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Il sistema politico italiano
Le caratteristiche principali del sistema politico italiano sono state influenzate da diverse tappe che hanno segnato il suo sviluppo.
Per descrivere l'evoluzione del sistema politico italiano, possiamo focalizzarci su tre tappe principali: la formazione di uno stato unitario, la sua tortuosa democratizzazione e la collocazione del paese nello scenario internazionale.
L'Italia preunitaria (1815)
Nel 1815, Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli erano territori austro-ungarici, mentre c'erano il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa (con Bologna) e il Regno delle Due Sicilie. Questa situazione era molto frammentata, con diverse tradizioni politiche e amministrative. Ancora oggi, in Lombardia, Friuli, Veneto e Trentino, che facevano parte dell'antico territorio austro-ungarico, esiste un sistema catastale più sofisticato rispetto al resto del paese.
Perché esiste la vecchia procedura austro-ungarica. C'erano diversi modi di amministrare la questione politica, di suddividere le terre, di interagire col governo.
L'Italia è uno stato relativamente giovane se comparato con gli altri paesi europei. L'unificazione dell'Italia avvenne per incorporazione nello stato sabaudo. Gli storici sono divisi tra unificazione voluta da tutti e unificazione non voluta; c'è stato un processo di incorporazione dell'Italia da parte del regno sabaudo e della Germania da parte della Prussia; sono due processi simili in cui un'unità statuale si allarga ad includere le altre unità statuali, questo è successo in Italia e in Germania. Non a caso, nei primi decenni dell'unificazione di entrambi questi grandi paesi, il modello amministrativo che viene imposto è quello dell'unità che ha incluso (cioè il modello amministrativo prussiano viene imposto agli).
Altri land e il modello amministrativo italiano viene imposto alle altre regioni). Alla fine, vi è un processo dal punto di vista politico-amministrativo di incorporazione, di allargamento dei confini dello stato sabaudo. Fu un processo molto complicato, Roma fu annessa solo nel '70, in cui non vi sono, come hanno la fortuna di avere gli altri paesi, confini naturali, non abbiamo neanche dei confini linguistico-culturali, perché abbiamo incluso delle minoranze, quindi i confini del paese furono fissati con difficoltà. Queste sono fratture che hanno avuto effetti per decenni; larghi strati della popolazione rimasero legati alle vecchie case regnanti (il processo di unificazione d'Italia è un'idea illuministica delle élite dei paesi che componevano la penisola italiana). Differenze culturali sono persistite per decenni. La parte più significativa del processo avvenne nel 1861, ma Roma fu annessa solo nel 1870 e altri.
territori attesero sino al 1918. L'opposizione più decisa fu quella cattolica a seguito della presa di Roma e il successivo Non expedit. La questione cattolica fu ricomposta solo con il Patto Gentiloni (1913) e con i patti lateranensi (1929). Le élite meridionali e parte della popolazione guardavano con nostalgia ai Borbone. I CARATTERI DEL NUOVO STATO Come nasce questo nuovo stato unificato? Inizialmente lo stato unitario cerca di ricalcare lo stato sabaudo: stessa casa regnante, stessa costituzione, stesso modo di organizzare la burocrazia, stesso modo di funzionare del parlamento. Il processo di "nazionalizzazione" delle élite fu estremamente lento. Il nostro è un paese che ha avuto per decenni una simmetria di potere tra le élite, nel senso che le élite politiche amministrative piemontesi contavano più delle altre élite locali. Il sistema amministrativo fu imposto dalla monarchia piemontese. La cosiddettameridionalizzazione dellaburocrazia cominciò solo agli inizi del 900. Per almeno una quarantina d’anni i piemontesi dominavano l’amministrazione; vi era una tendenza dei piemontesi a considerare se stessi come piemontesi piuttosto che come italiani. Lo stato era accentrato: non esistevano le regioni, e gli enti locali erano largamente subordinati alla figura del prefetto. Tuttavia, esistevano grandi differenze tra nord e sud e dentro le macro-aree regionali. C’era uno stato fortemente accentrato in cui il governo locale era debolissimo e comandava il prefetto, e le leggi erano simili per tutti e i prefetti cercavano di applicare ovunque allo stesso modo in un paese che aveva non solo grandi differenze tra nord e sud, ma una serie di problemi anche nelle macro-aree regionali (grande paradosso: governo centralizzato che governava con stessi leggi un sistema estremamente diversificato). Proprio per la sofferenza che il paese dovette subire a causa di questa forte meridionalizzazione, si iniziò a pensare a una maggiore autonomia delle regioni e a una decentralizzazione del potere.centralizzazione dello stato, nonostante la estrema diversità del paese, giustifica non solo una serie di eventi successivi ma anche la previsione delle regioni nella nostra costituzione repubblicana.LA PRIMA DEMOCRATIZZAZIONE DEL SPI
In questo contesto avviene la prima democratizzazione del sistema politico italiano. Si afferma rapidamente il sistema parlamentare, ma con due principali fattori di debolezza:
- L'opposizione cattolica diminuiva la legittimità dello stato: il fatto che i cattolici fino al 1913 non si impegnano in politica diminuiva strutturalmente la legittimazione dello stato e anche del parlamento, perché i cattolici non erano rappresentati in parlamento. Quindi in un contesto di voto limitato, censitario, il parlamento rappresentava solamente la borghesia liberale.
- I partiti liberali non erano radicati sul territorio (il suffragio rimaneva molto ristretto). Sostanzialmente noi per 40 anni abbiamo avuto un parlamento forte, che
però aveva due fattori di debolezza: non rappresentava i cattolici (perché i cattolici non giocano al gioco democratico) e i partiti liberali che hanno una maggioranza in questo parlamento sono partiti di notabili, cioè non hanno un radicamento sul territorio, sono notabili locali che, essendo un suffragio molto ristretto, vengono votati da amici, non comunicavano con il territorio.
All'inizio del 900 cominciano a formarsi grandi partiti, come il partito socialista e il partito popolare, e dopo la prima GM, con l'allargamento del suffragio, il parlamento si paralizza. Il parlamento italiano nel 1919 era paralizzato dalla divisione tra i nuovi partiti di massa (socialista e popolare) e vecchia élite liberale.
Tra il 19 e il 21 il sistema politico italiano è attraversato da violenze politiche: il partito socialista arriva ad avere un terzo dei seggi in parlamento; insieme al partito popolare potrebbero fare una maggioranza, impedendo l'ascesa di Mussolini.
ma non si mettono d'accordo e questa fase di prima democratizzazione entra in crisi e c'è l'avvento del Fascismo. La prima democratizzazione fallisce e diventa una dittatura perché i due principali partiti di massa non si mettono d'accordo, non riescono a fare una maggioranza (perché c'è una divisione ideologica tra essi); ciò consente a Benito Mussolini di diventare capo del governo. Comincia la prima crisi di democratizzazione del SPI. Per 20 anni il processo di democratizzazione italiano viene interrotto. Il Fascismo è la conseguenza del fallimento della prima democratizzazione del sistema politico italiano. L'AVVENTO DEL FASCISMO Mussolini fu nominato capo del governo, sebbene la nomina seguisse esibizioni di forza e violenza come la marcia su Roma (1922). Dal 1925 il Partito Nazionale Fascista fu l'unico ammesso. Nel suo sviluppo, il regime fascista rimase sospeso tra autoritarismo e totalitarismo. Adifferenza che nei totalitarismi, alcuni attori sociali mantennero la propria autonomia e contribuirono alla caduta di Mussolini (1943). DOPO IL FASCISMO C'era un problema serio: i partiti erano in larga misura contrari alla monarchia e volevano guidare il processo di transizione (le élite politiche antifasciste sono contrarie alla monarchia, mentre una parte consistente della popolazione la vuole). Dal 1944 al 1946 c'è una coalizione di tutti partiti che guidò il paese rinviando la soluzione delle questioni più spinose (monarchia e costituzione). Nel 1946 c'è il referendum che fa vincere la forma repubblicana ed emerge in questi anni la democrazia cristiana di De Gasperi, che verrà consolidata con le elezioni del '48. In questi 4 anni, a cavallo tra le fine della guerra e referendum del 46 e costituzione del 48, si formano le basi del nuovo SPI democratico, cioè riparte quel processo di democratizzazione del SPI che erastato interrotto durante il fascismo.ELEMENTI CONDIVISI IN ASSEMBLEA COSTITUENTE (1946-47)
L'Assemblea costituente viene chiamata a disegnare le nuove regole del gioco del SPI. Si disegnano gli assetti istituzionali del regime politico rinascente democrazia italiana.
I costituenti erano consapevoli di avere a che fare con un difficile processo di costruzione dello stato-nazione. Erano consapevoli che l'Italia era un paese che ancora aveva dei seri problemi di identità nazionale e di differenziazione socioeconomica tra le diverse parti del paese. Inoltre, si arrivava da un ventennio di autoritarismo fascista.
Quindi c'era:
- Il complesso del tiranno: come in ogni processo decisionale bisogna sempre tenere conto del contesto in cui i decisori decidono. I nostri costituenti scrissero la nostra costituzione tenendo conto del passato; essi avevano il complesso del tiranno cioè dovevano fare una costituzione che impediva che un'altra volta qualcuno
prendesse i pieni poteri.
La ricerca di un sistema complesso di garanzie. I costituenti cercano di costruire un sistema di garanzia. In una democrazia parlamentare è più difficile di una democrazia presidenziale farlo, perché in quella presidenziale abbiamo la separazione netta dei poteri, in quella parlamentare abbiamo invece una suddivisione del potere.
Queste condizioni fanno sì che abbiamo:
- Un grande rafforzamento della forma parlamentare dentro la costituzione; il nostro è un parlamento molto forte grazie alla costituzione. La nostra è una costituzione che dà ampi poteri costituzionali al parlamento, come non esiste in altri sistemi. Rafforzamento e ampia regolazione costituzionale del parlamentarismo. Democrazia con forte ruolo del parlamento.
- Il riconoscimento "tacito" del ruolo dei partiti, che sono i grandi protagonisti della transizione. La nostra nasce come una costituzione che al tempo stesso ha un
Il parlamento è un organo forte garantito dalla Costituzione e ha dei partiti che vengono tacitamente riconosciuti come protagonisti del sistema.
La convivenza nella Costituzione di elementi di unitarismo e regionalismo