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CONTENUTO DELL’ANGOSCIA E RAPPORTO CON L’OGGETTO
INSERTO 3.3
[..]L’IO del bambino cerca di proteggere il proprio Sé dagli impulsi distruttivi con meccanismi
difensivi, per evitare angosce. Tra queste difese c’è la scissione.[..]
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5. Le radici distruttive dell’angoscia
Nel lavoro clinico l’angoscia è suscitata dalla relazione interpersonale
stessa: il paziente infatti teme di poter vivere col terapeuta quelle forme
di aggressione, umiliazione, trascuratezza, indifferenza o incoerenza che
gli creano angoscia e rabbia. La distruttiva esperienza di morte del Sé (si
intende il senso di non avere più controllo su corpo e mente, e può
essere provocata da eventi traumatici, o da carenza di contatto affettivo,
frustrazioni di bisogni, ecc..) viene comunicata proiettando
(incosciamente) nel genitore questa qualità distruttiva dell’esperienza e,
dopo la proiezione, attribuendola al genitore stesso: si tratta di
IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA. In questo periodo, in cui ancora
il bambino non ha ancora acquisito l’uso del linguaggio, la persona a lui
più vicina è la madre che, se adeguata, cercherà di allontanare l’evento
frustrante, contenendo dentro di sé la distruttività che gli stata
proiettata inconsciamente. Altre volte il genitore non riesce a contenere
l’angoscia del figlio.
6. La fase edipica
Nella relazione con il bambino, madre e padre gli forniranno le
occasioni di microesperienze af-fettive che lo aiuteranno a conoscere
una realtà esterna complessa, ed una interna caratterizzata da stati
affettivi oscillanti tra gioia-disperazione. Fiducioso che i genitori
provvederanno verran-no sempre incontro ai suoi bisogni e ai suoi mali,
il bambino svilupperà pienamente curiosità per il nuovo e il desiderio
per il nuovo. Ma presto si accorgerà che c’è un limite, imposto dai
genitori, ai suoi desideri e aspettative non realistiche. L’esigenza
crescente di dominare la realtà spinge il bambino a staccarsi
maggiormente dalla madre, e ad avvicinarsi di più al padre e a oggetti e
persone del suo ambiente.: egli cerca, attraverso questi nuovi legami, di
vivere intensi stati dell’umore. Il padre emerge sempre di più nel suo
ruolo di “regolatore” dei desideri e la sua presenza si fa sempre più
importante, aiuta il bambino ad uscire dalla simbiosi offrendo al
bambino un rapporto diverso. Incontro con la realtà significa incontro
con il piacere ma limite allo stesso (imposto dall’esterno): questo riduce
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il senso di onnipotenza e l’egocentrismo del bambino. Egli imparerà che
il suo Sé non è al centro del mondo, ma che ogni persona ha un suo
mondo, che gli altri hanno relazioni e affetti dai quali spesso egli è
escluso.
Uscito dalla fase simbiotica, la percezione dell’altro come persona
autonoma e attiva introduce il bambino nella FASE EDIPICA, che
secondo Freud va dai 2-3 anni ai 5-7 anni.
Il neonato è sensibile ad una stimolazione sensoriale, che gradisce e
richiede (come un certo mo-do di alimentarlo o dargli cure), e la
maturazione biologica sessuale si esprime in questo contesto di
continue stimolazioni gratificanti. Il complesso di Edipo riguarda il
rapporto del bambino con i suoi genitori e consiste in un istinto sessuale
che egli rivolge, al livello inconscio, verso il genitore di sesso opposto, e
un sentimento di ostilità nei confronti del genitore dello stesso sesso. Il
bambino pretende di appropriarsi totalmente dell’oggetto d’amore e ciò
lo espo-ne a fantasie angosciose per il sé, in quanto il fantasticato
scambio amoroso tra genitore e figlio è impossibile. La frustrazione
provocata dal desiderio inappagato di appropriazione sessuale ob-bliga
il bambino ad aprire gli occhi sulla realtà di essere piccolo e inadeguato.
Il bambino spesso immagina la scena primaria, ossia il rapporto
sessuale tra i genitori, anche se non vi hanno assistito; e teme la
castrazione che, nel caso del bambino, si esprime con la paura che il
padre compia l’atto per opporsi ai suoi desideri sessuali direzionati alla
madre; nel caso della bambina, essa teme lesioni genitali dovute alla sua
fantasia di accoppiamento col padre.
7. Sofferenza e sviluppo maturativi
La sofferenza sta alla base della trasformazione del bambino in una
persona. Per comprenderla in modo migliore possiamo guardarla da
diversi punti di vista:
1. Sofferenza legata ai timori per l’integrità fisica e psichica: sotto
questo punto di vista, le angosce edipiche hanno come contenuto
proprio i timori suddetti. Vi è l’angoscia di castrazione del bambino,
che sente minacciata la sua integrità da parte del padre che vuole
punirlo per aver desiderato la madre. La bambina invece teme
conseguenze devastanti da un rapporto sessuale col padre.
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2. Sofferenza legata alla riduzione dell’onnipotenza infantile:per il
bambino piccolissimo è im-portante l’illusione d’onnipotenza, ma
crescendo dovrà scoprire la sua dipendenza dai genitori, che hanno
potere su di lui e che spesso si oppongono al suo desiderio di appagare
certi deside-ri. Ma la sofferenza che ne deriva è tollerabile se il
bambino sente il continuo amore dei genito-ri, da cui apprendere cose
utili e che lo aiuteranno a crescere con i loro insegnamenti. Il ridi-
mensionamento dell’onnipotenza si ha parallelamente all’evoluzione
del narcisismo (inteso co-me autostima, capacità di indipendenza):
infatti affinché il narcisismo si evolva, sono fonda-mentali le
dinamiche relazionali e il ridimensionamento dell’onnipotenza
infantile. Ma la “riduzione a piccolo” può far sentire il bambino senza
speranza di crescita. La grandezza dei genitori è già un rimando a
questa piccolezza, ed è doloroso. Ad esso può anche accompagnarsi il
timore di non crescere mai. Invece pensarsi capace di crescere, fa
superare la ferita dell’essersi creduti adulti e il confronto con il
genitore diventa uno stimolo ad identificarsi con lui.
3. Sofferenza legata al sentimento di esclusione e alla gelosia: questi
sentimenti riguardano i rapporti affettivi triangolari,e il malessere è
legato all’entrata in scena di una terza persona, e questo evento segna
il passaggio alla fase edipica (la terza persona in questo caso è il
padre). La terza persona può però anche essere un fratellino o un
nuovo inquilino (quale un nonno). Il problema è che costui attira
l’attenzione della madre, prima privilegio esclusivo del bambino. Egli
dunque teme di perdere il suo affetto e da ciò scatta la rivalità col
“terzo”. Ma il fatto di capire di non essere più al centro del mondo e la
sua accettazione sono facilitati dall’amore che egli, nonostante tutto,
prova per l’altro. Ciò gli consentirà di osservare la relazione tra le
persone che ama tollerando la sofferenza dell’esclusione che lo renderà
più forte.
4. Sofferenza legata alle situazioni di stallo evolutivo: nella fase di
riduzione dell’onnipotenza e processo edipico, il bambino può trovarsi
in una situazione di stallo, in cui non può contare né nell’onnipotenza
dei genitori né nella propria se sta soffrendo. Tale sofferenza, a volte
rab- biosa perché carica di delusione, è penosa perché riduce la
speranza di cambiare, e diventa motivo di disperazione. Ad esempio se
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un bambino si comporta male e i genitori non lo riprendono o lo fanno
con troppa aggressività, il bambino continuerà a ripetere il suo
compor-tamento per denunciare la delusione provata nel sentirsi
trascurato e non amato.
I MECCANISMI DI DIFESA sono un insieme dimezzi di cui dispone
l’io allo scopo di proteggersi dalle frustrazioni, da questi affetti negativi
che possono disintegrare l’io e che lo esporrebbero quindi all’angoscia.
Essi si dividono in primari e secondari (pag5-6-7 appunti).
Dei meccanismi di difesa secondari, oltre alla rimozione vi .sono:
Regressione: rilevato da Freud, consiste nel ritorno ad una fase
precedente nello sviluppo di un processo psichico.
Repressione: è il processo mediante il quale un soggetto,
consapevolmente, esclude un contenuto psichico (sentimento,
giudizio, ecc..), dalla sfera della coscienza, perché doloroso,
imbarazzante o comunque pericoloso per il suo equilibrio interiore. Si
distingue dalla rimozione che avviene senza che il soggetto sia
cosciente.
Sublimazione: meccanismo di difesa dell’io, con il quale le pulsioni
sessuali e le pulsioni aggressive vengono deviate, per riversarsi con
inalterata carica energetica, su oggetti o scopi diversi da quelli
originari (es nel caso della creazione artistica).
Proiezione: meccanismo con cui il soggetto proietta, o riversa, su un
altro dei sentimenti, delle idee o dei caratteri, che in realtà gli
appartengono, ma che egli rifiuta di accettare.
I LIVELLI EVOLUTIVI DELL’ORGANIZZAZIONE DELLA
PERSONALITA’ sono:
PSICOTICI: usano meccanismi di difesa primaria. Si
caratterizzano per la perdita o distorsione della percezione della
realtà; presentano deliri, allucinazioni, disturbi della personalità e del
comportamento, disturbi nelle capacità logiche e linguistiche,
incapacità di badare a se stessi e adattarsi alla vita sociale, mancanza
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di coscienza della loro condizione patologica (tipica, invece, dei
nevrotici).
NEVROTICI: Termine che descrive una vasta gamma di disturbi
psicologici. Le nevrosi sono caratterizzate da ansia, sentimenti di
inadeguatezza e insoddisfazione, e disturbi del comportamento. A
differenza delle psicosi, le nevrosi di solito non compromettono
l’adattamento sociale e la capacità di distinguere tra realtà esterna e
realtà interna. La psicoanalisi spiega i sintomi nevrotici come
espressione simbolica di un conflitto psichico inconscio. La nevrosi
rappresenterebbe un compromesso tra desiderio e difesa, tra le
esigenze dell’Es da un lato, e quelle dell’Io e del Super-Io dall'altro.
Usa meccanismi di difesa secondari.
PERSONALITÀ BORDERLINE: Disturbo della personalità in
cui sono presenti forti oscillazioni comportamentali e difficoltà nel
controllo degli impulsi. Il disturbo borderline compare nella prima
età adulta ed è caratterizzato da una forte e diffusa instabilità nelle
relazioni interpersonali (con un'alternanza fra iper-idealizzazione e
svalutazione dell'altro); da un'instabilità affettiva da attribuirsi a una
grande reattività dell'umore; da un'alterazione dell