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Il modello di acculturazione bidimensionale
Nel 1990, Berry sviluppa questo secondo modello, che da un certo punto di vista recupera l'idea di Gordon, ma esso dice che non si può ragionare su un unico asse che va dalla cultura di origine a quella ospitante, ma bisogna considerarli entrambi: bisogna mettere sull'asse orizzontale l'importanza che la persona assegna al mantenere propri elementi culturali d'origine come elementi di rappresentazione di sé; questo valore di importanza può essere alto o basso. Quindi, l'asse orizzontale sarà la cultura d'origine, mentre l'asse verticale riguarda la cultura ospitante, cioè le relazioni coi gruppi sociali con cui interagiscono nel nuovo contesto. Anche questa interazione coi gruppi sociali può avere importanza alta o bassa. Quindi, il tipo di acculturazione a cui la persona va incontro dipende dalla combinazione dei due assi: ogni persona può essere descritta in base
All'importanza che assegna alla sua cultura d'origine e ai rapporti con la nuova cultura. Secondo Berry, una persona che si trasferisce non passa da una cultura a un'altra, ma sarà in contatto con due sistemi culturali diversi, quello d'origine e quello nuovo. In base all'incrocio fra questi parametri, Berry dice che ci sono 4 tipi di acculturazione:
- Integrazione: la persona integra i due sistemi culturali, è competente su entrambi, e secondo Berry è l'esito più positivo e auspicabile per una persona che compie un processo migratorio.
- Assimilazione: la persona adotta un modello di acculturazione che consiste nel modificare tutti i suoi comportamenti conformandosi solo al nuovo contesto culturale. La persona avrà sì un alto livello di competenza della nuova cultura, ma ridurrà l'importanza attribuita alla cultura d'origine: si fa assimilare nella nuova cultura, cerca
di assomigliare il più possibile alle persone che ha intorno a sé. Nell'ottica di Berry, questa strategia presenta dei rischi: sulla persona adulta, porta ad accantonare degli elementi che sono stati fondamentali nel plasmare il suo Sé e ciò può portare a delle conseguenze negative, come stress e malessere. Questa persona avrà difficoltà a rientrare in contatto con le persone della sua cultura d'origine. D'altra parte, è probabile che restino sempre degli elementi che rimandino ad un'appartenenza originaria altra, perché ci sono dei tratti che non possiamo modificare (ad es. nome o cognome che rimandano ad un contesto culturale altro): nel momento in cui questi elementi mi vengono rimarcati dal contesto culturale nuovo, l'assimilazione può venir messa in crisi. La gestione di questi conflitti, in alcuni casi, può essere problematica: l'esempio tipico è quello delle
Seconda generazione, cioè i figli di coloro che hanno compiuto il processo migratorio. Ad esempio, per quanto riguarda l'Italia, i figli di immigrati possono ottenere la cittadinanza italiana solo dopo i 18 anni, se dimostrano di aver vissuto permanentemente in Italia per tutti i 18 anni. Ci sono quindi tutta una serie di limitazioni nella vita di questi ragazzi, ad esempio non potranno neanche fare un anno di studio all'estero. Questi ragazzi vivono una condizione di malessere, perché sono considerati italiani solo per una parte, mentre è rimarcato il fatto che provengono da un'altra cultura; e tuttavia, poiché i genitori hanno adottato un modello assimilazionista, i figli non avranno gli strumenti per interfacciarsi con la cultura d'origine, con l'altra parte della loro identità.
3. Separazione: la persona mantiene un forte legame con la cultura d'origine e non sviluppa competenza della nuova cultura.
4.
Marginalizzazione: la persona non solo non dà importanza alla nuova cultura, ma perde anche i riferimenti della propria cultura d'origine. È la condizione peggiore nello schema di Berry, corrisponde al malessere più intenso: la persona si trova in una condizione di anomia. Vygotskij diceva che gli artefatti culturali ci servono per mediare la realtà che abbiamo intorno, quindi nel momento in cui si perdono i riferimenti culturali d'origine e non si acquisiscono quelli nuovi, non si hanno più artefatti per dare un senso a ciò che ci circonda: si è immersi in un ambiente senza significato, non si capisce perché le persone intorno a noi agiscono in un certo modo e non si trovano modi per interagire con esse. Ci si muove ai margini della società. A queste 4 posizioni si arriva tramite un processo e, secondo Berry, ci sono delle fasi che lo compongono. Per Berry, queste posizioni sono stabili ma non fisse: non è
Detto che la posizione iniziale rimarrà uguale per sempre, magari cambierà a seguito di modifiche dell'ambiente oppure di elementi del Sé. Allo stesso modo, le 4 posizioni descritte sono quelle più estreme e pure, mentre in realtà le persone tendono a inserirsi nel mezzo, su sfumature e gradazioni intermedie.
LEZIONE 11 (11-03-22)
A questi tipi di acculturazione si arriva attraverso un percorso di 5 tappe distribuite temporalmente:
- Precontatto: la persona si trova ancora nel suo contesto culturale di origine e comincia a raccogliere informazioni e immaginare come sarà la vita nel nuovo contesto. Inizia il percorso mentale in relazione con la cultura ospitante, ancora prima di conoscerla.
- Contatto: la persona arriva fisicamente nel posto e mette alla prova le aspettative, si ha un riscontro diretto empirico rispetto all'immaginazione precedente. Questo confronto porta inevitabilmente al conflitto.
- Conflitto: c'è
sempre una fase di conflitto più o meno intenso tra aspettative e realtà. Il conflitto porta alla crisi.
4. Crisi: può essere più o meno intensa e lunga e più o meno problematica.
5. Adattamento: la persona assume una delle 4 posizioni del piano cartesiano.
Le caratteristiche individuali influenzano queste 5 fasi e quindi anche l'ultima posizione di adattamento. La persona riesce a superare il momento di crisi e a raggiungere un adattamento di benessere grazie anche alla famiglia che ha alle spalle, alle associazioni e al supporto che queste offrono, nonché alla sensibilità, alla competenza culturale e alla familiarità con i luoghi che si riesce a raggiungere.
Il modello di Berry si focalizza sul raggiungimento di un punto di equilibrio tra le due dimensioni culturali, quella della di origine e quella ospitante: l'integrazione è la posizione da preferire perché è la posizione di equilibrio ottimale.
rispetto adentrambe le culture, non c'è una cultura prevalente. Si discosta dal modello di Berry il modello dell'alternanza. IL MODELLO DI ACCULTURAZIONE DELL'ALTERNANZA Secondo LaFroimboise, Coleman e Gerton il modello dell'alternanza non pensa che l'integrazione sia l'aspetto più importante per descrivere l'adattamento culturale ad un nuovo contesto: piuttosto, l'attenzione viene posta sul tipo di coinvolgimento, per cui c'è una serie di aspetti da considerare:- L'intenzionalità rispetto al percorso migratorio e all'inserimento nel nuovo contesto culturale
- Condizione di stress e benessere che la persona si trova a vivere
- Il senso di appartenenza rispetto a quel nuovo dominio culturale
- Il riconoscimento o mancato riconoscimento che la persona sente nel contesto in cui è inserita.
- Acculturazione: la persona è costretta involontariamente ad affrontare un cambiamento culturale e la forzatura si traduce in un meccanismo violento psicologico; accade ad es. a causa di guerre, cambiamenti climatici, ecc. Berry si concentrava sul possedere o meno la competenza, mentre in questo modello ci si rende conto che, nel nuovo contesto, la persona può imparare la competenza culturale, ma è forzata a farlo, quindi la competenza rimane estranea rispetto a sé e non entra a far parte dell'identità dell'individuo. Non c'è quindi un vero e proprio riconoscimento alla pari della persona nella comunità. I rischi di questa forma di adattamento sono:
- Conflitto permanente a causa dello spostamento forzato
- Stress psicologico
- Perdita di autostima
- In group/out group rispetto