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Il destino degli ex lager ad est e ovest dopo l'unificazione

Con l'unificazione emerge l'interrogativo su cosa fare degli ex lager ad est e ovest. Si distruggono alcuni luoghi di memoria e se ne costruiscono altri. Nasce una nuova concezione di paesaggio della memoria con criteri basati su ricerche e risultati storiografici oggettivi. Si creano centri di documentazione, biblioteche ed archivi storici.

Dagli anni '90 sorgono musei e centri di documentazione nei luoghi degli "autori dei crimini":

  • Villa della Conferenza di Wannsee, dal 1992 luogo in cui ci fu la conferenza che decise la soluzione finale per gli ebrei
  • Fondazione Topografica del Terrore, Berlino. Ex centro di potere nazista della Gestapo e delle SS
  • Castello di Wewelsburg, residenza estiva di Hitler e utilizzato dalle SS e da Himmler come luogo di riunione
  • Bayerisches Viertel, nel 1993 gli artisti Renata Stih e Ftrieder Schnock danno il via al progetto. Le strade del quartiere che prima del nazismo era popolato da ebrei tedeschi, sono state
trasformate in un percorso alla memoria. Questo percorso presenta 80 cartelli con la legislazione antisemita messa in atto. Dagli anni '90 iniziano ad esserci "segni di memoria" più che luoghi di memoria: - Targhe ai pali della luce che ricordano i vari passaggi della persecuzione degli ebrei - Monumento nella piazza dove avvenne l'incendio dei libri - Pietre d'inciampo: Gunter Demnig, il creatore, ha creato delle pietre che vengono posizionate in varie parti della città a memoria di ebrei morti durante la Shoah Negli anni 2000: - Museo ebraico di Berlino, il più grande in Europa, costruito nel 2001 - Memoriale dedicato alle vittime della Shoah, Berlino, complesso memoriale inaugurato nel 2005 e composto da 2711 parallelepipedi di cemento di diverse misure che provocano uno straniamento. Il memoriale si trova su un terreno particolare, su un terreno che apparteneva a Göring, il ministro della propaganda nazista.

propaganda del regime. Si tratta di vicende individuali che vengono poi collegate alla storia della persecuzione ebraica.

Memoriale dedicato alle vittime dei Rom e dei sinti, Berlino•Inaugurato nel 2012, si tratta dell’altro sterminio di stampo razziale che ha ottenuto riconoscimento.

Il Museo della storia tedesca ha una parte dedicata al nazismo in cui c’è un plastico che mostra la macchina dello sterminio di Auschwitz Birkenau. Lo stato tedesco sa che lo sterminio fa parte della propria storia, non lo nega.

Italia

I luoghi di memoria hanno cambiato nel tempo la loro accezione. Alla metà degli anni ‘80 questi luoghi vengono definiti come luoghi reali o simbolici che hanno assunto un valore. Questi ruoli uniscono la memoria, soggettiva, a un’identità comune.

Tuttavia i luoghi di memoria vengono già presi in considerazione nel dopoguerra, tra gli anni ‘40 e ‘50, iniziano ad esserci commemorazioni, associazioni (ANPI, ANED, ANEI),

monumenti e lapidi. Nel 1946 due dei primi monumenti sono: Monumento ai caduti nei campi di Germania ed il Mausoleo delle fosse Ardeatine. Negli anni '60-'70 vengono aperti i primi musei sulla deportazione, ma sempre con una lettura politicizzata. Negli anni '80-'90 si creano nuovi spazi per la memoria e si passa ad una ricerca più basata su fatti e documenti, diventando scientificamente più consolidata. Un esempio di nuovi spazi della memoria sono le Pietre d'inciampo, un monumento non invasivo che dal 1995 si diffonde in molti paesi europei. Negli anni 2000 i luoghi di memoria diventano sempre di più luoghi di ricerca e condivisione, prendendo sempre più le distanze da una lettura politicizzata mantenendo un'oggettività. Si vogliono ricordare questi luoghi per fondare una memoria condivisa, per far pensare alla Resistenza, alla libertà e ai diritti dell'uomo. Oggi i luoghi di memoria possono avere un grande ruolo.

Il rischio dei luoghi di memoria è l'oblio, come successe per il campo di transito di Bolzano Griese per le Scuole Leopoldine a Firenze, dimenticati per molti anni e che solo da poco sono identificati con delle targhe o installazioni.

Fondazione campo Fossoli:

  • Ex campo di transito creato nel 1942 come campo di prigionieri di guerra, nel 1943 si trasforma in campo di concentramento per ebrei e politici, nel 1944 diventa campo di punizione e transito.
  • Da questo campo partono 12 convogli verso i campi di concentramento di Germania, Austria e Polonia.
  • Nell'immediato dopoguerra questo luogo diventa un campo per "indesiderabili" (profughi stranieri e dispersi), poi diventerà nuovamente un luogo per Rom negli anni '50-'60, negli anni '70 questo luogo verrà abbandonato.
  • Nel '73 inizia ad essere recuperato fino ad arrivare al 2005 con una mostra permanente sulla storia del campo, approfondimenti, immagini.
non viene creato all'interno del campo ma nella città di . Inaugurato nel 1973 contiene 13 sale con opere d'arte che tendono a smuovere le emozioni dei visitatori. è una risiera che nel 1943 diventa prima campo di prigionia provvisorio per militari italiani, poi campo di detenzione di polizia. Dalla risiera partiva uno smistamento verso diversi campi di concentrazione, prigionia e sterminio. Ed è qui che dagli anni '70 si decide di creare un luogo di memoria, nel '75 viene creato un museo civico poi vengono fatte delle nuove opere. Dal 2002 diventa luogo di conservazione della memoria con documenti e archivi. Anche in Toscana ci sono diversi luoghi di memoria: (S. Anna di Stazzema, LU). Luogo di un eccidio in cui vennero uccise 500 persone tra cui molti bambini. La memoria in quel luogo nasce da subito, ma inizialmente si occupa di commemorazioni e funerali delle vittime.

Poi dal 2007 diventa luogo di memoria condivisa in cui si instaura un centro di ricerca.

Museo della Deportazione e Resistenza di Prato, • luogo in cui avvenne un eccidio pochi giorni prima della liberazione. A pochi giorni dall'eccidio venne fatta una prima commemorazione, fino al 1960 vengono tenute le corde con cui furono impiccati i 29 partigiani. È un luogo che parla di Resistenza e deportazione e che oggi viene visitato da molte scuole come luogo didattico.

Memoriale italiano di Auschwitz, Firenze • Dai luoghi della memoria all'insegnamento della memoria: Italia

Il primo passo nel portare la memoria nelle scuole fu con il convegno di Ferrara del 1970, "Libri di testo e Resistenza", in cui parteciparono importanti pedagogisti, tra cui Lamberto Borghi e Antonio Santoni Rugiu, accanto a degli storici, Claudio della Valle e Guido Quazza, i quali esposero le proprie riflessioni intorno alla ricostruzione delle vicende legate alla Resistenza nei libri di testo.

Testo della scuola italiana. In questo momento ci si avvicina dall'aspetto prettamente storico della storia contemporanea all'aspetto della riflessione sul suo insegnamento. Quel convegno andava a riflettere sui libri di testo e sulla Resistenza, mostrando che mentre la Resistenza era al centro della costruzione del contesto democratico di quegli anni, sui libri di testo questa vicenda non era presa in considerazione. C'era un modo di percepire quell'elemento della storia come qualcosa che non doveva toccare i programmi scolastici. Questo convegno segna un inizio, poiché segna il graduale interesse della scuola per questa tematica.

Fondamentale nel 1993 fu un convegno tenutosi a Torino, e coordinato dallo studioso Enzo Traverso, intitolato "Insegnare la Shoah". Era la prima volta che si andava a trattare il tema dell'insegnamento della Shoah. Insegnare la Shoah significa rintracciare un incrocio tra dati storici e progettazione didattica.

approccio riflessivo-pedagogico-comunicativo delle tematiche. Questo convegno un anno dopo divenne un libro curato dallo stesso Traverso. Pian piano, quindi, i temi memoria della Resistenza politica ai totalitarismi e della Shoah ebraica entrano all'interno del contesto della formazione. L'"emersione della Shoah", così denominata, fa riferimento a quando la Shoah diventa un tema della didattica. Il tema della Shoah all'interno del contesto italiano era sottostimato e poco raccontato, ma esso via via fa il suo processo di palesarsi, inizialmente soprattutto attraverso i diari. Questi diari erano stati scritti dai testimoni dal 1945, ma non a questi non vi era stata data importanza, poiché non facente parte dell'opinione pubblica. Ad esempio "Se questo è un uomo" di Primo Levi, quando venne proposto, trovò la possibilità di essere pubblicato solo da una piccola casa editrice. Solo nel 1958 Einaudi, che prima loaveva scartato, lo pubblicherà diventando Best Seller. Prima che questi diari diventassero parte della storicizzazione sono dovuti, quindi, passare molti anni. Tra i molti libri pubblicati c'è quello dello storico Renzo de Felice, che è stato per molto tempo al centro della riflessione su queste tematiche nel contesto italiano. Ciò è fondamentale perché dal momento in cui ci si interessa a queste tematiche, inizialmente solo le comunità ebraiche, si comincia a percepire la necessità che sia necessario affrontare il tema della persecuzione avvenuta anche in Italia. Questo lo si fa dal 1961 quando a Torino, tramite una raccolta di saggi si dette seguito al convegno intitolatosi "Gli ebrei in Italia durante il fascismo". Questo testo riportava per la prima volta al centro del contesto italiano, il fatto che anche nella nostra nazione ci fossero state delle persecuzioni di stampo razziale. Da questo punto di vista cominciava.

adesplodere questa grande tematica della Shoah come specificità razziale. Negli anni '90, a seguito della caduta del muro di Berlino e del cambiamento che provocò, oltre alla maggiore attenzione comunicativa verso la Shoah, il Ministero della pubblica istruzione comincia ad interrogarsi su questi temi. Questo porterà alle varie esperienze di progettazione e istituzionalizzazione di politiche della memoria soprattutto rivolte alla Shoah. Ma prima di arrivare a questo stadio in Italia ci sono state diverse attività che hanno portato negli anni '90 ad un interesse da parte dello Stato.

Il nostro paese nel dopoguerra fu uno dei primi ad affrontare il tema della memoria, ma soprattutto dal punto di vista dell'opposizione politica. Con l'interazione con le scuole la memoria cambia il suo target. Nel 1951 nacque la Cooperativa di tipografia scuola, un gruppo oggi conosciuto come Movimento di cooperazione educativa. La sua idea era quella di portare,

Attraverso pedagog

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
17 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/06 Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jemba98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei processi comunicativi e formativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bravi Luca.