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NB:
Dal confronto fra pnc e percezione umana, si nota che ci possono essere apparenti eccezioni, per
esempio i disegni che si usano in psicologia della percezione. ‘vaso o profili che si guardano?’.
Dobbiamo distinguere dei livelli di pertinenza.
- livello dell’esperimento piscologico: ci si serve di una figura appositamente costruita che offre sia
alcuni tratti che richiamano a un vaso, sia alcuni tratti che richiamano a due volti. Di fronte a una
rappresentazione incompleta, entrano in gioco processi inferenziali con cui ognuno completa i dati
della percezione, per il principio di buona volontà. Il pnc non è per nulla leso, perché il disegno vuole
rappresentare contraddittorietà a scopo di analisi psicologica, e non c’è un senso già dato da scoprire e
interpretare, quindi non c’è nessun rischio a livello di inferenza.
- livello dell’interpretazione della percezione: se la mia percezione corrisponde o meno alla realtà.
Quando ci troviamo di fronte ad una rappresentazione incompleta e tramite processi inferenziali
dobbiamo cercare di interpretare la realtà. In nessun caso si lede il pnc: è evidente che non possiamo
fare esperienza totale della realtà, ma alla prova dei fatti sappiamo riconoscere la realtà. Possiamo
quindi sbagliare, ma siamo in grado di rendercene conto. Esiste la possibilità di interpretare in modo
errato ma anche di riconoscere un eventuale errore.
Ammettere la problematicità nel processo di spiegazione di un fatto non è contrario al pnc: significa
sottolineare la necessità di un forte impegno alla ricerca.
4.9 – Oltre la Razionalità
Se il linguaggio è costitutivo della ragione e forma con essa l’organo del rapporto umano con
la ragione, come mai è possibile il falso (e di conseguenza la manipolazione)?
Per comprendere la comunicazione dobbiamo tenere presenti i soggetti implicati: che non si
tratta di soggetti puramente calcolatori, ma persone con sentimenti e desideri. La verità e la
coerenza sono importanti in un messaggio ma non bastano: occorre che il messaggio susciti
l’interesse dell’interlocutore, e percepire la comunicazione con la teoria dell’azione: perché gli
agenti orientano il proprio agire in riferimento ad un obiettivo ‘che cosa vogliono gli interlocutori’.
L’uomo è capace di descrivere ciò che ha davanti ma è capace, grazie ad intrecci nuovi di
nomi e verbi di creare ‘nuovi mondi possibili’, che non ci lasciano indifferenti ma ci muovono, il
soggetto si sente interpellato da quello che succede. L’interesse del soggetto in quello che capita è
un fatto naturale dipendente dalle esperienze fatte e dall’educazione ricevuta. Quando l’interesse, il
desiderio è più forte si nota inoltre che l’energia dispiegata è maggiore (si dedica molto tempo e
cura alle scelte di marketing per la messa in commercio di un nuovo prodotto). L’interesse risulta
quindi fondamentale: infatti il ragazzino cresciuto dai lupi era incapace di mettere a fuoco gli
oggetti proprio perché il mondo era per lui estraneo e privo di interesse,
Il contenuto del desiderio è definibile per Aristotele secondo il ‘principio dell’ottimismo’: il
desiderio è ciò che attrae l’uomo, ciò che egli ritiene essere il suo bene. Infatti Aristotele nota che
l’uomo posto davanti a bene e male, verità e falsità l’uomo si orienta sempre verso ciò che è
positivo, indipendentemente dal contenuto concreto che ogni persona può attribuire al concetto di
‘bello’ o ‘giusto’...
Il desiderio nasce dalla conoscenza, e l’uomo può decidere di dirigere il suo desiderio verso
aspetti specifici della realtà (presentata a noi attraverso i sensi), oppure seguire la ragione per
ambire ad un bene ‘più grande’. L’interesse infatti si specifica in emozioni, passioni di diversa
intensità; contando che il soggetto persegue sempre il proprio bene e allontana tutto ciò che è
negativo, con emozioni di apetura (euforiche) e emozioni di chiusura (disforiche). Con il termine
specifico ‘passione’ tuttavia si mette in risalto la passività del soggetto.
NB: Ragione e Ragioni
Pascal afferma che ‘il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce’. Il giudice bendisposto
giudica diversamente dal giudice maldisposto. Conoscenza della realtà e coinvolgimento non sono
separabili: l’atteggiamento e la decisione sono inevitabilmente collegati. Il concetto di ragione viene
esteso, sia per indicare il ragionamento logico sia per indicare la capacità umana di valutare la realtà.
La comunicazione inizia dal cuore (soggetto nella sua interezza) e si rivolge ad un altro cuore.
Il coinvolgimento si manifesta anche come sentimento, un coinvolgimento che orienta
l’azione verso ciò che veramente conta; è un componente della ragione in quanto è motivato e si
sviluppa nella mente umana tramite la riflessione.
L’errore e la manipolazione possono infilarsi nella comunicazione semplicemente per una
svista, una debolezza tecnica (scarsa conoscenza della lingua) o alla poca attenzione che è stata
riservata alla composizione del messaggio che e fa travisare il senso. Gli errori, spesso, sono frutto
più che di una manipolazione intenzionale da parte di un mittente, dell’automanipolazione che egli
opera su se stesso.
La manipolazione in sé passa attraverso procedimenti molto sofisticati: falsità, impiego di
fallacie (inferenze indebite), violazione dei presupposti, sfruttamento della tendenza alla totalità,
tentazione alla polarizzazione e alla distorsione dell’interesse, per esempio la manipolazione
nell’agenda setting, la manipolazione entra in gioco nella comunicazione quando un particolare
viene ad occupare tutto lo spazio disponibile imponendosi come totalità, quando per esempio la
parte di informazione è assolutizzata. Perciò non deve esserci solo razionalità nell’esprimere
un’informazione o una notizia, ma anche ragionevolezza.
NB:
Diverse ideologie condannano il desiderio: tuttavia noi siamo in grado di comportarci in un certo
modo perché sappiamo riconoscere nel mondo cose che sono bene per noi, e agiamo per raggiungerle,
con una tensione al compimento. Questa tensione nasce dal riconoscere una mancanza. Un uomo che
non desidera non riconosce questo e si condanna a vivere come un oggetto statico. Christian Plantin
elabora una critica della comunicazione alessitimica (soggetti patologicamente incapaci di identificare
le proprie emozioni) e critica l’ideale di un discorso puramente razionale che bandisce coinvolgimento
e desiderio, supportata da una teoria psicologica che vedeva le emozioni come qualcosa di negativo,
‘incapacità ad adattarsi alle situazioni’.
Il comunicazionista in questo senso scopre e valorizza i particolari e li trasforma in indizi
significativi per guardare oltre ed ambire ad un bene più grande.
Ogni argomento può avere 2 predicati: uno è accidentale, l’altro è contenuto nella parola.
Mentre ‘camminare è solo uno dei possibili modi d’essere, per caratterizzare la situazione, mentre i
predicati nell’argomento dicono delle qualità che DEVONO ESSERE, necessarie.
5 – Le Strutture Intermedie
Struttura intermedia è vista come la correlazione multivoca tra strategie di
manifestazione e valori linguistici e come caratteristica dei sistemi semiotici linguistici che
proprio in quanto costituiti da strutture intermedie, si differenziano dai sistemi non
linguistici.
Multivoca = collegare mogli con i rispettivi mariti in una società poligamica e poliandrica.
5.1 – La Lingua, un sapere non saputo.
Il dato di partenza per lo studio di una lingua è il corpus di testi prodotti in quella lingua,
perché non esiste una lingua ‘in sé’, distinta dalla letteratura. Il parlante sa la lingua in quanto la sa
usare. La lingua è un sapere non saputo perchè sebbene ogni parlante sappia il significato di una
determinata parola e la sappia usare, non sempre ne sa l’analisi semantica o le motivazioni. Per
esempio: so usare ‘gara’ e ‘partita’ correttamente, ma non so esplicitarne in modo preciso la
struttura semantica o spiegare perché non si possono alternare.
La lingua non è da nessuna parte: nemmeno nella mente dei parlanti perché noi non stiamo
continuamente pensando ai segni che conosciamo: strutture e procedimenti vengono attivati quando
la lingua è attivata per parlare.
5.2 – Quali sono le strutture intermedie
Immaginiamo la lingua come un laboratorio per produrre messaggi verbali. Nel laboratorio
c’è una serie di reparti, in ciascuno dei quali si elaborano in base a precisi modelli, determinati tipi
di componenti. I componenti sono le strutture intermedie. Le classi fondamentali delle strutture
intermedie sono 5: lessico, morfologia, sintassi, intonazione, ordine delle parole.
Lessico: componente base di una lingua, il lessico è costituito da parole, ma data la polisemia
del termine ‘parola’ si introduce il termine ‘lessema’ per la parola intesa come elemento del lessico.
Ci serviamo dei lessemi per nominare cose, persone, proprietà, eventi…
Per conoscere una lingua, dobbiamo conoscere la grammatica, oltre al lessico, e la
grammatica si divide in sintassi e morfologia.
Sintassi: insieme delle regole per ottenere combinazioni significative dagli elementi del
lessico, ed è un aspetto universale del linguaggio, perché è un fatto universale che i testi siano
originati per composizionalità da una combinazione di parole tale da produrre significato. La
sintassi garantisce la creatività del linguaggio: la possibilità di creare infinite combinazioni
significative, e il significato del testo è in funzione dei significati dei suoi costituenti senza esserne
la somma.
Morfologia: ( ha per oggetto lo studio della struttura grammaticale delle parole e che ne
stabilisce la classificazione e l'appartenenza a determinate categorie come il nome, il pronome, il
verbo, l'aggettivo e le forme della flessione, come la coniugazione per i verbi e la declinazione per i
) anche se non tutte le lingue sono
nomi distinguendosi dalla fonologia, dalla sintassi e dal lessico
strutturate dal punto di vista morfologico, per esempio il cinese non lo è. E anche nell’italiano, ci
sono parole come sempre che si presentano sempre nella stessa forma e quindi non sono
morfologicamente analizzabili (diverso il caso di solleviamo, in cui si può individuare una parte
stabile, sollev- e una parte variabile, -iamo)
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