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COMPETIZIONE PER IMPORRE GLI STANDARD

Tre forme di competizione per imporre gli standard (Besen e Farrell 1994):

  1. Guerre degli standard
  2. Negoziazione sugli standard
  3. Leader degli standard

1. Guerre degli standard

Le imprese competono per divenire lo standard.

Tattiche comuni della guerra per gli standard:

  • Preemption: costruire in anticipo una posizione di comando sui rivali (ad esempio, usando la strategia dei prezzi di penetrazione).
  • Costruzione di alleanze: identificare le imprese che possono essere alleate e contrattare il loro sostegno. Uno speciale accordo può essere proposto ai clienti più influenti. Per esempio, quando la Microsoft introdusse Internet Explorer, sottoscrisse un accordo con la Dow Jones che prevedeva il libero accesso al Wall Street Journal per gli utenti di Explorer.
  • Gestione delle aspettative: al fine di influenzare le aspettative dei consumatori si può annunciare l'arrivo di un nuovo prodotto in modo da bloccare la concorrenza (ad esempio, creando il termine "vaporwave").
Le vendite dei prodotti rivali (strategia del "fare altisonanti annunci sulla popolarità del proprio prodotto: Microsoft pubblicizzò il suo programma di videoscrittura come "il più diffuso del mondo". Amazon sostenne che era "il più grande negozio di libri al mondo". 4) Garanzia di prezzo: impegnarsi a vendere i propri prodotti gratis o ad abbassare il prezzo in futuro. Quando la Microsoft introdusse Internet Explorer, annunciò che era gratis e lo sarebbe sempre stato. Era un segnale ai consumatori che non si sarebbero esposti al rischio di lock-in. 2. Negoziazione degli standard gioco della battaglia dei sessi: Simile al classico threat point, entrambe le imprese preferiscono avere uno standard, ma sono in disaccordo su quale dovrebbe essere (ogni impresa preferisce il proprio a quello dell'altra). Il risultato dipende dal ossia la ricompensa che le parti ricevono se le negoziazioni falliscono: quanto migliore.

è la posizione di un negoziatore se il negoziato fallisce, tantomaggiori saranno le concessioni che questi sarà in grado di estorcere allacontroparte.Talvolta gli standard sono negoziati sotto l’egida di istituzioni ufficiali che hanno il vantaggio dell’esperienza e dell’autorità ma possono essere lentinelle deliberazioni.Tuttavia, le negoziazioni sugli standard sono spesso circondate da sfiducia. Di regola si chiede alle imprese partecipanti il massimo di trasparenza sulletecnologie che possano essere rilevanti per le negoziazioni. Ma non è raro vedere imprese che, durante i negoziati, evitano di divulgare tuttal’informazione rilevante, provocando accuse di infedeltà o cause legali.

3. Leader di standardUn’impresa domina il mercato con uno standard proprietario, ma altre imprese ricercano l’interoperabilità con lo standard esistente.In alcuni casi, lo standard proprietario è protetto da

leggi sulle proprietà intellettuale. In altri casi, il leader può scegliere di cambiar spesso la propria tecnologia per mantenere le distanze dagli inseguitori. Una tattica per l'inseguitore consiste nell'usare un adattatore. Sistemi di software "incompatibili" possono essere fatti interagire costruendo convertitori o adattatori appropriati. Un esempio in cui una tecnologia inferiore si afferma sul mercato a discapito di una tecnologia superiore è quello delle tastiere delle macchine da scrivere (e oggi dei computers) (SV p. 186). Alla fine dell'800 fu brevettata la tastiera QWERTY (dalle lettere con cui inizia la prima fila di tasti in alto a sinistra). Questa disposizione aveva lo scopo di risolvere il problema dell'inceppamento dei tasti, allora frequente, causando un rallentamento della battitura. Questo portò alla diffusione di questo standard. Col tempo il problema dell'inceppamento è divenuto meno.rilevante per le macchine da scrivere, grazie al progresso nel design, e inesistente per i computers, e inoltre sono apparse sul mercato altre configurazioni che permettevano una battitura più veloce (come la Dvorak). Malgrado ciò lo standard QWERTY è rimasto incontrastato. Le motivazioni sono le seguenti: da un lato, in un mondo in cui tutti coloro che sanno utilizzare un certo tipo di tastiera, è difficile introdurne una nuova, poiché tutti dovrebbero imparare un nuovo metodo di battitura (collective switching costs). Inoltre, dal punto di vista del singolo, non ci sarebbe un vantaggio se lo spostamento al nuovo standard avvenisse individualmente, perché non darebbe particolari benefici essere l'unico a sapere usare uno standard per il quale ad esempio c'è poca varietà di prodotti, poca assistenza tecnica, ecc. Darebbe più benefici se ci fosse uno spostamento collettivo al nuovo standard (problema di coordinamento). Dall'altro, <12.2 Rendimenti crescenti localizzati ed agglomerazione delle attività innovative> geografico non rappresenta certo una novità nell'analisi economica ed è anzi stata al centro di numerose teorie della crescita regionale. L'intuizione originale risale al lavoro di Alfred Marshall e alla sua formulazione del concetto di economie esterne. In sintesi, la concentrazione geografica delle attività produttive sarebbe da attribuire all'esistenza, accanto ad economie di scala interne all'impresa, di economie di agglomerazione o esterne, il cui effetto sarebbe quello di ridurre in modo sostanziale i costi unitari di produzione delle imprese localizzate in una certa area e le cui fonti sarebbero da ricondurre a 3 fattori fondamentali: 1. Presenza di indivisibilità nella fornitura di particolari beni e servizi, che sono superabili solo in presenza di una certa soglia minima di domanda; la concentrazione di più imprese favorisce, ad esempio, la formazione di un bacino di manodopera specializzata e l'accumulazione localizzata di competenze.tecniche attraverso processi di apprendimento collettivo.
  1. Sfruttamento di un infrastrutture di comunicazione, trasporto ed energia, che contribuisce ad elevare la produttività di tutte le industrie presenti in un'area, generando effetti di sinergia.
  2. Creazione di economie di scala, attraverso la riduzione dei costi di transizione all'interno dell'area e la possibilità di specializzazione e collaborazione fra le imprese all'interno del ciclo produttivo, aumentando l'efficienza complessiva dell'industria.
Gli effetti delle economie derivanti dalla concentrazione geografica delle imprese, tuttavia, non si esauriscono soltanto nel miglioramento dell'efficienza statica dei processi produttivi ma si manifestano anche come fattori di dinamica industriale ed innovativa. La creazione di una cultura industriale diffusa o, come usata da Marshall, di un "industrial atmosphere" fa delle concentrazioni industriali, in particolare delle sedi urbane, una delle sedi.privilegiate di intensi processi innovativi e di una rapida diffusione delle innovazioni tecnologiche. Tuttavia, sebbene l'idea che rendimenti crescenti localizzati possano determinare fenomeni di agglomerazione spaziale delle attività produttive e tecnologiche sia ben radicata nella storia del pensiero economico, soltanto recentemente è maturata la capacità di formulare modelli in grado di incorporare la presenza di rendimenti crescenti. Dunque si può affermare che è tale possibilità che si deve il rinnovato interesse da parte degli economisti industriali per la dimensione spaziale dei fenomeni produttivi e tecnologici. Sotto questo profilo è interessante considerare due modelli che più direttamente hanno cercato di analizzare le condizioni che determinano l'emergere di agglomerazioni spaziali delle attività innovative: il modello di Arthur (1990) e il modello di Swann (1996). Entrambi i modelli assumono come

Un dato l'esistenza di economie di agglomerazione e ne esaminano le conseguenze per la distribuzione geografica delle attività produttive ed innovative.

Modello di Arthur considera un'industria ad alta tecnologia, in cui le imprese operanti debbano scegliere la loro localizzazione fra 2 possibili aree alternative (città, Silicon Valley e Paris (Texas).province, regioni) che chiama Ipotesi del modello:

Ciascuna impresa decide di localizzarsi nell'area che presenta il maggior rendimento netto e non si muove più una volta effettuata la propria scelta.

Le imprese effettuano la loro scelta in modo sequenziale, ossia in ciascun istante di tempo una e una sola impresa effettua la propria scelta di localizzazione, avendo osservato la scelta delle imprese precedenti, e ciascuna impresa sceglie dove localizzarsi in base al max rendimento presente, eliminando problemi legati ad aspettative future.

Le imprese operanti nell'industria possono essere

equamente ripartite fra 2 gruppi, che differiscono fra loro per qualche caratteristica del prodotto o tecnica usata. In conseguenza di tale diversità i 2 gruppi di imprese hanno preferenze "naturali" diverse per le 2 localizzazioni. Ossia a prescindere dalla scelta fatta dalle altre imprese, il gruppo S preferisce naturalmente la Silicon Valley e il gruppo P preferisce Paris (Texas). Beneficio netto (rji) per la generica impresa appartenente al gruppo "i" di localizzarsi nell'area "j" = beneficio geografico (qji) + beneficio da agglomerazione (gnj) rji = qji + gnj j = silicon valley, paris (texas) dove: beneficio geografico (qji) è indipendente dalle scelte fatte dalle altre imprese; beneficio da agglomerazione (gnj) deriva dalla presenza di altre n imprese già lì localizzate.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
100 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Luis_3GL di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia dell'innovazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Epifanio Rosalia.