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I DISTURBI D'ANSIA
Sono accomunati dalla presenza di ansia (che è una risposta corporea, fisiologica, comportamentale del nostro organismo).
L'ansia è un'esperienza umana normale, infatti di per sé non è un fenomeno patologico bensì svolge un'importante funzione adattiva: ci permette di attivarci e ci rende più capaci di affrontare i pericoli, quindi è una risposta attacco-fuga (vantaggio evolutivo: chi aveva questa risposta d'ansia, questa attivazione emotiva basata sulla paura, aveva più chances di sopravvivere perché grazie ad essa era più in grado di attivarsi prontamente o per combattere chi lo stava minacciando o per scappare), e ciò avviene grazie alla liberazione di neurotrasmettitori che attivano il sistema nervoso simpatico.
Quando non siamo attivati a livello simpatico e dal punto di vista della risposta attacco-fuga, si attiva il sistema riposa-digerisci, che comporta...
L'attivazione del sistema para-simpatico. Dunque l'ansia è definibile come l'anticipazione apprensiva di un pericolo o evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o sintomi fisici di tensione; è un costrutto bidimensionale, che implica:
- aspetti cognitivi (attività mentale connotata da anticipazione, apprensione),
- aspetti psicofisiologici (attivazione del sistema nervoso autonomo, produzione di sintomi neurovegetativi).
Occorre distinguere tra ansia e paura:
- ansia: emozione collegata a esperienze più interne, ovvero a una percezione soggettiva di pericolo;
- paura: ha a che fare con uno specifico oggetto o situazione che rappresentano oggettive fonti di pericolo.
La preoccupazione è un'attività cognitiva involontaria, in gran parte incontrollabile, associata ad un senso di disagio emotivo; è un fenomeno adattivo (porta a focalizzare l'attenzione su un problema e chiama risorse verso la sua soluzione),
ma diviene disadattiva quando assume dimensioni eccessive e carattere parassitario (quindi rallenta il processo di soluzione e rappresenta una forma di evitamento cognitivo che induce indecisione e procrastinazione). Tipicamente l'ansia è vissuta come un'emozione spiacevole. Molto spesso si parla dell'ansia in termini negativi e spesso c'è un'immediata demonizzazione, ma questo è un problema perché dietro ai disturbi dell'ansia c'è sempre una non-accettazione dell'emozione dell'ansia (quindi spesso si lavora anche in questa direzione). Nel caso dei disturbi d'ansia, essa è disadattiva o patologica infatti c'è una presenza eccessiva dell'ansia, al di fuori di un contesto realistico di allarme e di minaccia. Quindi occorre distinguere tra: - ANSIA PATOLOGICA - ANSIA NORMALE Razionale (è appropriata all'entità della minaccia) e Irrazionale (è provocatada fonti di minaccia esagerate o inesistenti; c'è una risposta emotiva molto intensa, sproporzionata rispetto alla minaccia). Controllabile (la persona riesce a controllare la sua manifestazione emotiva, la quale risulta più frequente). Non dirompente (non interferisce con la vita della persona e con il suo adattamento). Si può anche distinguere tra ansia strutturante (è costruttiva, aiuta; infatti non avere ansia potrebbe significare che non si ha motivazioni, interesse) e ansia destrutturante. Infine possiamo distinguere tra: - ansia di tratto (ansia come manifestazione relativamente stabile della personalità del soggetto); - ansia di stato (presente in persone che non si descrivono come ansiose ma che descrivonosituazioni in cui si attiva l'ansia/paura). La comorbidità tra i disturbi d'ansia è elevata (più di metà di coloro che soffrono di disturbo d'ansia, contemporaneamente o più avanti nella vita, presenta un altro disturbo d'ansia), mentre più comune è la presenza di sintomi d'ansia che rimangono sottosoglia, non soddisfacendo completamente i criteri diagnostici.
L'elenco di variabili associate al rischio di sviluppare i disturbi d'ansia è sterminato e a volte contraddittorio: modelli di attaccamento, caratteristiche genitoriali, stili educativi, eventi di vita…
Sul piano dell'organizzazione cognitiva, nei disturbi d'ansia è descritta una rappresentazione:
- del mondo come minaccioso e pieno di pericoli,
- di sé stessi come entità fragili e povere di risorse.
Ai fini del trattamento è fondamentale intervenire a livello cognitivo, in quanto interventi e
miglioramenti al solo livello emozionale risultano superficiali e poco stabili. Il DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO è un disturbo cronico, infatti si hanno ansie e preoccupazioni croniche ed eccessive; dunque la componente principale è la presenza di preoccupazioni (che normalmente sono interne/immaginate) che affollano la mente e che il soggetto percepisce come incontrollabili, accusando anche tutta una serie di manifestazioni tipiche dell'ansia continua e ripetuta (difficoltà di addormentamento, difficoltà nel vivere la vita, attivazione continua nei confronti di un pericolo...). Si parla di generalizzazione perché ansia e preoccupazioni riguardano una quantità di eventi e attività che vengono elaborate come potenzialmente pericolose, e non un numero limitato di situazioni specifiche. Generalmente in tale disturbo abbiamo a che fare con l'ansia di tratto, ossia con persone che hanno il tratto dell'ansia, unaPredisposizione ad attivarsi in termini di risposta attacco-fuga, a stare in apprensione (la tendenza a iper-preoccuparsi fa parte della normale risposta del paziente, è diventata un automatismo). Tale disturbo non insorge in maniera acuta o improvvisa (non c'è l'evento scatenante) ma insorge in maniera insidiosa.
Per raggiungere la soglia di disturbo si richiede che:
- ansia, preoccupazione o sintomi fisici causino disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o altre aree importanti;
- ansia e preoccupazione si manifestino per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi;
- la persona abbia difficoltà nel controllare la preoccupazione;
- siano presenti la maggior parte dei giorni almeno tre sintomi psicofisiologici tra: irrequietezza o sentirsi tesi con inervi a fior di pelle - facile affaticabilità - difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria - irritabilità - tensione muscolare.
fior di pelle”, disturbigastro-intestinali) e una componente comportamentale (il paziente, per via dell’ansia, fa cose come: chiedere diessere tranquillizzato, evitare determinate situazioni, telefonare spesso il figlio…).
Durante la terapia, trattandosi di un disturbo che ha una sua dosa di insidiosità, si stabiliscono obiettivi minimi conil paziente, che possono essere rimodulati di volta in volta.
ATTACCHI E DISTURBO DI PANICOL’attacco di panico è una manifestazione d’ansia estremamente intensa, breve e transitoria; è un periodo bendelimitato di improvvisa e intensa apprensione, paura/terrore o disagio che raggiunge il picco in pochi minuti e simanifesta con quattro o più dei seguenti sintomi: palpitazioni o tachicardia – sudorazione – tremore – difficoltà arespirare (asfissia) – dispnea o senso di soffocamento – dolori al petto – nausea o disturbi addominali – vertigini
– sensazioni di freddo (brividi) o vampate di calore – parestesie (torpore o formicolio) – derealizzazione odepersonalizzazione (ossia sensazione di estraneità nei confronti dell’ambiente esterno nel primo caso e nei confrontidi sé stessi nel secondo caso) – sensazioni di sbandamento, instabilità o svenimento – paura di impazzire o di perdereil controllo – paura di morire. Nell’attacco di panico in evidenza è la violenza delle manifestazioni fisiche. Nonostante il DSM-V non ne parli e abbia optato per una descrizione unitaria, oggi distinguiamo due tipologie di episodidi attacco di panico, due categorie psicopatologiche (sebbene poi ci siano tante altre situazioni intermedie): - una ha più a che fare con sintomi di attivazione (sudorazione, tremore, tachicardia, senso di soffocamento condolori al petto), dunque l’episodio di panico è vissuto con costrittività, soffocamento (“non respiro,devoscappare”, c’è la claustrofobia, “ho paura di un infarto”);
l’altra ha come sintomi più sensazioni di debolezza fisica e di distacco da sé (del tipo “mi sento strano”, “misembra strano l’ambiente”, “mi sento debole, ho paura di svenire”, “ho paura di perdere il controllo di me”).
Gli attacchi di panico possono essere:
- provocati dalla situazione (si manifestano durante l’esposizione o l’attesa di uno stimolo temuto, dunque èevidente il rapporto stimolo-risposta: la paura inizia e cessa in concomitanza con l’esposizione alla situazionetemuta);
- inaspettati e non provocati (sono meno intuitivi infatti l’attacco ha un inizio improvviso, senza la presenza di alcunpericolo, e raggiunge l’apice rapidamente); sono quest’ultimi che poi portano al disturbo.
Quindi: quali sono le tipiche paure in seguito all’attacco di panico?
Paura di
avere un infarto (peso sul petto, la tachicardia…); alcuni pazienti continuano ad averla nonostante al prontosoccorso i medici abbiano mostrato che non c’è da preoccuparsi;
paura di soffocare-