Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 32
Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 1 Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti principi, fondamenti e organizzazione del servizio sociale Pag. 31
1 su 32
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

POTERI STATALI E RIFORMA COSTITUZIONALE

IL DESTINO DELLA FUNZIONE STATALE DI INDIRIZZO E COORDINAMENTO

Legge 328/2000 Art 9 riafferma:

-competenza statale nella ripartizione delle risorse finanziarie e nell'indirizzo delle politiche

sociali -specifica che lo Stato determina i principi e gli obiettivi della politica sociale attraverso il

Piano Nazionale degli interventi

-competenza della ripartizione delle risorse del fFondo

-individuazione dei livelli essenziali

-fissazione dei requisiti strutturali

-determinazione profili professionali

AMBITI DI INTERVENTO STATALI:

competenze statali in materia di servizi socializza

poteri di indirizzo e coordinamento e regolazione delle politiche socializza

LETTURA CRITICA ART 9

norma lacunosa dalla quale non si capisce né quali siano i poteri di indirizzo e

coordinamento né quale sia la portata e i limiti delle funzioni statali

FUNZIONE DI INDIRIZZO E COORDINAMENTO NON trova previsione nella riforma

costituzionale introdotta con LEGGE Cost. 3/2001

Dopo la Legge 3/2001 sussiste ancora la potestà statale di indirizzo e coordinamento?

Nasce un dibattito scientifico e si sviluppano 2 orientamenti:

-esclusione che dopo la riforma del Titolo V possa ancora configurarsi un potere statale di

indirizzo e coordinamento

-perdurante funzione statale di indirizzo e coordinamento che anzi si frammenta a livello

locale → non è possibile

Lo Stato potrebbe esercitare la sua funzione di indirizzo solo attraverso deo livelli essenziali, non

essendo legittimato a interferire negli altri aspetti.

→ negazione della permanenza del potere statale di indirizzo e coordinamento

PIANO NAZIONALE E RIFORMA DEL TITOLO V DELLA COSTITUZIONE

Con la Legge Cost. 3/2001 l'assistenza sociale è divenuta materia nella quale la regione ha

competenza legislativa esclusiva → regione deve individuare obiettivi e programmi nella politica

sociale.

Lo Stato può esercitare la potestà regolamentare nelle materie dove ha legislazione esclusica e può

determinare i livelli essenziali.

Il PN può essere recuperato solo come strumento che definisce in modo analitico i livelli essenziali

potere di indirizzo

potere di definizione degli obiettivi => Erano assegnati al PN per l'art. 18

potere di finanziamento sucessivamente sono passati alla VOLONTA

DEL LEGISLATORE REGIONALE

La Corte Costituzionale sembra escludere la determinazione dei livelli essenziali in via

programmatoria, per definire i livelli essenziali c'era bisofno di una normativa ah hoc che

determinasse contenuti e tipologie.

L'art 18 non è stato effettivamente abrogato da una norma ma è stato abrogatp in forma implicita

dall'art 46 della legge finanziaria 2003 poiché determina i livelli essenziali fissati dallo Stato.

=> superamento del Piano Nazionale => superamento legge 328/00

I PIANI REGIONALI

LEGGE 328/00 Piani Regionali → ruolo marginale

Ambiguità = la subordinazione così accentuata del piano regionale a piano nazionale contrasta con

l'ampiezza dei compiti e delle funzioni affidate alle regioni dall'art 18. per l'art. 18 il compito della

Regione era:

intensa attività di programmazione degli interventi stessi

affidata la disciplina dell'integrazione degli interventi con attività sanitaria

Frustazione degli ampi poteri programmatori assegnato alla Regione dal momento che si devono

muovere entro i limiti del Pn

Critica legge 328/00 poteva descrivere meglio i Piani Regionali.

RIFORMA 3/2001 TITOLO V i Piani regionali non devono vincolarsi ai PN:

-acquistano autonomia

-strumento di governo

Ai sensi dell'art 117 una volta che lo Stato ha stabilito i livelli essenziali spetterà alle regioni

emanare proprie leggi per sostenere l'impianto dei servizi sociali.

Le leggi regionali hanno redatto piani regionali: ne hanno definito i contenuti, i rapporti con il II

settore, le forme di partecipazione dei privati, il rapporto tra livelli essenziali e le risorse per

l'assistenza.

Il timore era quello che le scelte distinte di politica sociale che le Regioni hanno compiuto potessero

incrementare la selettività regionale.

PIANIFICAZIONE ZONALE

legge 328/00 il COMUNE ha un ruolo in primo piano, è l'ente più vicino ai cittadini ed è idoneo a

fornire una lettura attenta ai bisogni della propria comunità.

Art 6 COMUNE diviene registra del sistema integrato di interventi e servizi in quanto:

-titolare delle funzioni amministrative deve provvedere non solo all'erogazione ma anche

alla programmazione, all'autorizzazione di strutture erogatrici di servizi venendo a

conoscenza dei parametri. Il comune deve vigilare e controllare i soggetti del sistema.

La legge 328/00 PIANO DI ZONA: ha funzione pianificatoria e caratteristiche esecutive. È fruttp

della definizione partecipata di più comuni associati.

Art 19 COMPITI E FINALITà DELLA PROGRAMMAZIONE LOCALE

FINALITà: creazione di un sistema locale di interventi che valorizzi forme di cittadinanza

attiva e promuova l'esercizio dei doveri inderogabili di solidarietà.

FUNZIONI DEL COMUNE: devono essere portate avanti pesando le risorse della

collettività locali anche consultando privati sia profit sia no profit. Se vengono presi in

considerazione soggetti profit il piano provvederà ad individuare le risorse destinate e quelle

da destinare.

PIANO DI ZONA è il mezzo idonee a favorire il riordino, il potenziamento, la messa in rete di

interventi affinchè siano realizzati a sistema.

FINALITà:

• individuazione dei bisogni prioritari delle persone

degli standard operativi di efficacia

delle responsabilità di governo e gestione

predisposizione di strategie di prevenzione e di modalità di verifica

OBIETTIVI STRATEGICI:

• modalità organizzative dei servizi

risorse finanziarie

modalità necessarie per garantire integrazione

qualificazione della spesa integrata dall'attivazione di risorse

PIANO DI ZONA → realizza il WELFARE MIX LOCALE = coinvolge sempre un numero

maggiore di soggetti pubblici, interventi pubblici si estendono nei soggetti privati → pluralità di

soggetti pubblici e privati-

PROCEDIMENTO DI APPROVAZIONE: approvato mediante ACCORDO DI

• PROGRAMMA al quale prendono parte i comuni dell'area, della provincia, soggetti

del III settore e IPAB. Partecipazione soggetti del III settore all'approvazione,

disposti a impegnarsi alla realizzazione del sistema.

-accordo di programma misto pubblico e privato

METODOLOGIA attraverso cui deve essere realizzata la progettazione

• -coinvolgimento di tutti i soggettivi

-individuazione obiettivi strategici. Obiettivo pianificazione: contrastare il disagio

diffuso, predisporre interventi che rendono effettivo il diritto del cittadino.

PROCESSO FORMAZIONE 5 FASI:

• 1. ambiti territoriali + sindaco capofila → attività di informazione → convoca la

conferenza dei servizi a cui partecipano tutti i comuni + asl + province. Nella conferenza

dei servizi definiscono procedure, strategie, tempi e funzione e viene individuato un

organo politico (conferenza dei sindaci con potere esecutivo) e un organo tecnico

(segreteria tecnica con funzione operativa)

2. lettura dei bisogni della comunità territoriale e individuazione risorse disponibilità

3. organo politico definisce cin i tecnici gli obiettivi di salute, di sistema, di integrazione

delineando che tipo di welfare intendono seguire e monitorano i bisogni specifici

4. collaborazione sinergica che stabiliscono i contenuti del Piano, i principi e le modalità di

finanziamento e le modalità organizzative, criteri di integrazione

5. adozione del piano attraverso recepimento dello stesso accordo di programmare

→ piano di zona può essere lo strumento per superare la selettività e promuovere l'0universalismo

Riforma Titolo V → la disciplina dei piani di zona compete alle regioni

LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE NELLA LEGISLAZIONE REGIONALE SUCESSIVA

ALLA RIFORMA DEL TITOLO V

legge 328 ha introdotto un sistema di pianificazione modulato in senso scalatare. Bisogna verificare

come il ricorso al metodo della programmazione sia stato recepito dai legislatori regionali.

Dall'esame dei testi legislativi emanati dalla Regione → tutte le regioni hanno recepito i principi

della legge quadro e hanno posto al centro del sistema il metodo della programmazione strategicae

partecipata → no originalità, riproduzione in termini identici alla legge 328.

DIRITTI E SERVIZI SOCIALI DOPO LA REVISIONE DEL TITOLO V DELLA

COSTITUZIONE

L'IMPATTO DEL NUOVO TITOLO V DELLA COST. SULLE POLITICHE SOCIALIZZ

La legge 328 è un evento di portata storica, è lo strumento più idoneo a porre fine allle eterogeneità

e alla differenziazione degli interventi. Questa legge però è stata solo in parte asttuata a causa

dell'avvicendamento dell'esecutivo e a causa delle modifiche del titolo V

modifica del titolo V necessario dopo riforme della Legge Bassanini: ai fini del decentramento

amministrativo delega del Governo alle Regioni di funzione e compiti.

-riconoscimento del principio di sussidiarietà: i compiti della gestione amministrativa della cosa

pubblica devono essere affidati all'ente locale più vicino al cittadino.

Le Regioni erano molto limitate nella loro autonomia, potevano legifirare e disporre di competenze

amministrative solo nella materie delicate nell'art 117 Cost.

MODIFICA TIOLO V DELLA COSTITUZIONE legge Costituzionale 3/2001 interessa i servizi

sociali per 2 motivi:

-attribuzione della materia alla legislazione esclusiva regionale

-determinazione da parte dello stato dei livelli essenziali delle prestazioni

=> l'assistenza viene affidata alla disciplina delle regioni → legislazione esclusiva: devono

sottostare ai principi costituzionali e vincoli dell'ordinamento comunitario e internazionale

la legge 328/00 troverà applicazione nelle Regioni che non avranno provveduto ad emanare

• leggi proprie

se regione ha emanato una propria legge incompatibile con legge 328/'' l'applicazione della

• regione prevarrà

I LIVELLI ESSENZIALI

LA DEFINIZIONE DI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA SOCIALE: L'IMPIANTO

DELLA LEGGE 328/00

la nozione di livelli essenziali è comparsa per la prima volta nel nostro ordinamento con il Dlgs

229/99 in materia di riforma sanitaria.

Concetto di livelli essenziali fatto proprio dal legislatore con la legge 328/00 dimostra la presa di

coscienza e intenzione di voler superare quella disparità di trattamento trra i destinatari dei servizi.

Con il decentramento DPR 616/77 → affermazione di una dismogeneità nelle varie parti del

territorio in tema d

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
32 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bagliuz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Principi e fondamenti del servizio sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Migliavacca Mauro.