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Gazette, che è però un giornale di livrea, ovvero un organo ufficioso del potere, prototipo delle
gazzette ufficiali e con testi esteri, brevi e in prosa anonima. Dunque in Francia si assiste ad un
monopolio informativo da parte del sovrano. Alla stampa commerciale e a quella di livrea, in
Francia si affianca quella culturale dei filosofi: nel 1665 compare il Journal des Savants, finanziato
dall’Accademia delle scienze, che diventerà il modello dei periodici culturali in tutta Europa
(recensioni, estratti). Anche questo tipo di stampa però, attraverso i salotti, contribuisce alla
formazione di un’opinione pubblica. L’Illuminismo trova nella stampa uno strumento fondamentale
per diffondere nuove idee e scoperte: senza i giornali l’Enciclopedia non sarebbe stata creata.
Un’altra tipologia di stampati con diffusione più limitata ed elitaria è quella dei libelli e dei
pamphlet, che assumevano varie denominazioni a seconda del Paese: hanno toni polemici e quindi
molto sorvegliati dalla censura.
L’Italia è dominata dal controllo della Chiesa di Roma e delle varie autorità sparse per il territorio,
dunque segue l’esempio francese e imita il Journal des Savants: Il Giornale dei Letterati (Roma,
1668), Il Giornale dei letterati d’Italia (Venezia, 1670, Scipione Maffei). In Italia il primato
veneziano rimane incontrastato, ma gli avvisi hanno un carattere locale e tirature molto basse,
questo a causa della frammentazione politica, del governo straniero, della mancanza di dibattito, di
una capitale e di una borghesia e per il clima della Controriforma.
[R: La libertà di stampa è confinata alla Repubblica delle Lettere e alle èlite culturali. In Europa si
è allargato il pubblico dei lettori e la professione giornalistica aumenta l’autonomia tra stampatore
ed editore, la cultura della notizia ha superato i confini del sensazionalismo, guadagnando una
periodicità regolare e un nuovo aspetto informativo, con annunci e inserzioni private. Nasce il
giornale moderno con uscita regolare, base commerciale di vendita e carattere pubblico]. 3
Il Quotidiano
Il termine gazzetta è utilizzato già nel 1500, ma la vera stampa di informazione compare solo nel
1600. Il titolo di primo giornale europeo è conteso tra una cittadina svizzera, Augusta e Praga, nel
1597. Il 1700 vede nascere il mito della stampa anglosassone e un rapido sviluppo dell’editoria
giornalistica, aumentando le testate e le copie annuali da 1mln a 5mln.
Nel 1695 l’Inghilterra abolisce la censura preventiva, ma le pubblicazioni rimangono soggette a
un regime di tasse speciali e ad un’attenzione giudiziaria più forte nei confronti della diffamazione:
il mestiere del giornalista gode di una scarsa considerazione. Il vuoto legislativo fino al 1712
permette una nuova età dell’oro della stampa inglese. Il primo quotidiano è il Daily Courant (1702),
sul quale appare un advertisment del direttore Buckeley: è la prima formulazione di una deontologia
professionale basata su credibilità e imparzialità (credibility and fairness), fondamentali sono la
completezza e la tempestività delle notizie, l’ampiezza e l’affidabilità delle fonti, introduzione del
metodo delle 5W. Al fianco di questa cultura della notizia, vi è anche un nuovo giornalismo basato
sull’esasperazione delle opinioni e la messa in secondo piano delle informazioni (saggi culturali e
intenzioni moralistico-pedagogiche): The weekly review (1704, Defoe, cronaca cittadina e opinioni),
Examiner (1710, Swift, considerazioni sull’ordine sociale, fustigatore di costumi), The Tatler (1709,
Steele). Il Tatler segna l’inizio della tradizione giornalistica inglese, costa 1 penny e ricalca il
periodico di Defoe pur criticando i vizi inglesi. Nel 1711 diventa The Spectator, ponendo
l’attenzione sugli aspetti letterari: le critiche sono sviluppate con lo stratagemma del dibattito
intellettuale all’interno di un club, anche se è una critica esplicita nei confronti del sapere dei dotti.
È un insieme di saggi, commenti, con uno stile medio e brillante, di piacevole lettura, rivolto alla
borghesia e ai ceti alti. Nel 1714 però il Parlamento approva lo Stamp Act, che prevede un’imposta
su ogni foglio stampato nel regno limitando così per via amministrativa la libertà di stampa: spesso
viene applicato con maggior severità nei confronti delle pubblicazioni scomode, mentre alle altre
vengono offerti finanziamenti, si tratta di un controllo politico mascherato. Fioriscono i periodici
illegali.
La libertà di stampa
Con la rivoluzione americana (1776) prima e quella francese poi (1789) si chiuse l’Antico Regime
e la libertà di stampa fu riconosciuta come uno dei diritti individuali inviolabili.
Prima dell’Indipendenza, negli Stati Uniti, le notizie provenivano direttamente da Londra e
dunque erano sempre in ritardo, cresce così nei periodici americani la parte riservata
all’intrattenimento e agli annunci privati, inoltre le tasse erano elevate, per questo la stampa
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americana lotterà in prima linea per l’indipendenza (sarà il Boston Indepentend Advertiser a
muovere il Boston Tea Party). Il primo giornale uscì a Boston nel 1690, il Publick Ocurrences (solo
un numero): Boston era la città più importante del Nord America e fu il centro della stampa. James
Franklin stampa poi nel 1721, senza il permesso delle autorità, il New England Courant (imitazione
dello Spectator). Franklin si trasferisce a Philadelphia e crea un piccolo impero editoriale: compra
la Philadelphia Gazette, che diventa il primo giornale a proporre un dibattito sull’indipendenza.
Tipico del giornalismo americano è la critica al potere in nome dell’interesse pubblico (anche
campagne contro il vaiolo e una rubrica per i lettori). Con il prosperare delle colonie si arricchisce
anche il panorama editoriale, anche se le tirature rimangono limitate per la dimensione ridotta delle
città. I giornali cominciano a pubblicare gli scritti indipendentisti, come il pamphlet Common Sense
di Thomas Paine, che ebbe un grande successo. La nascita della sfera pubblica coinvolse una più
ampia fetta di popolazione: porta all’articolazione di una volontà politica collettiva, la stampa è
strumento e portavoce del popolo. Nel 1783 nacque il primo quotidiano, il Pennsylvania Evening
Post, ma la caratteristica tipica del giornalismo americano sono le aggregazioni: le testate erano
soprattutto strumenti di lotta politica o imprese commerciali finalizzate al profitto. La Costituzione
fu promulgata nel 1789 (indipendenza nel 1783) e nel 1791 venne aggiunto il Bill of Rights, che
inserisce la libertà di stampa tra quelle fondamentali del cittadino. Ad anticipare questa carta, ci fu
un episodio avvenuto a New York nel 1775: il giornalista Zenger viene arrestato per diffamazione,
difeso dall’avvocato Hamilton riuscirà ad essere assolto attraverso l’acquisizione di due principi:
veridicità delle informazioni e il giudizio di una giuria popolare (la verità diventa per la prima volta
uno scudo per il giornalista). Il giornalismo americano è un fenomeno urbano e locale, nessun
giornale spicca perché ogni città ambisce ad avere il suo. Frequente è lo scontro tra i federalisti
(Alexander Hamilton) e i repubblicani (Thomas Jefferson), i primi contrari alla libertà di stampa.
In Italia, diverse città si contendono il vanto della prima gazzetta a stampa italiana, ma il
problema dell’obiettività, non era sentito, come quello della deontologia professionale. Accanto alle
gazzette di informazione si sviluppò un giornalismo culturale che consentì un certo dibattito di idee:
il controllo sulla stampa era rigido e le gazzette stampate erano spesso organi legati la potere. Nel
tardo Settecento il modello più imitato era quello dello Spectator inglese, con un giornalismo rivolto
ai ceti medi, esempio è il bisettimanale Gazzetta Veneta (Venezia, 1761, Gozzi), che riprendeva la
formula delle gazzette, ma aggiungeva un tono ironico e affrontava gli argomenti con superficialità
(ha vita breve). Il più importante fu Il Caffè (1764, Milano) al quale collaboravano i Verri e Cesare
Beccaria, tutti esponenti della aristocrazia illuminata e riformista che si rivolgevano alla borghesia
degli affari. Il nome era un riferimento al luogo simbolo di scambi di idee e di formazione di
un’opinione pubblica borghese, tiratura di poche centinaia di copie, approfondisce i temi, ma ha
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comunque intenzione divulgativa e popolare e una lingua semplice. Chiude dopo due anni. In Italia
mancano i quotidiani e i periodici che fanno informazione sull’attualità. Il giornalismo italiano ha
carattere di secondo mestiere svolto da intellettuali e politici, c’è una scarsa cultura della notizia e
predomina l’opinione (causa censura), non c’è ancora un giornalismo commerciale. La situazione
cambia con l’arrivo di Napoleone.
Il 1700 è il secolo del quotidiano solo in poche nazioni, tra queste l’Inghilterra, dove la qualità
dei quotidiani fa loro incarnare il mito del giornalismo come attività di grande valore sociale e
civile; il prezzo è una stampa più elitaria rispetto a quella francese, con tirature inferiori. Il caso più
interessante è quello del Times (1785, John Walter, prima come Daily Universal Register, cambia
nel 1788), che si impone come giornale più autorevole, impresa editoriale pura, imparziale,
affidabile, tempestivo e indipendente dai poteri politici ed economici: le colonne sono divise in
paragrafi, non è ristretto ad una cerchia sociale, raggiunge le 4mila copie grazie alla qualità e agli
scoop. È di base liberale e conservatore, non è dunque apolitico, ma non trasmette notizie di parte,
usa tecnologie avanzate e sfonda veramente nel 1800. Anche la stampa periodica conobbe un
grande sviluppo con oltre 1000 testate di ogni genere: nacquero periodici ancora oggi autorevoli
come l’Economist (1843) e giornali popolari come il Weekly Political Register, il primo settimanale
operaio della storia.
In Francia la Rivoluzione è anticipata da una straordinaria proliferazione di carta stampata:
periodici, pamphlets e quaderni di rimostranze che convocano gli stati generali e riguardano
problemi locali e ingiustizie. A scrivere sono esponenti del ceto medio, commercianti e
professionisti (terzo stato): il pubblico non è più passivo di fronte alla politica. La diffusione dei
pamphlets accusatori nei confronti dell’assolutismo aiutò a far scoppiare la rivoluzione, durante la
quale gli stessi temi vennero discussi sui giornali per la prima volta: la libertà di stampa fu sancita
dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino nel