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L'astinenza come base della produzione e dell'uso nella produzione di merci
L'astinenza sta alla base della produzione e dell'uso nella produzione di tutte le merci che costituiscono il capitale (inteso come elementi della ricchezza che sono il risultato dell'attività umana e che sono impiegati nella produzione o nella distribuzione della ricchezza stessa).
Quindi è come dire che il valore deriva da due cose che danno una disutilità: il lavoro (che è faticoso e quindi da un'utilità negativa) e il risparmio (che ha una disutilità in quanto si toglie l'utilità del consumo).
Allora il salario retribuisce il lavoro e l'interesse retribuisce il "non consumo" (questa è la base della teoria dell'interesse in particolare in Fisher).
Con questa proposta però Senior (senza rendersene conto) rifiutava il concetto classico di prodotto netto (o sovrappiù). Infatti ogni quota distributiva diventa il valore di un contributo produttivo specifico, quindi la.
distribuzione non è dovuta ai rapporti di forza tra classi sociali antagonistiche, ma è governata da una legge economica determinata. La teoria neoclassica si sviluppa a partire dal 1870 con tre autori principali:- Jevons in Inghilterra
- Walras in area francofona (nonostante lui fosse francese insegnava a Losanna): che formulò la teoria dell'equilibrio generale
- Carl Menger in Austria
- Concetto di valore come utilità, ricondotta alla scarsità
- Teoria del valore lavoro e concetto di surplus dei classici e di Marx
- Intenzione di dare una scienza economica di carattere universale: capace di cogliere un aspetto specifico della realtà economica
umana ha 4 caratteri:
- Fini molteplici
- Tempo e mezzi limitati per conseguirli (risorse scarse)
- Tempo e mezzi possono avere usi alternativi
- Gli scopi hanno diversa importanza e possono quindi essere ordinati dagli agenti
• L'economista non ha interesse o problemi verso la molteplicità degli scopi: se si ha abbondanza di tempo e mezzi per fare tutto, allora questo non è un oggetto di studio della scienza economica.
• La scarsità di per sé non è sufficiente a generare fenomeni economici (o che sono interesse della loro "economica"): se i mezzi non hanno un uso alternativo possono anche essere scarsi, ma non "economizzati" (= non sono oggetto di una scelta che per la teoria marginalista deve essere razionale).
• L'applicabilità alternativa di mezzi scarsi da sola non è condizione sufficiente per l'esistenza del comportamento economico: se il soggetto economico ha due scopi e un solo mezzo per
soddisfarlie i due scopi hanno eguale importanza, il soggetto sarà incapace di scegliere e rimarrà fermo. Soltanto quando anche gli scopi hanno una diversa importanza e quindi sono rispettate tutte e quattro le caratteristiche, allora si possono avere scelte di tipo economico. Quindi: "L'economica è la scienza che studia la condotta umana in quanto sia una relazione tra scopi e mezzi scarsi che siano applicabili a usi alternativi." Quindi tutto può essere oggetto della scienza economica, se rientra nei 4 caratteri di prima. Es di Robbins: l'economica non dice che la produzione delle patate sia un'attività economica e che la produzione della filosofia non lo sia. Dice che entrambe hanno un aspetto economico in quanto implicano la rinuncia ad altre alternative desiderate. È chiaro dunque che il problema economico a questo punto esiste anche per l'individuo isolato (il Robinson Crusue senza Venerdì), così come per.La società comunista pianificata. Una cosa è dire che la economica abbia interesse e utilità massimi in un economia di scambio, un'altra è dire che l'oggetto dell'economia è limitato ai fenomeni di questo tipo di economia (per Smith e Ricardo implicitamente e per Marx esplicitamente è così invece).
Questo può essere dimostrato con due considerazioni: La condotta fuori dall'economia di scambio è condizionata dalla stessa limitazione dei mezzi usati per raggiungere gli scopi. Quindi l'elemento importante è il principio della scarsità, non il principio dello scambio che è secondario (tanto che Robins chiama il rapporto di scambio "incidente tecnico che da origine ai casi più interessanti"). Quindi le generalizzazioni possono essere applicate anche alle due società dette prima, oltre a quella di scambio.
I fenomeni dell'economia di scambio non possono
essere spiegati se non guardando dietro i rapporti di scambio, attraverso quelle leggi della scelta che appaiono più chiare quando si analizza l'individuo isolato.
Il concetto di valore va dunque oltre il concetto di prezzo di scambio e è un concetto osservabile nelle scelte dell'uomo isolato.
La definizione di economia è neutra rispetto ai fini, gli economisti prendono i fini come dati. È quindi possibile, per esempio, che economisti marginalisti e vogliano forme di socialismo, perché la scelta sull'organizzazione della società è una scelta che riguarda i fini. Infatti alcuni importanti economisti marginalisti erano socialisti, come Walras che distingueva l'economia pura (intesa come "economica") e l'economia applicata.
La seconda considerazione è che l'economia si occupa di risorse in un senso molto diverso da come se ne occupa la tecnologia: anche la tecnologia considera la relazione tra
I mezzi e gli scopi emettendo giudizi di efficienza, però il rapporto rispetto ad altri fini non è considerato. Per la tecnologia è indifferente il rapporto gerarchico tra i fini. Es. Un'attrezzatura è più efficiente per un fine A rispetto a un fine B, ma se nella scala gerarchica dei fini B viene prima di A, nonostante la minore efficienza, dal punto di vista economico, può essere più conveniente usare l'attrezzatura per B. Secondo i neoclassici, quindi, il valore è indipendente dallo scambio, è anche nel caso di economia di scambio, esso si pone prima dello scambio stesso. Ciò si può dimostrare con due esempi di comportamento di un individuo isolato. Un individuo isolato ha date risorse produttive con cui può scegliere di produrre A e B in proporzioni variabili. Se consideriamo:
- Saggio di trasformazione: quantità di A a cui bisogna rinunciare per ottenere un'unità di B
- Quantità di A che il soggetto sarebbe disposto a cedere per ottenere un'unità aggiuntiva di B, affinché la soddisfazione rimanga immutata.
- Questo non è mai costante, ma è praticamente sempre decrescente (la quantità di A che è disposto a cedere sarà tanto minore quanto più è alto il valore iniziale di B).