vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
STAMPA NEL PERIODO DI PREPARAZIONE
(decennio dal 1849 al 1859)
Per decennio di preparazione si intendono i 10 anni che vanno dal 1949, quando si conclude il biennio
rivoluzionario, al 1859 in cui inizia la seconda guerra di indipendenza e tutto cio che porterà alla
formazione di uno Stato Unitario. Dopo la fine dei venti rivoluzionari in quasi tutti gli Stati della
Penisola vengono abolito le disposizioni che avevano sancito la libertà di stampa. Lo stato del Regno
di Sardegna era l’unico stato italiano nel quale c’era ancora la libertà di stampa. In questi 10 anni nel
Regno di Sardegna la libertà di stampa fu conservata nonostante alcuni tentativi del governo di
soffocare o ostacolare le voci delle due opposizioni estreme:
1. Voci Repubblicane contrarie alla monarchia (Mazziniani) rappresentavano l’estrema sinistra
2. Clericali che di fatto si configurano come l'opposizione più a destra.
I tentativi di ostacolare la libertà di stampa fu esercitata esclusivamente nei confronti delle due
estreme. Tutti quei partiti che si riconoscevano nella monarchia costituzionale sancita dallo statuto
non furono interessati in alcun modo dalle pressioni sulla stampa.
L’abitudine da parte dei governi in carica di sostenere i giornali ‘amici’ avvenne attraverso sovvenzioni
più o meno dirette/esplicite o segrete.
Ci furono due provvedimenti che limitarono parzialmente la libertà di stampa in due tappe,
rispettivamente nel 1852 nel 1858 entrambi questi provvedimenti furono presi sulla scia degli eventi
che riguardavano la Francia, poiché lo Stato piemontese guardava la Francia come punto di
riferimento in vista della riunificazione italiana.
1. Il provvedimento del 1852 su pressione dello stato Francese subito dopo il colpo di stato di
Luigi Napoleone del dicembre 1851. Questo decreto stabiliva che se il giornale offendeva un
capo di Stato straniero occorreva che lo Stato straniero esibisse completamente una richiesta
di procedimento di offesa. Con questo provvedimento del 1852 non fu più necessaria
l’esibizione di questo documento ma bastava la sola attestazione di esistenza da parte del
pubblico ministero. Era difficile stabilire il limite tra la critica e l’offesa nei confronti dei capi
di Stato stranieri che veniva stabilito dal giudice ed era dunque un punto controverso. Era
diventato dunque impossibile per i giornali criticare Luigi Napoleone e la sua politica.
2. 20 giugno del 1858 dopo l’attentato di Felice Corsini contro Napoleone III fu introdotto dal
regno di Sardegna un provvedimento che aggravava la pena stabilita per la cosiddetta apologia
dell’assassinio politico svolta per mezzo della stampa.
Nel corso di questo decennio si realizzò un progressivo consolidamento del regime costituzionale.
Prese inoltre corpo la leadership di Cavour, si vede dunque il rafforzamento della politica cavouriana.
Torino dunque divenne la capitale d’Italia ancora prima che nascesse l’Italia grazie al connubio tra
consolidamento costituzionale e il rafforzamento della politica di Cavour. I giornali nonostante le
difficoltà del Piemonte sabaudo divennero latante e plateale dimostrazione della dialettica politica
liberale del Piemonte sabaudo.
Nonostante la città di Milano fosse nel regno austro ungarico, Torino le era sempre rimasta seconda
per numero di testate. In questo decennio invece la situazione di capovolse, infatti, in Piemonte alla
fine del 57 si pubblicavano 117 periodici a fronte dei 68 periodici pubblicati del lombardo-veneto, i 17
periodici pubblicati nel Granducato di Toscana, i 16 periodicipubblicati a Roma e nello Stato
pontificio, i 50 periodici pubblicati in tutto il Mezzogiorno compresa la Sicilia, solo a Torino i
periodici erano 53 di cui 18 solo politici, 35 di cultura. In qualche fase i quotidiani furono addirittura
13 e la crescita dovuta soprattutto al giornalismo e dell'editoria libraria fu tale che Torino tolse a
Milano il primato dell’industria tipografica come dimostrano il numero degli addetti nelle tipografie.
A Torino erano infatti 780 rispetto ai 600 di Milano.
Un notevole contributo all’editoria fu dato dagli immigrati politici liberali che esiliarono a Torino
quando nei loro Stati vennero definite le libertà. La percentuale più consistente proveniva dal vicino
lombardo veneto. Questi intellettuali si impiegarono come giornalisti e pubblicisti e diedero un
enorme contributo alla cultura piemontese di quel periodo. Questo contenuto non derivava
esclusivamente dalle idee bensì anche di un contributo stilistico ed espressivo.
Ci fu la necessità di un’Agenzia di stampa che fornisse notizie fresche,articolate, fitte dal punto di vista
del governo, e fu proprio Cavour a fondare la prima agenzia governativa in italia moderna (con i fondi
governativi) fu cosi che il 26 gennaio 1853 nacque “l’Agenzia Stefani” dal nome del fondatore
1
Guglielmo Stefani. L’agenzia svolse da quel momento in poi un ruolo importantissimo nella storia
dell’informazione prima in Piemonte e successivamente all’unità anche in Italia.
Questa agenzia diviene subito fulcro fondamentale per l’editoria italiana e perno tra potere politico e
stampa. Era fondamentale avere un’agenzia italiana per non dipendere dalle agenzie di stampa estere.
Come tutte le agenzie di stampa più all’avanguardia anche l’Agenzia Stefani ebbe un ruolo
fondamentale dal punto di vista tecnico organizzativo, adottandosi da subito di un telegrafo elettrico
per la trasmissione delle notizie.
Limiti dell’editoria Piemontese:
● Il primo limite fu la ristrettezza del mercato, per i giornali politici piemontesi scattò subito la
censura in tutti gli altri Stati italiani e la loro circolazione rimase esclusivamente nel mercato
piemontese, che era ristretto ed angusto.
● Tutti questi giornali, alcuni dei quali di grande livello, avevano tirature molto esigue e la
maggior parte di loro avevano difficoltà finanziarie enormi che resero precarie le condizioni di
questi giornali.
● La vulnerabilità dal punto di vista finanziario che rese i giornali più esposti alle pressioni
politiche. Molti periodici dipendevano dai fondi ministeriali e governativi.
● Modesto livello di preparazione politica e culturale piemontese che indusse molte testate ad
adottare toni popolari, grossolani, scandalistici che stimolavano la curiosità del pubblico.
Nel 1855 i giornalisti di area democratico-repubblicana crearono il primo organo di difesa della libertà
di stampa della penisola ’La lega per la difesa della libertà di stampa’.
Il periodo del decennio di preparazione viene suddiviso in due fasi e ciò dipende dall’ascesa di Cavour
che cambia il panorama giornalistico.
1. Dal 1848 al 1852 il giornale più importante fu il giornale creato da Cavour chiamato ‘il
Risorgimento’ nato nel 1848. Questo giornale fu il più fedele alla linea di Cavour ed
→
espresse i punti principali della politica di Cavour. Una linea moderata (di centro)
rigorosamente liberale e affezionata alla sintassi e grammatica del liberalismo, contro le
cosiddette ‘estreme’ (=poiché non si poteva raggiungere l’unità d’Italia con le estreme),
modernizzante e civile, che coincideva con il liberalismo e liberismo economico a favore di
una riforma dell’amministrazione periferica (comunale e provinciale), a favore di un
assestamento delle finanze pubbliche, a favore della separazione tra Chiesa e Stato. Questo
giornale tolse il favore a Cavour nel 1852 quando ‘Il Risorgimento’ si mostrò fortemente critico
di fronte al famoso Connubio ovvero l’alleanza tra il centro-destra di Cavour con il centro-
sinistra (di Urbano Rattazzi). Il ritiro dell’appoggio economico di Cavour a causa di questa
critica rese il giornale privo di fondi e il giornale morì. Tra il 1848 e il 1852 non dimentichiamo
i giornali che si ollocavano a sinistra rispetto alla linea di Cavour, e dunque i giornali
democratici (mentre Cavour aveva una linea chiara ed avvincente il fronte democratico era
diviso e la stampa democratica rifletteva bene questa frammentazione). Tra il 1848 e il 1850 il
giornale che rappresentò meglio lo schieramento politico democratico fu “La Concordia”
fondato nel gennaio 1848 da Lorenzo Valerio, liberale che viaggiò moltissimo in Russia. Aveva
denaro a causa della sua titolarità di un setificio e si impegnò sul fronte culturale (fondò il
giornale ‘letture popolari’,un giornali per il popolo e soprattutto per le sue operaie con notizie
interessanti che interessavano la classe operaia, giornale proibito nel 1841) e sociale
(finanziando scuole, assistenza ecc..). Fece nascere un periodico popolare composto di
narrativa chiamato ‘letture di famiglia’ soppresso nel 1847 per aver osato chiedere una libertà
di stampa più ampia. Inizialmente si concentra su posizioni moderate ma gradualmente si
sposta verso posizioni più radicali quando Lorenzo Valerio diviene oppositore di Cavour
poichè più progressista e democratico; fu un giornale sempre inflessibile sulle libertà politiche
e di stampa. Il 7 novembre del 1850 appare un altro giornale di tipo democratico ‘Il
Progresso’. La sinistra fu affidata a un cominciato di produzione che doveva rappresentare
tutte le sfumature della sinistra parlamentare. Un ruolo fondamentale fu affidato a Agostino
Depretis ( che diventerà leader della sinistra), e a Cesare Correnti che affiancò Depretis nella
gestione di questo giornale. Questo giornale deluse Mazzini e dall’estrema sinistra poichè si
concentrò su problemi amministrativi e economici più che su temi politici. Vicino alla sinistra
costituzionale ci fu un altro giornale “La Gazzetta del popolo” redatto con molta vivacità
2 caratterizzato da un anticlericalismo e popolare poiché venduto a 5 centesimi. Il giornale che
nasce come giornale di Cavour e che diventerà il giornale più importante del regno d’Italia:
“L’Opinione” redatto nel 1848 nacque come giornale democratico su posizioni alla sinistra di
Cavour redatto da Aurelio Bianchi Giovini che aveva fatto esperienza giornalistica nel Canton
Ticino in Svizzera. Diede al giornale una coloraturas anticlericale guardando all’opinione
pubblica più colta e borghese rispetto alla Gazzetta del popolo. Il giornale fin dall’inizio adottò
una linea democratica spronando il governo sulla strada delle riforme sempre più progressiste,
ma progressivamente Giacomo Dina grazie alle sue straordinarie qualità di giornalista, il
giornale andò a spostarsi gradualmente dalla sua linea avvicinandosi alla linea di Cavour fino
a diventare nel 1852 il giornale più vicino a Cavour. L’opposizione clericale cattolica fu dura
poic