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Il problema della cristianizzazione

Un autore latino di inizio V secolo si chiede intorno al 420: quid est cristianum? A suo giudizio, un cristiano è colui che vive secondo l'esempio di Cristo. Per noi moderni, il problema è tuttavia molto più complesso. Il cristianesimo fin dalle origini fu un movimento (più che una religione) di carattere plurale: dalle lettere di Paolo vediamo come, dall'indomani della morte di Gesù, il ristretto gruppo di fedeli manifestava già delle differenze nel modo di "essere cristiani". Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli tra la fine del IV e l'inizio del V secolo, deve il suo nome al fatto di avere una capacità di linguaggio estremamente coinvolgente (in greco antico: χρυσόστομος, chrysóstomos letteralmente "bocca d'oro"). A suo parere, chi crede in Cristo non doveva andare

in sinagoga, perché là vi era chi ha ucciso il Cristo (forte antigiudaismo dell'epoca). Lo stesso termine "cristianizzazione" è critico. Matteo usa la parola metanéite, "conversione", ma il termine ha una forte connotazione etica e morale (significa: "cambiate mente, cambiate pensiero"). In un altro vangelo si usa epistrepho, "volgersi a". La cristianizzazione è, in ogni caso, un processo che non ha fine e semmai si rinnova nei momenti storici (ad es. dopo la riforma protestante). Si può cristianizzare ogni aspetto della vita sociale, come il paesaggio, oggi ricco di monumenti, chiese e viali memoriali. Ma si possono anche cristianizzare i costumi, le leggi e la politica. La conversione indica quindi un cambiamento personale. La cristianizzazione è un processo sociale di lunga durata, più che un risultato. Le prospettive nella storia. Nonostante i numerosi testi a disposizione,Non sappiamo bene come effettivamente il cristianesimo si sia diffuso. Dei realia, di cosa spingesse le persone a convertirsi, sappiamo poco.

Dopo una prima fase più apologetica, si è avviato un periodo di erudizione: Adolf von Harnacscrisse, a inizio '900, Missione e propagazione del Cristianesimo nei primi tre secoli. Attraverso una enciclopedica conoscenza dei testi antichi, raccolse tutte le notizie relative ai progressi delle chiese. La sua principale innovazione fu la Propagazione della religione cattolica, dove enumera per ogni luogo del Mediterraneo tutte le fonti relative al modo in cui è avvenuta la cristianizzazione. È quindi il primo repertorio completo delle testimonianze disponibili fino a quel momento, senza riferimenti al "grado di spiritualità di ogni persona", bensì al numero di vescovi, chierici, martiri etc.

Esistono tuttavia più punti di vista metodologici con cui è possibile affrontare la formattazione del testo fornito.

cristianizzazione, dei quali ora si presentano alcuni esempi.

Le sedi del cristianesimo e la loro diffusione

Abbiamo pochi testi in cui si parli di cifre reali; un vescovo romano parla ad esempio di 1500 vedove (ossia tra le più povere della comunità, che si iscrivevano a delle liste per la loro tutela). Sistima quindi vi fossero circa 50.000 cristiani su 1 milione di abitanti. Nel V secolo, Origene parla fuoridal coro asserendo che i cristiani erano una parte minima della società. La capienza dell’aula de-stinata all’assemblea della Chiesa di Dura Europos era di circa 30 persone.

Il primo ad avventurarsi in questi calcoli è stato Adolf Von Harnac che, basandosi sulle fonti lette-rarie, ipotizza all’inizio del IV secolo che fossero il 7% circa della popolazione (4-5 milioni). Successi-vamente queste cifre si sono ritenute sovrastimate, e nel 2009 Ramsey Von MacMullen inventariatotutti i reperti archeologici di chiese cristiane fino al IV secolo,

arrivando alla conclusione che su 255Termine latino che indica le cose concrete, tangibili di una particolare cultura.1 2chiese la frequenza varia fra l'1% e l'8% della popolazione. Sembrano stime molto basse, che però si basano sull'ipotesi che tutta la comunità si riunisse contemporaneamente. Molti probabilmente pregavano in casa. Rodney Stark, sociologo, si è interrogato sul tasso di sviluppo dei cristiani: è così impossibile pensare che nel IV secolo vi fossero circa sei milioni di cristiani? Egli calcolò che il tasso era assolutamente plausibile: nell'arco di 250 anni, il tasso di crescita è del 3,4% all'anno. Vi sono state quindi ondate di diffusione, specialmente agli inizi (26 individui nell'anno 30, quelli citati da Paolo nelle sue lettere, che aumentano del 300%), per poi assestarsi intorno al 60% per ogni decade. Prima della conversione di Costantino, il cristianesimo aveva quindi giàraggiunto una massa critica notevole. Pur rimanendo una minoranza, i cristiani nel 312 erano già circa 3.500.000 sui 60.000.000 totali dell'Impero. Il trionfo del cristianesimo Una prospettiva riguarda la conversione di persone e popoli. Specialmente nella fase antica, questo discorso si intreccia ad un'ottica apologetica e confessionale: gli antichi scrivevano nelle loro opere (apostoli, storie ecclesiastiche, cronache) per mostrare il trionfo del cristianesimo, mostrando ad esempio come i missionari convinsero alla conversione. Si parlava della diffusione del cristianesimo in tutto il mondo abitato: ma che tipo di peso dare a queste affermazioni? Può darsi che ci si rifacesse alle parole di Gesù nel Vangelo, che chiedeva di predicare la sua parola in tutto il mondo: così, si rendeva più concreta la sua figura. Queste fonti antiche danno un'idea di una diffusione che effettivamente è stata anche piuttosto rapida, ma non bisognadi-menticare che la cristianizzazione si rinnova generazione dopo generazione. Cristianizzazione degli aspetti sociali Vi è un altro quesito difficile da sciogliere: come si distinguevano i cristiani dai pagani? Se un cristiano voleva lavorare in un luogo dell'amministrazione che escludeva i pagani, come dimostrava di esserlo? In Le problème de la christianisation si evidenzia che era un'autocertificazione a sancirlo. Nelle funzioni giuridiche, il senatore si basava sulle affermazioni degli imputati per condannarli o assolverli. Sembra che anche per la conversione bastasse una semplice testimonianza verbale. Perseguire lo svolgersi del cristianesimo ci si è infatti appoggiati anche al diritto, osservando se le leggi romane cambiarono per assecondarsi alla nuova religione. L'Editto di Galerio La persecuzione di Diocleziano fu quella più sistematica tra le persecuzioni dei cristiani, col fine di restaurare i riti tradizionali e dare

omogeneità all'Impero. Quest'ultima iniziò contro i manicheie con l'epurazione dei cristiani dall'esercito, per poi colpire direttamente le comunità attraverso la confisca degli edifici. Nel 311 l'Editto riconosceva come fallimentare questo sistema e vi poneva fine. Nell'editto, per come ci è stato tramandato, Galerio sottolinea come i cristiani avevano abbandonato la loro stessa religione, ossia quella giudaica. La condizione per la quale fu concesso di pregare il loro Dio era, oltre al fatto di non essere criminali, pregarlo per la salute dello Stato e la Pax Deorum (un'espressione adoperata in diritto penale romano per indicare una situazione di concordia tra la comunità dei cives e le divinità della religione romana).

313 | Costantino

In questo Editto si sottolinea che il cristianesimo era un fenomeno consistente e si fa riferimento ad un altro testo, spesso erroneamente ricordato come

L'Editto di Costantino, con il quale si indicava come sarebbe stato necessario comportarsi di là in avanti (restituire le proprietà, offrire benefici fiscali). I provvedimenti di Galerio e poi di Costantino disegnano un quadro nel quale il Cristianesimo era solo una delle religioni dell'impero.

3325 | Concilio di Nicea

  • Lo sforzo per orientare la pluralità di "cristianesimi" fu poi rafforzato dagli imperatori, perché ciò minava l'unione dell'Impero. Costantino presiede quindi il Concilio di Nicea per affrontare un argomento estremamente divisivo, vale a dire l'essenza divina di Gesù e la questione della Trinità (un testimone disse "non c'è belva più feroce del cristiano contro il cristiano").
  • Tutti i vescovi firmano un testo che riconosceva la divinità del figlio di Dio, ma nonostante questo le contestazioni non si fermarono. Le lotte perdurano fino al 381.
quando vennero messi al bando gli altriculti (essere cristiano può quindi anche significare aderire a un sistema di dogmi approvati dall'achiesa universale, come la santità del figlio di Dio). A contestare principalmente questa visione erano gli ariani, che erano riusciti a cristianizzare i popoli barbari che man mano li conquistavano: visigoti, svevi, burgundi, ostrogoti e vandali erano o pagani, o cristiani. Il cristianesimo si diffonde quindi anche al di fuori dell'impero, ma era un cristianesimo di matrice ariana. In gioco c'era, in qualche misura il monoteismo; se si fosse riconosciuta un'eguale divinità a tre elementi, non si sarebbe più parlato di cristianesimo. Ario e la sua filosofia derivata dal platonismo vennero infine sconfitti, seppur non senza difficoltà. Tuttavia, anche gli ebrei considerano i cristiani di fede nicea praticamente dei politeisti. Lo stesso vocabolo "consustanziale" è critico.

perché è un termine greco che non si trova sulla Bibbia, come se si fosse capito che, riferendosi solo al testo sacro, non si sarebbero sciolti tutti i nodi. Nei secoli successivi si passerà al principio unico emanato dal papa.

381 | Editto di Tessalonica• Teodosio predica il cristianesimo come unica religione, e precisa (diversamente dalle disposizioni precedenti) che il cristianesimo doveva essere di radice nicena. I rapporti di forza si capovolgono: i cristiani passano da vittime a carnefici. Di qui in avanti, in non meno di 50 anni, vi furono numerosi editti contro il paganesimo (nel 399 la proibizione delle feste pagane, poi la sospensione delle funzioni la domenica, nel 415 esclusione dei templi dalle sovvenzioni pubbliche e dei pagani da esercito e funzioni pubbliche…). Di fatto, gli altri culti vennero dichiarati illegali e vennero distrutti i templi: Ilbanio scrisse l’orazione Pro templis dove ne fornisce un’accurata descrizione. Tra il

valore storico e culturale del Serapeum. Nel 391, l'imperatore romano Teodosio I aveva proibito il culto pagano e ordinato la chiusura dei templi. Tuttavia, solo nel 399, sotto il regno dell'imperatore Arcadio, il Serapeum fu effettivamente distrutto. Questo evento segnò la fine definitiva del culto di Serapide ad Alessandria. Il Serapeum era un grande complesso templare dedicato al dio greco-egizio Serapide. Era considerato uno dei templi più importanti dell'antichità e ospitava una vasta collezione di opere d'arte e manoscritti. La sua distruzione rappresentò una grave perdita per la cultura e la conoscenza dell'epoca. Dopo la distruzione del Serapeum, molti dei suoi tesori furono saccheggiati e dispersi. Alcune opere d'arte furono portate a Roma, mentre altre furono distrutte o andarono perdute nel corso dei secoli. Oggi, rimangono solo poche testimonianze di ciò che un tempo era il grande tempio di Serapide ad Alessandria. La distruzione del Serapeum segnò anche la fine dell'antica religione egizia e il trionfo del cristianesimo nell'Impero Romano. Con l'ascesa del cristianesimo, i templi pagani furono gradualmente abbandonati e distrutti, e le antiche divinità furono sostituite dal culto cristiano. In conclusione, la distruzione del Serapeum nel 399 rappresentò un momento cruciale nella storia di Alessandria e dell'antica religione egizia. Segnò la fine del culto di Serapide e la scomparsa di uno dei templi più importanti dell'antichità.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
15 pagine

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Wakiwa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cristianesimo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Monaci Adele.