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RETTIFICHE A FAIR VALUE
- L’immobile da 700 si dice che il suo valore effettivo reale (fair value) è 1200 quindi è stato aumentato di 500.
- La società ha un bel marchio, si fanno le stime, si chiama l’esperto che dice che il marchio vale 200 quindi si inserisce anche
200 come rettifica.
- Le scorte sono al costo e pari a 200 ma devono essere valutate a fair value (cioè il presumibile valore di realizzo al netto del
prezzo di vendita meno i costi necessari per la vendita). Diventa quindi 270.
- Dopo aver esaminato i crediti ci si accorge che qualche credito è a lungo termine quindi vanno attualizzati e che altri non
verranno incassati quindi si diminuiscono di 50 e portati a fair value per 250.
Si fa la stessa cosa per le passività.
- I debiti non si toccano.
- Per i fondi la società potrebbe non essere stata del tutto prudente, quindi si aggiunge 100 ai fondi facendoli diventare 400.
A questo punto si hanno le imposte differite. Si suppone che il carico fiscale sia il 30%, quindi il 30% di 620 (700-120). A questo
punto si ha un PN che è 1920-1186=734. Per differenza con il prezzo pagato e il costo della partecipazione che si va a eliminare si
è determinato l’avviamento, che è 266. Il bilancio consolidato quindi, in sede di primo consolidamento (il giorno in cui si è comprata
la società si fa questo ragionamento) è costituito da:
- Immobile: 1200.
- Avviamento: 266.
- Marchio: 200.
- Scorte: valore di realizzo 270.
- Crediti: 250.
In consolidato si hanno questi valori. L’IFRS 3 dà anche un anno di tempo per fare un calcolo preciso.
Ci sono poi:
- Debiti della casa madre: che non spariscono.
- Debiti della controllata: che non sono stati toccati e sono pari a 600.
- Fondi: erano 200 ma poi sono state portate a 400.
- Imposte differite: 186.
- PN della casa madre.
Il conto partecipazioni è sparito contro il PN rettificato per il fair value dei nuovi valori e dell’avviamento della partecipata e il PN
alla data del primo consolidamento (supponendo che ci sia solo una controllata) è esclusivamente il PN della casa madre.
Cosa succede se si hanno anche i soci non di controllo?
Ci sono diverse metodologie, ma le più frequenti sono 2:
- Metodo della capogruppo.
- Metodo della proprietà (o della proprietà rettificata).
METODO DELLA CAPOGRUPPO
Prevede ovviamente che si assegni ai soci di minoranza la loro quota di PN ma che glielo si assegni (l’IFRS 3 dice cose ancora
diverse) ai soci di minoranza (o non di controllo) il PN calcolato sui valori storici. La teoria che ci sta dietro è che tutto ciò che si va
a rettificare come fair value è dovuto al fatto che si è acquistato ma nell’acquisto non rientrano i soci di minoranza che rimangono
con i loro valori storici. Il plusvalore che si va ad assegnare è roba della capogruppo, quindi di chi ha comprato il controllo.
Le rettifiche sono sempre le stesse quindi nell’esempio si arriva sempre allo stesso PN. Ai terzi in questo caso si assegna il 20% del
PN a valori storici che è 60 (1200-900)*20%, che è il PN della società a valori storici. Quindi il PN del gruppo, escludendo i soci di
minoranza, è 674.
A questo punto, sempre per differenza con il 1000 pagato, si determina l’avviamento che in questo caso è più alto perché si
registrano più passività quindi per differenza, con il 1000 pagato, bisogna alzare l’avviamento.
Ogni volta che si aggiunge una passività automaticamente, per il meccanismo del fatto che l’avviamento è determinato per
differenza, si alza l’avviamento. Se si aggiungono invece dei crediti o delle passività diminuisce l’avviamento, sempre perché
quest’ultimo è determinato in via residuale per differenza.
Il bilancio quindi si presenta con gli stessi valori visti prima ma con:
- Avviamento: 326.
- Marchi.
- Scorte.
- Crediti.
- Debiti.
- Fondi.
- Imposte differite.
- PN di terzi.
- PN della capogruppo.
Le passività più il PN quadra con le attività totali. Questa è il metodo della capogruppo.
METODO DELLA PROPRIETÀ
È l’opposto. Non si assegna ai soci di minoranza la percentuale di loro interesse del PN a valori storici contabili, ma si assegnano
anche le loro quote di rettifiche, quindi si assegna il PN a fair value. A questo punto il PN, mentre prima lo si calcolava solo su 300
ed era il 20% di 300, quindi 60, ora lo si calcola su tutto. Chiaramente l’avviamento continua ad aumentare perché il PN e le
passività sono più alte quindi l’avviamento, per differenza, sarà più alto.
- Immobili: a fair value.
- Avviamento: è stato ricalcolato.
- Marchio: quello iscritto a bilancio.
- Scorte: a fair value.
- Crediti: a fair value.
- Debiti: a fair value, in questo caso sono sempre lo storico.
- Fondi: sono stati determinati.
- Imposte differite: sempre 186.
- PN di terzi: 147.
Il totale è 233 che quadra con il totale delle attività
L’avviamento è in via residuale, cosa succede a questo avviamento in seguito?
Se siamo nei principi contabili internazionali non si ammortizza però bisogna fare l’impairment ogni anno, non solo si richiede di
farlo anche la prima volta che lo si determina perché viene fuori per differenza ma bisogna vedere se regge o non regge. Già in
sede di primo consolidamento si alloca l’avviamento alle “cash generating unit” e si fa l’impairment, poi va fatto annualmente.
Se si è nei principi contabili nazionali, in forza della Direttiva Comunitaria recepita nel codice civile, si va ad ammortizzare
l’avviamento in base al presumibile vita utile dell’avviamento. Il che presuppone 2 visioni completamente diverse:
- Da una parte quella del Board e dei principi contabili americani (che sono uguali): dicono che non esiste nessuna dimostrazione
né scientifica ma tantomeno empirica che l’avviamento perda progressivamente valore nel tempo, per cui non è logico
ammortizzarlo. L’ammortamento è una ripartizione di un valore che va ad esaurirsi nel tempo per tutti gli esercizi (questo è il
concetto di ammortamento), per cui non si ammortizza. Però, posto che non è detto che rimanga indefinitamente, può darsi
che prima o poi perda di valore, allora si fa l’impairment per vedere se e quando ha perso di valore.
- Visione europea e non solo perché è la visione anche degli altri principi contabili: dice che sarà difficile stimare un orizzonte
di vita utile, però è improponibile che si tenga un avviamento e che non lo si faccia partecipare perché si consumerà. La
difficoltà di determinare la vita utile effettivamente c’è però ci sono anche altre cose difficili che si vanno a stimare e a mettere
in bilancio, quindi si deve ammortizzare in un periodo sufficientemente breve o convenzionale.
o I principi contabili italiani, nell’ultima stesura, prevedono al massimo 20 anni.
o Altri principi (per esempio i giapponesi) hanno applicato gli IAS/IFRS modificando proprio il principio IFRS prevedendo
l’ammortamento, quindi non si sono allineati completamente proprio perché anche loro sono convinti che
l’avviamento debba essere ammortizzato.
Lo stesso IASB è un po’ “bi-fronte” perché ha emesso anche una riedizione dei principi contabili internazionali riadattati/riscritti
per le PMI (o SMEs), dove ha reso gli stessi concetti semplificandoli (in quanto si rivolge alle PMI) ma anche semplificandoli. Per le
PMI prevede che l’avviamento sia ammortizzato in 5 anni.
L’avviamento viene fuori per differenza dai valori a fair value delle attività e delle passività (tenendo conto delle imposte differite
e degli eventuali soci di minoranza).
Cosa succede per esempio se come valore rettificato viene fuori 1000 e io ho pagato 800? Quindi cosa succede se ho pagato di
meno rispetto al valore rettificato?
Succede che si ha un avviamento negativo chiamato “deavviamento” o “badwill”. Mentre l’avviamento all’attivo lo si mette in
bilancio, questo finisce dall’altra parte.
La prima cosa da fare è andare a vedere se il fair value è stato stimato bene, se da questo riesame salta ancora fuori 1000 rispetto
agli 800 pagati, dal punto di vista economico significa che è stato fatto un buon affare. Il buon affare va a CE ed è un provento/utile
d’esercizio. È una situazione che è abbastanza difficile che si presenti in pratica.
È stata rideterminata la data di primo ingresso nell’area di consolidamento, sono stati rideterminati a fair value tutti i valori, anche
tenendo conto delle imposte differite, delle eventuali presenze di minoranze, è stato stornato il conto partecipazioni quindi si ha
il bilancio di partenza per consolidare anche questa controllata (oltre alle altre che stanno già nel gruppo). Si sarà fatto lo stesso
esercizio in passato quando sono state acquistate e si farà lo stesso esercizio in futuro se se ne compreranno altre.
Cosa succede a tutte queste rettifiche e nuovi valori?
Queste rettifiche continuano nel tempo nel periodo. Questo esercizio va fatto alla data in cui si assume il controllo e se non è il
1/01 sono gli esercizi successivi. Le rettifiche continuano ad avere un effetto.
Esempio
Abbiamo alzato il valore di un bene materiale. Questo vuol dire che l’ammortamento non è più sul valore storico ma è sul valore
rivalutato, tenendo conto eventualmente della nuova vita utile (anche questo viene rideterminato quando si fanno queste
esercitazioni). Se si dice che vale di più, bisogna incominciare ad ammortizzarlo sul nuovo valore (aumentato) ma bisogna sapere
anche quanto è la vita utile residua, quindi nel bilancio consolidato ci sono ammortamenti diversi rispetto a quelli che si continuano
a fare sul bilancio d’esercizio della controllata. Questo significa imposte differite, che sono quelle che erano già state stanziate in
sede di valutazione e che adesso, tramite l’effetto degli ammortamenti, si vanno a recuperare. Questo maggior costo (non
deducibile fiscalmente) è già stato stanziato.
Il consumo delle scorte è un valore. Man mano che si vendono le scorte, si sta mangiando il profitto già preso, seppur acquisendolo
di fatto nel patrimonio netto. Si chiama “acquisition accounting” questa rielaborazione dei bilanci in sede di primo
consolidamento. Il consumo delle scorte quindi assume un valore e se non sono state esaurite tutte in un esercizio anche qui
bisogna tenere traccia di tutto.
Anche i crediti e i fondi si esauriranno in futuro per il nuovo valore e la stessa cosa accade anche per tutte le altre rettifiche che si