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QUARS. Indice di qualità regionale dello sviluppo
Il suo fine primario è fotografare con cadenza annuale la qualità della vita e dello sviluppo nelle regioni italiane a partire dalla misurazione (attraverso l'utilizzo di 41 indicatori), delle più importanti dimensioni - dall'ambiente al lavoro, dalle pari opportunità alla partecipazione, dalla salute alla cultura - del benessere e del progresso. Un lavoro che ha visto Sbilanciamoci! affrontare anche approfondimenti specifici (con indagini ad hoc) su realtà locali come la Provincia di Roma e la Provincia di Trento, la Regione Lazio e la Regione Piemonte. Alla base degli studi del Quars vi è la convinzione che la correlazione tra ricchezza economica, da un lato, e benessere sociale e sostenibilità ambientale, dall'altro, non sia affatto scontata e che sia invece urgente e necessario un approccio scientifico e culturale diverso per misurare la qualità.Dello sviluppo nelle nostre regioni. L'Italia negli indicatori alternativi di sviluppo: una breve rassegna. Anche per quest'anno (2011), l'obiettivo di Sbilanciamoci! è di porre all'attenzione dell'opinione pubblica e dei policy maker i punti di forza e di debolezza delle regioni italiane attraverso un confronto in termini di qualità dello sviluppo. Il fine ultimo, infatti, è quello, oltre che di promuovere un'idea di benessere e qualità della vita che vada oltre il reddito e il prodotto interno lordo, di fornire uno strumento conoscitivo del livello di vita della popolazione delle regioni italiane, al fine di delineare possibili scelte diverse nella spesa e nelle politiche pubbliche. Come detto nell'introduzione, negli ultimi anni il dibattito sul benessere e sulla qualità dello sviluppo appare al centro del dibattito internazionale, e riguarda studiosi, società civile, governi ed enti pubblici di ricerca.
conseguenza si è assistito a un proliferare di indicatori integrativi, alternativi e correttivi del Pil, il cui intento, al di là della metodologia di misurazione, è promuovere un modello di sviluppo alternativo a quello basato esclusivamente sulla crescita economica. Chiaramente, considerando il valore simbolico che c'è dietro ogni indicatore, il modo in cui essi sono costruiti rivela il sistema di valori sottostante, ovvero i valori e gli standard condivisi per declinare l'idea di benessere nei diversi paesi. Tra gli indicatori degni di nota c'è sicuramente il Gender Equity Index (Gei, indice dell'parità di genere), sviluppato dalla rete internazionale Social Watch per misurare il divario tra donne e uomini in materia di istruzione, partecipazione economica e potere politico. Esso, infatti, sintetizza come media aritmetica i dati relativi all'accesso al sistema educativo, alle differenze nella partecipazione al mercato delLavoro e dei redditi, e alla quota di donne tra i professionisti, gli amministratori, i direttivi e nelle posizioni decisionali di governo. Nel 2012 il Gei ha classificato, utilizzando i valori disponibili più recenti per le tre dimensioni di valutazione dell'uguaglianza di genere, 154 paesi in una scala in cui 100 indica la completa uguaglianza tra donne e uomini: l'Italia mostra un basso Gei, con un valore di 70, inferiore alla media europea. Tra le dimensioni considerate, l'unica in cui il nostro paese presenta un valore accettabile è l'istruzione (99 punti); tuttavia l'emancipazione culturale non si traduce in un'effettiva realizzazione della parità di genere, considerando che per la partecipazione economica e il potere politico l'Italia presenta valori molto al di sotto della media (rispettivamente 66 e 45 punti).
All'interno del Better Life Index realizzato da OCSE troviamo il rapporto "How is life".
La pubblicazione si propone di fornire uno strumento per la comparazione della qualità della vita di 34 paesi, sviluppati e in via di sviluppo, sulla base di un set ampio di indicatori che possano rappresentare le performance raggiunte negli undici domini considerati essenziali per la descrizione di un'esistenza migliore. Tali domini, che includono indicatori soggettivi e oggettivi, sono il risultato di un processo di consultazione dei paesi membri attraverso la costituzione di un comitato statistico, di cui ha fatto parte, per l'Italia, anche l'Istat. Il presupposto alla base del lavoro è che, per vivere meglio, siano necessari, oltre alle condizioni materiali di vita, livelli sufficienti di salute, istruzione, tempo libero, impegno civico e sicurezza, e che tali condizioni siano sostenibili, dal punto di vista sociale, economico, ambientale e umano.
Inoltre, di recente sono fiorite le esperienze nazionali in termini di benessere. Tra queste, occorre sicuramente
citazione della ricerca avviata nel 2010 dall'Office for National Statistics (Ons) del Regno Unito, che ha introdotto il programma di lavoro Measuring National Wellbeing, con l'obiettivo di sviluppare un set di indicatori condivisi per misurare il benessere del paese. Il Quars non è solo un tentativo di creare un nuovo paradigma statistico per valutare il benessere, ma è anche uno strumento messo a disposizione delle istituzioni e dei governi locali per guidare le politiche pubbliche basate su una nuova concezione di benessere e sviluppo. Utilizzare il Quars o la metodologia su cui si basa, sia per una regione, un comune o una provincia, significa da un lato avere una maggiore consapevolezza della qualità della vita nel proprio territorio e dall'altro ridefinire le priorità e gli obiettivi delle politiche pubbliche di un'amministrazione locale. Il primo problema da affrontare riguarda laLa definizione stessa di "benessere". Ogni discorso sugli indicatori presuppone un punto di vista, una visione sul modello di sviluppo, la qualità della vita, le finalità di un'economia al servizio delle persone. È partendo da tale definizione che si sceglieranno gli aspetti decisivi (e quindi gli indicatori) in grado di fotografare e misurare lo sviluppo. È importante che questo processo non venga stabilito unilateralmente dall'alto (da esperti e policy maker), ma sia costruito dal basso, con la partecipazione dei cittadini e della società civile: solo così può essere legittimato e condiviso da tutti gli attori politici, sociali, istituzionali.
Come leggere il QUARS. Gli indicatori che concorrono a formare il Quars sono 41 e sono suddivisi in 7 dimensioni: Ambiente, Economia e lavoro, Diritti e cittadinanza, Salute, Istruzione e cultura, Pari opportunità, Partecipazione. A queste dimensioni corrispondono altrettanti macro-indicatori,
Che vengono costruiti sintetizzando le 41 variabili. Il Quars rappresenta un'ulteriore sintesi, in quanto è il risultato dell'aggregazione dei macro-indicatori.
Costruzione del Quars. È necessario precisare che i risultati costruiti secondo la metodologia esposta non consentono di effettuare comparazioni assolute tra le regioni, ma relativamente alla distribuzione dei fenomeni nelle diverse realtà regionali. Come abbiamo accennato in precedenza, il processo consultivo ha portato a identificare sette dimensioni principali:
- Ambiente: valutazione dell'impatto ambientale che deriva dalle forme di produzione, distribuzione, consumo e buone prassi intraprese per mitigarne gli effetti negativi.
- Economia e lavoro: condizioni lavorative e di reddito garantite dal sistema economico e dalle politiche redistributive eventualmente messe in atto.
- Diritti e cittadinanza: servizi ed inclusione sociale di giovani, anziani, persone svantaggiate e migranti.
- ...
Pariopportunità: assenza di barriere basate sul genere alla partecipazione alla vita economica, politica e sociale.
5. Istruzione e cultura: partecipazione al sistema scolastico, qualità del servizio, istruzione della popolazione, domanda e offerta culturale.
6. Salute: qualità ed efficienza del servizio, prossimità, prevenzione, salute generale della popolazione.
7. Partecipazione: partecipazione politica e sociale dei cittadini. Per ognuna di queste dimensioni è stato identificato un set di indicatori, per un totale di 41.
Tuttavia, dal 2011 non esiste più, attualmente è confluito nel BES benessere eco-sostenibile. Sbilanciamoci è un movimento volontario che ha realizzato uno sforzo metodologico e ha preceduto l'ISTAT che poi li ha inglobati per liberarsi del pil. È possibile fare un confronto tra regioni con i dati di BES e RCI.
Tenere presente che il pil non descrive più accuratamente la qualità della vita.
di una nazione. Servono indici più completi che tengano conto di dimensioni sociali, ambientali ed economici. Interessante che nella dimensione ambientale ci sia la densità di popolazione perché essa danneggia l'ambiente in quanto accumula rifiuti e implica l'abuso di suolo e lo sfruttamento di suolo. BES: Il progetto Bes nasce nel 2010 per misurare il Benessere equo e sostenibile, con l'obiettivo di valutare il progresso della società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale. A tal fine, i tradizionali indicatori economici, primo fra tutti il Pil, sono stati integrati con misure sulla qualità della vita delle persone e sull'ambiente. IL RAPPORTO SDGS: Dal 2018 l'Istat pubblica il "Rapporto SDGs. Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia", che mira a orientare gli utenti all'interno del complesso sistema di indicatori prodotti. Oltre al posizionamentodell'Italia lungo la via dello sviluppo sostenibile, il Rapporto offre alcuni approfondimenti tematici e di analisi sia a livello territoriale sia rispetto alle diverse caratteristiche sociodemografiche delle persone. Al fine di dar conto della complessità intrinseca dello sviluppo sostenibile, nel Rapporto è tracciata anche un'analisi relativa ai legami tra obiettivi, sotto-obiettivi e indicatori.CAMERA DEI DEPUTATI (SERVIZIO STUDI): Il Benessere Equo e Sostenibile (BES) è un insieme di indicatori che hanno lo scopo di valutare il progresso della società non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto l'aspetto sociale e ambientale. Dal 2018 gli indicatori BES sono stati inclusi tra gli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale. In un apposito Allegato al DEF sono riportati l'andamento nell'ultimo triennio degli indicatori, nonché le previsioni sull'evoluzione degli stessi nel periodo.
di riferimento, anche sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica del quadro programmatico e dei contenuti dello schema del Programma nazionale di riforma.