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DISTURBO DELLA NUTRIZIONE O DELL’ALIMENTAZIONE CON ALTRA
SPECIFICAZIONE
DISTURBO DELLA NUTRIZIONE O DELL’ALIMENTAZIONE SENZA SPECIFICAZIONE.
Psicopatologia dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA)
Tutti i disturbi dell’alimentazione che ritroviamo nel capitolo dei DNA si trovano
insieme, poiché hanno delle caratteristiche psicopatologiche comuni, costituite da:
- da una patologica paura di ingrassare, marcata attenzione al peso (NODO
FONDAMENTALE DEI DNA);
- alterata percezione dell’immagine corporea, L’IMMAGINE CHE IO HO DI ME,
NELLA MIA MENTE, NON CORRISPONDE A QUELLA REALE;
- messa in atto di meccanismi di controllo, che si esprimono sia come ‘’un eccesso
di controllo, anche ossessivo’’, sia quando questi meccanismi sono incontrollati nel
senso che non esistono più meccanismi di controllo; [[ l’anoressica mette in pratica il
digiuno, controlla l’appetito e controlla tutto quello che ingerisce in termini di calorie,
grassi ecc.. La bulimica, invece, controlla gli effetti dell’abbuffata attraverso
meccanismi di compenso come il vomito, l’abuso di lassativi e diuretici.]] Si affiancano
quindi, la necessità di controllare l’introduzione del cibo con frequente perdita di
controllo, da cui derivano le condotte compensatorie (abuso di lassativi, vomito
autoindotto, attività fisica coatta e digiuno) al fine di neutralizzare gli effetti dell’
eccessiva introduzione.
sul versante anoressico il desiderio di dimagrire e la paura di ingrassare
spingono a limitare il consumo di cibo tramite la dieta;
sul versante bulimico la spinta biologica verso il cibo e la tendenza a perdere il
controllo sull’assunzione portano verso l’abbuffata.
EPIDEMIOLOGIA
Anoressia e bulimia sono oggi un problema di salute pubblica con un’incidenza dello
0,4% per l’ANORESSIA NERVOSA (AN) e dall’1% all’1,5% per la BULIMIA NERVOSA (BN).
Entrambi questi disturbi, seguono un decorso cronico con frequenti ricadute e
conducono spesso a complicanze di ordine medico, portando a volte fino alla morte.
Attualmente i DNA, rappresentano un problema diffuso e frequente tra le adolescenti e
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le giovani donne nella società occidentale più industrializzata. L’ età di esordio è tra i
10 e i 30 anni, con un andamento bimodale: un primo picco tra i 14 e i 20 anni ed un
secondo tra i 30 e i 35 anni.
Esistono comunque anche delle forme tardive con un’insorgenza tra i 40, 50 anni che
sono però soprattutto recidive o patologie in comorbilità psichiatrica. E' dimostrato che
negli ultimi decenni il tasso di incidenza dell'anoressia nervosa tra le ragazze di età
compresa tra i 15 e i 24 anni è stabile mentre è in aumento la bulimia (3-5%) ed
entrambe sono in aumento nei maschi con un rapporto che è passato da 10:1 a
5:1.
In riferimento al disturbo da binge (pronuncia: ‘’bing’’) eating, la prevalenza è
dell’1,6% per le donne e dello 0,8% per gli uomini.
Per quanto riguarda la pica, il disturbo da ruminazione e il disturbo evitante/restrittivo
dell’assunzione di cibo, visto il numero limitato di studi condotti, i dati epidemiologici
non sono esaustivi.
Ovviamente questi dati sono in relazione alle persone che sono in cura!!!
UNA DELLE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DEI DNA è ‘’La distorsione
dell’ IMMAGINE CORPOREA’’: Il concetto di “immagine corporea” sta ad indicare
il modo in cui il soggetto esperisce il proprio corpo, come entità personale ma anche
come strumento essenziale di rapporto interpersonale. La difficoltà ad una corretta
percezione dell’immagine corporea come evento psicopatologico è il risultato dell’
interazione tra fattori intrinseci alla persona (struttura di personalità) e fattori
relazionali, prevalentemente esperiti nell’infanzia ed adolescenza. Tale percezione, non
è una facoltà innata ma deve essere organizzata attraverso un processo di
apprendimento. Sono le influenze precoci che si verificano nella vita dell’individuo, che
hanno caratteristiche anatomiche, fisiologiche e metaboliche che svilupperà da adulto.
Si pone così effetti profondi e duraturi non solo sulle sue caratteristiche mentali ed
emotive, ma anche sulle
l’accento sul tipo di interazione che, attorno alla funzione nutritiva, viene a strutturarsi
nell’ambito della diade madre-bambino, che è il modello che meglio consente
“l’interpretazione dei fattori innati e di quelli derivati dall’esperienza”.
Vediamo quindi una stretta correlazione tra FATTORI RELAZIONALI E FATTORI
PSICOLOGICI:
Fattori Relazionali: Per ogni individuo le prime esperienze di soddisfazione o
insoddisfazione di piacere o dispiacere, i primi conflitti, vengono sperimentati nella
relazione alimentare. Le abitudini alimentar,i diventano portatrici di senso o attributi di
identità individuale e di gruppo. Il primo incontro con la nostra individualità, passa
attraverso l’alimentazione che diventa apertura verso la conoscenza di se stessi, del
mondo e modalità di relazione con l’ Altro ( oggetto animato o inanimato); la prima
relazione del bambino con il mondo esterno è mediata dalla cavità orale.
In uno sviluppo armonioso il bambino, identifica i suoi bisogni e li soddisfa in modi
biologicamente e culturalmente adeguati. Se però l’ambiente-madre risponde alle
richieste del bambino in modo incongruo, per es. fornendo cibo quando viene richiesto
affetto, il bambino non imparerà a riconoscere le sue necessità biologiche e a
distinguerle da quelle emozionali. Il modello corporeo dell’ingerire-vomitare-sputare,
che poi evolve nel trattenere-evacuare-afferrare-lanciare, si ripropone nel corso
dell’evoluzione psicologica del individuo fino al modello mentale dell’introiettare-
proiettare Questo modello, può essere notevolmente ampliato come simbolismo di
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scambio tra corpo e mondo, per cui il mondo è da ingoiare, mordere e digerire. La
bocca è il primo organo di senso importante per l’apprendimento.
L’ istinto ‘’fame’’ nel momento in cui diventa urgenza (stato affettivo apicale) spinge
alla ricerca di una possibile gratificazione attraverso un oggetto (cibo) che diventa
oggetto di godimento (sazietà).
L’ istinto, iscritto in una dimensione relazionale, diventa pulsione, lo stato affettivo
diventa desiderio e l’oggetto viene ad essere iscritto in una dimensione relazionale (il
rapporto con l’ Altro).
!!! Si sviluppa così una distorta utilizzazione del canale alimentare in cui non
solo il comportamento alimentare, ma anche altri aspetti della personalità si
svilupperanno secondo modalità spesso non consone ai bisogni reali.
Portata alle estreme conseguenze, questa disarmonia, produce i disturbi del
comportamento alimentare o disturbi della alimentazione e della nutrizione (DSM5)
dove il cibo è portatore di tante valenze emotive che hanno a che fare con la vita ma
anche con la morte.
Il pasto, è quindi mediatore di relazioni umane, simbolo di comunità e di rito in cui
avviene la condivisione e l’ingestione della sostanza comune. Quando il gruppo sociale
risponde in termini alimentari ad ogni evento emotivamente rilevante, sia spiacevole
che piacevole, la patologia del comportamento alimentare trova terreno fertile.
I FATTORI RELAZIONI, A LORO VOLTA SI TROVANO INEVITABILMENTE CORRELATI AI
FATTORI ‘’SOCIO-CULTURALI’’
Fattori Sociali e Culturali: Nella strutturazione dell’immagine corporea è importante
tenere conto anche delle pressioni sociali e culturali.
Gli stereotipi culturali, che assimilano all’aspetto fisico piacente e magro abbiano
possibilità di successo professionale e sentimentale sono fin troppo evidenti,
coinvolgendo tutti i canali dell’informazione e parecchie fonti della cultura individuale
e collettiva, contribuendo in parte alla prevalenza del disturbo nell’ambito della società
occidentale. Il soggetto contemporaneo appare sganciato dal partner umano,
condizionato com’è dall’offerta illimitata di “oggetti di godimento” partner inumani a
portata di mano “ di bocca” con cui la relazione è più facile perchè non portano con sé
l’imprevedibilità che caratterizza l’ incontro con l’ Altro. L’oggetto inanimato però, da
sicurezza, non ha emozioni: anche per questo che ci riempiamo di oggetti, per colmare
quello che potrebbe essere un eventuale vuoto. Quello che cerchiamo realmente è un
partner umano, più difficile da gestire, cerchiamo un incontro con l’altro.
In questo modo, l’essere obeso, è una difesa per una temuta morte per inanizione
nonchè indice di un’illusoria buona salute, forza e rimanda al valore di vita del cibo,
mentre l’essere anoressica è anch’ essa una difesa che rimanda al rifiuto del
benessere, della civilizzazione, del rapporto con l’altro e rimanda al valore distruttivo
del cibo.
NON SOLO: OLTRE AL CONCATENARSI DI FATTORI SOCIO-CULTURALI E
PSICOLOGICI, VI SONO ANCHE FATTORI BIOLOGICI che troviamo spesso in
correlazione con i DNA.
Eziologia dei fattori biologici: Al momento attuale la ricerca è orientata oltre che
sugli studi di linkage genetico (vulnerabilità geneticamente trasmessa) sul ruolo delle
monoammine (Serotonina-5HT, Noradrenalina-NA e Dopamina-DA) soprattutto per le
possibilità di terapia farmacologica. La NA è noto che stimola l’appetito e promuove
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l’assunzione di carboidrati a scapito della componente proteica del pasto. La DA ha
una duplice azione; ad alte dosi diminuisce l’appetito probabilmente determinando
una liberazione di 5HT mentre a basse dosi determina aumento dell’appetito. La
dopamina d’altro canto, modula tutte le nostre sensazioni di piacere, quindi un
aumento di questa dovrebbe far diminuire la componente fisiologica che ci spinge a
cercare consolazione nell’ingerire cibo. Queste azioni delle monoammine coinvolgono
il nucleo paraventricolare.
La funzione serotoninergica è costantemente diminuita in corso di DNA verosimilmente
in maniera secondaria alla denutrizione o ad altri comportamenti alimentari
disfunzionali, mentre è aumentata in corso di guarigione. Queste alterazioni possono
essere interpretate come un tratto di vulnerabilità (fattore predisponente) per lo
sviluppo e poi per il mantenimento della patologia. Dall’analisi della letteratura
emerge con chiarezza come la presenza di una componente biologica nella
vulnerabilità dei pazienti