vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL DOPOGUERRA E L’AVVENTO DEI TOTALITARISMI
Italia
Nel primo dopoguerra l’Italia, pur essendo uscita vincitrice dal conflitto, deve affrontare
numerose difficoltà economiche, e la riconversione da un’economia di guerra è
rallentata da un basso tenore di vita degli italiani, in maggioranza vedove e bambini,
viste le considerevoli perdite al fronte.
Il malcontento è anche dovuto alle mancate riforme, come quella agraria, all’inflazione
per le eccessive spese di guerra, e alla delusione per la questione della “ vittoria
mutilata”, che finisce per riguardare la pretesa della Dalmazia e della città di Fiume,
sulla quale Gabriele D’Annunzio marcia nel 1919 e che viene dichiarata città libera dal
trattato di Rapallo del 1920.
Il biennio 1919-‐20, detto biennio rosso, apre una serie di scioperi e sommosse che
richiedono il miglioramento delle condizioni di vita, sedati dagli accordi di Giolitti con i
sindacati (CGL nata nel 1907).
In questo difficile contesto il Partito Liberale va perdendo influenza, il governo è debole.
I partiti mirano sempre di più a coinvolgere la maggioranza degli strati della
popolazione.
Nasce il Partito Popolare, fondato nel 1919 da Don Luigi Sturzo abbandonando il non
expedit; le tensioni nel Partito Socialista sono dovute alla presenza di due correnti,
massimalisti e riformisti, che porteranno alla nascita nel 1921 del Partito Comunista.
L’ex socialista Benito Mussolini fonda il 23 marzo 1919 i Fasci di combattimento,
protagonisti di numerosi atti di violenza e sostenuti dalla borghesia e dai ceti medi.
L’avanzata dei fascisti in Parlamento avviene alle elezioni del maggio 1921, quando
vengono inseriti da Giolitti nel blocco nazionale. Nel novembre 1921 nasce così il
Partito nazionale fascista, che non ferma le violenze.
Mussolini decide di riunire un piccolo esercito di suoi seguaci e di tentare di prendere il
potere il 28 ottobre 1922 con la Marcia su Roma. Il presidente del Consiglio Facta
chiede al re di indire lo stato d’assedio, ma Vittorio Emanuele III si rifiuta, e chiama
Mussolini, previdentemente a Milano, per formare il nuovo governo.
Inizialmente Mussolini forma un governo di coalizione e segue una politica economica
ispirata ai principi del liberismo. Per limitare il potere del parlamento istituisce del
dicembre 1922 il Gran consiglio del fascismo, che diventa l’organo effettivo di
governo. La violenza non si esaurisce e le squadre vengono trasformate in Milizia
volontaria per la sicurezza nazionale.
Per assicurarsi una maggioranza in parlamento nel 1924 viene emanata la legge
Acerbo, che assegnava i 2/3 dei seggi al partito che avesse ottenuto almeno il 25% dei
voti, e il restante 1/3 diviso tra gli altri partiti.
La lista di Mussolini ottiene la maggioranza anche con brogli e violenze. Giacomo
Matteotti che si era rivolto al parlamento denunciando le illegalità elettorali, viene
assassinato. Ciò provoca indignazione generale, e l’opposizione in segno di protesta
abbandona la Camera ( secessione dell’Aventino).
Mussolini ne approfitta e, nel discorso del 3 gennaio 1926, si dichiara responsabile del
delitto Matteotti e sopprime le libertà costituzionali instaurando una dittatura.
Negli anni 25-‐26 iniziano ad essere promulgate le leggi fascistissime.
Il regime è forte e accentrato, e vede un partito unico, una martellante propaganda e
organismi di inquadramento di massa, nonché una dura repressione di ogni
opposizione. Le libere associazioni sindacali vengono sostituite dalle corporazioni,
organi fascisti.
In economia si passa al protezionismo. La lira viene rivalutata a “quota 90” e si iniziano
a favorire le partecipazioni pubbliche. Si puntava all’autarchia.
Nel 1929 vengono stretti i Patti Lateranensi con la Chiesa, con i quali veniva
riconosciuta l’autorità del Papa sul Vaticano.
Mussolini ha anche mire espansionistiche. Nel 1935 decide di iniziare una politica
espansionistica in Etiopia, e la guerra è caratterizzata da brutalità e segnata da una
vittoria. Ciò provoca sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni e vede
l’uscita dell’Italia dall’organizzazione, nonché un ulteriore allontanamento dagli stati
democratici europei.
In tale situazione di isolamento Mussolini cerca un’alleanza con la Germania di Hitler,
che si concretizza nell’ottobre del 1936 con un accordo definito Asse Roma-‐Berlino al
quale si aggiungerà il Giappone.
Germania
La Repubblica di Weimar risulta molto debole. La situazione economica é disastrosa e
aggravata da disoccupazione e inflazione. E’ impossibile pagare i risarcimenti della
guerra, e la Francia decide di occupare il bacino minerario della Ruhr a garanzia del
pagamento.
Negli anni venti la situazione sembra migliorare. Il cancelliere Stresemann tenta di
ricucire lo strappo della guerra e nel 1925 firma il Patto di Locarno con Francia,
Olanda, Belgio e Lussemburgo che garantisce l’inviolabilità delle frontiere.
Le relazioni con la Francia &n