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TRATTAMENTO RIABILITATIVO
Spesso, dopo l’intervento la funzione viene persa in conseguenza dell’alto grado di congruenza
dell’articolazione del gomito, dell’anatomia della capsula e dei danni ai tessuti molli.
Nella riabilitazione di un atleta lanciatore con problemi al gomito occorre tenere in considerazione
numerosi principi chiave, che dovranno essere seguiti x tutta la durata del trattamento riabilitativo:
1. Gli effetti dell’immobilizzazione devono essere ridotti al minimo.
2. Il tessuto in riparazione non deve mai essere sovraccaricato
3. Durante il processo di riabilitazione, il paziente deve soddisfare determinati parametri
prima di progredire da una fase all’altra
4. Il programma di riabilitazione deve essere adattato al singolo paziente e ai suoi
obiettivi specifici.
5. Il programma di riabilitazione deve essere basato sui dati più recenti forniti dalla clinica e
dalla ricerca scientifica.
La riabilitazione del gomito nei lanciatori di solito segue una progressione in quattro fasi:
FASE 1: RIPRISTINARE LA MOBILITA’ Gli esercizi di mobilizzazione precoci sono
essenziali per alimentare la cartilagine articolare e promuovere un allineamento corretto delle fibre
collagene.
Un aumento graduale e un rapido recupero dell’estensione passiva completa sono essenziali per
prevenire una retrazione in flessione infatti, soggetti che dopo una lesione o un intervento
chirurgico sul gomito, non avevano ricercato adeguato ROM, hanno presentato frequentemente una
retrazione in flessione del gomito.
Le tecniche di recupero ROM sono:
esercizi di mobilizzazione
manovre “contrai-rilascia”
stretching con bassi carichi, ma di lunga durata
Vengono trattati anche il dolore, l’infiammazione e l’atrofia muscolare.
Per ridurre al minimo l’atrofia muscolare, si dà inizio precocemente a ESER.ISOMETRICI
submassimali per i flessori e gli estensori del gomito, nonché per i pronatori e i supinatori
dell’avambraccio. Bisogna iniziare abbastanza presto anche un programma di esercizi di
rinforzo della spalla per prevenire l’ipostenia funzionale. Nel programma di riabilitazione
bisogna
prestare attenzione fin dal principio a limitare i movimenti di rotazione esterna della spalla che
possono sollecitare in valgo le strutture mediali del gomito.
FASE 2: RECUPERO FORZA, RESISTENZA E MOBILITA’ COMPLESSIVA vengono
intensificati gli esercizi di rinforzo (isometrici e isotonici) per tutto l’arto superiore ed il
complesso scapolare.
FASE 3: RITORNO ALL’ATTIVITA’ FUNZIONALE preparare l’atleta al ritorno alla
partecipazione
funzionale e dare inizio alle attività di lancio, utilizzando un programma di rinforzo globale.
Il passaggio alla fase 3 richiede la dimostrazione che non vi è dolore, ROM indolore, completo
-70% della forza rispetto a quella dell’arto controlaterale.
Gli esercizi pliometrici sono molto utili in questa fase; simulano bene attività funzionali, come il
lancio e le oscillazioni, e vengono eseguiti a velocità maggiori. Insegnano anche al paziente a
trasferire l’energia e a stabilizzare l’area coinvolta.
Ad esempio, in questa fase della riabilitazione si insiste molto sul muscolo bicipite perché svolge un
ruolo vitale in contrazione eccentrica durante la decelerazione e la fase di accompagnamento del
movimento di lancio, prevenendo così l’iperestensione. Es. di eser. pilometrico x bicipite partire
con il gomito flesso e la spalla a 90° di flessione: il paziente rilascia la tenuta isometrica, passando a
una fase eccentrica. Quando si avvicina all’estensione completa, l’atleta flette di nuovo velocemente
il gomito passando a una fase concentrica. L’attività eccentrica produce un allungamento del
muscolo, attivando così i fusi neuromuscolari e producendo una contrazione concentrica più
intensa.
I bersagli principali del rinforzo in questa fase sono:
BICIPITE – FLESSORI POLSO/PRONATORI Durante il lancio, riducono molto le
sollecitazioni in valgo del gomito.
TRICIPITE utilizzato nella fase di accelerazione del movimento del lancio.
CUFFIA ROTATORI essenziale nello schema del lancio e, se non rinforzata, può portare
in futuro a seri problemi per la spalla.
FASE 4: RITORNO ALL’ATTIVITA’ SPORTIVA programma di lanci a intervalli progressivi
per aumentare gradatamente le richieste sull’arto superiore grazie al controllo sulla distanza,
la frequenza e la durata dei lanci.
Sintesi riabilitazione gomito: all’inizio, bisogna ottenere un completo ROM in estensione del
gomito per prevenire una retrazione. In seguito, occorre ridurre al minimo le sollecitazioni in
valgo grazie al condizionamento dei flessori del gomito e del polso, anche del gruppo dei
pronatori. Infine, va inclusa nel programma la spalla, soprattutto i muscoli della cuffia dei
rotatori. La cuffia dei rotatori è essenziale nello schema del lancio e, se non rinforzata, può portare
in futuro a seri problemi per la spalla.
EPICONDILITE LATERALE (GOMITO DEL TENNISTA)
è un’affezione dei muscoli estensori del polso alla loro origine sull’epicondilo laterale. Sede
delle principali alterazioni patologiche è l’origine aponeurotica dell’estensore radiale breve del
carpo (ERBC) (img.pag.282 Kendall). Si possono riscontrare alterazioni anche nelle strutture
muscolo-tendinee dell’ESTENSORE RADIALE LUNGO CARPO – ESTENSORE ULNARE
CARPO – ESTENSORE COMUNE DITA (img.pag.120 Brotz).
Il sovraccarico o traumi ripetitivi in quest’area provocano fibrosi e microrotture dei tessuti
interessati.
La maggior parte dei pazienti con epicondilite laterale ha un’età compresa fra 30 e 55 anni e molti
hanno muscoli poco efficienti. Il 95% dei soggetti con “gomito del tennista” non è rappresentato da
giocatori di tennis, mentre il 10-50% dei giocatori regolari di tennis presenta sintomi di
“gomito del tennista” di vario grado in diversi momenti della vita agonistica.
Eziopatogenesi La causa più frequente di epicondilite laterale nei giocatori di tennis è un rovescio
“ritardato”, di cattiva qualità biomeccanica, che pone una sollecitazione eccessiva sugli
estensori: in altre parole, il gomito “anticipa” il braccio (img.pag.121). Altri fattori implicati
comprendono una scorretta impugnatura, un cattivo “ammortizzamento” da parte della
racchetta e muscoli deboli spalla, gomito e polso. Le impugnature della racchetta troppo
piccole spesso esacerbano o causano il gomito del tennista.
Altre situazioni che possono favorire l’instaurarsi di quest’affezione sono: storia di flessioni-
estensioni del gomito ripetitive o un’iperattività in pronazione-supinazione e sovraccarico, ad
es.: lavorare con un cacciavite, alzare bagagli pesanti in pronazione, afferrare con forza una borsa
pesante è una causa molto frequente, rastrellare le foglie, giocare a baseball, a golf, il giardinaggio e
il bowling possono provocare un’epicondilite laterale.
Esame obiettivo dolorabilità puntuale sull’origine dell’estensore radiale breve del carpo
all’epicondilo laterale - dolorabilità più generalizzata sull’inserzione della massa comune
estensoria all’epicondilo laterale (subito distalmente e anteriormente all’epicondilo
laterale) - dolore spesso esacerbato dall’estensione del polso contro resistenza ad avambraccio
pronato - estensione del gomito può essere lievemente limitata (test diapo 17).
Nell’esame, valutare se presente parestesie sensitive nella distribuzione del nervo radiale
superficiale per escludere una sindrome del canale radiale ed altre complicanze.
TRATTAMENTO RIABILITATIVO
Trattamento conservativo
Ghiaccio – FANS x ridurre infiammazione.
Terapia fisica ionoforesi e sonoforesi
Modificazione attività la ripetizione continuata dei movimenti che aggravano il dolore
ritarderà il recupero, è bene l’eliminazione delle attività dolorose (nei non atleti). In
particolar modo eliminare o modificare quelle attività in cui si hanno: movimenti ripetitivi
di pronazione-supinazione o il sollevamento di carichi pesanti sono attività che
andrebbero modificate o eliminate. Evitare le prese in pronazione e sostituirle con una
supinazione controllata, possono alleviare i sintomi (img.pag.123 Brotz). In questo tipo di
prese, utilizzare entrambi gli arti superiori in modo da ridurre l’estensione del gomito, la
supinazione e l’estensione del polso forzate.
Correzione della meccanica nei tennisti evitare l’impatto con la palla senza trasferire in
avanti il peso del corpo. I tennisti possono ridurre la tensione delle corde della racchetta,
modificare l’ampiezza dell’impugnatura (di solito ricorrendo a una presa più ampia) e usare
una racchetta più flessibile.
Stretching passivo gomito in piena estensione e polso in flessione con leggera adduzione
(img.pag.124 Brotz.).
Tutore usato solo quando si gioca o in attività che aggravano il dolore. La fascetta viene
applicata due dita distalmente alla zona dolente dell’epicondilo laterale. La tensione
deve essere confortevole quando i muscoli sono rilasciati, in modo che la contrazione
massima degli estensori delle dita e del polso venga inibita dalla fascetta (diapo 20).
Rinforzo muscolare prima deve essere risolta la fase infiammatoria, con 2 settimane di
assenza di dolore prima di iniziare cauti esercizi di rinforzo.
La comparsa di sintomi (ad es., dolore) modifica la progressione degli esercizi:
abbassare intensità e maggior ricorso alle applicazioni di ghiaccio se compare dolore.
Eser. isometrici – isotonci polso – rinforzo avambraccio.
Far migliorare forza, flessibilità e resistenza in maniera graduata, con esercizi a bassa
velocità e applicazione di una resistenza che aumenta gradatamente.
Trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico dell’epicondilite laterale non viene preso in considerazione fino a
quando i sintomi persistono per più di 1 anno nonostante il trattamento conservativo.
Esistono vari interventi x il trattamento del dolore di questa patologia, i quali però non prevedono
di violare la capsula del gomito se non esiste una patologia intrarticolare. Quando possibile,
preferiamo trattare questi pazienti per via artroscopica.
Dopo l’intervento, incoraggiamo il paziente a iniziare esercizi attivi per il ROM nelle prime 24-48
ore. Dopo la risoluzione dell’edema, di solito 2-3 settimane dopo l’intervento, il paziente può
recuperare rapidamente un ROM completo e dare inizio agli esercizi di rinforzo. Il ritorno ai
lanci sportivi è consentito quando il paziente ha recuperato una