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UNA NUOVA DEFINIZIONE DELLA RETORICA

1.1 La retorica secondo Aristotele

La retorica è utile, perché avendo il vero e il giusto una maggior forza naturale dei loro opposti, se i giudizi non sono resi come si converrebbe, è necessariamente per colpa loro che i contendenti (la cui causa è giusta) hanno la peggio. C'è di più: quand'anche possedessimo la scienza più esatta, ci sono certi uomini che ci sarebbe più facile persuadere fondando il nostro discorso su questa sola base; il discorso secondo la scienza appartiene all'insegnamento, e è impossibile adoperarlo in un ambito come questo, in cui le prove e i discorsi devono necessariamente tener conto delle nozioni comuni. In aggiunta, bisogna essere capaci di persuadere del pro e del contro, come nel sillogismo dialettico. Non certo per mettere in pratica il pro e il contro – perché non bisogna usare la persuasione per corrompere – ma per

Sapere con esattezza quali siano i fatti, e per essere in grado di confutare gli argomenti poco onesti. Si obietterà che la retorica può nuocere gravemente per un uso poco onesto di questo potere ambiguo della parola? Ma si può dire lo stesso di tutte le facoltà. È dunque chiaro che, al pari della dialettica, la retorica non appartiene a un genere definito di oggetti, ma che, come quella, è universale. Chiaro anche, che essa è utile e la sua funzione non è [solamente] di persuadere, ma di vedere quanto ogni singolo caso comporti di persuasivo. Lo stesso per tutte le arti; perché non si richiede nemmeno alla medicina di dare la salute, ma di fare quanto è in suo potere per guarire il malato.

1.2 Una definizione più modesta Gorgia. Se si confronta questo passo con quello del , si nota che in entrambi i casi si tratta di un elogio della retorica, solo che Gorgia la celebra per il suo potere, ed Aristotele per la sua utilità.

L'uno e l'altro ammettono (come Isocrate) che il fatto di potersene servire in maniera disonesta, non toglie nulla al suo valore. Tuttavia, se Gorgia e Aristotele parlano della stessa cosa, non ne parlano alla stessa maniera. Il discorso del sofista è degno tutt'al più di una pubblica piazza; la sua argomentazione per via di esempio è di breve respiro. Quella di Aristotele al contrario è molto serrata; procede per sillogismi impliciti, o entimemi. In sostanza, si passa da un annuncio pubblicitario a un'argomentazione rigorosa che dà un'idea più profonda e solida della retorica. Innanzitutto, non la presenta più come il potere di dominare, ma come quello di difendersi. Poi gli argomenti contro il cattivo uso sono ben più forti, perché questo cattivo uso viene così spiegato: è proprio perché è un bene che la retorica può essere pervertita. A parte la virtù, tutti

I beni sono relativi. Ma in definitiva, non per questo viene sminuito il loro valore di beni, perché è meglio essere forti che deboli, sani che malati… Allo stesso modo, è preferibile saper usare la forza del discorso. In breve, mentre la difesa di Gorgia o di Isocrate consisteva nel fare della retorica un valore positivo, uno strumento neutro, valido solo per il suo uso, Aristotele le conferisce un valore relativo. Essa non si riduce, secondo quanto egli sostiene, al potere di persuadere (sottinteso: chiunque di qualsiasi cosa); essa è l’arte di trovare i mezzi di persuasione che ogni singolo caso comporta. In altre parole, il buon avvocato non è quello che promette la vittoria in tutti i casi; è quello che dà alla sua causa tutte le possibilità di vincere. Per tornare alla figura del medico, per Gorgia esso era sottomesso al retore poiché ne dipendeva totalmente, sia per convincere il malato, sia per farsi eleggere.

In Platone al contrario è il medico che ha buon gioco; è lui che sa, e che può guarire, mentre il retore non è che un avvelenatore, che per giunta non sa neanche come né perché avveleni, poiché la sua presunta arte di fatto non è che una pratica cieca. Si osserverà che il medico di Aristotele è assai meno sicuro del fatto suo; non può nulla per i malati incurabili, e anche agli altri non può promettere di guarire, ma solamente di dar loro tutte le possibilità di guarire. Qui il medico non è né più né al di sotto né al di sopra del retore: essi si fronteggiano, detentori ciascuno di un'arte che non ha potere se non perché riconosce i suoi limiti. In sostanza, assegnando alla retorica una definizione più modesta di quella dei sofisti, Aristotele la rende per questo tutto null'altro che più plausibile e più efficace. Fra il dei sofisti e ildi Platone, la retorica si contenta di essere un qualcosa.

1.3 L'argomentazione di Aristotele

L'argomentazione di Aristotele si compone di quattro argomenti, più una prolessi, per passare infine alla definizione. I quattro argomenti hanno per fine di provare la tesi esposta in apertura: "La retorica è utile", in altre parole, ci si può attendere da essa quello che ci si aspetta da tutte le altre tecniche, una prestazione. Il primo argomento sembra rispondere a un'obiezione implicita: non ci si può contentare di esporre semplicemente il vero e il giusto, senza ricorrere ad artifici oratori? Sì, il vero e il giusto sono per natura più forti dei loro contrari. Soltanto, l'esperienza mostra - ecco l'argomento per via di esempio - che molti verdetti dei tribunali sono iniqui. Come spiegarlo? Per colpa dei contendenti, che non hanno saputo far valere il loro buon diritto, che non hanno potuto contrastare

la retorica dei loro avversari, capaci di «rendere il più forte il ragionamento più debole», di far prevalere l’ingiusto sul giusto. Se l’arte può prevalere sulla natura, occorrerà dunque un supplemento di arte per restituire alla natura i suoi diritti.

Ed è ciò che viene sviluppato nel terzo argomento. Bisogna essere capaci di difendere sia il pro sia il contro, non certo per renderli equivalenti – come pretendevano i sofisti – ma per comprendere il meccanismo dell’argomentazione avversa e poterla così contrastare. Il quarto argomento amplifica il dibattito collegando la retorica alla condizione umana, come faceva già Isocrate: se la parola è la facoltà specifica dell’uomo, è ancora più disonorevole essere vinti con la parola che con la forza fisica. In effetti, tali argomenti sono validi non solo per il discorso giudiziario, ma anche per tutti i generi di.

Discorsi pubblici. Nel mondo del diritto, della politica, della vita internazionale, viviamo sempre una situazione conflittuale, in cui le armi più efficaci sono quelle della parola, poiché la parola sola – e non la forza fisica – definisce il giusto e l’ingiusto, l’utile e il nocivo, il nobile e il vile. La retorica è dunque indispensabile. Ed è questo che la legittima. Ma che dire allora dell’obiezione di Platone, per cui la retorica è del tutto estranea alla verità? La retorica, diceva Platone, che si definisce essa stessa come un’arte onnipossente, non è per niente un’arte, poiché è cieca su ciò che fa e su ciò che vuole. Poiché ignora il vero, non è neppure un vero potere. Cosa risponde Aristotele? Aristotele si oppone ai sofisti, che dicono che tutto è relativo, e anche a Isocrate, per il quale una scienza assoluta non è che un’illusione.

in quanto l'uomo non può chetendere a opinioni più o meno giuste. Aristotele da parte sua ammette, con Platone, che esiste una scienza esatta che, per via dimostrativa, parte dal vero per arrivare al vero. Ma sembra obiettare a Platone che la scienza più esatta è impotente a convincere certi tipi di uditorio perché privi di istruzione. Bisogna dunque comuniusare delle nozioni, vale a dire accessibili ai comuni mortali. E se ci si attiene a questa interpretazione, si potrebbe credere che la dialettica non sia altro che un ripiego, dovuto all'incultura degli uditori popolari, una maniera di parlare agli ignari che nella migliore delle ipotesi non hanno altro che il proprio senso comune. La retorica sarebbe allora la filosofia del povero, il che in fondo ci riconduce a Platone. In altri termini, un discorso soggetto alle esigenze scientifiche non può essere tenuto che nell'ambito di una scuola, di un'istituzione apposita con i

suoi metodi, i suoi maestri, i suoi programmi concepiti secondo un percorso progressivo, ecc. Non è certo lo stesso il caso in cui si parla davanti a un tribunale o sulla pubblica piazza. Ma ciò è dovuto all'incultura dell'uditorio? Sembra proprio che il problema stia altrove. L'ambito della retorica, quello delle questioni giudiziarie e politiche, non è quello della verità scientifica, ma del verosimile. La retorica non è dunque la prova del potere. È l'arte di difendersi argomentando nelle situazioni in cui la dimostrazione non è possibile, fatto che le impone di passare attraverso delle "nozioni comuni" che non sono delle opinioni volgari, ma tutto quello che ciascuno può trovare grazie al proprio buon senso negli ambiti in cui niente sarebbe meno scientifico che esigere delle risposte scientifiche. In sostanza, Aristotele salva la retorica mettendola al posto che le compete, dandole un valore e un ruolo fondamentale nella comunicazione umana.

ruolo modesto, maindispensabile in un mondo di incertezze e di conflitti. Essa è l'arte di trovare tutto ciò che ogni singolocaso comporta di persuasivo, là dove non si ha altra risorsa che il dibattimento tra parti avverse. Percomprenderlo meglio, esaminiamo il rapporto della retorica con la dialettica.

2. CHE COS'È LA DIALETTICA?

I Greci eccellevano anche nella dialettica. Due avversari si fronteggiano davanti a un pubblico; l'unosostiene una tesi e, costi quel che costi, la difende. E l'altro la attacca con tutti gli argomenti possibili. Ilvincitore sarà colui che, imprigionando l'avversario nelle sue contraddizioni, lo ridurrà al silenzio. Sembrache la prima dialettica sia stata l'eristica dei sofisti, un'arte della controversia che permetteva di far trion-fare l'assurdo o il falso. Socrate e poi Platone hanno messo la dialettica al servizio del vero, facendone ilmetodo stesso della filosofia.

Per Aristotele, la dialettica non è al servizio del vero più di quanto non lo sia al servizio del falso; si fonda sul probabile: "Occorre così trattare delle proposizioni secondo verità, se si riferisce alla filosofia, e
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A.A. 2021-2022
33 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lazzerimartina9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Retorica, media e comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Muscariello Marta.