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Divisione dei compiti tra Stato e Regioni nel settore sanitario

STATO,1. a cui sono attribuiti compiti di programmazione nazionale, mediante la predisposizione del Piano Sanitario Nazionale. Lo Stato quindi si occupa di dettare le linee programmatiche: ogni tot. anniredige un Piano Sanitario Nazionale che comprende degli obbiettivi, dei contenuti, che devono essereperseguiti in tutto il territorio italiano.

REGIONI,2. a cui sono demandati compiti inerenti la programmazione regionale, con il Piano SanitarioRegionale e l'emanazione di norme per l'organizzazione, sul territorio, delle Unità Sanitarie Locali (USL).Il Piano Sanitario Regionale presenterà ovviamente delle differenze importanti rispetto a quellonazionale, dovrà infatti adattarsi alle strutture, alle capacità della propria regione. Quindi la regione ha ilcompito di prendere in considerazione le linee programmatiche dello stato e di adattarle alla propriasituazione. Inoltre le regioni hanno a facoltà di emanare delle norme per

l’organizzazione sul territorio delle USL (Unità Sanitarie Locali) è definita dalla legge 833 come strutture operative dei Comuni, singoli o associati, e costituite dal complesso dei presidi, uffici e dei servizi dei Comuni singoli o associati che, in un ambito territoriale determinato, assolvono ai compiti del S.S.N (Servizio Sanitario Nazionale). Le USL, in quanto strutture più vicine al cittadino, agiscono concretamente per l’attuazione delle disposizioni. Le USL, con la L. 833/78, sono fortemente incardinate sul sistema istituzionale dei Comuni. Il COMUNE è l’unico responsabile istituzionale della tutela della salute e ad esso sono attribuiti compiti di gestione a livello locale, in quanto: - è il sistema amministrativo più periferico dello Stato; - è sottoposto al controllo della sovranità popolare mediante le elezioni; - ha competenze su una gamma piuttosto ampia di problemi che riguardano la vita quotidiana; - quindi può contribuire alla prevenzione.

USL hanno propri organi di gestione (Assemblea, Comitato di gestione e Presidente) che sono direttamente espressi dai Comuni. Sono quindi degli enti autonomi, scelti direttamente dai Comuni. distretti sociosanitari,

Le USL, inoltre, sono articolate in cioè strutture tecnico-funzionali per l'erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento. Normalmente ciò che avviene è che le USL non fanno capo a un unico comune, ma fanno riferimento a un distretto che comprende più comuni.

Gli Ospedali diventano presidi delle USL, così come i diversi servizi specialistici già istituiti da leggi precedenti (consultori, centri antidroga, centri di igiene mentale).

Nei distretti sociosanitari, nei presidi ospedalieri e nei servizi specialistici delle USL era, quindi, prevista la figura dell'Assistente Sociale che si doveva occupare di tutti i problemi sanitari che avessero anche rilevanza sociale (malattia mentale, handicap,

tossicodipendenza, anziani non autosufficienti, tutela della maternità e dell'infanzia). È una delle poche figure non sanitarie che si occupa dei pazienti all'interno delle USL, insieme a coloro che si occupano della parte amministrativa. 3. Terza fase dalla seconda metà degli anni '70 (quando anche in Italia si avvierà la costruzione di un ad oggi sistema di Welfare State) (fase non ancora conclusa, a causa anche dei continui cambiamenti sociali). All'inizio degli anni Ottanta: - Il nuovo sistema istituzionale, prefigurato dalle leggi 616/77 e 833/78, si estende e si rafforza. - Le Regioni adottano leggi di riordino dei servizi sociali e costruiscono la rete di USL. - Manca ancora una legge quadro nazionale di riforma dell'assistenza. - Non in tutte le Regioni si ha un eguale livello di sviluppo dei servizi, così come nell'ambito di una stessa Regione si determinano differenziazioni fra una zona el’altra (con gurazione a “macchia di leopardo”). Nella seconda metà degli anni Ottanta si veri ca una crisi generale nel paese, riconducibile a 3 ambiti: politico, sociale, economico. In ambito politico: si estende un malessere verso il sistema politico (logiche clientelari ovvero appartenenza a un gruppo piuttosto che a un altro), corruzione, voto di scambio) con conseguente spreco di denaro pubblico, il cui costo diventerà insostenibile no ai primi anni Novanta (crollo della “prima Repubblica”, il crollo del grande Governo della Democrazia Cristiana). In ambito sociale: cambiamento nella natura dei bisogni sociali che sono divenuti sempre più complessi, più articolati, e quindi di lettura più di cile, in quanto meno facilmente classi cabili. Il sistema dei servizi ha evidenziato sempre più la propria inadeguatezza a rispondere sia ai nuovi bisogni, sia alle nuove espressioni dei bisogni più

“tradizionali” (ad es. la povertà, intesa anche come povertà relazionale, educativa, ecc…).

In ambito economico: l’alto livello dei costi di un sistema così strutturato e un debito pubblico ormai fuori da ogni possibilità di gestione, renderanno necessarie delle misure che determineranno il primo freno al sistema universalistico, come ad es.:

  • Partecipazione economica da parte degli utenti dei servizi (pagamento di ticket), con l’istituzione di fasce di reddito nel sistema sanitario;
  • Riforma del sistema previdenziale ed introduzione di logiche “aziendalistiche” anche nell’ambito dei servizi sanitari (Azienda USL);
  • Movimento di riforma che modernizza la Pubblica Amministrazione, con importanti leggi quali:
  • la Legge 142/90 sull’ordinamento delle Autonomie Locali;
  • il D. Lgs. 502/92, che introduce elementi di aziendalizzazione nelle Usl;
  • Il D. Lgs. 229/99, che riforma ulteriormente il
S.S.N. La legge 142/90 sull'ordinamento delle Autonomie Locali conferisce al Comune un'ampia autonomia, finanziaria ma anche politica, con titolarità di funzioni proprie, attraverso lo strumento di Statuti e Regolamenti propri. Ai Comuni viene riconosciuta la titolarità in materia di servizi sociali, che possono essere gestiti: - direttamente in economia; - in concessione a terzi, mediante società per azioni o aziende speciali; - con la creazione di istituzioni in funzione di organismi strumentali dell'ente locale, che se ne avvale per l'esercizio dei servizi sociali; - tramite delega di gestione alle ASL. D. Lgs. 502/92 e D. Lgs. 229/99: Confermano gli obiettivi e i principi introdotti con la prima riforma sanitaria (L. 833), ma la necessità di contenimento della spesa porta alla cosiddetta aziendalizzazione. In questo modo la Usl diviene Azienda sanitaria locale (Asl), dotata di personalità giuridica pubblica e di autonomia organizzativa, patrimoniale.

contabile, gestionale e tecnica. Viene introdotta la figura del direttore generale, nominato dalla Regione, come amministratore unico nonché responsabile del bilancio. Questo ha portato ad una separazione fra il sistema dei servizi sociali, gestito dai Comuni (molti dei quali ritireranno le deleghe alle Asl per la gestione dei servizi) e quello sanitario che fa capo alla Asl. Questa frattura dovrebbe trovare una possibilità di ricomposizione nella Legge Quadro 328/2000 (che vedremo successivamente) attraverso lo strumento del Piano di Zona e l'integrazione sociosanitaria rappresentata dai distretti.

Altre importanti leggi degli anni '90:

  • I gruppo: leggi "Bassanini" (dal nome del ministro che le ha promosse), che portano a compimento il decentramento istituzionale. Quel decentramento iniziato nel '77 con il DPR 616 e che viene portato a termine con una serie di leggi successive degli anni '90.
  • II gruppo: leggi che hanno rimodernato, sotto

diversi pro li, il funzionamento della PubblicaAmministrazione:

A. L. 241/90: trasparenza dei procedimenti amministrativi e sul diritto di accesso agli atti;

B. L. 675/96: tutela della privacy. Con questa legge vengono de niti i dati da tutelare e imponeanche al servizio pubblico di tutelarli. È una legge che nella quotidianità viene richiamata spessoquindi fondamentale nella realtà.

C. L. 449/97 e D. Lgs. 109/98: introduzione dell’ISEE (Indicatore Situazione EconomicaEquivalente). È questo un indicatore che si rifà al reddito di un determinato nucleo famigliare perdeterminare quale sia la situazione economica.

• III gruppo: leggi che hanno regolamentato i rapporti tra il sistema pubblico e i soggetti privati:

D. L. 266/91: riconosce la funzione sociale del volontariato, con cui i servizi sociali lavoranodirettamente.

E. L. 381/91: regolamentazione delle cooperative sociali, con cui i servizi sociali lavoranodirettamente.

L. 383/2000: sulle associazioni di promozione sociale. 08/11/2021

La tutela di riforma dell'assistenza (L. 328/2000)

La prima legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali avvenne l'8 novembre del 2000 con la Legge 328/2000. Una legge questa attesissima in quanto costituisce la prima normativa organica e nazionale sui servizi sociali dopo la L.6972/1890 (Legge Crispi).

Dopo il DPR 616/1977, la Legge 328/2000 riorganizza organicamente anche il settore dei servizi sociali, completando così la costruzione di un sistema di sicurezza sociale.

La legge di riforma era vista come lo strumento che avrebbe consentito il superamento della condizione di marginalità che aveva caratterizzato il settore dei servizi sociali rispetto ai più forti settori di sanità e previdenza.

Stessa cosa per la professione dell'assistente rimasta fino a quel momento marginale e residuale. Cioè veniva impiegata solo laddove non

Vi erano altre figure professionali che potessero intervenire. La L.328 del 2000 doveva avere il compito di riqualificare l'idea di assistenza sociale, attribuendo ad essa valenze positive, di promozione, di emancipazione, di accompagnamento, senza confonderle con altre forme di intervento proprie di altri sistemi che, congiuntamente, caratterizzano il sistema sociale.

Per leggi costituzionali si intendono quelle leggi di modifica della Costituzione, per loro natura sono quindi molto "rare". Tuttavia, il 18 ottobre del 2001 viene approvata la Legge Costituzionale n.3, che modifica il Titolo V, Parte II della Costituzione. Questo significa che:

  • Viene rivista la distinzione delle competenze legislative fra Stato centrale, Regioni e Comuni;
  • Si inverte il precedente criterio stabilito per l'individualizzazione di tali competenze (criterio centralista, prima si definivano le competenze dello Stato, e tutto quello che non rientrava in tali competenze veniva attribuito, residualmente,

alle Regioni e agli altri enti territoriali locali)

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
34 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher matildelui di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Principi e fondamenti del servizio sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Frigieri Marina.