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PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI
Università di Perugia - ESAME – Sociologia dei processi culturali e comunicativi
Università- Perugia- Unipg
Corso di Laurea – Scienze per l’investigazione e la sicurezza (Narni)
Rielaborazione di appunti dalle lezioni, studio e approfondimenti personali relativi al testo di riferimento
LA SOCIOLOGIA DI PARIGI E LA DONNA FRANCESE
Robert Michels è un sociologo tedesco che ha studiato in diverse università europee ed, a partire
dal 1913, ha insegnato anche all’università di Torino, dove si era trasferito nel 1907 e dove rimase
fino alla morte nel 1936. Inizialmente iscritto al partito socialdemocratico tedesco, lo abbandonerà
per aderire in Italia al regime fascista, che sosterrà con numerosi scritti.
Nel testo La sociologia di Parigi, che risale agli anni 20 del secolo scorso, fa una approfondita
disamina dei cambiamenti avvenuti nella città a partire dalla seconda metà dell’ottocento, e la
prende a modello e paradigma dello sviluppo delle città e civiltà moderne.
Nello scritto più volte l’autore ribadisce la supremazia della città francese nonché della sua
popolazione femminile, sia dal punto di visto culturale che sociale, ritenendo Parigi un modello –
insuperato- per le altre capitali europee che, se pure ognuna con i suoi pregi e le sue specificità
non riescono comunque ad eguagliare il primato della città francese.
La prima cosa che Michels sottolinea è come Parigi sia una città che esprime benissimo la sintesi
tra nord e sud d’Europa. Essa non ha i caldi e vividi colori mediterranei dell’Italia o della Grecia e
non ha la tristezza ed il grigiore del nord Europa, ma un carattere misto, fatto di sfumature, di
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colori addolciti ma non scialbi, un architettura che è sintesi dello stile classico greco romano, ma
ha anche tanti richiami alle architetture gotiche, come la cattedrale di Notre Dame; le sue strade
sono brulicanti di folla, ma le case, rispetto alle strade, sono riservate e tranquille. La popolazione
è descritta come comunicativa, indaffarata ma non chiusa. Parigi è quindi una sorta di crogiolo in
cui più nazionalità si incontrano e si trovano a loro agio. E’ una città molto abitata ed amata dai
forestieri, una città dove abitano la maggior parte degli intellettuali e delle persone francesi
importanti, è un centro catalizzatore di cultura, di vita politica e sociale, di divertimento e di
lavoro. Rappresenta un po’ la sintesi di tutta la Francia, dove tutti, prima o poi, convergono.
Dalla seconda metà dell’ottocento al primo ventennio del 900 la città ha subito delle grandissime
trasformazioni sociali, culturali ed urbanistiche. Progressivamente gli abitanti della città sono
aumentati di numero, Parigi è sempre stata molto accogliente, con gli stessi francesi ed i cittadini
di altre nazioni, che si sono sempre riusciti a mescolare ed a vivere in uno spirito internazionale
che è sempre stata una delle sue più affascinanti caratteristiche. C’è grande disponibilità verso lo
straniero, e la Francia è sempre stata visti da tutti come il paese garante della libertà, che
garantiva a tutti, francesi o stranieri, la possibilità di fare anche brillanti carriere nell’industria e
nella politica. Per questo è sempre stata una meta privilegiata, per chi cercava la vita vissuta,
l’estro poetico, la vitalità letteraria e politica.
Nella geografia cittadina ogni quartiere ha una sua caratteristica precisa e ben delineata e sono a
tratti anche diversi sotto l’aspetto demografico. Esistono quartieri – arrondissement-
particolarmente abitati da persone benestanti e ricche ed altri da classi sociali meno abbienti;in
alcune case tutti gli inquilini appartengono allo stesso strato sociale, in altre sono mischiati strati
diversi. L’edilizia è molto vivace e si costruiscono molte case, cercando però anche di rispettare le
tradizioni. Lo sventramento della città medievale per far posto ai grandi boulevard, operata dal
barone Haussmann alla fine dell’ottocento, ha dato alla città quella sistemazione urbanistica che si
vece ancora oggi, facendola diventare non più un intrico di stradine ma una città moderna, ampia,
squadrata, dove le ampie strade funzionano da direttrici e disegnano uno spazio nuovo che porta
la città verso l’epoca moderna.
Un’altra interessante caratteristica della popolazione francese è la sua capacità di metamorfosi. La
città più volte è risorta, come l’araba fenice, dalle se ceneri, trovando sempre nuovi stimoli ed
impulsi vitali. Anche nei momenti più critici, come durante l’assedio del 1870, i parigini non hanno
mai rinunciato al divertimento, agli spettacoli, alla loro vita. I borghesi parigini, avevano
sentimenti nobili e mostravano grande coraggio anche nei momenti più critici. Altra figura
caratteristica è quella del GAMIN o monello, immortalata da Victor Hugo ne I Miserabili, nella
figura di Gavroche. E’ un monello, quello parigino, comunque pieno di buoni sentimenti,
disponibile ed umano, anche se si ribella alle convenzioni sociali lo fa in modo salutare, come
salvaguardia e controllo contro la prepotenza altrui.
Il parigino, sempre secondo l’autore, detesta la noia e le persone noiose, ama divertirsi, ha spirito
di iniziativa e generosità ed hanno sempre un grande idealismo politico. In questo modo Parigi è
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diventata la culla di tutte le grandi correnti idealistiche del socialismo moderno, e, dopo la 1
guerra mondiale, anche le sue università erano abbastanza frequentate, anche da una piccola
parte di studentesse, di cui molte venivano da altri paesi. All’inizio del 900 Parigi è
fondamentalmente una città di adulti, quindi con molta popolazione produttiva che vive in una
tensione continua e creativa che la pone come centro spirituale e politico della Francia.
Un capitolo a parte, molto approfondito, l’autore dedica infine alla donna francese ed alla moralità
parigina. Egli si impegna a sfatare il mito che Parigi sia una città dai costumi licenziosi, piena di
prostitute e dove le nascite illegittime superano quelle legittime. Questo può sembrare veritiero
ad un osservatore superficiale, che magari frequenti solo determinati quartieri, quelli del vizio e
del divertimento ma questo vuol dire avere una visione molto riduttiva della donna francese e
della sua moralità. Se è vero che a Parigi, come del resto anche nelle altre grandi capitali europee,
ci sono molte prostitute, - del resto richiamate dal gran numero di forestieri che vogliono divertirsi
e che l’attrazione per la vita bhoemienne attirava ugualmente un gran numero di persone che
volevano passare qualche anno divertendosi in allegria, è anche vero che il mescolarsi di persone e
di costumi favoriva una vita moralmente più libera anche e soprattutto per le donne. Il parametro
del numero dei parti illegittimi contrapposti a quelli legittimi, che potrebbe essere considerato
come un parametro di valutazione della moralità delle donne parigine, ha però vari aspetti critici
che vanno analizzati. Prima di tutto il fatto che molti figli illegittimi nati negli ospedali parigini
erano figli di donne che magari venivano dalla campagne a partorire in città per nascondere le
nascite. Inoltre la città era abitata da molte coppie di fede politica socialista, che predicavano e
praticavano il libero amore:per costoro la nascita di n figlio illegittimo era frutto di una precisa
fede e scelta politica, non certo una disgraziata circostanza. L’autore sottolinea che di pari passo
con il progresso scientifico e culturale si muove anche il progresso morale, anche quello relativo
alla morale sessuale. E’ chiaro che maggiore libertà, maggiore cultura ed informazione, la
possibilità di lavorare favoriscono l’evoluzione sociale della donna, sottraendolo all’ambito del
controllo familiare cui era stata relegata nei secoli precedenti. Questo vuol dire per le donne avere
più spazi per la propria vita e le proprie scelte, anche quelle che riguardano l’evolversi dei costumi
sessuali e il conseguente cambiamento morale in questo ambito.
Ci sono quindi molti fattori che influenzano il parametro delle nascite legittime o illegittime le
quali non possono quindi essere considerate come un dato utile allo studio della morale sessuale.
Anche le pratiche anticoncenzionali e gli aborti, che pure potrebbero influenzare questo
parametro, non sono un dato chiaro, perché non omogeneamente diffusi tra campagna e città. Per
questo anche quando si osserva un diminuire delle nascite illegittime il dato non può essere messo
direttamente in relazione con l’aumentata moralità.
Per questi motivi l’autore sostiene che i rimproveri mossi alle parigine da Rousseau a proposito
delle loro leggerezze, anche se sono rimasti emblematici, non sono però completamente
corrispondenti alla realtà. A questo proposito cita il discreto numero di donne avvocato o medico
presenti a Parigi nei primi anni del 900, le donne imprenditrici (madame Pommery dell’omonima
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