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Metodi di determinazione del prezzo

–  Y);  -­‐ per  avere  il  prezzo  finale  si  può  usare  la  formula  P=C/(1  -­‐  Y).    È   tuttavia   un   metodo   impreciso,   dal   momento   che   non   tiene   conto   dei   costi   fissi   che   di  norma  un’impresa  deve  sostenere.

2. Il  metodo  cost  plus  pricing    simile  al  precedente  ma  tiene  conto  anche  dei  costi  indiretti  e  !del  risultato  atteso  da  ciascuna  unità  di  prodotto,  perciò  viene  anche  definito  “metodo  del

 costo

 totale”

 P

 =

 

 dove:

 -­‐ Cd

 sono

 i

 costi

 indiretti;

 -­‐ K

 è

 il

 coefficiente

 di

 ripartizione

 dei

 costi

 indiretti

 e

 cioè

 una

 %

 fissa

 stabilita

 dall’impresa

 ex

 ante,

 da

 applicare

 sul

 costo

 diretto

 dei

 vari

 prodotti

 e

 servizi,

 in

 modo

 da

 tenere

 conto

 dei

 costi

 indiretti;

 -­‐ Mkp

 è

 il

 mark

 up

 o

 il

 risultato

 atteso

 da

 ogni

 prodotto.

 

 Limite:

 se

 l’azienda

 ha

 un

 solo

 prodotto

 non

Ha senso calcolare i costi indiretti come % fissa sui costi variabili, invece se l'azienda ha diversi prodotti, i costi indiretti andrebbero ripartiti in base all'effettivo impiego di risorse.

3. Il metodo del profitto desiderato (rate of return pricing) prevede di determinare il prezzo finale avendo come obiettivo il recupero dei costi sostenuti e il conseguimento di un determinato profitto.

4. Il metodo del punto

Il concetto di pareggio (break even analysis) consiste nell'individuazione della quantità di prodotto che è necessario vendere al fine di realizzare il pareggio tra costi e ricavi connessi ad uno specifico progetto. Per calcolare il punto di pareggio l'analista deve disporre di tre valori: prezzo di vendita per unità di prodotto o prezzo unitario (PV); costi fissi (CF); costo variabile per unità di prodotto (CV). Dove i

 ricavi

 R=PV

 x

 Q.

 

 I

 costi

 fissi

 sono

 tutti

 i

 costi

 relativi

 al

 progetto

 che

 non

 variano

 al

 variare

 delle

 unità

 prodotte

 (terreno,

 macchinari),

 anche

 definiti

 “costi

 evitabili”,

 ossia

 da

 sostenere

 anche

 se

 non

 viene

 prodotto

 nulla.

 Graficamente

 saranno

 rappresentati

 da

 una

 retta

 del

 tipo

 Y=CF,

 parallela

 all’asse

 delle

 ascisse

 con

 intercetta

 sulle

 ordinate

 in

 corrispondenza

 del

 totale

 dei

 costi

 fissi.

 I

 costi

variabili  sono  rappresentati  dalle  voci  di  costo  che  variano  a  seconda  del  numero  di  unità  prodotte.  I  costi  totali,  CT  =  (CV  x  Q)  +  CF  che  avrà  sempre  CV  come  coefficiente  angolare  e  intersecherà  l’asse  delle  Y  in  CF.  Il  profitto  o  risultato  operativo,  RO  =  PV  x  Q  –  CT  ma  siccome  stiamo  cercando  il  punto  di  equilibrio,  ossia  la  quantità  prodotta  tale  per  cui  i  ricavi

Siano uguali ai costi, si avrà che la quantità necessaria per raggiungere il punto di pareggio è: il denominatore rappresenta il margine di contribuzione unitario (Mc). Superato il punto di pareggio, se il prezzo e il costo restano entrambi invariati, Mc resta sempre lo stesso mentre il margine di contribuzione complessivo tenderà ad aumentare mano mano che si incrementano i volumi di vendita.

Finché

Il prezzo di vendita è superiore al costo variabile di produzione, è sempre preferibile vendere piuttosto che non vendere, in quanto Mc sarà > 0 e ogni prodotto venduto contribuirà a migliorare il risultato economico. Dovendo scegliere tra due prodotti a parità di altre condizioni, conviene orientarsi verso il prodotto col margine di contribuzione più elevato.

Fatturato di equilibrio

Estensione del modello per il calcolo del profitto. Ovviamente le aziende non si accontentano di raggiungere il punto di pareggio ma vogliono anche conseguire un profitto (o risultato operativo positivo).

Unità da vendere! Valore di vendita necessario per ottenere un determinato RO, il cui denominatore è il margine di contribuzione%.

Con gli opportuni adattamenti il modello del break-even può essere esteso per calcolare il profitto.

even può essere esteso agevolmente per effettuare, ad esempio, l'analisi di fattibilità di un determinato progetto e/o per verificare se il volume di vendite previsto consentirà di raggiungere determinati risultati in termini di profitto lordo. Le formule possono essere utilizzate anche per calcolare il profitto netto, cioè quanto effettivamente sarà a disposizione dell'imprenditore una volta che avrà fatto fronte a.tutti i costi. Se facciamo riferimento alla gestione caratteristica, sappiamo che una volta individuato il RO, dovremo solo tenere in considerazione l'incidenza sulla tassazione (t). RON (reddito netto) = RO - (RO x t) da cui RON = RO x (1 -­‐ )Il grafico del punto di pareggio. -­‐ I costi fissi sono rappresentati da una retta parallela

 all’asse

 delle

 ascisse;

 -­‐ I

 costi

 variabili

 sono

 rappresentati

 da

 una

 retta

 che

 parte

 dall’origine

 con

 coefficiente

 angolare

 pari

 al

 costo

 variabile

 e

 forma

 con

 l’asse

 delle

 ascisse

 l’angolo

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
71 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiarac.d1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Marketing e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Tresca Roberta.