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I sarcofagi dei due duchi
addossati alle pareti, mostrano coperchi arcuati, ciascuno adorno di una Notte, coppia di figure allegoriche che rappresentano le parti del giorno: la Giorno Crepuscolo con il capo reclinato sulla mano, una delle prime sculture a essere eseguite per il complesso mediceo, è collocata insieme al sul sarcofago di Giuliano de' Medici, l'Aurora e il sono poste sulla Tomba di Lorenze de' Medici Duca di Urbino (1524-31, Firenze, sagrestia Chiesa di San pag.327), Lorenzo, mentre nelle nicchie sovrastanti sono inserite le loro statue, figure ideali che esprimono la virtù del signore. Le quattro allegorie del giorno si distendono languidamente malinconiche ai loro piedi, incombenti, quasi scivolando dai coperti convessi, in atteggiamento palesemente allusivi. L'avversione di Michelangelo per l'arte intesa come imitazione della natura e che nel complesso individua la volontà di conferire ai personaggi rappresentati una dimensione ideale,
e ai loro ritratti l'espressione di valori morali e ideali senza tempo. Un altro tema importante di Michelangelo è quello del non finito: negli ultimi anni della sua vita Michelangelo, abbandonata la pittura, si cimentò con opera di intima meditazione, alla quali si affiancarono le ultime, magistrali, fatiche architettoniche. Michelangelo utilizza il non finito anche per dare diverse consistenze alle sue opere. Anche nel 1503-04 il Tondo Taddei mostra l'idea di non finito, come anche l'Atlante, e che rappresentano un importante simbolo di Michelangelo, l'individuo che si pone in uno sforzo spirituale di esistenza ma che ha una grande componente di verità. La profonda difficoltà esistenziale porta a non terminare alcune opere, c'erano alcune urgenze e situazioni che avevano la precedenza. Ma il tema del non finito non è necessariamente legato a esigenze pratiche, talvolta serve anche a donare una maggiore forza. Soprattutto perUna ricerca all'interno della propria inquietudine e interiorità per uscire alla ricerca di una verità più grande e più profonda che possa donare certezza ed equilibri. Monumentalità eroica e solenne che Pietà Rondanini compone la carriera di Michelangelo in tutta la sua forma. Ne fa parte anche la pag. 330, (1552-64, Milano, Castello Sforzesco), in cui la Madre e il Figlio restano intimamente uniti nella parte superiore del blocco solo parzialmente scolpito, mentre le esili gambe del Cristo sembrano smentire la gravità del corpo, che appare pervaso da una tensione ascensionale, disperatamente tragica.
Rinascimento maturo, Venezia, 1500. Grazie ad una florida economica che le deriva dai traffici mercantili e dal controllo di un vasto territorio distinto tra "Stato di Terra" che si estendeva dall'Adda all'Isonzo, e "Stato da Mar", che comprendeva l'Istria, la Dalmazia e le isole dello Ionio fino a Creta.
A Cipro, Venezia fiorisce tanto da suscitare l'ammirazione dei visitatori, attirare artisti, letterati, musicisti e intellettuali, importare ed esportare, rielaborare nuove mode, in una vera e propria vocazione cosmopolita. Le novità di Leonardo sono molto importanti per la storia degli artisti tra Lombardia e Veneto; i suoi seguaci, detti "leonardeschi", a Milano e pittori come Correggio, Lorenzo Lotto, ecc. vanno verso il superamento dello stile classico. A Venezia si sta formando una situazione culturale raffinatissima e anche molto ricca, con possibilità di scambi anche con culture differenti. Qui si forma un mondo non più del disegno come a Firenze, ma del colore. C'è una grande sensibilità verso il mondo fisico, anche perché nella Venezia sull'acqua tutto si muove, e questo crea una tradizione vera e propria per gli artisti. La novità di questo periodo, grazie a Giorgione e Tiziano, insieme alIl tonalismo è una visione figurativa sensibile al fascino del mondo fisico che porta a superare la maniera quattrocentesca, tutta risolta nel disegno e nella prospettiva, di imitare la natura, attraverso la ricerca armonica di dissolvenza fra le diverse zone cromatiche. Il tonalismo è un certo modo di usare il colore a velature sovrapposte, cioè l'immagine affiora dallo scalarsi dei colori più che da un disegno preciso. I rapporti di tono donano le differenze delle masse cromatiche. Il tonalismo risalta l'impasto cromatico e toglie al disegno di tradizione toscana il ruolo primario nella costruzione dei volumi e della profondità spaziale. La pittura è impostata sui rapporti di tono, costruisce i valori figurativi con la stesura di masse cromatiche senza contorni definiti, sottopone il colore a un accordo unitario modulato dalla luce ambientale, fisica e reale in uno spazio verosimile.
colori diventano essi stessi luce e ombra, gli effetti plastici, spaziali e volumetrici si raggiungono grazie quindi cromatici, non con i mezzi tradizionali dell'area tosco-centrale, vale a dire, disegno, chiaroscuro, prospettiva lineare. Risalta il dato cromatico, il tono come espressione di luce e ombra, contenuti nel colore che assorbe e riflette. Ad unire non è la prospettiva ma la variazione del colore in relazione alla variazione di luce atmosferica, cromatismo caldo ed intenso.
Giorgione
Malgrado gli studi chiari e recenti, aleggia un velo di mistero sulla figura di Giorgione, per lascarsi di notizie accurate reperibile, sembra sia nato nell'entroterra trevigiano tra il 1477 e il 1478 e morto nel 1510. Di lui ci perviene un ristretto numero di capolavori, accomunati da un'altissima radiazione di potenza creativa, da un originalissimo e ineffabile lirismo, da un equilibrio inedito fra uomo e natura. Il suo dipingere moderno, grazie all'invenzione
Della pittura tonale, era infatti destinato a influenzare fortemente l'arte del 500 e ad ottenere una grossa attenzione nei secoli. L'educazione artistica di Giorgione, di cui sappiamo ben poco, dovette avvalersi di fonti eterogenee. Giorgione esplora infatti un'iconografia nuova priva di drammaticità, desunta dalla scultura greca e rinascimentale, in una composizione equilibrata e aggraziata, memore del classicismo elegante di Perugino. Il potenziale espressivo dei personaggi di Giorgione appare straordinario, sebbene la chiave di lettura prevalente sia quasi sempre quella allegorica e moralizzante cui risponde perfettamente l'ampiezza delle forme, la larghezza del modellato che respirano oltre il dato fisico e il particolare naturalistico. Questo emerge in uno dei suoi lavori più conosciuti, la Vecchia (1506-08, Venezia, Galleria dell'Accademia), forse la madre del pittore. Dal viso si vede come il tempo abbia già agito, mostrando una
devastazione fisica(l'esortazione a riflettere sulla vanità della bellezza e sulla caducità della vita era un tema molto comune del 500). La vecchia appare curva sotto il peso degli anni e punta contro di sé la mano come per mostrare la sua vita faticosa (gesto leonardesco dell'apostolo Filippo nel Cenacolo). Il viso è scavato da fasci di rughe, il collo è cadente, i capelli sfibrati e lo sguardo appassito, sembra però implora, aprendo la bocca, e mostra una catarsi nell'unico amore totale, quello di Dio, ma la bocca rimane semichiusa e traspaiono i denti rovinati. L'impostazione del dipinto riprende Leonardo, con la figura che emerge dall'ombra scura del sfondo ma rimane come bloccata sul davanti da un parapetto marmoreo. Riprende anche l'opera l'Avarizia di Durer a Vienna, del 1507, un importante riferimento dell'artista. Tempesta Il quadro più famoso di Giorgione è sicuramente la (1505-06,
Venezia, Galleriapag.335),dell’Accademia, ma anche un quadro tra i più enigmatici della storia dell’arte, al quale non è stata ancora data un’interpretazione coinvolgente. È molto difficile riuscire a comprendere opere come questa, ma una spiegazione molto affidabile è di Carlo Falciani e sostiene che questa immagine si lega alla famiglia Vendramin dove il doge Andrea viene paragonato a Silvio, ultimo figlio di Enea, nato in Italia in una selva. La tela mostra una donna col suo bimbo e un giovane in piede che stanno su diverse sponde di un ruscello, che sul fondo si allarga in fiume, attraversato da un ponte di legno, mentre le nubi si addensano minacciose, squarciate dal taglio netto di lampi di toni versi, bruni e azzurri, ottenuti variando sulla preparazione della tela, con il pennello, l’impasto più denso, più leggero e costruendo le figure per velature sovrapposte su un disegno36 di 52 ridotto al minimo. Il volto delgiovane non perde le sue fattezze pur nell'ombra scura, mentre lamadre che allatta il bambino ci coinvolge con uno sguardo aperto in quell'armonia con la naturache è il vero fascino dell'opera. La gamma dei verdi è eccezionale: chiara e tenera sull'erba,smeraldo nei cespugli, più cupa nell'albero le cui fronde emergono a tocchi divisi dal cielo. Laparte interessante è vedere come ci sia una sensibilizzazione del paesaggio, dell'ora, delmomento e del tempo. La tempesta è molto importante per dare l'idea di questa fortecomponente paesaggistica che quasi sopravanza il soggetto. Può anche essere il dipinto simbolodi questo tonalismo, per Vasari rappresenta un esempio di come dipingere con i colori stessisenz'altro studio di disegnare in carta.
TizianoTiziano nacque a Pieve di Cadore, nelle Dolomiti, tra il 1480 e il 1485, ma si trasferì molto giovanea Venezia. Nella città lagunare, che
stava vivendo un periodo particolarmente felice grazie al suo stupefacente talento. Ottenne subito incarichi molto prestigiosi, affermandosi grazie ai profitti derivanti dai traffici marittimi e dai lucrosi commerci anche verso l'entroterra, dove si stava affermando la "civiltà di villa". Fondamentale riferimento per il giovane Tiziano furono i grandi maestri della fine del 400 e degli inizi del 500 (Carpaccio, Cima da Conegiano, Lorenzo Lotto e Sebastiano del Piombo). Ma importantissimo fu soprattutto l'apprendistato da Gentile da Fabriano e poi da Giovanni Bellini, mentre più tardi fu influenzato dalla maniera moderna di Giorgione da Castelfranco. Nel 1514 gli venne commissionato (1514, Roma, Galleria Borghese) un quadro d'occasione dai complessi significati, cui è sotteso il singolare destino degli sposi. È un quadro.d'occasione che rimanda al destino degli sposi, Nicolò Aurelio e Laura Bagarotto, figlia del giurista padovano Bertuccio, condannato a morte, per tradimento