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Quadro Las Meninas
È un ritratto che contiene un autoritratto. Velasquez ritrae sé stesso. Era un esperto di ottica. Cosa voleva farci vedere? Punto di costruzione del quadro fissa nella mano di V. il punto di convergenza delle ortogonali al piano. Questo quadro mostra qualcosa di un quadro, solo un barlume della tela (che rappresenta la coppia reale). Un pezzo di materia diventa qualcosa solo quando c’è uno spettatore. C’è uno specchio; c’è una serie di sguardi (bambina, dama) che convergono verso il punto dove si trova lo spettatore. Come se qualcuno si rendesse conto dello spettatore. C’è come una reazione alla presenza dello spettatore. “Teologia della pittura”, una riflessione pittorica sulla pittura. (come ne Sei personaggi in cerca d’autore, dove i personaggi si rendono conto di essere personaggi). Qui c’è una scena che c’è per un certo spettatore. Personaggi che si rendono conto del
loro ruolo. Una volta che pensiamo al cosmo, e alla soggettività (estremi) siamo in difficoltà: Cartesio lo mostra con immagini. I sensi ci ingannano... realtà potrebbe essere diversa... Cartesio propone idea del Genio maligno ecc: Se noi ci trovassimo in un sogno che sembra totalmente reale, avremmo qualcosa per dire: è un sogno? Noi normalmente sappiamo distinguere un sogno dalla realtà perché non è nitido ecc... ma se avesse lo stesso tenore cristallino della veglia? Cartesio dà una risposta molto complessa. Connessione con questo quadro. Il quadro dice: avvicinati al quadro e guarda lo spettacolo costruito ad arte, tutto costruito perfettamente per essere vero per te. Questo è quello che ti sembra. Vuoi uscire da questo gioco? Pittura ci fa riflettere esattamente su questo; lo spettatore mette in scena lo spettacolo dell'arte. La pittura prende forma per lo spettatore. L'apparenza è la reazione cheLega uno spettatore allo spettacolo che ha davanti. Tema cartesiano sotteso: quello dell'incapacità di uscire dal gioco dell'apparenza, di dimostrare che si tratta di un'apparenza, e dimostrare la relazione inscindibile tra i nostri occhi e quello che si dispiega davanti ai nostri occhi.
Qui la prospettiva accompagna lo sguardo secondo delle regole simili a quelle con cui noi cogliamo la realtà e il mondo che ci circonda. Ruolo importante prospettiva.
20.04.20 Kant. Critica della ragion pura. Compatibilità o meno con la fenomenologia. Per Taddio non pienamente compatibile. Nuove forme di realismo (es Maurizio Ferraris) non compatibili con Kant. Possiamo dire addio a Kant? No, in realtà. Problema del trascendentale resta uno con cui rapportarci; qual è poi la genesi del trascendentale?...
Gadamer: Critica del giudizio, contenuto? No solo fondazione estetica. Inizia con la critica del "Cosa significa bello?" Chi giudica della bellezza? Gusto:
È un certo non so che. Ma questo non so che è un sapere. È bello e basta, anche se non so dire perché. Non ci si accontenta della semplice applicazione di schemi: da qui Kant perviene al genio come creatore dell'arte. Il bello di natura è il punto di partenza da cui discende il fatto che la natura ha conferito agli uomini geniali un particolare talento, concedendo loro di creare senza regole qualcosa di nuovo che valga esso stesso come modello e norma. Kant e critica del giudizio (3 critica kantiana): prima opera estetica. Prima opera: critica della ragion pura. Parallelamente a Kant nasce l'estetica come disciplina autonoma. Oltre a razionalismo di Cartesio, empirismo. (Vedremo che la fenomenologia rappresenta una via che è alternativa rispetto all'empirismo e al razionalismo e al criticismo kantiano). Come si offre alla percezione la cosa? In che cosa la metodologia fenomenologica è diversa rispetto agli empiristi? FenSi caratterizza come un ritorno alle cose stesse; quando abbiamo perso il contatto con esse? = a partire dalla nascita della scienza moderna. Galileo. Quando si è scelta come metodologia il metodo sperimentale, e quindi è avvenuta una matematizzazione dei fenomeni, che fa sì che consideriamo reale ciò che è quantificabile. Che ha le qualità primarie.
Qualità primarie (oggettive) e secondarie. Quelle secondarie per Galileo sono qualcosa di soggettivo. Se eliminiamo il soggetto quelle secondarie non esistono più.
Ma, da una prospettiva estetica, quelle secondarie sono qualcosa di non reale? Dobbiamo cogliere solo quelle primarie, che sono matematizzabili? Gli unici aspetti reali della cosa? Ma per prima, non incontriamo la cosa nelle sue qualità secondarie? È possibile distinguerele da quelle primarie?
Dibattito su questo, molti empiristi come Berkeley, Hume... L'empirismo punta a farci conoscere il mondo tramite
L'esperienza. A cosa serve la fenomenologia, che vuole tornare alle cose stesse? Empiristi si rifanno all'esperienza ma rispetto alle cose vogliono cogliere l'aspetto minimo, non ulteriormente riducibile della cosa. Vogliono cogliere il di visibile della cosa. La cosa è un risultato, non un dato primo = differenza rispetto alla fenomenologia, che vuole farci cogliere le cose così come esse si danno, nella loro interezza.
Termine "estetica". Coniato da Baumgarten, 1735, prima riflessione sull'estetica come disciplina autonoma. Kant riprende queste tesi.
Per Leibniz: idee chiare e confuse (conoscenze sensibili), idee chiare e distinte (quelle intellettuali e razionali).
Bellezza: la perfezione della conoscenza sensibile in quanto tale per Baumgarten.
Come dobbiamo intendere l'estetica trascendentale in Kant? L'estetica trascendentale rappresenta la prima parte della critica della ragion pura. Studia le condizioni a priori di
Possibilità che caratterizza la nostra percezione degli oggetti ("estetica" derivata dal greco "aisthesis" = sensazione, percezione sensoriale). Per Kant la percezione è intuizione dell'oggetto, cioè vedere come stanno le cose e noi esseri umani "possiamo vedere" solo ciò che è dato ai nostri sensi. Di conseguenza riguarda solo il sensibile. Gli oggetti non sono le cose esterne, esistenti in sé, bensì gli effetti che esse producono sulla sensibilità. L'uomo attraverso canali percettivi riceve intuitivamente (cioè senza mediazioni) dati sensibili. Chiarisce allora, che prima che si attivi il pensiero, si deve innanzitutto tener presente della percezione, ossia del momento in cui gli oggetti "ci sono dati" cioè quando le percezioni vengono intuite. Per Kant, gli oggetti devono essere prima dati e poi pensati. Per il filosofo l'intuizione è dipendente dalla
presenza sensibile dell'oggetto, detta intuizione derivata che si distingue dall'intuizione divina o originaria (il creatore del mondo per intuire non ha bisogno che visiano i dati empirici ha creato il mondo). Distingue quindi l'intuizione sensibile dall'intuizione intellettiva, che non è consentita all'uomo.
Visione empiristica = Spazio e Tempo erano considerate come nozioni tratte dall'esperienza (Locke).
Indirizzo kantiano = Spazio e Tempo non possono derivare dall'esperienza, poiché per fare un'esperienza qualsiasi occorre già presupporli come forme a priori costitutive della sensibilità.
Visione oggettivistica = considerava Spazio e Tempo come realtà del mondo, oggetti, entità a sestanti o recipienti vuoti (Newton)
Indirizzo Kantiano = se davvero fossero dei recipienti vuoti, ossia degli assoluti a sestanti (esistono indipendentemente da ciò che contengono) dovrebbero esistere,
Anche se non vi fossero degli oggetti. In realtà, sostiene Kant, spazio e tempo non sono oggetti concepibili come autonomi, bensì dei quadri mentali a priori entro cui connettiamo i dati empirici.
Visione concettualistica = Spazio e Tempo erano concetti esprimenti i rapporti fra le cose (Leibniz).
Indirizzo Kantiano = essi non possono essere considerati concetti poiché hanno natura intuitiva e non discorsiva. ES.: Noi non astraiamo il concetto di spazio dalla constatazione di spazi.
Fino a Cartesio atteggiamento prevalente: pensiero ha certezza e realtà esiste indipendentemente dal pensiero. Certezza=verità. Da Cartesio la filosofia moderna scopre che la realtà in quanto pensata non è quella che esiste in sé stessa indipendentemente dal pensiero.
Razionalismo: convinto che si possa dimostrare l'esistenza della ragione assoluta potente sulla realtà (=concetto di Dio). Stabilì così il nesso tra pensiero e realtà.
estensione esterna. Per Locke questo nesso si determina invece con l'analisi del modo in cui la realtà esterna agisce sulla mente dell'uomo. Berkeley: no opposizione tra certezza e verità (non esiste realtà corporea); rimane sempre una realtà esterna alla mente. Principio di causalità applicato alle idee consente affermazione realtà esterna sulla mente. Hume: critica il principio di casualità. Unica verità: osservazione dei contenuti della mente ossia della certezza non regolati da leggi necessarie, si associano con semplici tendenze che non sono assolute o necessarie, potrebbero essere sostituiti. Kant: la cosa in sé non è conoscibile. Se fossero conosciute, la conoscenza non potrebbe essere a priori, ma empirica e quindi a posteriori. Ragion pura in quanto essa procede indipendentemente dall'esperienza, pura si contrappone ad empirico. Giudizi sintetici: predicati non contenuti nel soggetto ma condotti al soggetto con una estensione esterna.o dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto. Sono universali enecessari, ma non derivano dall'esperienza. Sono a priori, ma non sonoanalitici. Es. tutti gli eventi hanno una causa. Concezione kantiana dellascienza, che unisce razionalismo ed empirismo.