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DEMENZA DI AHLZEIMER
La ha esordio insidioso e va sospettato quando il soggetto al di sopra dei 45
anni presenta disturbi di memoria lentamente ingravescenti che arrivano ad interferire con le attività
quotidiane a cui si aggregano altri disturbi di natura cognitiva e psichiatrica. pag. 7
26/02/2019
Si ipotizza che la demenza di Alzheimer sia causata da un tipo genetico e che l’età non fa altro che
slatentizzare la malattia. Le basi biologiche su un punto di vista macroscopico invece sono la diminuzione
del peso del cervello, atrofia corticale, allargamento dei solchi e appiattimento delle circonvoluzioni
cerebrali. Queste modificazioni macroscopiche però sono visibili solo quando la malattia è già conclamata
ma si può comunque fare una diagnosi precoce prima che il danno sia reversibile o resistente al
trattamento farmacologico.
Da un puto di vista microscopico invece non è ancora del tutto chiaro quale meccanismo ci sia dietro alla
demenza di Alzheimer ma sono state identificate delle placche senili all’esterno, mentre all’interno vi è una
degenerazione neurofibrillare. Vi sono diverse ipotesi:
• Si suppone che la sovra produzione di beta-miloide all’interno della cellula, causa la morte di questa
per i troppi frammenti, che vengono depositati negli spazi extracellulari e formano le placche senili,
e il deficit si estende ad altri distretti neuronali.
• La degenerazione neurofibrillare che avviene all’interno del neurone, è causata dall’accumulo della
proteina Tau che normalmente stabilizza i microtubuli.
• L’ipotesi più recente vede invece come primissima alterazione la morte di neuroni dopaminergici e
ciò provoca i mancato arrivo di dopamina all’ippocampo.
La diagnosi certa i Alzheimer è possibile solo in seguito a referto autoptico, in cui sono visibili le placche
senili. Mentre si può avere una diagnosi probabile quando si è di fronte ad una demenza accertata, vi sono
più deficit cognitivi accertati di cui la memoria, i disturbi sono progressivi, non ci sono alterazioni della
coscienza e l’esordio è di solito dopo i 65 anni.
La prognosi è infausta e porta alla morte i un periodo tra i 3 e i 15 anni.
Nel profilo neuropsicologico della demenza di alzheimer è necessario che vi sia il deficit di memoria per
confermare la diagnosi. La memoria non è però l’unica funzione compromessa, ma viene colpita la memoria
di lavoro che non permette di codificare e recuperare le informazioni. Inoltre, vengono colpite le funzioni
strumentali (linguaggio e movimento) e le funzioni di controllo.
All’inizio la malattia si presenta come smemoratezza, si ha l’impoverimento del linguaggio, con anomie
progressive e deterioramento del livello semantico-lessicale, deficit del linguaggio scritto e viene
risparmiata la componente sintattico-fonologica. Possono instaurarsi aprassie di tipo ideativo, disturbi di
riconoscimento visivo degli oggetti e disorientamento topografico e compromissione dell’esplorazione dello
spazio extrapersonale. pag. 8
Il test MMSE permette di dare un’idea di quanto il soggetto sia orientato nel tempo e nello spazio. Prevede
un esame delle funzioni cognitive divise in 6 aree: orientamento (nel tempo e nello spazio), registrazione,
attenzione e calcolo, rievocazione, linguaggio, prassia (capacità di eseguire un movimento). Il punteggio
finale va da 0 (massimo deficit) a 30 (nessun deficit) e il punteggio soglia è 24.
encefalopatie metaboliche acquisite
Le sono malattie dell’encefalo causate da patologie metaboliche
sistemiche non congenite e diversamente dai quadri clinici precedenti, queste malattie non sono un dato
irreversibile ma laddove si guarisca la malattia metabolica, guarisce la malattia encefalica come nel caso di:
• Encefalopatia epatica: legata all’accumulo di ammonio nell’encefalo e compare dovuto al fegato
che non riesce ad esercitare la propria funzione; l’unica soluzione è il trapianto d’organo e i deficit
cognitivi spariscono di conseguenza. Le manifestazioni cliniche sono le alterazioni ci coscienza, e
deficit cognitivi.
• Encefalopatia uremica e da dialisi: insufficienza renale cronica che provoca un’encefalopatia
progressiva da cui emergono deficit cognitivi e disturbi psichiatrici dovuti ad uno scompenso
elettrolitico.
• Encefalopatia da squilibri elettrolitici, ipoglicemia, ipossica o alcolica.
Con grammatica della lingua si fa riferimento a tutto ciò che connota quella lingua specifica.
Si definisce fonema, le più piccole unità che influiscono sul significato, come ad esempio nelle parole “lana”
”rana” una sola lettera cambia il significato della parola stessa. Ogni lingua considera fonemi
esclusivamente i suoni in grado di operare distinzioni di significato tra parole altrimenti equivalenti.
La sintassi è la base del linguaggio umano ed è la capacità di organizzare strutture frasali più o meno
complesse.
La semantica, il lessico, il fonema e la sintassi sono indispensabili per la produzione e comprensione di un
linquaggio.
Il linguaggio è strutturato, ovvero organizzato secondo regole e unità, e produttivo, ovvero non vi sono
limiti rispetto agli oggetti che si possono descrivere e si possono avere infinite frasi utilizzando un finito
numero di regole grammaticali. pag. 9
27/02/2019
Nel LINGUAGGIO esiste un periodo critico per le acquisizioni inerenti al linguaggio e se un bambino non
viene esposto a nessun linguaggio nei primi 3 anni potrebbe esserci un deficit linguistico e cognitivo, se si
passano addirittura li 8 anni, ci sarà sicuramente un deficit. Il linguaggio che porta ad elaborare
informazioni mentalmente, è legato al linguaggio verbale vero e proprio. Alla nascita i bambini sono in
grado di riconoscere tutti i fonemi esistenti e nel corso del primo anno di vita si instaura una progressiva
specializzazione per i fonemi della lingua madre.
Lo sviluppo prelinguistico (0-12 mesi) è ciò che accade nel bambino prima che impari il linguaggio vero e
proprio, ovvero il suo modo di comunicare tramite suoni vegetativi con l’adulto entra in sintonia con i
bisogni del bambino tramite una proto-conversazione.
Lo sviluppo prosodico si ha quando il bambino riesce a comunicare e rispondere all’adulto anche tramite
suoni chiamati pattern.
Il bambino impara a produrre all’inizio olofrasi (frasi composte da una sola parola) e può durare anche
tutto il secondo anno di vita; ciò è normale purché vi sia un contatto oculare, la comprensione e il saper
indicare, altrimenti potrebbe esserci una qualche sindrome, un ritardo o anche autismo.
Dopo il periodo dell’olofrase, vi è il linguaggio telegrafico, per cui mancano i nessi grammaticali.
Successivamente si arriva ad un linguaggio miniaturizzato, ovvero come quello dell’adulto ma molto più
semplificato.
Mentre il bambino apprende il linguaggio, apprende anche la concettualizzazione, per cui può estendere
un nome ad altri referenti con lo stesso nucleo funzionale (il suo gatto ci chiama Nina e chiama così tutti gli
altri gatti) oppure ad altri referenti con attributi percettivi comuni.
Linguaggio egocentrico: il bambino crede che gli altri vedano tutto ciò che vede lui ed è qualcosa che può
caratterizzare anche l’adulto (costituisce il contrario dell’empatia).
Lo sviluppo del linguaggio si crede avvenga per imitazione e rinforzo, per cui il bambino corregge il suo
modo di interloquire in modo che vanga compreso correttamente dall’interlocutore.
Chomsky postula una capacità linguistica innata specie-specifica per cui tutte le lingue del mondo
condividono la stessa struttura profonda e ognuno può apprendere qualsiasi lingua del mondo perché si ha
una predisposizione biologica ad apprendere la lingua umana in generale.
Se il bambino è non udente, deve venire sottoposto da subito al linguaggio dei segni.
In molti insetti vi sono delle forme di comunicazioni chimiche, come le api che praticano “la danza delle api”
ma le specie non umane non possono sviluppare e apprendere le regole della grammatica e non possono
uscire dal loro linguaggio, che è innato.
L’AFASIA è l’alterazione dell’uso dei simboli verbali con incapacità di tradurre pensieri in parole e viceversa
in assenza di disturbi dell’intelligenza o disfunzioni degli apparati sensoriali e ciò interessa sia la pag. 10
comprensione che l’espressione. Non sempre il paziente conserva la capacità di produzione scritta e sono
compromesse anche la lettura, i calcoli, l’uso dei gesti.
Qualsiasi disturbo cerebrale è in grado di causare un’afasia a patto che interessi l’emisfero dominante e le
strutture deputate all’elaborazione del linguaggio (per il 90% delle persone si trova nell’emisfero sinistro),
questi disturbi possono essere infarti cerebrali, ischemia, emorragie cerebrali, traumi cranici, processi
infettivi, processi espansivi, processi degenerativi, emicrania.
Si parla di afasia propriamente detta quando si ha un danno irreversibile.
A seconda del tipo di afasia si possono avere disturbi nella
• Produzione: per cui si possono avere parafasie (a livello fonologico, verbale o semantico),
sostituzioni, anomie ed eloqui fluenti o non fluenti. Nelle afasie fluenti si hanno delle frasi brevi e si
ha l’intonazione ma è sostanzialmente incomprensibile e poche sono le parole dotate di significato,
si hanno discorsi vuoti dati dalla successione di parole anche senza senso; mentre nelle afasie non
fluenti, il paziente è consapevole del suo deficit, ha difficoltà ad articolare, si ha la prosodia
alterata, e presenta agrammatismo.
• Comprensione
• Ripetizione
• Denominazione.
Il paziente afasico presenta spesso disturbi nel linguaggio verbale scritto come la dislessia, ovvero la
difficoltà di scrittura, o la disgrafia, ovvero la difficoltà di scrittura. 05/02/2019
Nei pazienti afasici possono esserci dei deficit di comprensione e si identifica facendo indicare la figura
corrispondente all’oggetto denominato dall’esaminatore e questo tipo di deficit è maggiormente presente
nel tipo di deficit affluente.
Possono avere deficit di ripetizione per cui si stimola il paziente a ripetere parole o frasi (escludendo
sordità o deficit di articolazione). A volte può esserci una capacità di ripetere intatta ma con una
conseguente ripetizione incontrollata (ecolalie).
Il deficit di denominazione nei pazienti afasici è dovuto all’incapacità di denominare correttamente gli
oggetti, anche se la loro comprensione è stata preservata.
L’afasia di Brocà e l’afasia di Wernicke riassumono la sintomatologia e i correlati anatomici dei disturbi