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R-S.
16.3 L’innovazione in Italia: un quadro d’insieme
Indagine PACE, pag. 464
Negli anni fra il 1990 e il 1992 un terzo delle imprese italiane (33000) ha introdotto innovazioni
tecnologiche, ma solo metà di queste tecnologie ha svolto attività di R-S. Secondo un’indagine
dell’Istat, in Italia il 26%delle piccole imprese ha innovato , l’84% delle imprese con più di 1000
addetti. Le industri informatiche e di telecomunicazioni risultano essere le più innovativi.
Gli obiettivi dell’attività innovativa si possono identificare principalmente in due:
a. Miglioramento delle performance dei prodotti e la riduzione dei costi di produzione;
b. La R-S svolta dai concorrenti.
16.4 Il network delle piccole imprese
Gran parte dell’industria italiana è composta di un ampio gruppo di piccole e medie imprese che
operano nei settori tradizionali, nella meccanica e nei settori che forniscono beni capitali. Le PMI
formano un network di apprendimento molto dinamico, esse sono caratterizzate da avanzate capacità di
assorbire e migliorare le nuove tecnologie sviluppate. In generale si può dire che l’innovazione non è il
risultato di R-S formale, ma di apprendimento informale derivante dall’esperienza, dall’utilizzo e
dall’interazione con gli altri utilizzatori e fornitori.
Nel network di PMI possono essere identificate tre tipi di imprese:
16.4.1 Il distretto industriale
Il distretto industriale è un’area a livello spaziale in cui sono presenti numerose piccole imprese, che
appartengono a un settore industriale. La maggior parte delle imprese operanti in un distretto sono
altamente specializzate e sono responsabili di un limitato numero di compiti, solitamente relativi ad
uno specifico stadio della produzione. Il successo dei distretti in Italia è legato ad una struttura
istituzionale che si compone prevalentemente di organizzazioni provinciali e regionali assai efficaci nel
sostenere le imprese del distretto. La diffusione della tecnologia di processo all’interno del distretto è
molto rapida. Il progresso tecnico si diffonde velocemente attraverso la trasmissione di info fra un
numero ampio di produttori, che condividono una cultura comune, hanno livelli di competenze simili, e
quindi sono in grado di trasmettere e assimilare conoscenza tacita. Nei distretti sia le innovazioni di
prodotto che di processo sono incrementali. Quelle di prodotto sono il risultato delle competenze nel
design e dell’abilità di focalizzazione sulle specifiche richieste del mercato. Le innovazioni di processo
derivano invece dal Learning By Doing nei singoli stadi di produzione.
16.4.2 Le imprese produttrici di beni capitali
L’industria italiana è caratterizzata dalla presenza di un gran numero di imprese produttrici di beni
capitali, che sono innovative e competitive a livello internazionale. Molte di queste imprese non hanno
un laboratorio di R-S formale: la loro conoscenza è per lo più non codificata, tacita, specifica ed
incorporata nei tecnici e negli ingegneri. L’apprendimento da interazione, attraverso la relazione
utilizzatore-produttore, riveste un ruolo di primo piano nell’innovazione di prodotto. Tali legami
verticali sono molto importanti nell’offrire uno stimolo all’innovazione e continui feedback da parte di
utilizzatori sofisticati sui beni capitali prodotti.
16.4.3 Le imprese dei settori tradizionali
Un ultimo gruppo di imprese è costituito dalla grande popolazione di PMI che operano nei settori
tradizionali. In questo gruppo l’introduzione di nuovi prodotti è guidata dalle capacità di marketing e
produzione legate al design, alla creazione di prodotti su misura e alla segmentazione del mercato.
16.4.4 Il successo delle politiche a favore del network di piccole e medie imprese
Due tipi di politiche hanno influenzato le diverse tipologie di piccole e medie imprese:
1. Le politiche in favore dell’adozione di nuovo beni capitali
2. Le politiche di informazione e diffusione della tecnologia
Politiche in favore dell’adozione di nuovi beni capitali
Queste politiche hanno avuto successo a seguito dell’ampio numero di utilizzatori. Queste politiche
hanno promosso l’acquisto o il leasing di nuovi macchinari, hanno consentito lo sviluppo, l’espansione
e la modernizzazione delle strutture delle PMI e infine hanno promosso lo sviluppo della competitività
e dell’innovazione delle piccole imprese, mediante l’agevolazione di investimenti per immobilizzazioni
immateriali, macchinari e impianti.
Politiche di informazione e diffusione tecnologica
Sono state lanciate sia a livello nazionale, sia a livello regionale e locale. Il settore pubblico ha
sostenuto numerosi parchi scientifici e tecnologici con l’obiettivo di creare nuove opportunità
imprenditoriali a livello locale e di diffondere le conoscenze e le competenze tecnologiche sviluppate in
loco o disponibili all’esterno dell’area.
16.5 Il sistema della R-S su larga scala
Il sistema della R-S su larga scala comprende differenti attori: le grandi imprese oligopolistiche,
piccole imprese ad alta intensità di tecnologia, le università, centri pubblici di ricerca, governi centrali e
locali. Vi sono pertanto molte debolezze nel paese italiano: poche grandi imprese, poche piccole
imprese ad alta intensità di tecnologia, insufficienti meccanismi di interfaccia fra industria, università e
centri di ricerca, un limitato grado di internalizzazione ed una politica pubblica di sostegno
all’innovazione nell’alta tecnologia poco organica e poco coordinata nei suoi diversi livelli di
intervento. Vi sono comunque numerosi fattori che ostacolano il pieno sviluppo di R-S in Italia.
16.5.1 Creazione limitata di opportunità tecnologiche avanzate
La creazione di avanzate opportunità scientifiche e tecnologiche in Italia è stata caratterizzata da una
frammentazione delle attività di ricerca e da un’elevata variabilità dell’output scientifico. Infatti il
livello di ricerca nelle università italiane differisce notevolmente fra i campi scientifici; questa elevata
differenziazione non permette di raggiungere standard ottimali nelle R-S. questa situazione è inoltre
aggravata dalla scarsità di fondi disponibili per l’acquisto e l’utilizzo di strumenti di ricerca avanzati e
dalla difficoltà di svolgere una ricerca “multidisciplinare” all’avanguardia.
16.5.2 Deboli condizioni di domanda
Sino a poco tempo fa le condizioni di domanda hanno ostacolato l’innovazione nel sistema R-S. il
mercato italiano non ha stimolato l’attività innovativa nei settori basati sulla scienza. Le dimensioni
ridotte del mercato hanno limitato le imprese a investire in R-S. Inoltre le grandi imprese hanno
raramente offerto stimoli innovativi ai produttori locali, perché esse stesse in molti casi non erano
innovative.
16.5.3 Un ristretto nucleo oligopolistico
Il numero ridotto di grandi imprese e la dimensione limitata di nuclei oligopolistici sono le principali
caratteristiche di distinzione con altri paesi industrializzati. Gran parte della R-S in Italia è concentrata
in pochi grandi gruppi industrializzati: auto, chimica, farmaceutica, elettronica e gomma.
16.5.4 Poche piccole imprese high-tech
Un altro fattore che limita lo sviluppo del sistema di R-S in Italia è la scarsa presenza di nuove imprese
ad alta tecnologa operanti nell’elettronica, software, biotecnologia e nei servizi.
16.5.5 Debole interfaccia tra università, istituti di ricerca pubblica e industria
Un’altra debolezza dei sistema italiano di R-S riguarda le relazioni fra università, istituti di ricerca e
industria. I Italia dunque esiste una scarsa interazione fra imprese e università.
L’efficacia e l’efficienza delle relazioni industria-università-centri di ricerca sono state ostacolate dal
limitato numero di centri di eccellenza nelle università italiane, dalla scarsa mobilità e dalla struttura
burocratica del sistema universitario, dall’assenza di adeguati meccanismi per diffondere
l’informazione sulla ricerca svolta dai centri pubblici e dalla scarsa propensione delle università a
collaborare con le imprese.
16.5.6 L’ancor limitata (seppur crescente) internalizzazione del sistema italiano
L’internalizzazione dell’industria italiana nei primi anni 90’ si caratterizza per due fenomeni:
1. Il progressivo rallentamento della spinta propulsiva delle maggiori imprese industriali del paese
2. Un dinamismo dei gruppi di media dimensione operanti nei settori tradizionalmente competitivi
dell’industria italiana e degli investimenti diretti esteri delle PMI.
16.5.7 Il ruolo delle politiche pubbliche
In Italia attualmente, l’intervento pubblico in Italia si articola nel seguente modo:
1. Programmi finalizzati del CNR: sono programmi rivolti a un’ampia gamma di campi di ricerca:
alimentare, cura della salute, terra e ambiente, tecnologie all’avanguardia, energia ecc.
2. Il fondo per la ricerca applicata: ha lo scopo di favorire lo sviluppo di tecnologie avanzate
nell’ambito del sistema industriale. Il fondo rappresenta un sostegno finanziario esclusivamente
a favore dei progetti di “ricerca applicata industriale” autonomi o presentati da società di ricerca
costituite con la partecipazione di risorse del Fondo.
3. Fondo per l’Innovazione tecnologica: sostiene l’attività di progettazione, sperimentazione e
sviluppo ed interviene su progetti propositi in modo autonomo dalle imprese, che intendono
introdurre rilevanti avanzamenti tecnologici finalizzati allo sviluppo di nuovi prodotti ed al
miglioramento dei processi produttivi e dei prodotti esistenti
4. Programmi nazionali di ricerca: sono finalizzati allo sviluppo di tecnologie particolarmente
innovative e strategiche, applicabili a livello industriale nel medio periodo.
5. I progetti Eureka e le politiche pubbliche europee: l’iniziativa Eureka ha l’obiettivo di
aumentare la competitività delle industrie e delle economie nazionali europee sul mercato
mondiale, attraverso la cooperazione tra le imprese e gli istituti di ricerca di diversi paesi nei
settori ad alta tecnologia.
16.6 Circoli virtuosi e circoli viziosi
I circoli virtuosi si sono venuti a manifestare nel primo sistema innovativo, fra produttori di beni
capitali e componenti e gli utilizzatori, in particolare le imprese dei distretti industriali. Le imprese
utilizzatrici tecnologicamente innovative e altamente competitive hanno richiesto beni capitali,
riuscendo così a migliorare le proprie capacità tecnologiche e la propria competitività. E’ opportuno
dire che i circoli virtuosi hanno notevolmente influenzato il tasso di diffusione delle nuove tecnologie.
I circoli viziosi si sono venuto a manifestare