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BORGHESE E LE SUE ISTITUZIONI.
Tema della dittatura del proletariato:
premessa > negli scritti giovanili e fino al manifesto escluso, tra la società borghese
divisa in classi e il comunismo come organizzazione di società senza classi e senza
stato, Marx non vede nessuna fase intermedia, cioè la fine della società borghese e
dello stato corrispondente alla società borghese per effetto della rivoluzione, coincide
con la fine di ogni stato, coincide con la fine di ogni forma di potere politico. Coincide
con la fine di ogni forma di dominio e di sudditanza. Coincide con condizione di
anarchia.
Nel manifesto però compare l’idea di una fase intermedia: tra società borghese divisa
in lassi e comunismo come società senza classi e senza stato. Fase intermedia in cui lo
stato sopravvive e deve sopravvivere perché questa sopravvivenza dello stato,
all’indomani della rivoluzione, serve a creare le condizioni per una progressiva
estinzione dello stato. Prepara condizioni per abolire in un futuro prossimo ogni stato,
ogni potere politico, ogni distinzione fra governati e governanti.
Per Marx non si può passare da capitalismo a comunismo senza la presa politica da
parte del proletariato (oggetto specifico di analisi di Marx nel manifesto).
La rivoluzione proletaria come atto di presa di potere politico da parte del proletariato
non consiste nell’abolizione immediata dello stato, del potere politico, ma consiste nel
preparare l’abolizione di ogni potere politico attraverso il proprio potere politico. Non è
possibile passare dalla società borghese al comunismo senza una fase intermedia in
cui lo stato sopravvive attraverso forme contenuti di poteri diversi che sono quelli
imposti e di cui è protagonista il proletario che ha fatto rivoluzione. Nell’atto di
prendere il potere, il proletariato avvia un processo il cui esito è l’estinzione di ogni
stato.
Questi accenni alla fase di transizione sono ripresi da Marx in alcuni scritti successivi.
Le lotte di classe in Francia 1852
Analizza il 48 francese. Analisi del problema della fase di transizione che per la prima
volta Marx identifica con il termine DITTATURA DEL PROLETARIATO (nel manifesto non
era utilizzato questo termine).
In contrapposizione allo stato contemporaneo che è al servizio degli interessi della
borghesia come classe dominante, Marx esprime in questi termini il problema della
il compito del proletariato è la dichiarazione della
transizione al comunismo:
rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe di proletariato, quale punto
necessario per l’abolizione delle differenze di classe in generale, per abolizione del
rapporto di produzione, per abolizione del capitalismo.
1.Dittatura del proletario: espressione che in realtà diventerà fondamentale nella
letteratura socialista successiva perché il termine diventerà l’elemento distintivo, lo
spartiacque fra le concezioni riformistiche e le concezioni rivoluzionarie del socialismo;
le prime escludono la dittatura del proletariato; le seconde fanno della dittatura un
elemento centrale quanto per la teoria che per la prassi.
Per Marx la dittatura del proletariato sia un momento di passaggio, certo necessario,
ma non un punto di arrivo, non una fase definitiva e conclusiva dello sviluppo storico.
Perché è vero che per Marx ogni stato, ogni forma di potere politico, è sfruttamento e
oppressione di classe e quindi è una dittatura. C’è anche una ragione storica che rinvia
all’utilizzo del termine dittatura: il fatto che nella riflessione di Marx la dittatura
rivoluzionaria è lo strumento di cui già la borghesia si è servita per affermare il proprio
dominio di classe. In UK la borghesia va al potere con la prima rivoluzione puritana
dove c’è una dittatura rivoluzionaria; in FR gli avvenimenti dopo il 1789, dittatura
rivoluzionaria con Robespierre.
2.Altro elemento da considerare per definire dittatura del proletariato: è una fase
transitoria.
3.Altro elemento del termine dittatura: in età romana era concessione di pieni poteri
per far fronte ad una situazione di emergenza; questa situazione nella quale si
risolveva la dittatura era una guerra o una guerra civile interna. Questi pieni poteri
dovevano essere restituiti e doveva cessare la dittatura, quando la condizione di
emergenza fosse venuta meno.
Il termine di dittatura di Marx coincide con la definizione classica romana in due
elementi:
- Eccezionalità > corrisponde all’emergenza;
- Limite temporale che deve caratterizzare l’azione politica del proletariato allo
scopo di smantellare la struttura di classe della società borghese; una volta che
questo compito è stato esaurito non c’è motivo perché la dittatura di
proletariato debba sopravvivere.
Questa dittatura ritorna nella riflessione di Marx dopo 20 anni (1871):
sconfitta della Francia contro la Prussia; crollo del secondo impero (napoleone III).
All’ombra di queste vicende si consuma a Parigi un breve esperimento di governo
operaio: La Comune.
La parte avuta dai seguaci di Marx nella comune è una parte marginale perché la
comune di paridi furono avviati da altri: dai seguaci di Proudhon.
Ciò non impedisce a Marx di appropriarsi dell’esperienza della comune e non
impedisce ad Engels quando scriverà nel 1891 una nuova introduzione allo scritto che
guerra civile in Francia
Marx dedica alla comune di identificare con la comune quelli
che sono i caratteri fondamentali della dittatura del proletariato.
il filisteo (uomo borghese) che si preoccupa soltanto di convenienza, si è
Engels 1891:
sentito preso da terrore sentendo l’espressione dittatura del proletariato; guardate la
comune di Parigi, questa fu la dittatura del proletariato.
La guerra civile in Francia
Analisi della comune preceduto dall’analisi critica dello stato precedente. Di questo
stato viene ripetuta l’accusa “di essere stato centralizzato, oppressivo, che si è
liberato egli intralci del medioevo, dei vincoli, delle corporazioni di arti e mestieri, per
riprodurre nel suo tipico accentramento politico, le forme dell’accentramento
economico. L’accusa allo stato borghese di essere una struttura oppressiva che riflette
a livello politico i caratteri del dominio borghese sulla società. Di qui la ricerca di quelli
che sono strumenti di questo dominio politico e che nel saggio del 1871 vengono
identificati ne: esercito permanente, la polizia, la magistratura, la burocrazia. Sono le
forze di sostegno politico del dominio economico della borghesia. A differenza delle
rivoluzioni del passato che si sono limitate ad impadronirsi del vecchio stato, l’hanno
emendata, parzialmente modificata per poi avvalersene per i propri fini. La comune
non si impadronisce, la comune spezza la vecchia macchina dello stato e al posto di
quella macchina statale che era sovrastruttura del potere economico della borghesia,
sostituisce istituzioni completamente nuove. Chiara linea di frattura tra assetto politico
e quel nuovo assetto politico che Marx identifica con dittatura del proletariato.
Elementi che connotano la nuova macchina che i comunisti cercano di sostituire al
vecchio apparato borghese: abolizione della polizia e esercito permanente perché sono
in teoria corpi imparziali, separati dalla società; in realtà sono strumenti di repressione
nelle mani della borghesia e nella loro struttura di corpi permanenti hanno una identità
e presenza che si prolunga del tempo. Nella comune sono sostituti dal popolo in armi:
si arma al bisogno per difendersi da nemici interni ed esterni.
La novità è l’assetto del luogo politico: il baricentro del sistema politico si sposta dal
governo all’assemblea elettiva. Nell’as. Finiscono tanto funzioni legislativa quanto
esecutive quindi viene meno uno dei punti cardine tanto della teoria quanto della
prassi liberale. È espressione della volontà popolare.
La condizione affinché l’assemblea elettiva cessi di essere come è nello stato borghese
un semplice luogo in cui si fanno discussioni, chiacchere, cessi di essere un
parlamento parlatorio e diventi un luogo effettivo di lavoro che sia responsabile in ogni
momento agli elettori attraverso l’istituto della revocabilità del mandato elettivo.
1.Concezione liberale rappresentanza: Rapporto fra elettore e eletto si basa su un
rapporto fiduciario, in Locke, si parla di rapporto fiduciario, nel senso che elettore
esprime fiducia nei confronti dell’eletto che ha scelto, dando all’eletto per tutto il
mandato un’autonomia di scelta, cioè quello di prendere decisioni, approvare leggi,
sulla base della sua coscienza di quello che è non il mio specifico interesse di elettore
o di gruppi di elettori, bensì nell’interesse di tutto il collegio elettorale; e alla luce di
quello che l’eletto ha fatto durante il mandato si rinnova o no il rapporto. Il
rappresentante comunque è sciolto da un rapporto diretto e continuo con i suoi
elettori perché decide in coscienza;
2.concezione democratica della rappresentanza: una volta eletto il rappresentante chi
ci garantisce che lui faccia il suo interesse invece che l’interesse di tutta la nazione?
Idea della rappresentanza come delega: il rappresentate non ha più autonomia e
discrezionalità nelle scelte che dovrà fare ma sarà vincolato alle istruzioni dei suoi
rappresentati; il risultato che nel momento in cui il rappresentate vota diversamente
da come gli elettori lo hanno istruito, si verifica una rottura del rapporto di delega che
può e che deve portare al rapporto della delega stessa. Si recupera il principio
dell’autonomia di ogni uomo attraverso la capacità di controllo di ogni uomo verso il
rappresentante. (si vota ogni 6 mesi perché c’è possibilità di tenere sotto tiro il
rappresentante). Nella comune c’era questa concezione della rappresentanza.
Per Marx la revocabilità del mandato parlamentare è fondamentale per rendere corpo
elettivo responsabile nei confronti degli elettori: per evitare che mandato elettivo si
distacchi dalla società e si costituisca e costituisca il corpo elettivo stesso come
organismo autonomo che ha perso riferimento con il flusso dei problemi e tensioni
degli interessi della società. L’unico modo è rendere responsabile l’eletto delle scelte
che ha fatto nei confronti dell’elettorato stesso.
In più, la novità della comune, allo stesso modo elettori revocabili sono all’interno della
burocrazia. Anche la burocrazia viene quindi eletta dall’organo legislativo e esecutivo
ed è responsabile di ogni scelta nei confronti di questo organ