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Appunti riassuntivi di storia delle dottrine politiche Pag. 1
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Come disse Churchill, “ la peggior forma di governo escluse tutte le altre”. Il

problema del potere della maggioranza e il potere che esercita sulla minoranza.

Il rapporto tra le democrazie e le costituzioni. Nate come argine al potere

politico, nate dopo le esperienze novecentesche, mettendo anche un limite del

potere della maggioranza a garanzia delle libertà individuali. Si passerà ad

analizzare i protagonisti della vita democratica rappresentativa, anche oltre

parlamento e governo, come i partiti politici. Si vedrà il rapporto tra

democrazia e comunicazione, tema sempre più cruciale insieme alla

formazione dell’opinione pubblica e i soggetti che la influenza. Si vedrà cosa sia

l’opinione pubblica. Infine ci si soffermerà sul tema della crisi della democrazia

e dei punti deboli e delle falle di essa. Sui motivi della crisi di essa e dei partiti,

la sempre maggiore difficoltà dei governi a condizionare la società. Ci si

chiederà se siamo davanti ad una regressione oligarchica dove si allarga la

forbice delle disuguaglianze economiche. SI vedrà il rischio della sempre

minore importanza della volontà popolare e del potere sempre minore del

cittadino contemporaneo. La decadenza dei diritti sociali nel mondo occidentale

a causa della crisi economica e dell’incapacità dei governi. Si tornerà al punto

chiave: La democrazia è collegata indissolubilmente alla politica, giano bifronte

con volto di potere e consenso, come si divrebbero bilanciare i due volti e

quando sono sbilanciati. Basta il consenso a giustificare scelte politiche.

Tenendo conto del consenso che avevano i regimi totalitari nei periodi di

splendore. Bisognerà analizzare la qualità di consenso.

Nella democrazia ateniese, vi era differenza tra la realtà e l’ideale, come

possiamo osservare dal discorso di Pericle,riportatoci da Tucidide. Pericle per

esempio non fa riferimento all’abulè che stabiliva gli ordini del giorno da far

votare al popolo. Vi era poi l’istituto dell’ostracismo, visto come mezzo di

legittima difesa del popolo. Esso prevedeva che l’assemblea poteva votare

l’esclusione di una persona alla vita politica, tuttavia esso non prevedeva la

presenza di prove e quindi poteva essere usato per eliminare nemici politici.

Nella democrazia ateniese, vi erano due classi sociali che si contendevano il

potere,con interessi discordanti, da un lato l’aristocrazia, dall’altro il resto della

popolazione. La democrazia ateniese viene vista come rimedio alla tirannide

dei ricchi nei confronti dei poveri. Pericle, nel suo discorso, enfatizza

l’uguaglianza politica e cerca di esorcizzare quella economica dicendo che il

povero talentuoso può arricchirsi. Una società aperta al merito, alla mobilità

sociale. Pericle afferma che Atene può esportare all’esterno, nel suo impero la

democrazia, Pericle tace che Atene imponeva tasse alle città conquistate,

quindi Atene riesce a stare in piedi basandosi sulla schiavitù delle altre città e

isole. Nell’Atene democratica, vi erano molti antidemocratici, questi facevano

parte delle fazioni oligarchiche. Vi erano due modi di criticare la democrazia:

una era degli antidemocratici “realisti” i quali affermavano che essa fosse

contronatura, se prendiamo il dialogo nel gorgia con Socrate, egli viene

contrastato da un’obbiezione “ se è vero che la migliore forma di governo è

quello che meglio rappresenta la natura, il diritto di governare è dei più forti. La

forza dell’uomo civilizzato è la ricchezza, è più forte chi è riuscito , in quanto

essere superiore, a ritagliarsi un posto preminente nella società, cioè non ci

sono valori a cui appigliarsi riguardo una forma di governo, è la forza. La

democrazia è una insorgenza dei deboli che sono molti contro i forti che sono

pochi, per fondare un regime politico contronatura, cioè un regime dei peggiori.

Vi è un elemento ancora più perverso, si presuppone che le leggi siano

indirizzate al bene comune. Socrate respinge quaesta obbiezione, perché il

suuo ideale è la virtù e il bene comune, per platone non vi è differenza tra virtù

privata e virtù pubblica. L’ideale è un unomo che riesce a far prevale re la

ricerca della massima virtù spirituale, curando anima e intelligenza, la propria

educazione, l’ideale della paideia, che non è semplice istruzione, è un ideale di

formazione dell’uomo che si basa su un percorso educativo nel quale il futuro

cittadino non sviluppa solo le proprie capacità “tecniche” è qualcosa di più. È

un tipo di formazione che deve incidere nell’indole dei futuri cittadini, anche sul

piano della civiltà. Bisogna riuscire a contenere gli appetiti, sia quelli più

materiali, sia quelli di potere. Platone è un’anti-democratico, si ritrova a vivere

il periodo di crepuscolo della democrazia. Persa la guerra del peloponneso

Sparta batte Atene e impone il regime dei trenta tiranni. Pochi anni dopo vi è

un colpo di mano democratico,incattivito nella lotta di classe e condanna a

morte Socrate con l’accusa di empietà e corrompimento dei giovani. Socrate

era un corruttore e contrario all’eguaglianza. Platone avrà un interrogativo che

lo accompagnerà sempre, qual è la forma di governo che si avvicina di più alla

forma ideale? Il punto è il ruolo essenziale del filosofo. Egli cerca di vivere

secondo virtù. Come abbiamo detto non vi era distinzione tra virtù privata e

pubblica. Non vi era neanche differenza tra teoria e pratica di un filosofo, era

inconcepibile che si predicasse bene e razzolasse male. Per Platone, i bambini

devono essere sottratti alle famiglie per educarli. Chiunque può aspirare a

governare. Ma per platone gli uomini erano diversi per natura. Palese è la storia

della mescola degli elementi, chi ha l’anima d’oro era destinato a governare,

l’argento era per i guerrieri, bronzo e ferro costituivano il popolo. Lo stato deve

educare tutti i figli della città con lo stesso tipo di educazione e questo ci fa

dedurre che c’è il margine per chi sta giù di scalare i gradini della classe

sociale. Il governo democratico è una forma di governo indotta dalla corruzione

della forma di governo oligarchica. Le rivoluzioni dei poveri sono colpa degli

oligarchi che non riescono a seguire un esempio di vita virtuosa che possa

essere apprezzato dal popolo. Vi è una forte analogia tra il declino

dell’oligarchia e della borghesia tra 1800 e 1900. La prima generazione è forte

temprata, disprezza il lusso, la seconda generazione si trova già nel lusso,

questo comporta una corruzione degli animi che fa prevalere uno stile di vita

sregolato. Quindi, di fronte ad una classe oligarchica che non è all’altezza vi è

la rivolta del popolo.

Per Aristotele, nella sua logica, si può definire un oggetto risalendo al suo

genere prossimo e per differenze caratteristiche. Per le forme di stato, vale lo

stesso principio. Aristotele presenta delle forme di stato pure, e tre deviazioni.

Aristotele come Platone fa differenza ad una forma di stato ideale e una

realizzata. Ci possono essere tre forme di governo, ed esse possono essere

tanto pure quanto corrotte. In Platone vi è un intellettualismo etico, se tu sei

sapiente, necessariamente sarai buono, questo lascerà una profonda traccia

nella cultura occidentale. Ciò si andrà a scontrare con il realismo politico il

quale sostiene che uomini e nazioni si muovano per interesse. In Aristotele , a

differenza di Platone, non vi è la coincidenza tra brav'uomo e bravo politico.

Monarchia, aristocrazia e democrazia, possono essere forme pure se

perseguono il bene comune. In generale la città è virtuosa quando tanto i

governanti che i governati agiscono per il bene della comunità. Per la

monarchia, se il monarca mette avanti il suo interesse, si avrà la tirannia.

Aristotele , poi entra nel merito dei rapporti fra cittadini, descrivendo la nascita

dello stato come un interesse comune, dei vari membri, animali socievoli in

quanto uomini. Stato uomini e cittadini si identificano quando gli uomini

decidono di formare un governo comune. Il popolo, per far parte di una

democrazia, deve avere capacità di giudizio e capacità politiche. Per Aristotele,

il popolo, se preso singolo per singolo, non ha le capacità politiche, ma se il

numero delle intelligenze coinvolte cresce, cresce anche l'attendibilità del

giudizio. Alla fine è quello in cui crediamo anche noi, senza però, fare alcun

ragionamento, ci adeguiamo inconsapevolmente. Lo stato è un referendum

quoidiano. Per l'autore, una cosa è fare, un'altra giudicare e diremmo oggi,

Aristotele potrebbe essere un teorico della sovranità del consumatore, ma

come funziona nel mercato, è un illusione, in realtà il consumatore è orientato

a scegliere. Il popolo, la massa, parrebbe degna di potere politico, ma

Aristotele ha delle serie riserbe sulla democrazia, e la considera una forma

impura, il corrispettivo puro e la polithia, che è un sistema ibrido. Dice

Aristotele, se analizziamo ogni individuo e valutiamo le sue qualità politiche, è

evidente che non tutti abbiamo le stesse caratteristiche. Per Aristotele, da una

parte è sconsigliabile escludere il popolo al governo, d'altro canto è auspicabile

che i posti d'onore siano occupati dai ricchi. Una cosa è il governo attraverso gli

organi collegiali, un'altra le alte cariche da assegnare i nobili i ricchi i liberi.

Altrimenti vi è il rischio di una tirannia della plebe.In sostanza la democrazia va

scartata perché vi è la mancanza di una elitè a cui attribuire le cariche

importanti. Quindi, nonostante il suo essere contrario all'oligarchia dei ricchi,

né riconosce l'importanza. Al popolo tuttavia, va assicurata una fetta di

sovranità, per evitare il malcontento, gli organi collegiali devono essere

compensati dalla presenza di una elitè. In questo modo, tutti si sentono

coinvolti e co partecipi del governo. Il problema, è che con la specificazione dei

mestieri, ci sono interessi molto diversi, così da avere artigiani e commercianti

ricchi quanto i nobili. Come si puo evitare lo scontro tra oligarchia e

democrazia, per salvaguardare la polithia. Il rischio maggiore è che degeneri o

in una direzione anarchico-plebea e la destinazione è una temporanea

democrazia che non può funzionare, perché spinta da sentimenti

Dettagli
A.A. 2014-2015
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gaspare.sarandria di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Calabro' Vittoria.