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Risposte alle reazioni emotive
Rabbia: dobbiamo contenerla, fare un focus sui fatti, negoziare e trovare le priorità
Paura: dare supporto, contenere l'emozione, chiedere cosa preoccupa e come poter aiutare
Disgusto: si chiede cosa si può cambiare, cosa lo rende insoddisfatto, dobbiamo trovare un esempio positivo alternativo
Sorpresa: bisogna dare certezze, fare focus sui dati non modificati, trovare soluzioni
Tristezza: dare comprensione, legittimare l'emozione, capire le emozioni e appoggiare la persona
Felicità: condivisione, dare un rinforzo positivo, bisogna mantenere viva l'emozione
Comprendere tutte queste modalità di comunicazione è una competenza! Questo perché i pazienti riescono ad affrontare meglio la situazione con un supporto relazionale e per avere una presa in carico del paziente globale che comprende anche gli aspetti emotivi, il paziente risponderà meglio e vivrà meglio al di fuori dell'ospedale.
La domanda però è...
fino a che punto dobbiamo partecipare emotivamente: bisogna saper gestire bene il confine della persona, un confine delicato e personale, bisogna essere supportati e allenati, ci deve essere una sorveglianza continua emotiva che ci tutela... se questo non avviene possiamo andare incontro alla sindrome del BURN OUT e psicopatologie.IL GAP DELLA COMUNICAZIONE: meccanismi in cui ci ingrippiamo, incomprensioni che causano discordanze comunicate, noi ne siamo consapevoli di questi gap ed è per questo che dobbiamo saperli gestire.
Ciò che voglio comunicare: idea e intenzione
Ciò che credo di comunicare: quello di cui sono consapevole
Ciò che comunico: comunicazione verbale e non, consapevole e non
Ciò che viene compreso: il percepito
Ciò che rimane: messaggio ricordato
LA FINESTRA DI JOHARI: da applicare sempre e a chiunque
Lo schema di Johari divide le relazioni tra persone in 4 quadranti basati su due dimensioni, ci mostra in
Pratica come una persona appare in un gruppo e come la sua personalità viene esaminata dagli altri. Quando siamo davanti a delle persone diciamo delle cose, su altre stiamo zitti, diciamo senza volere delle cose, manteniamo dentro di noi inconsapevolmente ma che gli altri riescono a percepire perché siamo traditi da degli aspetti di comunicazione non verbale, la linea verticale è la persona in esame e come essa percepisce la propria personalità, la linea orizzontale invece è il gruppo e come percepisce il soggetto preso in esame. Nella 1 area chiamata arena, sia la persona in esame sia gli altri conoscono e condividono le informazioni, quindi io so e dico, qui nessuno mette a rischio la propria identità, l'area 2 è il punto cieco cioè non so e dico, la persona non conosce informazioni su sé stesso mentre gli altri ne vengono a conoscenza attraverso la comunicazione non verbale. Nella 3 area è il nascosto cioè so e non dico,
La persona conosce informazioni di sé che gli altri non sanno e non percepiscono, è l'area nascosta agli altri, del privato. La 4ª area, lo sconosciuto, ciò che non so e non dico, ci sono informazioni sconosciute a tutti, alla persona in esame e a tutto il gruppo. Quando il soggetto si trova in un ambiente favorevole tende a ridurre il nascosto andando verso un'apertura di sé stesso davanti agli altri, ciò è dovuto al bisogno che il soggetto ha di sentirsi partecipe del gruppo.
ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE: abc della comunicazione, inventati da Paul Watzlawick, scuola di Palo alto (California).
- È impossibile non comunicare, noi comunichiamo sempre anche solo con lo sguardo.
- In ogni comunicazione c'è metacomunicazione, cioè logica circolare che regola i rapporti tra chi comunica.
- Le variazioni dei flussi comunicativi in una comunicazione sono regolate dalla punteggiatura usata da chi comunica.
- Le comunicazioni sono...
analogiche (immagini) o digitali (parole)5 – le comunicazioni sono o simmetriche (sullo stesso piano come tra amici) o complementari (piano diverso con un pz e un infermiere), questo è un concetto chiave in ambito sanitario perché noi non dobbiamo mai trovarci sullo stesso piano del pz quindi è vietata la posizione simmetrica.
LE COLONNE DELLA COMUNICAZIONE UMANA: 2 livelli (come cioè meta-messaggio e cosa cioè il messaggio). Una colonna è la logica circolare cioè noi influenziamo e siamo influenzati dai comportamenti quando comunichiamo. Un'altra colonna è che noi comunichiamo sempre anche con il silenzio (forma di comunicazione vera e propria), si manda sempre un messaggio comunicativo. C'è sempre una relazione dinamica cioè una sequenza interrotta di scambi dati da reazioni al comportamento di altri, per esempio come in una coppia che litiga, ognuno legge l'interazione dal proprio punto di vista:
L'uomo si chiude quando litiga e non si sente ascoltato dalla donna, continua a chiudersi in sé, la donna crede di discutere perché l'uomo si chiude e non comunica, continua così a litigare... è una logica circolare che va interrotta se siamo consapevoli della situazione, soprattutto quando questa situazione si crea tra paziente e infermiere, e essere professionali vanno subito interrotte.
LA DINAMICA CIRCOLARE: le relazioni umane creano reazioni causa-effetto circolari, non dobbiamo cercare chi ha iniziato la circolarità ma bisogna capire come affrontarla e risolvere la situazione, dobbiamo fare il primo passo per rompere questa circolarità e non aspettare altro. In ambito sanitario è importante cercare i fatti che circondano l'evento e togliendoli, rompendo così la circolarità. Quando questo non funziona e non riusciamo a interrompere interviene chi ha potere: POTERE DI INFLUENZA. Gli atti comunicativi sono veri e
propri atti di potere tra persone in contesti circoscritti con posizioni benprecise, i 2 interlocutori definiscono tra loro il potere di influenza di uno.sull'altro in 2 modi: equilibrato tra i 2, dominante di 1.Oppressione: sottometteComando: obbedisceGuida: emulaAscolta e parla: ascolta e parlaSe questo schema non viene rispettato si creno conflitti.POSIZIONI RELAZIONALI: simmetria (parlare e ascoltare), leadership(guidare-emulare), compressione (opprimere- sottomettersi), autorità(comandare-obbedire).Autorità: comando perché ho un ruolo e obbedisco senza spiegazioneAutorevolezza: capacità di saper comandare e guidare senza creareun'obbedienzaDINAMICA UP AND DOWN: gli interlocutori in interazione definisconoincosciamente un certo livello di potere di influenzamento, per questo dobbiamoriconoscere le posizioni e relazioni simmetriche dove nessuno prevale, quellecomplementari dove uno prevale sull'altro ed essere coscienti che inil pattern di comunicazione e risolvere il conflitto in modo costruttivo. LA DINAMICA DEL CONFLITTO: quando c'è un conflitto ci sono sempre 3 fenomeni legati ai 3 aspetti relazionali della circolarità, del meta-messaggio e del potere:- Tentativo di risolvere insistendo ma provocando di nuovo l'insistere nell'altro, è una circolarità di comunicazione
- L'argomento si sposta dal contenuto alla relazione, messaggi negativi sulla relazione
- Escalation, la circolarità aumenta di intensità e provoca un degrado qualitativo della relazione. L'escalation di un conflitto è diviso in 3 livelli di confronto:
- Livello 1 di confronto (guido io, no guido io!)
- Livello 2 di confronto (comando io, no comando io! aumenta il conflitto creato precedentemente)
- Livello 3 di confronto (ti opprimo io, no io! conflitto senza controllo)
queste posizioni relazionali.
IL PAZIENTE OSPEDALIZZATO: ciascuno di noi reagisce in modo diverso allamalattia e all’eventuale ospedalizzazione, si possono individuare alcuni fattoripersonali, legati alla malattia, al contesto sociale che interagendo tra loroincidono su numerosi processi psicologici. L'ospedale è un ambiente confinato ededicato alla cura delle persone malate dove molte situazioni influenzano il lorobenessere psichico, le emozioni che i pz provano sono incomprensibili, tenendoconto che la persona diventa un pz in un ordine sociale nuovo e differente.L'ingresso in ospedale comporta l’insorgenza di una serie di problemi per ilricoverato e per la sua famiglia e ovviamente si pone la necessità di far fronteallo stato di malattia. Compare così una sensazione di minaccia e frustrazionedovuto a diversi fattori come le imposizioni di abitudini e orari nuovi, lalimitazione dello spazio e dell’autonomia, aver a che fare con gergo
tecnico, affrontare procedure diagnostiche invasive e dolorose. Entrare in ospedale provoca un impatto psicologico nelle persone che possono reagire attraverso ansia, aggressività, depressione e isolamento, noi dobbiamo individuare il bisogno e dare rassicurazione. Il vissuto ansioso è molto comune, l'aggressività è una risposta all'ansia e alla paura. In alcuni casi si può presentare una regressione, cioè il passare a una fase precedente ed essere dipendenti dall'infermiere, essere passivi, c'è un marcato bisogno di cure e attenzioni, regredire con risparmio di energie, questa regressione non deve durare troppo perché non dobbiamo andare incontro a tristezza e depressione. La depressione è una risposta al lutto, è legata alla perdita di salute, alla perdita dell'immagine invulnerabile e positiva di sé, può causare isolamento (non aver voglia di nessuno), ed è importante non.opporre mai il pz in questa situazione ma aggirare il problema per lavorare sulla relazione, bisogna rispettare sempre questi bisogni e ascoltare. È stata condotta una ricerca per scoprire quali fossero le preoccupazioni e le necessità maggiori nei ricoverati nei diversi reparti, per esempio nei reparti di cardiologia i due fattori chiave sono l'informazione e il supporto psicologico infatti tra i pz quelli che erano ben aiutati e supportati mostravano livelli di depressione più bassi. Per quanto riguarda i pz in reparti di malattie infettive alcuni studi hanno ricavato informazioni su quanto l'isolamento è presente in questo reparto. Un altro aspetto importante sono i rapporti tra personale sanitario e degenti: il personale sanitario sembra sempre più attento agli aspetti psicologici dei pz, la maggior parte dei sanitari sostiene che l'attenzione e la cura verso i bisogni emotivi del loro assistiti costitu