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INTRODUZIONE
Il capitalismo mediterraneo è caratterizzato da 2 meccanismi regolativi principali (+ mercato e associazioni):
1. QUELLO DELLA FAMIGLIA. Essa ha giocato un duplice ruolo:
Da un lato ha svolto la funzione di “ammortizzatore sociale” a sostegno dei suoi membri
ü (figli e anziani) che si trovano in condizione di incertezza economica e lavorativa; la famiglia
come sostituto di un welfare state molto debole;
Inoltre la famiglia è stata un importante fonte di risorse finanziarie per l’avvio di attività
ü economiche private, sostenendo direttamente l’imprenditorialità che ha portato allo
sviluppo dell’elevato numero di piccole imprese; famiglia come fonte di risorse economiche
e sostenitrice dell’imprenditorialità.
Dall’altro le politiche per la famiglia sono meno sviluppate nonostante il forte ruolo delle
ü famiglie. In Italia non esistono delle politiche a sostegno delle famiglie
2. QUELLO DELLO STATO.
Lo stato è intervenuto meno a sostegno dello sviluppo e dell’innovazione ha fatto politiche
ü meno efficienti e cosa più grave è stato meno capace di produrre dei beni collettivi perché, in
un tessuto produttivo formato essenzialmente da micro imprese, è difficile che queste micro
imprese da sole fossero in grado di produrre beni collettivi perché sono piccole e isolate a
contrario delle macro imprese che hanno risorse che possono fare investimenti. Quindi avere
uno Stato che produce beni collettivi di cui le imprese si possono avvantaggiare sarebbe molto
importante. Cosa si intende per beni collettivi? Sono dei beni che non sono appropriabili
singolarmente da un’impresa ma sono utili a tutto il tessuto produttivo e sono prodotti
esternamente (scuola, formazione professionale, ricerca ecc). In Italia tutto questo non c’è ma
qual è il caso storico che ci insegna che sarebbe importante avere beni collettivi che
aiuterebbero la competitività? Un caso di successo storico particolare dell’Italia molto
importante e molto studiato all’estero sono i DISTRETTI INDUSTRIALI (mobili imbottiti, tessile,
ceramiche, biomedicale ecc). I distretti industriali (sono presenti in Veneto, Lombardia, Marche,
Toscana, Emilia Romagna) corrispondono a un modello di sviluppo economico e industriale che
è stato particolare in Italia perché si tratta di un insieme di piccole medie imprese che si sono
concentrate territorialmente specializzati in determinate produzioni autonome che tuttavia tra
loro si distribuiscono i compiti perché il prodotto finale non avviene nell’impresa ma all’interno
del distretto. Perché è importante la vicenda dei beni collettivi per i distretti? Perché è stato 28
appurato che i distretti non nascono per caso, certo c’è un radicamento storico, una
professionalizzazione che si è trasmessa di generazione in generazione ma perché gli enti locali
sono stati capaci di fornire dei beni collettivi all’intero distretto nei termini di scuole di alta
qualità (scuole professionali), università locale, associazioni dei datori di lavoro, stano ruolo del
sindacato. Ma come è possibile che in aree fortemente comuniste (Toscana, Marche e Emilia
Romagna) siano nate tante imprese? Perché i partiti di sinistra hanno appoggiato la nascita dei
distretti.
Nel campo dello sviluppo: nei paesi mediterranei lo Stato è intervenuto meno che negli altri
ü modelli a sostegno dello sviluppo e dell’innovazione; è stato meno capace di produrre beni
collettivi;
Nel campo del welfare e del mercato del lavoro: qui lo stato è intervenuto con una lunga stagione di
riforme e può essere definito una sorta di “RIFORMISMO INCOMPLETO”: molte riforme del welfare per
aumentare la sostenibilità finanziaria del welfare, ma poche per introdurre nuove garanzie e tutele sociali
delle quali avrebbero beneficiato le donne e i giovani, molte riforme per aumentare la flessibilità del lavoro(
soprattutto in entrata, ci sono infinite forme di contratto) ma poche per la sua qualità ( contenuti, cosa si
fa, le competenze).
Queste debolezze ci spiegano perché la crisi del 2008 abbia avuto un impatto così forte in questi paesi.
Nella letteratura scientifica sui modelli di capitalismo ce ne sono quattro ma se uno volesse riassumere
questi modelli si potrebbe riferire a una dicotomia che è stata introdotta in passato da alcuni autori che
distingue tra:
Economie liberali di mercato
ü Economie coordinate di mercato
ü
Dentro a questa dicotomia i paesi mediterranei non rientrano ma allora dove stanno? Per questa ragione i
paesi dell’Europa del sud venivano definiti MISTI, una forma intermedia tra economia liberale e coordinata.
SISTEMA PRODUTTIVO, CREDITO E RUOLO DELLO STATO: QUANDO I VINCOLI NON SONO BENEFICI
Un primo elemento importante è il ruolo dello stato, nel capitalismo mediterraneo si è avuto, e si ha
tuttora, uno stato che:
1. Ha una MACCHINA AMMINISTRATIVO-BUROCRATICA che ha costituito un vincolo e frenato i processi
di sviluppo piuttosto che favorire; nei paesi mediterranei si ha un sistema di regole, autorizzazioni e vincoli
che incidono sui processi legati alla competitività economica in maniera negativa quindi non benefici. Tra
tutti i paesi, Italia e Grecia sono quelli nei quali la macchina amministrativa pubblica è ritenuta il principale
fattore di ostacolo nei confronti dell’arena economica. 29
2. Spende poco in politiche per lo sviluppo e l’innovazione: La bassa spesa pubblica in politiche per lo
sviluppo è una caratteristica storica nei paesi mediterranei. Questa spesa si è ridotta ulteriormente negli
ultimi anni a causa della crescente ricerca della stabilità macroeconomica attraversi l’austerity, che ha
portato a una marcata riduzione della spesa pubblica in alcune aree di intervento; in tutti e 4 i paesi, il
debito pubblico ha raggiunto un livello molto elevato, specialmente in alcuni paesi, il debito pubblico è
stato l’effetto della crisi, più che la sua causa: nel caso spagnolo, l’impatto della crisi ha contribuito alla
riduzione delle politiche di stimolo alla crescita economica e delle politiche a sostegno dello sviluppo di
settori a elevata produttività. Il basso livello di spesa per le politiche per l’innovazione si caratterizza dal
fatto che tutti e 4 i paesi hanno investito una quota di finanziamento molto inferiore alla media europea
per le attività di ricerca e sviluppo; tale quota è bassa in Grecia. Nei paesi mediterranei si hanno più piccole
medie imprese che hanno risorse indogene e limitate rispetto a quelle più grandi del capitalismo
anglosassone o continentale.
3. Spende male, facendo politiche poco efficaci: si spende poco per le politiche per lo sviluppo e si spende
anche male. Solo i 4 del capitalismo mediterraneo si trovano nel quadrante della bassa efficacia delle
politiche per lo sviluppo e della bassa qualità della macchina amministrativa. L’efficienza della pubblica
amministrazione e capacità di fare politiche pubbliche per lo sviluppo efficaci e troviamo i capitalismi
mediterranei nella fascia più bassa, sono deboli, c’è una bassa qualità dei servizi e scarsa efficacia delle
politiche di sviluppo. Quando c’è uno stato efficace il sistema produttivo si innova e cresce a sua volta. Lo
Stato gioca un ruolo molto importante per l’economia. I tagli che sono stati fatti inoltre, sono stati fatti
male perché sono stati dei TAGLI LINEARI, ci sono stati tagli ovunque senza selezionare i tagli buoni da
quelli cattivi. Gli effetti sono stati deleteri.
Come la mettiamo con gli investimenti che le imprese fanno? perché naturalmente gli investimenti
sull’innovazione possono essere fatti dallo Stato ma anche dalle imprese. Anche in questo caso gli
investimenti del settore privato non sono particolarmente elevati: in tessuti produttivi egemonizzati da
imprese di piccole dimensioni, non è pensabile che queste imprese, se non cooperano, possano trovare
grandi risorse economiche per fare degli investimenti. Il basso livello di investimenti è collegato alla
struttura organizzativa, cioè imprese di piccole dimensioni che avrebbero bisogno di interventi di sistema
orientati alla produzione di beni collettivi.
Un altro elemento che caratterizza il rapporto tra sistema produttivo e il sistema dello Stato è la larga
diffusione dell’ECONOMIA SOMMERSA, ovvero il lavoro in nero. Quest’ultima, che si concentra in settori
come l’agricoltura, turismo e edilizia, ha ostacolato un raggiustamento che avrebbe spostato le produzioni
verso la “via alta” per la competitività, dello sviluppo soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno. Questo
peso dell’economia sommersa ha portato le imprese a specializzarsi in prodotti non particolarmente 30
avanzati e a competere sul costo del lavoro anziché sulla qualità dei prodotti e questo ostacola lo
spostamento dell’intero sistema dell’economia italiana.
Altro punto riferito al rapporto tra Stato e innovazione del sistema produttivo è il rapporto con il credito
(banche, investimenti finanziari ecc.).
IL SISTEMA DEL CREDITO è caratterizzato da:
• Da un basso sviluppo del sistema azionario a favore di una forte presenza delle banche come meccanismo
di finanziamento;
• Da un’elevata concentrazione delle proprietà in pochi istituti bancari; (UniCredit, banca intesa ecc.)
• Da una bassa sofisticazione dei mercati finanziari e dal limitato sviluppo di forme di finanziamento
(venture capital).
Altro elemento molto importante che assieme al debito pubblico costituisce l’estrema debolezza del
sistema produttivo dell’Europa mediterranea a dell’Italia è una BASSA PRODUTTIVITA’ DEL LAVORO. Negli
anni 50-60 l’Italia aveva un’alta produttività del lavoro nei momenti del miracolo economico. Cosa si
intende per produttività del lavoro? Si intende la quantità di prodotto ottenuto con impiego di una unità
di lavoro che indica la capacità di un sistema produttivo di generare ricchezza.
L’Italia ha un suo profilo particolare nel capitalismo Mediterraneo:
• L’ITALIA: un aspetto interessante è il maggior peso delle attività manifatturiere rispetto agli altri
capitalismi: nel 2013, Italia e Germania sono stati i due paesi che hanno registrato il maggiore peso, in
termini di occupazione, dell’industria manifatturiera; il caso italiano è molto diverso rispetto al modello
manifatturiero tedesco che si basa su imprese di grandi dimensioni, su relazioni industriali istituzionalizzate
oltre che sul ruolo di grandi banche e sulle politiche proattive dello stato.
I 3 pilastri attorno a cui si è sviluppata una parte impo