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IMMIGRAZIONE E MERCATO DEL LAVORO
LA NUOVA IMMIGRAZIONE VERSO L'ITALIA E I PAESI DEL SUD EUROPA
Negli anni 60 e 70 l'industrializzazione dell'Europa Centro-Nord ha attirato milioni di lavoratori dalle campagne di quella meridionale -> demand driven migration
La vecchia immigrazione è (chiamata così per distinguerla da quella di oggi):
- A tempo e scopo definiti, che non prevede quindi l'insediamento stabile (maschi soli ospiti)
- Autorizzata (permesso di soggiorno e contratto di lavoro)
- Coinvolge persone con origini socio-economiche e profili di istruzione bassi
L'Italia è tra i paesi industriali senza lavoratori stranieri (ma migrazione interna dalle regioni del sud al nord)
Diverse crisi portano all'attuazione di politiche restrittive nei confronti dell'immigrazione, tanto da arrivare a chiudere le frontiere -> alimenta l'insediamento perché molti tentano di restare
Da metà anni 80 si
Assiste ad una ripresa dei flussi migratori: coinvolgono anche paesi dell'Europa meridionale, che diventano destinazioni importanti delle migrazioni, trasformandosi da paesi dell'emigrazione a quelli dell'immigrazione.
In Italia l'aumento dei flussi migratori arriva soprattutto dalla fine degli anni 90, con altissimi ritmi dal 2001: % cittadini stranieri nel 1990 è 1,5% e nel 2016 è >8% (> 5 milioni).
Ancora scarsa acquisizione cittadinanza (anche se in crescita).
11% su forza lavoro.
Nuova emigrazione di giovani istruiti.
Raggiunti livelli dei paesi a più antica immigrazione.
I MODI DI INGRESSO
Attualmente gli immigrati sono ben inseriti dal punto di vista giuridico -> solo 300-500mila sono irregolari (senza permesso di soggiorno).
Anche se fino alla metà degli anni 2000 erano quasi tutti senza permesso per lavoro, per lo più overstayers (coloro che sono entrati con un visto di breve durata non per motivi di lavoro).
alto numero di donne Istruzione: varia, ma in generale bassa Occupazione: prevalenza di lavoratori non qualificati Stato civile: prevalenza di persone non sposate o coniugate ma senza figli Tendenze dei flussi migratori: Aumento delle richieste di asilo politico Aumento delle migrazioni per motivi economici Aumento delle migrazioni per motivi familiari Aumento delle migrazioni per motivi di studio Aumento delle migrazioni per motivi di ricerca di lavoro Aumento delle migrazioni per motivi di fuga da conflitti e guerre Aumento delle migrazioni per motivi climatici Aumento delle migrazioni per motivi di persecuzione religiosa o etnica Aumento delle migrazioni per motivi di ricerca di migliori condizioni di vita Aumento delle migrazioni per motivi di ricerca di libertà e diritti umani Aumento delle migrazioni per motivi di ricerca di opportunità di sviluppo personale e professionaleequilibrio di genere, per lo più sono gruppi mascolinizzati e gruppi femminilizzati (le donne arrivano soprattutto dall'est Europa, gli uomini soprattutto dal nord Africa)
LE MIGRAZIONI FEMMINILI
Immigrazione femminile autonoma:
In passato le donne emigravano al seguito di mariti e padri (ricongiungimenti)
Ora molte donne, spesso istruite, emigrano da sole per lavoro (domestico)
Dalle Filippine e dal Sud America: per lo più giovani e nubili in cerca di emancipazione, ma anche con obblighi familiari
Dall'est Europa: per lo più donne in età matura, sposate o separate, con figli che emigrano per motivi economici
UN'IMMIGRAZIONE PIÙ ISTRUITA
Motivi:
Crescita dell'istruzione nei paesi a elevata pressione migratoria e alto livello formativo dell'Europa orientale
Immigrazione è selettiva, soprattutto quando spontanea e ostacolata: occorrono rilevanti risorse personali, economiche e sociali per affrontarne
difficoltà e costi (associate a maggiore istruzione)
Forte relazione cross-national tra istruzione di immigrati e nativi –> più alto è il profilo d’istruzione della popolazione nativa, tanto più basso è il profilo d’istruzione degli immigrati
In Italia:
L’istruzione degli immigrati è inferiore a quella degli immigrati negli altri paesi europei
È quasi altrettanto elevata quanto quella degli italiani, con differenze per paese d’origine (e problema del riconoscimento del titolo)
DIFFERENZE TRA LAVORATORI NATIVI E IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO
Svantaggio: differenza che non considera le diverse caratteristiche di immigrati e autoctoni
Penalizzazione: svantaggio che rimane una volta considerate le caratteristiche osservabili (no motivazioni, lingua… non osservabili e osservate)
Discriminazione: risultato di comportamenti di datori di lavoro e altri (luoghi comuni, razzismo…)
In Italia:
Discriminazione elevata secondo un'indagine di un po' di anni fa, più alta nelle piccole imprese, ma le relazioni personali possono attenuarla.
PERCHÉ I LAVORATORI IMMIGRATI SONO PENALIZZATI?
Teoria del capitale umano e ipotesi dell'assimilazione: differenze sono solo temporanee perché se anche gli immigrati sono istruiti, il loro capitale umano è almeno all'inizio meno produttivo di quello della popolazione nativa (perché non conoscono la lingua, il funzionamento dell'economia...) -> gli immigrati hanno una minore dotazione di capitale umano rispetto ai nativi, ma quando si insediano stabilmente tendono ad assimilarsi alla società ospite e lo svantaggio si riduce.
Ipotesi dell'assimilazione segmentata: gli immigrati non sembrano recuperare lo svantaggio, anzi questo persiste nel tempo -> la penalizzazione degli immigrati non si riduce nel tempo e quindi vengono intrappolati nel mercato del lavoro.
secondarioL'OCCUPAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA
Il tasso di disoccupazione degli immigrati non è molto superiore a quello dei nati, anche se durante la crisi per i maschi la differenza è un po' cresciuta. Per le donne la differenza tra disoccupate italiane e straniere è di 5 punti percentuali, per gli uomini è 6.
Se si considera il tasso di mancata partecipazione, per entrambi i generi le differenze non superano i 4 punti percentuali.
Il tasso di occupazione degli stranieri è superiore a quello degli italiani e la differenza, che si è ridotta con la crisi, è intorno ai 3-4 punti percentuali (Italia, Irlanda e Grecia sono gli unici paesi in cui il tasso di occupazione straniero è maggiore di quello nativo).
LE DIFFERENZE TERRITORIALI
La maggior parte degli immigrati vive nelle regioni settentrionali, mentre poco più del 15% risiede nel sud -> questo è spiegato dal fatto che al nord c'è più
possibilità di trovare lavoro Tuttavia, nelle regioni settentrionali, dove sono più presenti, gli immigrati sono di gran lunga più disoccupati degli italiani; nelle regioni meridionali, dove gli immigrati sono meno presenti, il loro tasso di disoccupazione è persino inferiore a quello degli italiani. UN'ALTA INSTABILITÀ OCCUPAZIONALE Gli immigrati sono spesso assunti con contratti a tempo determinato, anche se la differenza di lavoratori a tempo determinato tra nativi e stranieri è molto poca. Tuttavia, in Italia gli immigrati sono occupati in condizioni meno stabili. Quasi la metà delle donne immigrate lavora per conto di famiglie con rapporti a tempo indeterminato, che però possono essere interrotti con un semplice preavviso. La metà dei maschi immigrati lavora in piccolissime imprese a tempo indeterminato, senza però avere nessuna garanzia di continuità in quanto non esistono vincoli per il licenziamento. Gli immigrati.Sono più presenti nella fascia più instabile del lavoro a tempo determinato, svolgendo un lavoro interinale o essendo soci di cooperative.
IL LAVORO NERO E GRIGIO
Inizialmente, gli immigrati erano costretti a lavorare in nero, non avendo un permesso di soggiorno che consentisse un'assunzione regolare (anche se poi le sanatorie richiedevano la regolarizzazione del rapporto di lavoro). Nonostante questo, ci sono ancora dei lavori in nero:
- Sono spesso costretti ad accettare le prime occasioni di lavoro che trovano, spesso irregolari
- Sono disponibili ad un lavoro irregolare in quanto non pagano tasse e contributi
Lavoro grigio: gli immigrati vengono assunti a tempo parziale a fronte di un rapporto di fatto a tempo pieno. Questa forma di lavoro consente alle imprese di risparmiare sulle trattenute fiscali e agli immigrati di guadagnare di più al netto e avere maggiore accesso ai servizi.
IL DIFFICILE ACCESSO ALLE OCCUPAZIONI NON MANUALI
La stragrande maggioranza degli immigrati ha difficoltà ad accedere a lavori non manuali.
immigrati occupa i livelli più bassi della scala delle professioni, mentre pochi hanno accesso a lavori non manuali qualificati
Tra le donne immigrate le occupazioni più diffuse sono il lavoro domestico e di assistenza domiciliare agli anziani, seguono i servizi alla persona (bariste, cameriere, addette alle pulizie, lavapiatti, commesse). Poche sono le immigrate operaie e ancora meno quelle che svolgono attività non manuali
Tra gli immigrati maschi prevalgono gli operai specializzati (muratori, elettricisti, fabbri, imbianchini…). Parecchi svolgono mansioni manuali non qualificate (manovali, addetti alle pulizie…), mentre pochi sono i baristi, cuochi e camerieri
Declassamento professionale: per la grande maggioranza di immigrati che hanno avuto un’esperienza lavorativa nel paese d’origine, è facile supporre che la transizione al primo lavoro nel paese d’arrivo sia segnata da un declassamento professionale; anche se i successivi lavori
dovrebbero segnare un recupero almeno parziale del livello di qualificazione professionale raggiunto nel paese d'origine. Una recente indagine Istat, però, ha mostrato che difficilmente si ha un recupero del livello di qualificazione in seguito al primo lavoro nel paese di arrivo.DOVE LAVORANO GLI IMMIGRATI
Industria manifatturiera: lavoro operaio nelle piccole imprese e in quelle meno efficienti, condizioni più dure, sforzo fisico, richiesta di straordinari o turni, mansioni specializzate
Costruzioni
Servizi urbani: lavapiatti, camerieri, cuochi, benzinai, guardiani, facchini -> bad jobs
Agricoltura: soprattutto al sud, spesso senza contratto regolare
Lavoro per le famiglie: attività domestiche e assistenza agli anziani
Badanti e colf
IMMIGRATI E LAVORO INDIPENDENTE
Neanche 2 immigrati indipendenti su 10 sono