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Appunti di storia del giornalismo la stampa durante la fase del centrismo Pag. 1
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FASE DEL CENTRISMO

Si apre successivamente alle elezioni dell’Aprile del 1948, che vedrà la maggioranza della Democrazia

Cristiana fino al periodo del Centro Sinistra.

Il giornale innovativo Il Giorno, preludio del Centro-sinistra. Giornale rivoluzionario e di snodo.

Quando gli alleati sbarcarono in italia, cercarono di trasmettere e diffondere un tipo di giornalismo

all’anglosassone sia dal punto di vista editoriale, sia organizzativo. Dal 1944 al 1948, si affacciano le

speranze che anche nel nostro Paese si potesse diffondere un sistema giornalistico di tipo

anglosassone. Finirà per prevalere un giornalismo all’italiana in continuità con il passato. La libertà di

stampa acquistata successivamente alla dittatura fascista sarà condizionata da una fitta rete di legacci

di tipo politico ed economico, e dalla tradizione storica del giornalismo italiano (giornalismo

soprattutto di tipo politico con i legami politici ed economici e non con il mercato). Infatti anche nella

fase del dopoguerra per quanto riguarda i quotidiani, solo il Tempo di Agiolillo, è un giornale

pubblicato da un editore puro e dunque privo di legami con l’estabilishment politico ed economico. Gli

editori di quotidiani sono nella maggioranza legati ad altri interessi extra giornalisti ed estera

editoriali. Questi interessi politico economici o finanziari, prevalgono sempre su un impresa

editoriale. Editori di quotidiani e editori di settimanali a rotocalco.

Dietro ai settimanali c’era un sistema puro che aveva l’obiettivo di vendere i prodotti rendendoli

accattivanti cercando il mercato. Senza dubbio ciò che prevale nei settimanali di dopoguerra è di

vendere il prodotto. Questo fenomeno pero non riguarda o quotidiani, disposti a non vendere pur di

sostenere i propri interessi politici economici con l’obiettivo di attuare pressioni sul governo e

sull’opinione politica come cinghia di trasmissione tra potere politico, opinione pubblica e potere

economico. Si applicano gli schemi del passato con la formula “se i giornali sono in attivo ben venga,

se i giornali sono in passivo queste passività vengono compensate con gli interessi di altri fattori

extraeditoriali e giornalistici che volevano possedere dei vantaggi”, coltivando legami forti con il

governo. In questi anni sarà profondo il rapporto di convivenza tra mondo della stampa e mondo

politico ed economico. Il PVB, quando ebbe il controllo sull’Italia, sollecitò la nascita di cooperative di

giornalisti. La categoria dei giornalisti pero non era affatto abituata alla formula, non avendo una

tradizione di dipendenza. Furono i giornalisti stessi a preferire un editore rifiutando questa formula.

Prevalse l’individualismo, la ricerca alla carriera facile e il vero bisogno di conservare le prerogative e

vantaggi che avevano ottenuto durante il regime fascista. Anche il governo centrista concesse

volentieri questi vantaggi, sapendo che potevano crearsi legami di simpatia che avrebbero

avvantaggiato il governo in carica nei confronti dei suoi programmi. Venne lasciata cadere una

proposta di estrema importanza che il PVB portò avanti di costituire come in GB un comitato di

garanti che tutelasse il rispetto reciproco tra direttore e giornalista (il direttore poteva muoversi ma

aveva ovunque una dipendenza che poteva sfruttare).

Battaglia di accertamento delle fondi di sostentamento per la stampa, non ci furono giornalisti che

portarono a compimimento questa battaglia.

Le innovazioni furono dunque pochissime, l’epurazione fallì, molti giornalisti che diedero nuova linfa

ai giornali tra il 1943 e il 1946 lasciarono il posto per rientrare nelle fila della politica. Prevalsero

giornalisti collaudati, prevalem]ntmente moderati, malleabili e ormai arretrati nei gusti giornalistici

(abituati ad un giornalismo che stava invecchiando per qunto riguarda le tecniche e il linguaggio) e

dunque il giornalismo di questi anni ricalcava il giornalismo dei tardo anni venti-primi anni trenta. Si

torno indietro cercando di ricalcare il modello dei giornali liberali. Questo modello fu dettato dai

grandi giornali Il Messaggero, La Stampa, Il Corriere della Sera sia per quanto riguarda il numero

delle pagine sia per quanto riguarda il linguaggio. Questo fenomeno duro fino agli anni ‘50.

Le poche innovazioni furono spesso negative:

1. Elaborazione di un format che riguardava l’attualità politica, chiamato “il Pastone”, elaborato da

uno dei piu abili ed informati corrispondenti da Roma nel dopoguerra “Enrico Maffeii”, che fu poi

adottato da tutti i giornali. Era un resoconto dei fatti della giornata politica e che si presentava come

un pastellamento di notizie, spiegazioni e commenti (articolo ibrido) in cui non si distinguevano

l’informazione, la spiegazione e il commento (Distinzione tipica del giornalismo anglosassone).

Connivenza tra il giornalista corrispondente da Roma, e gli stessi ambienti governativi. Il Pastone

fini poi per prevalere nelle prima pagina del dopoguerra soprattutto nei giorni in cui non c’erano

1 fatti di cronaca per la prima pagina. Il linguaggio utilizzato era oscuro, critico, per pochi iniziati che

potesse tradurre il “politichese” degli esponenti politici. In quegli anni il politichese si nutriva di

formule quasi indecifrabili per il comune lettore, denso di proposizioni criptiche, in codice, con la

prevalenza di un lessico difficile. Inizialmente i giornali del dopoguerra erano composti da 2-4

pagine e il pastone ne occupava una buona parte, successivamente quando il giornale potrà avere

piu pagine il pastone occuperà sempre più spazio.

2. L’Articolo di fondo, adottato da tutti i quotidiani, si caratterizzò come l’articolo in assoluto più

difficile ed esprimeva la linea politica del giornale. L’editoriale fini per possedere un format di tipo

politico e non di tipo giornalistico.

3. La Terza Pagina aveva conosciuto un’interessante evoluzione negli anni del regime fascista in

quanto i quotidiani pur di vendere curavano molto le parti del giornale non politiche, diventando

una pagina culturale (con articoli di attualità, di discussione sullo spaccato lo ecc..). Nel dopoguerra

la Terza Pagina torno alle tradizioni dell’Italia liberale su diversi livelli:

1. Tornò ad essere una pagina destinata all’elite, con un lessico difficile e molto colta.

2. Prevalenza di articoli spesso slegati dall’attualita`.

3. Torna ad essere una pagina sostanzialmente letteraria, perdendo la sua connotazione

culturale. Utilizzo del lessico con la prevalenza di uno stile letterario piuttosto che

giornalistico. Il problema stava nel principio, nell’impostazione e nel metodo che costituiva

la Terza Pagina, piu tradizionalista rispetto alla Terza Pagina del regime fascista.

A Milano si Il corriere Lombardo e Milano Sera, si distinguono per la loro vivacità, con una titolazione

brillante e sono due giornali che si occupano meno della politica e della cultura concentrandosi sullo

sport e sulla cronaca. Fu forte l’impiego delle fotografie, ma nonostante cio questi giornali non

riuscirono. A fare concorrenza al Corriere della Sera.

Franco Marinotti, direttore dell’industria SCHIA viscosa (grande industria chimica milanese) nel 1957

si mise in testa di pubblicare un quotidiano che usci il 21 settembre del 1957 con il titolo di Corriere di

Milano, chiamando come direttore Filippo Sacchi, che durante gli anni del fascismo si era occupato

della critica cinematografica; e come redattore Aldo Palazzi. Politicamente era a favore del partito

repubblicano e dunque della linea laica- progressista. Il giornale rosicava a vendere solo

30.000-40.000 copie, chiudendo il 30 giugno del 1948 con una grossa perdita.

I lettori quotidiani si dimostrano moto fedeli al quodiano di scelta, la prevalenza della fedeltà del

lettore è un fenomeno della storia del giornalismo italiano del 1900. Il corriere della Sera predilige la

tradizione, sapendo che in questo modo avrebbe colto il volere dei suoi lettori di rimanergli fedele. Il

Corriere della Sera era costituito da una ricchezza delle notizie (scrupolose e molto serie) e la ricchezza

dei servizi. Le firme del Corriere della Sera erano le migliori del tempo: Ugo stille (corrispondente

dagli Stati Uniti, giornalista che sarà in seguito il direttore del corriere della Sera, scappato dall’Italia

nel 1938 poichè ebreo) Montanelli, impreciso con un linguaggio brillante e felice, un po’ colloquista e

colonne portante del Corriere della Sera, giornalista duttile e opinionista. Guido Piovene, grandissimo

scrittore ondeggiante dal punto di vista politico (inizialmente fascista, antisemita, poi socialista,

successivamente spostato verso sinistra), scrittore intellettuale sopraffino e corrispondente in quegli

anni da Parigi.

La Stampa di Tornio, si afferma come il piu venduto giornale della città affiancandosi al Corriere della

Sera a livello Naizonale, rimane nelle mani della FIAT, che si giova della crescita esponenziale

dell’azienda negli anni del dopoguerra sulla sia della motorizzazione del Paese divenendo la grande

industria italiana. La stampa si colloca piu a sinistra rispetto al Corriere della Sera, su posizioni

liberal-riformiste,piu progressiste. È evidente questo atteggiamento anche nelle firme liberal-

progressiste del Dopguerra : Mario Borsa, Luigi Salvatorelli. Dal 48 il giornale è diretto da Giulio de

Benedetti che ne fa il giornale tradizionale nei riguardi della struttura e del registro. Diviene un

giornale arioso e proporzionato (adottando caratteri più grandi rispetto al consueto corpo 7 degli altri

quotidiani). Le punte di diamante della Stampa del tempo sono: Filippo Sacchi dopo aver lasciato il

corriere di Milano converge verso la stampa con Guido Morelli, Corrado Alvaro e Virginio Lilli.

I Giornali Di Partito come L’Unità e L’Avanti sono fortemente identici ai giornali tradizionali,

adottando il format standard. Sul piano del contenuto questi quotidiani risentono moltissimo delle

temperie della guerra fredda, sono giornali dogmatici e schematici non riservando alcuna sorpresa.

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La Terza Pagina dell’Unita risente molto i diversi orientamenti della cultura: arte, letteratura, cinema

ecc.

I Giornali Cattolici e Democristiani

I giornali cattolici si appiattiscono su posizioni retrograde e vivono un momento di decadenza, si

caratterizzano per l’ anticomunismo e antisocialismo, un clericalismo spinto dettato sul terrore della

Chiesa nei confronti dei comunisti. La Chiesa in questo periodo era molto dura nei confronti dell’etica

e dei costumi, che negli anni del fascismo non erano minimamente contemplati ma che erano ora nel

mirino. L’organizzazione della societa fa dei giornali cattolici una stampa di tipo paramilitare come se

la societa italiana dovesse essere controllata sul modello del volere cattolico. I quotidiani

Democristiani con un’aeccezione per il Popolo, l’organo di partito che si distingue

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
4 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giadaa98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del giornalismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Piazzoni Irene.