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La pressione delle mete proposte dal sistema di valori nella società capitalistica e industrializzata
Ciascun individuo subisce la pressione delle mete proposte dal sistema di valori su cui si fonda la società (quella capitalistica e industrializzata). Ma a causa della divisione in classi sociali non tutti gli individui hanno gli stessi mezzi legittimi disponibili per realizzare le mete proposte, che sono quelle della società capitalistica e cioè il benessere e la ricchezza. Chiaramente le situazioni devianti sono più comuni fra le classi inferiori, perché queste devono superare molti più ostacoli per ottenere il successo economico.
Legato a questa teoria troviamo Albert Cohen, con la sua teoria delle subculture. La teoria delle subculture (Cohen): l'emergere del conflitto (tra norme strutturali e norme culturali). Secondo egli, dato che non tutti hanno uguale accesso a mezzi strutturalmente disponibili, si sviluppano le sottoculture, che, partendo dalle culture, ridisegnano il sistema mezzi - fini in modo da renderlo accessibile a tutti i membri.
del gruppo. Anche se questi due autori accettano che la società sia ricca di queste sottoculture, Merton e Cohen rimangono chiaramente funzionalisti, poiché partono dall'esistenza di un solo complesso dominante di valori e trattano le sottoculture come reazioni contro questo sistema. Possiamo poi dire che Merton, con la sua teoria sulle disfunzioni e non funzioni e di disuguaglianza, si avvicina alla teoria del conflitto, perché mostra di avere una visione più critica della società rispetto a quella di Parsons, quindi presenta ai funzionalisti la necessità, non solo di spiegare, ma anche di valutare criticamente i contributi delle varie istituzioni sociali (proprio per questo si parla di funzionalismo critico) ed evita quell'accusa di conservatorismo, spesso rivolta ai funzionalisti che, ignorando gli effetti disfunzionali, appaiono implicitamente favorevoli allo status quo. Evoluzione delle società L'evoluzione dellasocietà: differenziazione (Spencer, Tonnies, Durkheim) e modernizzazione (dal tradizionale al moderno: la filosofia del progresso) Uno degli assunti chiave del funzionalismo è il concetto di differenziazione: una teoria su come le società cambiano, si adattano e si sviluppano per diventare più specializzate. (Da Spencer, evoluzionismo) Teoria della differenziazione, considerata per molti anni la teoria funzionalista del cambiamento, un'estensione naturale della metafora del sistema. Applicata alla società, la differenziazione si riferisce all'idea che istituzioni sociali specifiche si separino l'una dall'altra e svolgano compiti di crescente specializzazione, necessari per il funzionamento del sistema più ampio. Negli organismi biologici e nella società, la differenziazione ha luogo quando cresce la complessità dei sistemi. Lo stesso vale per i sistemi sociali; Il sistema mantiene la sua integrazione attraverso laLa differenziazione dei sottosistemi. Ciò che Parsons e colleghi traggono da questi precedenti studiosi (Spencer, Durkheim) è l'idea che il cambiamento sociale sia progressivo, che segua un percorso prestabilito verso un futuro "migliore", "più completo", verso uno stato sistemico più adatto al suo ambiente - una posizione divenuta nota come teoria della modernizzazione.
Che cosa si intende con modernizzazione? In parte, "modernizzazione" significa accoglimento delle caratteristiche delle società "moderne", come il capitalismo di libero mercato e la democrazia, considerate implicitamente superiori alle alternative premoderne. Moore suggerisce che la modernizzazione non sia niente di meno che una "totale trasformazione" che coinvolge la tecnologia, l'economia, la struttura politica e l'organizzazione sociale. Smelser riassume le diverse trasformazioni strutturali incluse nella modernizzazione:
accettazione della conoscenza scientifica e della tecnologia; - passaggio dall'agricoltura di sussistenza all'agricoltura commerciale; - passaggio dalla forza umana e animale alle macchine e all'energia; - urbanizzazione e "concentrazione spaziale della forza lavoro"; - democratizzazione della struttura politica; - maggiore enfasi e sviluppo dell'educazione, della conoscenza e dell'apprendimento di competenze; - secolarizzazione della sfera religiosa; - declino delle tradizionali strutture di parentela e maggiore specializzazione dei ruoli della famiglia; - passaggio da status predefinito a status raggiunto, maggiore possibilità di mobilità sociale. Critiche al funzionalismo Quali sono i punti deboli che attirarono le critiche provenienti dalle prospettive rivali? Ce ne sono molti, ma possono essere raggruppati in due filoni principali. Il primo è che il funzionalismo si concentra solo sulla società o sulla struttura sociale, e haDiconseguenza poco da dire sugli individui. Infatti molti funzionalisti, sembravano considerare gli individui il prodotto della società, non i produttori. A reagire contro questo contro questo determinismo strutturale, furono tra gli altri, in forme differenti, i teorici dello scambio, gli interazionisti e alcuni marxisti.
Il secondo filone riguarda l'insito conservatorismo del funzionalismo. Termine "conservatorismo" non nel senso politico, ma nel senso che, come prospettiva, il funzionalismo dà per scontata l'esistenza di una condizione "naturale" e "sana" della società (modello medico della società) e perciò è caratterizzato dall'incapacità relativa di concepire il cambiamento, cioè lo prevede ma solo in funzione del mantenimento di quel sistema.
CAPITOLO 4. TEORIA DEL CONFLITTO
Negli anni '60 mentre il funzionalismo comincia a declinare, i sociologi si indirizzano verso prospettive alternative.
La teoria del conflitto parte dall'assunto che il mondo è definibile attraverso le differenze, articolate sotto forma di gruppi di interesse, in competizione per il potere. Non esiste un'unica, indifferenziata corrente di pensiero definibile come teoria del conflitto: essa è un variegato insieme di contributi provenienti da tutto il mondo e si presenta come alternativa diretta del funzionalismo. Il teorico principale è Ralf Dahrendorf, che afferma che il progetto funzionalista ha fallito perché guarda solo un aspetto della società: il consenso. Consenso e conflitto coesistono, invece, come facce della stessa medaglia. Dahrendorf non vuole abbandonare le intuizioni del funzionalismo ma ne ha semplicemente evidenziato i difetti, sviluppando a suo complemento la teoria del conflitto. Mills, durante gli anni '50, è stato uno dei pochi sociologi statunitensi importanti a sfidare realmente il funzionalismo. Egli fornisce, nella sua opera "L'immaginazione sociologica", una critica radicale al funzionalismo e propone una prospettiva di conflitto che mette in luce le disuguaglianze sociali e le dinamiche di potere presenti nella società.società americana, una nuova prospettiva delle gerarchie di potere, l'elite del potere, tesa a mostrare come gruppi di interesse di alto livello nell'economia, nel governo e nell'apparato militare cospirino per proteggere vicendevolmente i propri interesse e mantenere il potere. Il conflitto non è solo un' anomalia, ma dilaga in tutta la società in generale, i sociologi iniziano così a riconoscere il dovere di trattarlo come tale.
- Distanza dal modello funzionalista (che vedeva il conflitto come "deviazione" da un sistema di valori condiviso).
- Modelli consensualistici vs. modelli conflittuali
- Società plurale.
- Conflitto come caratteristica di base della società, pertanto al centro dell'analisi sociologica.
- Abbandono del progetto di costruzione di una "teoria sistematica"
Se i conflitti tra gruppi e individui, le differenze di opinioni di stili di vita, non fossero anomalie generate da
disfunzioni del sistema, bensì fossero fenomeni naturali? Le tesi del conflitto Possiamo presentare la teoria del conflitto attraverso quattro proposizioni: 1- Gli individui e i gruppi non condividono necessariamente gli stessi valori o gli stessi scopi; 2- Talvolta gli scopi di un gruppo sono incompatibili con quelli di un altro; 3- In tali casi si può raggiungere un compromesso ma, se non è possibile, il conflitto può essere inevitabile; 4- Probabile che chiunque ottenga il predominio presenti i suoi valori come i valori. Otteniamo quindi, una visione della società come arena, in cui ognuno cerca di fare un po' meglio degli altri, per ottenere una maggiore quantità di potere e influenza. La società viene vista come un'arena di combattimento, in cui i partecipanti cercano di promuovere attivamente i propri interessi di fronte a quelli dei rivali. Questa teoria non è un'ideologia politica, ma presenta un modello sociologico.Di ciò che la società è, vale a dire una realtà attraversata dal conflitto. Relativismo culturale: Teoria secondo cui ogni cultura e ogni comunità dispongono di propri particolari sistemi di valori. Questo punto di vista è stato avanzato in maniera convincente nell'antropologia sociale attraverso alcuni autori quali Boas, Benedict, Mead. Essi rivolsero una sfida agli approcci "universalistici": anziché cercare di individuare le leggi generali su come le società funzionano, i relativisti hanno la necessità di comprendere le pratiche particolari nei loro contesti. Quindi, comprensione delle pratiche nei contesti entro i quali hanno luogo e rifiuto e critica dell'etnocentrismo tipico del funzionalismo, apprezzando invece la diversità della cultura umana. Non ha a che fare con condivisione o riconoscimento di legittimità: solo comprensione del senso situato. Relativismo vs Teoria del Conflitto
(differenze tra culture vs come coesistono culture diverse nello stesso ambito) La teoria del conflitto è innatamente relativista, e poiché riconosce la centralità della differenza, prova a fare un passo oltre e a guardare come all'interno delle società esiste una gamma apparentemente infinita di convinzioni, preferenze, valori e priorità differenti che si manifestano nella pratica come voce che cercano di ricevere ascolto → Osservazione di come voci e valori coesistono. Teoria delle subculture Non si tratta di mancata comprensione della "cultura dominante", ma determinati valori costituiscono di per sé una "cultura dominante" all'interno di un certo gruppo. In questo senso non si configurano come "anormale" socializzazione al sistema di norme e valori dominante, ma come "normale" socializzazione a quello del gruppo. Gruppi di interesse L'unità fondamentale per analizzare granparte della teoria del conflitto, con gruppi di interesse, si intende ogni collettivo di persone che sono unite da interessi condivisi. La società, dunque.