa di studio” in
palio ai più meritevoli. Vasari ci dice che Bertoldo, scultore fiorentino vecchio e pratico maestro, era stato
già discepolo di Donatello. Si capisce anche che questi giovani studiavano/copiavano sculture antiche, ma
lavoravano anche sui cartoni preparatori di scultori/pittori della generazione precedente (Donatelo,
Masaccio, Paolo Uccello, Filippo Lippi), per acquisirne arti e stile. Il racconto di Vasari è funzionale a
raccontare la gioventù nel giardino di Michelangelo. Nel 1492 Lorenzo muore e con lui anche l’accademia
pubblica. Ma in questa fucina di studio dell’antico e della maniera moderna si forma il giovane
Michelangelo, che all’interno del tirocinio del giardino di San Marco produce alcuni rilievi.
Michelangelo (1475-1564), Madonna della scala, 1491, Firenze, Museo di Casa Buonarroti
E’ una madonna con bambino, di marmo, alta 56 cm x 40. Rilievi giovanili di Michelangelo si conservano a
Casa Buonarroti. Ci mostra un giovane che sperimenta per trovare la sua strada. L’occhio di Michelangelo,
in scultura, non può non rivolgersi a Donatello. Questo bassorilievo è un dono di Michelangelo a Cosimo I.
Tema madonna con bambino tema comune a Firenze nel ‘400. Potremmo istituire un paragone con un
rilievo di Donatello, la Madonna Pazzi. Un altro prototipo è la Madonna delle nuvole di Donatello. La scelta
di rappresentare la Madonna di profilo, seduta su una pietra, un cubo di marmo non decorato. La veste non
copre le forme del corpo, le madonne di Michelangelo in pittura sono erculee. Questa madonna è molto
plastica.
Anche il bambino è poderoso, bambino di schiena (figure sempre sforzate in posizioni improbabili). Non n
vediamo il volto, testa parzialmente coperta dal velo materno. Contrasto tra Vergine e scala. Sulla scala ci
sono putti che giocano, uno di questi si affaccia alla balaustra e prende il mantello, che l’altro putto alle
spalle gli sta tirando. Anche il putto sulle scale è in una posizione innaturale, si contorce. Costruzione
prospettica difficile, che ci fa intuire la distanza del bambino sulla scala.
Inoltre c’è una cornicina che delimita lo spazio della rappresentazione, un po’ più raffinata e definita nella
parte bassa, mentre scabra sui lati. Questo elemento è importante: lascia scabre quelle parti di scultura che
non sono funzionali alla ricerca che sta facendo in quel momento. Lui in quel momento si concentra sulla
rappresentazione della Madonna. Problema della dimensione: grandezza enorme della Vergine che occupa
tutto lo spazio tanto che l’aureola nella parte superiore si scontra con la cornice in alto.
Donatello, Madonna delle nuvole, 1430, Boston, Museum of Fine arts
La Vergine è di profilo (come in Michelangelo), tiene il bambino che vediamo frontalmente, lo abbraccia
con gesto delicato che troviamo anche nella Madonna michelangiolesca.
Donatello gioca molto sulla variazione tonale delle superfici, sempre più incise (sul fondo sembra marmo
disegnato, l’aggetto è invisibile).
Un altro modello per Michelangelo è il putto che c’è dietro le spalle della Vergine, che apre verso uno
spazio altro. Stessa cosa c’è nella Madonna delle nuvole, dove un angelo nello stesso angolo è come se
scappasse sotto la cornice, con lo stesso slancio. Conoscenza e studio diretto del modello di Donatello. Che
Michelangelo poteva conoscere direttamente, mediato dalla presenza di Bertoldo (allievo di Donatello).
Anche nella Madonna Pazzi, l’inclinazione della testa della Vergine è un altro referente possibile per la
Madonna della scala di Michelangelo.
Michelangelo (1475-1564), Battaglia dei Centauri, 1490-92, Firenze, Museo di Casa Buonarroti
Opera importante durante il periodo giovanile. Realizzata nel Giardino tra il 90-92, quindi proprio in
corrispondenza alla morte di Lorenzo. Anche la battaglia dei centauri non è un’opera monumentale (alta 80
cm e larga 88). Rispetto alla Madonna della scala però ha uno spessore maggiore (15 cm). In questo caso
Michelangelo lavora sul rilievo, sull’aggetto. Abbandona lo studio dello stiacciato donatellesco e si rivolge
verso l’antichità. Figure a tutto rilievo, sfondo scabro, figure si liberano da questo sfondo. A Michelangelo
interessa il corpo maschile nudo nella lotta. Parti dei corpi raffinatissime. Teste: alcune capigliature non
definite. Testa basta imitarla con accenni di scultura senza definire minimamente i particolari.
Battaglia dei Centauri, il soggetto del rilievo è forse un mito arbitrario di Michelangelo. Nel IX libro delle
Metamorfosi di Ovidio -tra le possibili fonti- si racconta del ratto di … da parte del centauro. Modello di
partenza di Michelangelo.
All’interno di questo rilievo ci sono diversi livelli di profondità: ci sono figure a tutto tondo, mezzo rilievo,
alcune emergono a fatica dallo sfondo, alcuni appena accennati. Sfondo scalpellato rapidamente, senza
raffinatezza, serve da sfondo per l’emergere plastico di questi corpi che si contorcono: topos della ricerca
michelangiolesca. Anche nei cartoni per la Sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio utilizza un soggetto
adatto ai suoi studi (copro soldati nudi).
Rilievo importante anche perché ha in sé molte opere successive di Michelangelo, è come se ci fossero
inseriti prototipi di figure successive.
Vasari di questo rilievo ci fornisce un’interpretazione significativa della Battaglia dei Centauri. Michelangelo
nel giardino di San Marco frequentava anche i letterati come il Poliziano, secondo il racconto vasariano
sarebbe stato proprio il Poliziano a suggerire il soggetto a Michelangelo: la Battaglia di Ercole coi Centauri.
In relazione alla Madonna della scala: Vasari dice che è incredibile che un’opera così complicata come la
Madonna della scala possa essere di mano di un giovane. In quell’opera egli ha voluto imitare la maniera di
Donatello, la imitò così bene che la si potrebbe scambiare per un’opera di Donatello stesso. Si capisce che
non poteva essere Donatello perché era un’opera di un maestro del 500, opera più aggraziata secondo
Vasari e quindi con più valore.
Fonti di studio di Michelangelo per realizzare un’opera come la Battaglia dei Centuri. Pima di tutto lo studio
dell’antico.
Sarcofago Ludovisi con scena di battaglia tra Romani e barbari, III secolo d.C., Roma, Palazzo Altemps
Movimento centrifugo innestato dalla figura al centro della rappresentazione (come in Michelangelo).
Anche i sarcofagi del cimitero monumentale a Pisa che i giovani scultori avevano studiato e imitato.
Giovanni Pisano (1248-1315), La strage degli innocenti, 1301, Pistoia, Chiesa di Sant’Andrea
Pulpito medievale decorato con scene della Passione, dalla natività alla crocifissione: tradizione toscana.
Nicola Pisano fonda una scuola portata avanti dai tanti allievi; Giovanni (il figlio) gli succede come
capomastro al Duomo di Pisa. Lavorerà anche a Pistoia nella chiesa di Sant’Andrea dove realizza nel 1301
questo pulpito.
La struttura e la sceneggiatura di questa scena ha la stessa concezione: una figura (Erode) in un angolo che
con gesto imperioso fa scattare la strage, il vortice di figure per salvare i bambini, in una estrema
drammaticità ben enfatizzata.
In questo rifarsi alla storia scultorea, dall’antico, medioevo fino a Donatello: Michelangelo crea un
vocabolario di forme che riutilizzerà nella sua carriera.
Michelangelo è influenzato anche dallo studio di Bertoldo (figlio illegittimo di Cosimo forse). Bertoldo
lavoro nella fusione dei pulpiti laurenziani con Donatello. Si specializza nella realizzazione di opere in
bronzo, spesso opere piccole e singole figure.
Bertoldo di Giovanni (1440-91), Ercole, 1470, bronzo, Londra, Victoria and Albert Museum
Queste piccole sculture bronzee rilucenti erano adatte al collezionismo negli studioli. All’interno degli
studioli, luoghi di raccoglimento, c’era problema dell’allestimento. Nel 400 i bronzetti all’antica entrano
come decorazione fondamentale degli studioli. Quella di Bertoldo era una scultura dichiaratamente
all’antica, dava sfoggio della conoscenza e bravura dell’artista e poteva “ingannare” il visitatore degli
studioli.
Impostazione della figura di Ercole: classica, con tutto il peso della figura sulla gamba destra con la gamba
sinistra più alzata, si poggia al bastone e si alza il braccio sinistro (chiasmo). Se vediamo in una delle figure
dei Centauri, vediamo una figura molto simile all’impostazione degli arti e torsione del busto di Bertoldo.
Bertoldo di Giovanni, Scena di battaglia, 1478, bronzo, Firenze, Bargello
Bertoldo era specializzato anche in grandi rilievi. Guardando questo rilievo capiamo anche lo studio che
Bertoldo faceva fare ai giovani del Giardino.
Figure alate ai lati come cornice umana alla scena convulsa. E’ una scena di battaglia ideale in cui Bertoldo
può sfoggiare la sua conoscenza dell’antico in una composizione confusa, difficile da leggere anche perché il
bronzo scurisce ed appiattisce la composizione. Figure ancora più contorte di quelle di Michelangelo. Qui
non c’è chiarezza espositiva, figure si sovrappongono e confondono.
Michelangelo a Bologna
Michelangelo, finita l’esperienza del Giardino di San Marco, finito il momento di apprendistato tra l’antico,
la riscoperta di Donatello, lo studio dei cartoni dei grandi maestri del 400 nel 1492 lascia Firenze.
Capisce che la situazione fiorentina è diffic