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Innalzamento delle aspettative di vita

7. La dissacrazione del tempo

Rappresentazione pluralistica del tempo, i punti di riferimento vengono a mancare. Al calendario si sostituiscono i calendari.

8. Consumo e popolazione

  • La rivoluzione della distribuzione dei beni - rete commerciale tende a razionalizzarsi
  • Nuova concezione della produzione di cultura

Società industriale: Divertimento di massa - pianificazione dello spazio e del tempo

Società postindustriale: la cultura non è più distribuita da un centro produttore

  • Variano velocemente gli spazi e i luoghi della produzione e consumo di cultura
  • Nascono sempre nuovi luoghi della produzione e consumo di cultura
  • Innovazione dei criteri di gusto

9. La destinazione degli spazi urbani

Crisi del principio di programmazione. Città industriale: separazione delle funzioni. Città postindustriale: confusione di funzioni, non è possibile una pianificazione dall'alto. La produzione,

La creazione di ricchezza assume dimensioni immateriali, prodotti virtuali, il bene informatico10. Conflitti d'uso conflitti relativi all'uso dello spazio e del tempo della città lo spazio diventa terra di nessuno, una zona di confine, suscita sospetto, inquietudine, paura. Gli spazi disorientano il residente.

Capitolo 4

L'immigrazione

  1. Multiculturalismo come fatto e come valore
  2. Esodi endoculturali
  3. Immigrazione funzionale Modello fordiano – immigrazione per facilitare occupazione
  4. Le immigrazioni conflittuali
  5. Criminalità degli stranieri, criminalità di seconda generazione, migrazione pauperistica
  6. Fede e istituzioni
  7. Gerarchia dello sviluppo coincide con la geografia della libertà religiosa
  8. Percezioni del diverso

Nella società industriali le elite vedevano nell'afflusso degli immigrati una conferma delle bontà delle proprie istituzioni. Società moderna la vede come equilibrio economico-normativo

difettosoAtteggiamento verso l'estraneo nella fase dell'espansione della società industriale:

  • Paura per la conservazione del lavoro
  • Paure per lavoro sotto retribuito
  • Rischio per la salute pubblica
  • Inquietudini di tipo morale

Questo è dovuto dal:

  • Ciclo economico e la crisi
  • La nascita degli Stati nazione

Movimenti xenofobi, timore della concorrenza dovuto alla crisi di forme tradizionali del lavoro

7. Paure istituzionali

  • La paura dell'disordine pubblico
  • La paura della delegittimazione
  • La paura della fuoruscita dal sistema dei liberi scambi
  • Le paure della scorrettezza politica
  • La paura di ostacolare il processo di globalizzazione

La crescita di timori produce una iperproduzione di regole

Le paure istituzionali: forti campagne di colpevolizzazione delle paure nei confronti dello straniero (legge penale, censura etico - politica)

La comunicazione istituzionale antirazzista finisce per essere delegittimata

8.

L'accoglienza tra welfare e mercato

Problema di migrazione ha impatti di tipo fiscale e ridistributivo.

9. Un diritto duttile

Dibatti sull'introduzione dei diritti personali

La burocratizzazione della vita (Weber)

10. Diritti delle cose, diritti delle persone

Ricco sistema dei diritti della globalizzazione riguarda le merci ma non affronta il problema degli uomini. Nella società postindustriale della globalizzazione la circolazione del lavoro umano gode di garanzie inferiori a quelle attribuite alla circolazione delle merci.

Il progetto di una cittadina universale. Ma questo comporterebbe:

  • Ritorno al collettivismo burocratico/egualitario
  • Crollo di tutti i sistemi di welfare

Il tema della cittadinanza universale andrebbe rivisitato identificando uno spazio universale del lavoro

Capitolo 5

La città insicura

1. Deperimento dei delitti, crescita degli alarmi

Crescente ansia per la criminalità nonostante deperimento di alcune forme di criminalità.

Le alarmi istituzionali invece sono apparse deboli. Le paure agiscono fuori dalla piramide istituzionale. (Il fenomeno si manifesta in presenza di crimini particolarmente odiosi). Alcuni studiosi vedono in esso l'espressione di tendenze conservatrici presenti in strati sociali privati delle risorse.

La politicizzazione della pena e le campagne orientate ad aggravare/allargare la penalizzazione di alcuni comportamenti.

Bauman e la genesi di nuovi alarmi: responsabilità delle istituzioni pubbliche, disposizione ineleggibile delle elite politiche a spostare e localizzare le cause di ansie più profonde - cioè insicurezza esistenziale - nella preoccupazione generale per le minacce alla sicurezza personale.

Le elite governanti agiscono prevalentemente sulla base degli orientamenti del pubblico e delle grandi correnti di coscienza collettiva. La comunicazione pubblica non incontra il favore della collettività e suscita reazioni di ripulsa.

Politiche istituzionali

voglio collettivizzare le coscienze Grosman ipotesi opposta: l'opinione delle gente comune influenza sempre di più le decisioni dello Stato. Marconi crede invece: In una fase di ridefinizione di welfare state non appare allettante la prospettiva di imporre nuovi tagli all'assistenza nel nome di un finanziamento della sicurezza. Altra preoccupazione delle elite: la preservazione del monopolio pubblico della forza. Le istituzioni cercano di mitigare le spinte sociali criminalizzatici e di contrastare i rischi di uno slittamento della protesta sociale in manifestazione di xenofobia e di rifiuto della diversità. 2. La sfiducia nelle terapie di welfare La teoria mertoniana dell'anomia è una classica teoria welferistica. . ma le funzioni di contenimento/neutralizzazione del crimine, proprie del welfare, si sono presentate durante una robusta crescita economica, di una produzione fondata sul lavoro. Ora crisi fiscale dello Stato e la crisi di fiducia nelle

capacità terapeutiche di welfare che ha le radici in questioni materiali non culturali o geopolitici. La fine del lavoro organizzato, invece ci sono devianze generatrici di ricchezza. La nuova criminalità indotta alla fine del lavoro suscita un crescendo di alarmi perché agisce nel quadro dove le regole non sono definite. Nel modello postindustriale l'azione statale non gode di forte legittimazione perché appare inadeguata al compito assegnatole. L'idea del welfare è strettamente legata ad uno Stato e ad un territorio. Nella società della globalizzazione questi concetti vengono sempre di meno. Si affaccia sempre più spesso come ricetta quella della cittadinanza universale. Libera circolazione nel globo, libero accesso alle risorse dei paesi più ricchi. Ma ci sono le critiche che riguardano l'appetibilità della scelta e gli strumenti.

3. La delegittimazione delle politiche di legge e di ordine

I rimedi all'insicurezza

costituiti su concezioni retributive della pena vivono una crisi dilegittimazione come anche gli strumenti di welfare.

Le politiche "tolleranza zero" (giuliani a New York) prevenzione prodotto dallaintimidazione prodotta dalla certezza della pena.

  • Costi economici e costi simbolici
  • Riduzione degli investimenti destinati ad altri comparti della spesa pubblica
  • La moltiplicazione dei controlli
  • La quantità delle norme
  • Il numero delle leggi si moltiplica. La normalizzazione al fine di venire incontroai bisogni degli strati più deboli della società da generale diventa particolare, dastratta , concreta.
  • Matrice burocratica della politica penale
  • Decisioni centralistiche. Ma come è possibile centralizzazione nel contestopostindustriale altamente diversificato e frammentato. In questo contesto ilcentralismo penale perde di significato e di funzioni4. La paura dell'ignoto
  • Il calo di quantità di delitti ma crescita di paure.
dimensione reale dei rischi. La gestione burocratica della sicurezza si basa su una serie di norme e procedure che spesso risultano complesse e poco efficaci nella prevenzione e nel contrasto dei fenomeni criminali. Inoltre, la burocrazia può rallentare i tempi di intervento e rendere difficile la collaborazione tra le diverse istituzioni coinvolte nella gestione della sicurezza. 6. La sicurezza come diritto fondamentale La sicurezza è un diritto fondamentale di ogni individuo e deve essere garantita dallo Stato. Tuttavia, la sua realizzazione può essere compromessa da vari fattori, come la mancanza di risorse economiche, la corruzione, la mancanza di collaborazione tra le istituzioni e la mancanza di consapevolezza da parte dei cittadini. È quindi necessario promuovere una cultura della sicurezza che coinvolga tutti i soggetti interessati e che favorisca la partecipazione attiva dei cittadini nella prevenzione e nel contrasto dei fenomeni criminali. 7. La sicurezza come sfida globale La sicurezza è diventata una sfida globale, in quanto i fenomeni criminali non conoscono confini nazionali. La criminalità organizzata, il terrorismo e la criminalità informatica sono solo alcuni esempi di fenomeni che richiedono una risposta coordinata a livello internazionale. È quindi necessario promuovere la cooperazione tra i diversi Paesi e favorire lo scambio di informazioni e di buone pratiche per contrastare efficacemente questi fenomeni. 8. Conclusioni La sicurezza è un tema complesso e multiforme che richiede un approccio integrato e multidisciplinare. È necessario promuovere una cultura della sicurezza che coinvolga tutti i soggetti interessati e favorisca la partecipazione attiva dei cittadini. Inoltre, è fondamentale promuovere la cooperazione internazionale per contrastare efficacemente i fenomeni criminali a livello globale. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile garantire la sicurezza di tutti i cittadini.definizione pubblica delle medesime. La moltiplicazione dei divieti penali in realtà accresce gli allarmi della società. Statale, locale La società industriale per contrastare il delitto e garantire sicurezza aveva utilizzato la centralizzazione statale dei sistemi repressivi. Il cambiamento della struttura sociale e nuovi mercati della società postindustriale rendono gestione esclusivamente statale delle politiche penali difficile e insufficiente. Crescente criminalità transnazionale. Il crimine non ha confini. Eccessivo delle politiche di sicurezza – la protezione del cittadino ha insidia la vita quotidiana. Soluzioni di tipo comunitario contro la criminalità ma questo comporta la delegittimazione del controllo totale dello Stato e inadeguatezza dei controlli in presenza di nuovi tipi di uso dell’ambiente. Tutto ciò produce: la paura dell’ignoto, forte senso di ripulsa per gli atteggiamenti delle istituzioni pubbliche. Al rischio didelegittimazione per inefficacia le istituzioni rispondono delegittimando la base sociale ed etichettando i bisogni che da essa provengono come politicamente scorretti. 7. La qualità della prevenzione Per venire incontro alle nuove paure: il problema non è di investimenti e di quantità di prevenzione ma di qualità delle politiche di prevenzione e delle scelte in materia repressiva. Il bisogno della sicurezza di tipo qualitativo non quantitativo. Le paure sono prodotte da una pluralità di minacce non prevedibili e non riconducibili logicamente da un contesto sociale come avveniva nella società industriale. La questione di metodo e di procedure: si tratta di costituire una politica della prevenzione su scelte che sia radicata nei bisogni di pubblico. Occorre trasparenza nelle scelte in
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
14 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nadia_87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Marconi Pio.