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CUSTODE.
In più incide pesantemente sulla privacy, che in nome di una sicurezza che non è assolutamente garantita, viene
continuamente e profondamente violata.
Quindi il discorso simbolico sulla vista ha molto a che fare con il nostro quotidiano. Noi ci identifichiamo nei nostri occhi,
che sono un perfetto canale di riconoscimento (e questo rimanda ai rapporti primari). L’importanza del rapporto visivo
è dovuta al fatto che cerchiamo di vedere nell’altro un interesse per noi stessi.
Inoltre attraverso lo sguardo si annulla il corporeo. Se pensiamo alla cultura digitale che deriva da numero, cioè implica
la riduzione della realtà a numero, non possiamo non notare come questa sia anche la logica del computer che
trasforma la realtà in numeri simbolicamente molto più rassicuranti. In questo modo la nostra cultura è ridotta e
costruita su codici binari, anche se man mano che le informazioni vengono ridotte in forma numerica si perdono dati ed
altre informazioni.
MORIN nel suo libro, affronta per quel che riguarda la cultura, il problema degli ERRORI COGNITIVI ma soprattutto parla
di CONOSCENZA PERTINENTE.
La CONOSCENZA PERTINENTE è quella che utilizza tutti gli aspetti rilevanti per comprendere un dato problema. In
genere però la nostra conoscenza non funziona così. C’è una cultura dell’IPERSPECIALIZZAZIONE, per cui ogni
argomento è precisamente incasellato secondo gli aspetti che chi lo incasella ritiene più importanti. Quindi qualcuno
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decide qual è l’aspetto precipuo per cui un argomento appartiene ad una data disciplina e lo cataloga di conseguenza,
trascurando però tutti gli altri aspetti. Ogni giorno si mette in atto un comportamento che chiama in causa una miriade
di altri comportamenti che hanno diverse relazioni tra loro. Quindi ogni cosa va analizzata dal punto di vista di più
discipline: dobbiamo specializzarci con intelligenza, senza autoreferenzialità.
Altro aspetto importante è quello delle LIBIDINES che sono teorie della filosofia antica relative all’atto del conoscere,
che cercano di rispondere alla domanda “perché conosciamo?”.
Le risposte fornite da Maffesoli sono: 1) per controllare, 2) per il gusto di sapere e 3) perché conoscere mi piace. Però
quest’ultimo aspetto nella nostra cultura non c’è e la conoscenza è tutta improntata al sapere in quanto possibilità di
SAPER CONTROLLARE, quindi è intrinsecamente un SAPERE DI DOMINIO.
Il metodo degli antichi romani del DIVIDE ET IMPERA è sempre attuale perché conviene al potere che il sapere sia diviso
perché in questo modo è più controllabile. Dobbiamo quindi porci il problema dell’interpretazione della realtà, non
mettendoci nell’ottica che quello che noi facciamo va bene e quello che fanno gli altri no.
Altri importanti movimenti simbolici sono CONFONDERE E DISTINGUERE. In genere pensiamo che se ci sono più cose
insieme questo sia confondente e quindi il dividere diventa un modo rassicurante di conoscere le cose. La nostra cultura
andrebbe rimodulata per agire sulla realtà e trovare soluzioni polivalenti.
Il modo per risolvere questo problema è puntare su un’educazione che valorizzi un tipo di sensibilità dettata dal buon
senso. Ma la logica oppositiva è talmente marcata che le persone si mettono sempre in conflitto è non si cerca
complementareità. E’ sempre un problema di potere.
Contro una logica così servono umiltà, capacità relazionale e cooperazione: bisogna rendersi conto che non si può fare
da soli.
Altro aspetto molto importante è quello che riguarda l’EQUILIBRIO PLANETARIO che oggi è a RISCHIO perché non si
conosce il grado di RESILIENZA del pianeta.
La RESILIENZA è la capacità di valutare quanto tempo ci vorrebbe alla terra – una volta uscita dalla sua situazione
ottimale – per ritornarvi. E questa è una cosa che nessuno sa. L’ambiente quindi è un grande problema per la difficoltà
di categorizzarlo e di decidere chi se ne deve occupare. La difficoltà è in quale punto di vista scegliere, anche perché non
c’è un modo semplice per affrontare il problema. La nostra conoscenza non sa unire il suo paradigma è dividere.
Però su questo MORIN ha una prospettiva OTTIMISTICA. Infatti sostiene – a differenza di tanti che hanno affermato che
non c’è un valore comune all’umanità – che è proprio la SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE il VALORE COMUNE.
Questo concetto introduce quindi come PARAMETRO COMUNE L’EQUILIBRIO PLANETARIO che è una cosa che riguarda
tutti, ed a cui andrebbe pensato in modo CONTEMPORANEO. Cioè ci si dovrebbe rendere conto di essere
contemporaneamente più cose che creano diverse aspettative. Per questo MORIN parla degli ANELLI strutture
simboliche che hanno aspetti contemporaneamente comuni (per es. io sono allo stesso tempo individuo, membro della
società e membro della specie umana). Avendo aspetti che convivono contemporaneamente, ci sono anche aspettative
che esistono contemporaneamente, mentre nella nostra cultura si ragiona più per AUT….AUT cioè per esclusione.
La nostra prassi si inserisce in queste dinamiche: noi pensiamo che il nostro apporto sia minimo, ma se ci ricordiamo
dell’EFFETTO FARFALLA vediamo che a qualsiasi nostra azione può corrispondere una reazione imprevedibile. Quindi
devo percepirmi all’interno di un contesto in cui non posso essere deresponsabilizzato soprattutto per quello che
riguarda la cura della terra e dell’ambiente.
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20 – Sesso e genere – differenze di genere e riflessi sul sistema dei ruoli- il problema della violenza - l’ecologia
dell’azione di Morin- complessità dell’agire: denaro e fini intermedi – l’azione dotata di senso di Weber
Il genere sessuale è un problema di ruolo. C’è una differenza tra il sesso inteso come sesso fisiologico (M o F) e quello
che significa avere un dato ruolo sessuale nella società. Il sesso va quindi visto come uno status ascritto.
Nelle diverse culture del mondo e nei tempi più antichi la preminenza di genere era riservata al sesso femminile
(rifacendosi ai vari culti della Grande Madre, basati principalmente sul fatto che all’epoca la madre era sempre certa e
su di ella si potevano basare e ricostruire le discendenze).
Poi con la cultura monoteista il dio è diventato padre, c’è stato quindi un cambiamento di status, per cui la donna da
centro del mondo è diventata un soggetto debole e sottomesso.
Il problema del genere passa per la cultura implicita, cioè un tipo di cultura che non viene mai criticamente aggiornata e
si basa su stereotipi accettati passivamente, che però finiscono con l’influenzare il futuro in termini di scelta di vita,
professionali, ecc.
Il ruolo femminile e di madre è connesso con il fatto che nelle grandi culture tradizionali la NASCITA è associata al
SACRO, a qualcosa di magico e mistico: quindi la donna ha maggiori responsabilità relativamente al”prendersi cura” e
per questo spesso la “cura” viene associata al genere femminile.
L’attuale rimescolamento dei ruoli influenza questa impostazione culturale, il maschio non ha più privilegi standard ed
automatici come in passato, quindi si sente minacciato da questa situazione e se non ha gli strumenti culturali per
gestirla i suoi comportamenti diventano aggressivi e violenti. C’è una quota di violenza familiare anche femminile,
ovviamente, ma in misura molto minore. Quindi la cultura è molto importante per la lotta alla violenza di genere.
Questo problema della violenza si ripropone a livello a più ampio nella violenza e elle guerre tra stati che negli ultimi 20
anni sono ricominciate ad esserci un po’ dappertutto nel mondo.
Legato a questo è anche il concetto di solidarietà alle vittime, che nel caso della violenza sulle donne è molto grave,
perché spesso non si trova solidarietà a livello familiare, sociale, ecc.
Alla base di tutto c’è il paradigma standardizzato per cui la donna deve obbedire e se non lo fa è colpevole in qualche
modo.
Nella nostra cultura fino ad oggi i massimi vertici del potere sono stati occupati da uomini.
WEBER- TEORIA DELL’AZIONE – Ritornando ai fondamentali concetti di STRUTTURA Ed AZIONE, MORIN ci dice che
l’uomo è sradicato come condizione esistenziale. Si cerca di rimediare a questo senso di sradicamento con la struttura
di cui circondiamo, per dare un senso di solidità a tutto. In quest’ottica STRUTTURA ed AZIONE sono due aspetti che
vanno messi in relazione e considerati contemporaneamente.
Weber parla anche del CARISMA POLITICO, cioè un fascino inspiegabile per cui una persona riesce ad essere un capo ed
a farsi seguire da grandi masse di persone.
Tornando alla TEORIA DELL’AZIONE Weber dice che perché interessi la sociologia si deve trattare di un’azione dotata
di senso, cioè un’azione razionale che ha luogo in un determinato contesto e di cui si valutano le caratteristiche
qualitative e strutturali. Stiamo quindi parlando di un’AZIONE PROGETTUALE, azione che quindi è concretamente calata
nel mondo.
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Secondo Weber il mondo di per sé non ha senso; è l’agire che crea il senso, perché l’uomo attraverso la cultura cerca
delle concezioni per capire perché esistiamo.
Simmel a sua volta sottolinea l’importanza del DENARO, che è un passaggio obbligato per qualsiasi cosa si voglia fare. Il
DENARO è uno STRUMENTO non un fine: Ha senso in una cultura complessa dove diventa un EQUIVALENTE
UNIVERSALE, in quanto permette di raggiungere qualsiasi cosa. Questo è il motivo per cui si cerca di avere sempre più
denaro.
quando Weber parla di un’azione dotata di senso si riferisce ad un’azione che ha presente tutti i passaggi che abbiamo
detto e che contiene nel suo svolgersi aspetti più o meno negativi e positivi. Tutti gli aspetti vanno valutati, e comunque
va detto che ogni azione non è solo di chi la fa, perché tocca anche altri aspetti ed interessi.
Quindi l’AZIONE è un concetto COMPLESSO, specie se inserito nel costante divenire sociale.
MORIN parla della CONDIZIONE UMANA dicendo che in ogni azione c’è una parte di RISCHIO e SCOMMESSA, però noi
ci rifiutiamo di pensare in questi termini, mentre il nostro agire invece ci espone a rischiare.
WEBER sostiene che l’agire è connesso con la RESPONSABILITA’di ciò che si fa. L’ASPETTATIVA in questo caso è basata
sull’INCERTEZZA e l’IMPREVISTO. Quindi l’idea di AZIONE deve essere con