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PARTE TERZA CAPITOLO 1 COMUNITA’
Toennies e Durkheim sono contemporanei, entrambi elaborano due concetti fondamentali
per spiegare due diverse formazioni sociali che hanno caratterizzato l’epoca pre-moderna
e quella moderna, industriale.
Durkheim distingue tra solidarietà meccanica e organica, questi due termini li troviamo
invertiti in quella che è la distinzione elaborata da Toennies, in cui spiegherà che la
comunità è un organismo spontaneo, qualcosa di organico, mentre la società è qualcosa
di tipo meccanico, dunque una formazione più artificiale, costruita su un tipo di agire
razionale e non di tipo emotivo come nella comunità.
Per Toennies il concetto principale è quello di comunità e lo affronta con toni così enfatici
da risultare, rispetto ad altri autori, un po’ troppo nostalgico, consapevole che il processo
di industrializzazione è qualcosa di inarrestabile, ambirebbe ad un ritorno al passato, a
tutta una serie di caratteristiche per lui fondamentali e che sono simbolo della formazione
comunitaria.
La prima sistematizzazione teorica la abbiamo da Toennies con “comunità e società”,
opera nella quale spiega la distinzione tra le formazioni moderne e quelle pre-moderne.
Anche Toennies, pur avendo grande considerazione della sociologia empirica, crea due
tipi ideali, restando ad un livello teorico, addirittura nella sua analisi lineare, spiegherà
come la comunità ha avuto uno sviluppo, dall’abitazione, ad un villaggio, fino ad arrivare
ad una piccola cittadina, mentre la società si sviluppa a partire dalla vita metropolitana fino
a quella cosmopolita.
La sua distinzione si basa sul concetto che tutte le formazioni sociali, quindi tutto quello
che riguarda la società ha a che vedere con le relazioni tra individui e le relazioni tra
individui si basano per Toennies sul concetto della volontà.
Nella comunità la volontà che unisce gli individui è una volontà naturale, cioè ha a che
vedere con l’essere umano nella sua natura, che ha bisogno di intrattenere relazioni che
siano durature, in questa dimensione si afferma l’HOMO SOCIUS, un individuo orientato
da istinti emotivi, affettivi.
Al contrario nella dimensione della società si afferma l’HOMO AECONOMICUS, orientato
da una volontà razionale, un individuo che intrattiene relazioni per avviare degli scambi
che sono principalmente di natura pratica.
Toennies nella sua analisi lineare di come si sviluppa il passaggio da comunità a società
andrà a distinguere in maniera altrettanto lineare tutte le rispettive caratteristiche, dalle
prime forme comunitarie, l’abitazione fino ad arrivare al villaggio per giungere alla città, per
poi arrivare all’evoluzione della società, dalla vita metropolitana, nazionale per poi
concludersi con quella cosmopolita, ma ciò che distingue la comunità dalla società è la
volontà, naturale nella comunità, razionale nella società.
La distinzione tra comunità e società elaborata da Toennies richiama in parte l’analisi di
Cooley, autore importante della corrente micro dell’interazionismo simbolico, che si
concentra sull’analisi dell’individuo in relazione ad altri individui, al gioco di aspettative
reciproche che si innesca nel momento in cui interagiamo con gli altri e al valore simbolico
che attribuiamo alle reazioni altrui.
Cooley nella sua divisione ideal-tipica, fatta di due categorie:
- Gruppo primario
- Gruppo secondario
Attribuisce grande importanza al gruppo primario, quello secondario diventa quasi una
categoria residuale.
Il gruppo primario per eccellenza secondo Cooley è la famiglia, in quanto agenzia di
socializzazione capace di offrire all’individuo quel bagaglio di conoscenze, di norme che
poi gli consentiranno di sviluppare la sua dimensione sociale nell’individualità.
Nella distinzione gruppo primario, gruppo secondario ci sono molte affinità con l’analisi di
Toennies.
Nel momento in cui Cooley definisce il gruppo primario troviamo affinità con il concetto di
comunità e nel gruppo secondario con quello di società.
Nel gruppo primario abbiamo individui legati dall’interazione diretta, con compiti di tipo
emotivo/affettivo, all’interno di questa dimensione si sviluppa molto spesso una figura che
ha il compito di guidare il gruppo.
Nel gruppo secondario siamo di fronte ad un gruppo formale, in cui le persone non si sono
scelte reciprocamente, che sviluppano uno scopo di tipo pratico, funzionale e che ha una
base che richiama la società, perché gruppo rivolto ad uno scopo di tipo utilitaristico.
Per Cooley nella scelta di una priorità tra i due gruppi, l’importanza maggiore viene affidata
al gruppo primario che a parte la famiglia si arricchisce della comunità del vicinato, degli
amici, che costituiscono tutti quei gruppi che consentono all’individuo, non solo di
sviluppare il proprio se, ma anche di perseguire degli scopi che per lui sono superiori,
rispetto a quelli che si pone il gruppo secondario.
Max Weber nell’opera “economia e società” riprende i due concetti di comunità e società,
ma con un atteggiamento meno nostalgico rispetto a Toennies, soprattutto considerando
comunità e società ideal-tipi, concetti astratti, ritiene che nella dimensione empirica queste
due categorie possono inglobarsi l’una nell’altra.
Per Weber la sociologia come scienza ha l’obiettivo di comprendere l’agire sociale e poi
studiarlo causalmente nel suo corso e nei suoi effetti.
Weber distingue quattro tipi ideali di agire:
- L’agire razionale rispetto allo scopo: è orientato ad un obiettivo che è solitamente di tipo
pratico, economico e viene in vista del raggiungimento di uno scopo.
- L’agire razionale rispetto al valore: è un agire che non è mosso dal soddisfacimento di
uno scopo, ma che ha un valore in se, l’individuo attribuisce un valore al suo
comportamento (il capitano che affonda con la nave).
- L’agire tradizionale: è un agire basato sulle convenzioni.
- L’agire affettivo: è fondato sulle dimensioni emotive, non ha nulla di razionale.
Agire affettivo e tradizionale sono secondo Weber tipi di agire che affondano in una
dimensione psicologica e non sono caratteristici della società industriale, della quale è
invece il tipo di agire caratteristico quello razionale rispetto allo scopo, sul quale
concentrerà la sua analisi.
Weber contrariamente a Toennies rintraccerà nella dimensione comunitaria qualche logica
che non sempre affonda nell’empatia, per definire comunità e società spiega che
all’interno di questi due tipi ideali si possono rintracciare due tipi di agire diversi, diverse
relazioni sociali:
Nella comunità: si sviluppano relazioni fondate sul senso di appartenenza.
Nella società: le relazioni sono regolate da stipulazioni, impegni reciproci presi
formalmente.
Proprio perché riconosce che si tratta di classificazioni create ad hoc dal ricercatore, si
rende conto che spesso le relazioni comunitarie possono sconfinare in qualcosa che
riguarda la dimensione societaria e viceversa.
Weber attribuisce grande importanza all’associazione, che fondamentalmente è la società
e spiega che in molti casi l’individuo diventa membro di un’associazione anche in base alle
proprie qualità umane, principio che dovrebbe essere caratteristico di una dimensione
comunitaria, ammette quindi la contaminazione reciproca tra le due dimensioni, dedica
una sezione ai generi di comunità più importanti, approfondendo quella domestica,
rilevando quanto il supporto del vicinato può apparire fondamentale , non solo per la
vicinanza spaziale ma in virtù di un rapporto fondato sul mutuo aiuto che secondo Weber
si basa sul principio “come tu a me, così io a te” per nulla sentimentale, bensì interessato
un rapporto al massimo di fratellanza ma non fraterno.
L’agire tipico della dimensione societaria è quello razionale rispetto allo scopo, nella sua
analisi della società capitalista rintraccerà una connessione tra lo sviluppo del capitalismo
e la mentalità legata all’etica protestante, in particolare al calvinismo, andando a
rintracciare in qualcosa che ha dimensione economica una mentalità, è molto interessato
alla dimensione culturale, per lui tutto ciò che è realtà è strettamente legato con i valori.
Dagli anni ’30 del ‘900 soprattutto grazie alla scuola di Chicago si affermano i comunity
studies (studi di comunità) di cui un esempio emblematico è la ricerca condotta dai coniugi
Lynd che si chiama Middletown, di cui ne viene pubblicato il resoconto nel 1929.
Questa cittadina. Middletown non è il suo vero nome, viene studiata in relazione al
concetto di comunità, i due studiosi cercano di trasferire su un piano empirico la dicotomia
di Toennies, il risultato della ricerca sarà che il concetto di società ha in qualche modo
intaccato la dimensione comunitaria, qualche anno dopo i coniugi condussero quella che
viene definita un’analisi di ritorno che portò a delle risultanze diverse.
I coniugi Lynd iniziano a studiare attraverso l’osservazione e l’intervista le dinamiche
presenti all’interno della comunità di Middletown, in particolar modo studiano i rapporti di
potere, le gerarchie di ruolo e status, i diversi gruppi familiari e i comportamenti di
consumo, ritrovando paradossalmente tutto quello che definiva la società in un contesto
comunitario, il loro unico errore, che sarà poi rilevato dagli studiosi della scuola di
Francoforte, è stato quello di assurgere Middletown emblema di una dimensione
comunitaria, nella quale invece si riscontrano tutte le caratteristiche di una società.
La ricerca di Midlletown è un case study, il case study in sociologia è lo studio di un
contesto specifico è quindi difficile ambire a delle generalizzazioni, i risultati sono ancorati
alla realtà osservata, proprio questo muoverà alcune critiche allo studio di Middletown, i
comunity studies cercano di unire la dimensione macro a quella micro.
Lo studio dei coniugi Lynd resta comunque molto importante per la tradizione dei comunity
studies.
Orkheimer e Adorno da un lato apprezzano che attraverso lo studio di comunità si possa
portare avanti uno studio empirico, dall’altro riconoscono quelli che possono essere i limiti
degli studi così circoscritti di realtà così specifiche.
In Italia gli studi di comunità sono sta