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Andrea Mantegna

San Giacomo condotto al martirio, 1455, Padova. Attenzione verso l'antico: ci colpisce la presenza di simboli ed elementi giustapposti uno sull'altro che si moltiplicano all'infinito, non c'è ricerca di ordine ma di citazione. Vediamo la prospettiva ardita, la sperimentazione. Il modo di descrivere le figure, così scolpite, panneggi diversi da quelli morbidi del centro Italia, qualcuno li ha definiti metallici, inconfondibile stile di Mantegna.

Andrea Mantegna, Martirio di San Cristoforo, 1455-57, Padova, cappella Ovetari, chiesa degli Eremitani. La vedova Ovetari, in un documento, dice di non voler pagare Mantegna, di volerlo pagare meno perché doveva fare 12 apostoli ma ne ha dipinti solo 8 in un quadro probabilmente perduto sulla Vergine; non si era accorta che i mancanti non si vedevano a causa dell'ardito scorcio fatto dal Mantegna. In questo è difficile oggi leggere qualcosa, molto rovinato. Ciò che vediamo di

Lo stile è sempre il passare dell'uomo in secondo piano rispetto al resto. Mantegna fu essenzialmente pittore dei Gonzaga a Mantova, artista talmente grande da acquisire ricchezza, terreni, quel ruolo a cui aspirava Alberti (che fu la sua fortuna ma anche sfortuna storiografica perché lo limitò in quella città). Andò anche a Roma come ambasciatore dei Gonzaga, dipinse per il Papa (opere perdute), rimanendo deluso dall'antico che vi trovò, diverso dall'idea che si era fatto. Prima di stabilirsi nella corte mantovana, lavorò a Verona.

Andrea Mantegna, Pala di San Zeno, 1456-59, Verona, chiesa di San Zeno.

Sotto, sono copie, gli originali sono stati portati via dall'Italia. Modo di approcciare la natura diverso, carico, denso. L'artista qui gioca con lo spazio: ci sono tre piani. È una pala quadra o un polittico? Una tavola sola o 3 tavole? Straordinario il modo in cui l'opera è divisa in 3 come le

sacreconversazioni arcaiche ma è un punto di forza, è diventata un chiostro, dietro l'architettura trasforma la colonna lignea in colonna dipinta, la ruota della Madonna è fisica, pesante, potente, San Giovanni Battista che legge il suo libro è una scultura, gli angeli che suonano si presentano vicino a uno schema marmoreo: questo è l'antico di Mantegna, carico, potente; un edificio antico così non esiste. Ritornano quegli elementi squadrati eschi adesso mischiati con tante altre cose che Squarcione non poteva neanche immaginare. Grande prospettiva, pittura forte, si aprono spazi, chiaroscuri. Sotto nella predella Cristo nell'orto con l'angelo che scende al di sopra di nuvole non molto chiare, con l'occhio che si perde nel ricostruire una città ideale che dovrebbe essere Gerusalemme, si sale sul colle e ci si perde, attenzione al dato di paesaggio che non è mai come nei veneti un tutt'uno con la scena, ma diviso.fatto di dettagli.Nella Resurrezione di Cristo con il fico che spacca la roccia, topos dall'antico, lo scudo ricorda altri dipinti di Mantegna, scudo che aveva acquistato.Andrea Mantegna, Dormitio, 1461, Madrid, Museo del Prado.Veduta di Mantova, della città, del canale, di una modernità incredibile, di un illusionismo che Mantegna svilupperà e riuscirà a mettere all'interno del suo stile.L'impegno che Mantegna assumerà verso i Gonzaga è la decorazione della Camera degli sposi, 1465-70, Mantova, Castello di San Giorgio che aveva una funzione pubblica dove venivano accolti gli ospiti, una funzione quindi celebrativa della famiglia; la classica pittura di corte con celebrazione laica dei personaggi della corte. Tutto è totalmente giocato dalla finzione della pittura e dalla realtà dell'edificio: ci sono scene che si aprono con delle tende che fanno vedere e raccontano la corte, il soffitto che imita quelli di Roma (inquegli anni si stava scoprendo la DomusAurea) ma basate su l'idea e non sulla realtà, Mantegna se lo inventa il suo soffitto alla romana.Scena di corte, con tutti gli elementi che contraddistinguono la famiglia, il cane, il consigliere: dauna parte la famiglia raccolta, dall'altro l'incontro con alcuni personaggi. Qui c'è un pezzo che fa daspartiacque, da questo soffitto inventato ha avvio la pittura illusionistico-prospettica dell'Italia delnord-est, perché non posso pensare alle cupole di Correggio se non passo da qui. All'interno di unastanza chiusa doveva avere un effetto straordinario, non abituati a cose del genere.Incontro tra il cardinal Francesco e il padre Ludovico Gonzaga-->Ludovico Gonzaga, signore diMantova; siamo di fronte ad affreschi celebrativo-dinastici: il figlio avviato alla carriera religiosaviene nominato cardinale. Si dispiega l'intera corte, sono veri ritratti di personaggi realmenteesistiti: quando gliGli invitati entravano nella stanza si trovavano la storia narrata. Il problema di Mantegna è che produsse una gran quantità di opere ma difficilmente collocabili cronologicamente, come Cristo morto, 1475-80, Milano, Brera, uno dei più famosi, ripreso ancora nel '600 da pittori post-cavaraggeschi per imitare il tipo di scorcio. Il quadro è su tela; colpì molto lo stesso Vasari. I due dolenti, Giovanni Evangelista e la Vergine, vengono quasi tirati fuori; il colorito è reale, naturale, il piede entra quasi addosso, deve aver preso la lezione fiamminga di coinvolgere lo spettatore che a Padova forse era da tempo arrivata. Andrea Mantegna, San Sebastiano, 1465-70, Parigi, Louvre. Di nuovo il fico che esce dalle rovine, il piede della donnina che ricorda il piede del San Sebastiano, i carnefici tagliati che si allontanano, sullo sfondo una città in costruzione, antica, romana e allora non basta un albero per legare il santo, lo lega su un tempio.

decadente (con un capitello troppolaborioso, inventato). Andrea Mantegna, Serie dei trionfi, 1485-1505, per il palazzo di San Sebastiano di Mantova, oggi Hampton Court.

Mantegna e Bellini: Giovanni Bellini fu prima di Giorgione e Tiziano il campione della pittura veneziana, figlio di artista di stampo tardo gotico; lavorò per la Serenissima per tutta la vita; Mantegna sposò una sorella di Bellini entrando in quella famiglia. I due ebbero molto da condividere per un periodo di stile: Bellini, veneziano con il paesaggio al centro, pittura dolce, avrà una fase mantegnesca dove i suoi panneggi si induriranno, la pittura più statuaria, così come Mantegna per un periodo addolcirà la sua pittura. In questi anni (e non solo) la grandezza degli artisti è sapersi misurare con cosa succede intorno: una sfortuna di Mantegna è morire tardi, quindi finisce per ripetere le stesse forme mentre avvengono cose che cambiano l'arte, come Leonardo e Perugino.

Bellini invece cambierà continuamente nella sua carriera, parte tardo gotico, poi si misura con Mantegna, poi conosce Antonello da Messina, poi Giorgione: 4 svolte fondamentali mantenendosi sempre sulla cresta dell'onda.

In questa serie dei trionfi, pensata per Mantova, si raccontano i trionfi romani, quelli che si leggono nelle fonti antiche o si vedono in alcuni rilievi di monumenti: qui Mantegna si sbizzarrisce in scudi, vasi, elementi vari.

Mantegna mantenne un rapporto anche con Firenze, quando era a Roma dipinse (come dice Vasari) un quadretto forse per lo stesso Lorenzo il Magnifico: La Madonna delle Cave (1488-90, Firenze, Galleria degli Uffizi). Il trono non esiste, il trono è la roccia che si trasforma, una Madonna che diventa quasi dell'umiltà: in quel tempo a Firenze si parlava un'altra lingua ma certamente Mantegna è un pittore di indiscusso valore.

Andrea Mantegna, Madonna della Vittoria, 1496, per la vittoria di Fornovo, Parigi, Louvre.

Madonna non ha più l'aureola, l'aureola stessa diventa un trono, un giardino che si apre che diventa un'illusione, la parte inferiore con Adamo ed Eva, i personaggi dietro quasi non si vedono tra le vesti della Madonna che sta dando una benedizione. Andrea Mantegna, Il Parnaso, 1497, Parigi, Louvre. Andrea Mantegna, Minerva scaccia i vizi o il trionfo della Virtù, 1502, Parigi, Louvre. Siamo nel 1502 con Mantegna che parla un linguaggio ormai vecchio rispetto a quello che si faceva altrove. Alla fine del '400 prende piede quello che viene chiamato protoclassicismo dolce degli umbri, una pittura che prefigura il primo Raffaello, la pittura degli umbri, di Pietro Perugino, una pittura dolcissima, accostante, con Madonne semplici, malinconiche, una pittura melensa. Un approccio che avrà una diffusione incredibile che farà addolcire molti pittori. Di tutta questa storia Mantegna rimane nella sua dimensione mantovana. 10-15/10/2018 Marco Zoppo, Madonnadel movimento e una maggiore attenzione alla prospettiva. La composizione è più equilibrata e armoniosa, con una disposizione dei personaggi più ordinata. I colori sono più vivaci e realistici, creando un'atmosfera più verosimile. La figura della Madonna è rappresentata in modo più umano e naturale, mentre il Bambino Gesù è reso con maggiore dolcezza e tenerezza. Questo dipinto mostra una maggiore maturità artistica rispetto al precedente, evidenziando l'evoluzione dello stile squarcionesco nel corso degli anni.

prospettico più fermo, manca l'architettura con applicazione del fondo scuro, uso di ombre: un artista più aperto alla lezione prospettica che girava in Italia di Piero della Francesca.

Carlo Crivelli, Polittico di Montefiore d'Aso, 1471, Montefiore d'Aso, Polo Museale di San Francesco.

Maddalena-->Capiamo che è una santa dall'aureola messa sul fondo oro. Che un quadro di devozione possa presentare un tale abbigliamento ardito indicano che la santa non può che essere Maddalena. Carlo Crivelli fu uno dei più grandi pittori del versante adriatico, partito dalla cultura squarcionesca ma che si è mosso molto portando un nuovo modo di dipingere in tanti posti; ha dipinto anche nel teramano, a Valle Castellana; pittore che si riconosce perché fa dei colori smaltati, del marcato linearismo, della prospettiva che viene coniugata con un senso quasi tardo gotico dove permane la fantasia, l'elemento esornativo, la bizzaria.

di tecniche e stili diversi, creando opere uniche e sorprendenti. La sua abilità nel mescolare colori vivaci e audaci con pennellate delicate e precise è semplicemente straordinaria. Ogni dettaglio delle sue opere è curato con attenzione e precisione, creando un effetto visivo mozzafiato. La sua capacità di catturare l'essenza di un soggetto e trasmetterla attraverso la tela è davvero unica. Non c'è dubbio che Romao sia uno dei più grandi pittori del nostro tempo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
67 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Matteofranchi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Pezzuto Luca.