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La filosofia diagnostica del PDM-2
Tornando all'aspetto della filosofia diagnostica, date tutte queste premesse la diagnosi che propone il PDM-2 è una diagnosi multi-assiale; quindi, nel PDM viene mantenuta la multi-assialità, ma una diagnosi che è al tempo stesso esclusivamente dimensionale e squisitamente prototipica.
La diagnosi prototipica ha intrinsecamente a che fare con la dimensionalità, quindi abbiamo descrizioni di tipi ideali, di prototipi ideali di una persona che presenta un certo disturbo e ci viene richiesto di valutare quanto il funzionamento della persona che abbiamo di fronte si avvicina a quel prototipo o descrizione ideale.
La diagnosi PDM-2 non si propone come alternativa, come antagonista al DSM, ma come complemento, arricchimento, vuole aggiungere un livello di comprensione a cui non è possibile giungere utilizzando solo il DSM.
Altri aspetti centrali del PDM-2 sono gli obiettivi, gli obiettivi nel DSM sono specificatamente in ambito epidemiologico, quindi di...
calcoli di tassi di prevalenza e di incidenza dei disturbi mentali, in parte sono anche gli obiettivi che hanno molto a che fare con la ricerca per identificare gruppi di soggetti che ricevono la stessa diagnosi, ma ha nulla a che fare con gli aspetti clinici, quindi a complemento di questi aspetti tipici del DSM, l'obiettivo del PDM-2, così come era esattamente quello del PDM-1, sono quello di aiutare i clinici curanti nella formulazione del caso e nella pianificazione degli interventi e del trattamento, ha quindi un obiettivo squisitamente clinico. Come ci dice il titolo stesso del manuale, manuale diagnostico psicodinamico la grande novità e l'aspetto quasi unico nel campo della diagnosi è il completo svincolo da un aspetto a-teoretico, il manuale riconosce esplicitamente quello che è il background teorico che fonda la comprensione diagnostica delle diverse sindromi, occorre però fare attenzione a non considerare l'individuazione di un
framework teorico come una pretesa di esclusività teorica, uno degli aspetti fondanti soprattutto del processo di revisione che ha portato al PDM-2 è stato proprio il dialogo con altre discipline ed altri approcci teorici, ad esempio, nell'ambito della personalità e della valutazione della personalità vengono messe in luce quelle che sono le cosiddette credenze disfunzionali su sé e sugli altri che sono un tema molto caro alla psicologia cognitiva, così come c'è un dialogo molto stretto con quelle che sono tutte le correnti per esempio della psicopatologia evolutiva, dell'infant research, delle neuroscienze.
Viene riconosciuto un campo teorico di base che va ad integrarsi ed arricchirsi con un dialogo continuo con altre discipline. Dal PDM-1 al PDM-2 sono cambiate molte cose, alcuni clinici utilizzano e conoscono ancora il PDM-1, ma a parte i punti fondanti che ne caratterizzano la filosofia diagnostica il PDM-1 è
quasi un altro manuale rispetto alla seconda edizione, per la seconda edizione c'è stato un lavoro durato 5/6 anni e più del 90% del manuale originale è stato completamente riscritto, i punti: fondato su un modello psicodinamico, approccio complementare, diagnosi multi-assiale, dimensionale e prototipica e gli obiettivi fondamentali, sono aspetti che caratterizzavano anche il PDM-1, grandissime innovazioni sono state invece introdotte a livello di struttura. La prima edizione del PDM, 2006 in America e 2008 in Italia, era strutturata in tre parti fondamentali, c'era una prima parte dedicata alla diagnosi degli adulti, una seconda parte che potremmo definire evolutiva dedicata alla diagnosi di bambini e adolescenti più un'appendice dedicata agli 0-3 anni e infine tutta una terza parte molto corposa in cui erano stati inseriti tutti quei contributi teorici e clinici che supportavano la struttura e la filosofia diagnostica del PDM-1. Nella seconda edizione,pubblicata nel 2017 negli Stati Uniti e a differenza della prima edizione con una casa editrice che ne ha anche consentito una maggiore diffusione e divulgazione, ed è stata tradotta in Italia nel 2018, a livello di innovazioni strutturali se il fondamento psicoanalitico rimane viene data una crescente importanza al modello teorico e alle ricerche empiriche condotte dal gruppo di Otto Kernberg. Il modello di Otto Kernberg nell'area della valutazione della personalità diventa un punto di riferimento concettuale centrale, altro aspetto che è diventato sempre più centrale nella seconda edizione del PDM è la maggiore integrazione con la ricerca empirica, si parte dal presupposto che la clinica fa bene alla ricerca e la ricerca fa bene alla clinica, quindi di fornire un manuale che consentisse di ridurre quel divario tra clinici e ricercatori, quindi un manuale che avesse l'obiettivo di essere fondato sulla ricerca empirica, ma al tempo stesso.sottoposto a verifica empirica, quindi, una diagnosi che avesse applicabilità sia nella clinica sia nella ricerca. A questo proposito se gli obiettivi a livello generale permangono, proprio per favorire ancor di più l'integrazione tra clinica e ricerca e quindi l'utilità clinica del manuale sono stati sviluppati degli strumenti specifici direttamente derivati dal PDM-2 a compilazione da parte del clinico, sono strumenti veloci che consentono una valutazione più agile da un punto di vista clinico secondo l'approccio del PDM-2, ma al tempo stesso consentono ai ricercatori di applicare l'approccio PDM anche nel campo della ricerca. Ne esistono diverse versioni ma lo strumento è sempre lo stesso ed è stato chiamato PDC, che troviamo non solo nella versione cartacea del PDM-2, ma possono anche essere scaricate come risorse elettroniche dal sito della Raffaello Cortina previo acquisto del manuale. Altro aspetto nuovo è cheè disponibile sempre sul sito della Raffaello Cortina un software informatico, che presuppone un acquisto a parte ma facilita il processo diagnostico perché può essere svolto sul proprio dispositivo, quindi, facilita l'archiviazione delle valutazioni e consente anche una formulazione del caso ancor più semplice e veloce. Ciò che è però enormemente cambiato tra PDM-1 e PDM-2 e che da questo punto di vista lo rende quasi un altro manuale sono i contenuti e la strutturazione interna, se prima erano presenti tre parti, la terza parte, quella di tutti i contributi teorici ed empirici a supporto viene eliminata perché non ha senso mantenere contenuti oggi reperibili facilmente online, adesso la struttura del volume è organizzata in 6 sezioni principali, che coprono per la prima volta tutto l'arco di vita dell'individuo. Abbiamo la prima sezione dedicata agli adulti, una seconda sezione dedicata agli adolescenti, quindi,alla diagnosi di soggetti compresi in un range d'età che va dai 12 ai 19 anni, una terza sezione dedicata alla valutazione dei bambini; quindi, dedicata all'infanzia dai 4 agli 11 anni, prima queste due sezioni erano insieme, una quarta sezione specificatamente dedicata alla prima infanzia, dai 0 ai 3 anni, il cosiddetto asse IEC, una quinta sezione dedicata agli anziani. È la prima volta che in un sistema diagnostico vengono considerate le specificità di questa fase della vita, inoltre c'è anche un aneddoto carino raccontato da Nancy McWiliams che è l'elemento di discontinuità tra il PDM-1 e il PDM-2, perché è stata tra i referenti delle due edizioni e lo sarà anche del PDM-3, un aneddoto che la McWilliams racconta spesso è che all'interno di una serie di conferenze finalizzate a presentare la prima edizione del manuale un clinico dal pubblico le domandò perché non erano stateincluse le specificità della diagnosi per gli anziani, la McWilliams racconta di essere stata scossa da questa domanda perché effettivamente i curatori della prima edizione del PDM-1 non avevano pensato nemmeno lontanamente di introdurre una sezione dedicata agli anziani e rispose in modo molto spontaneo che probabilmente l'età media molto avanzata dei curatori del PDM-1 aveva fatto in modo che si creasse una sorta di negazione di massa sul fatto che ci fossero aspetti psicopatologici specifici da considerare per l'età anziana. Inoltre, è interessante perché proprio questo clinico che era anche un ricercatore che si occupava dei processi di invecchiamento è nel PDM-2 uno dei curatori di questa sezione, è stato reclutato attraverso verso episodio che è Daniel Plotkin, che insieme a Franco Del Corno è uno dei curatori della sezione degli anziani e lo sarà anche nel PDM-3. Questa sezione rende anche ancora.più evidenti gli aspetti legati alle differenze culturali, il PDM-2 è stata un'opera rispetto alla prima edizione molto più italo-americana, non a caso uno dei due curatori è Vittorio Lingiardi, questo ha fatto in modo che si creassero dei gruppi molto italo-americani e questo aspetto è stato molto rilevante proprio nella sezione degli anziani, perché lavorando su questa sezione emersero delle differenze molto culturali proprio nella concezione del processo di invecchiamento, perché all'interno di una tradizione più europea c'è una concezione del processo di invecchiamento molto nella connotazione di deterioramento, come se l'invecchiamento portasse inevitabilmente con sé una sorta di progressivo deterioramento di quelle che erano le caratteristiche del funzionamento individuale del soggetto, invece nella cultura americana, in particolare nord americana è molto più affermato il concetto diinvecchiamento disuccesso, che non nega che ci possano essere delle compromissioni, per esempio nel funzionamento cognitivo o fisico del soggetto, ma al tempo stesso riconosce che il processo di invecchiamento può portare con sé tutta una serie di potenzialità e di rinegoziazione a livello identitario, ad esempio, un aspetto positivo che poco viene considerato se leggiamo l’invecchiamento solo in ottica peggiorativa è l’acquisizione di una nuova identità a livello familiare, la memoria storica della famiglia, il senex, che è detentore di una serie di aspetti di tradizione, di continuità storica a livello trigenerazionale, piuttosto che il riscoprire tutta una serie di aspetti, di obiettivi nuovi, ad esempio con il pensionamento, esperienza comune è avere tempo, spazio e modo di riscoprire degli aspetti della propria individualità che prima sono messi a tacere tra impegni che hanno a che fare con le caratteristiche dellavita adulta. Quindi, tutta una serie di aspetti di recupero, di acquisizione, di conquista e non necessariamente ed esclusivamente di perdita che hanno arricchito il dialogo nella strutturazione di una diagnosi pensata per l'età adulta.