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L’editore tentò di concluderlo grossolanamente per poterlo vendere meglio, e altri successivamente
tentarono di chiudere la vicenda, senza però rispettare il volere di Scarron.
Richelieu, l’Académie Française, il teatro
Richelieu era il Primo Ministro del re. Volle creare l’Académie Française per stabilire delle regole,
grammaticali, letterarie e teatrali. Nel 1635 viene fondata per suo volere l’Académie Française.
Successivamente nacque anche il Gruppo dei cinque Autori. Venivano commissionate opere da parte
del re e dei suoi aiutanti, per favorire il governo francese, che stava diventando sempre più assoluto.
L’Académie Française fu creata per scegliere gli artisti e le opere da diffondere. Il potere del re era
assoluto e si usava la letteratura per controllare il popolo. L’Académie decideva infatti se
promuovere o contrastare certe opere.
Venne vietato il duello: tale interdizione era estesa anche alla letteratura: duellare era la moda,
pericolosa, del tempo. Corneille però basò Le Cid sul duello, ambientando la vicenda nell’anno 1000.
Corneille non voleva accettare le regole imposte da Richelieu.
Fu deciso il ritorno alle regole di Aristotele.
Le opere dovevano quindi rispettare tre principi, le tre unità di tempo, azione e luogo.
1) La vicenda poteva durare solo un dì, o un giorno, quindi o 12 o 24 ore, non di più.
2) La vicenda doveva svolgersi in una sola città. Gradualmente, col passare del tempo, il limite
si strinse “a imbuto”: da una città, doveva svolgersi in un palazzo, poi in una parte di esso, e
poi in una sola stanza.
3) L’azione principale doveva essere la più rilevante, e ci potevano essere solo poche azioni
secondarie. Col tempo, sempre stringendosi, doveva esserci solo la storia principale nelle
opere. In ogni caso, la storia doveva essere verosimile, più vera del vero.
Per il teatro c’erano sempre le due regole preziose, bienséance e vraisemblable.
Inoltre, tutte le donne letterarie dovevano comportarsi come le preziose, e i salotti venivano presi
d’esempio per le regole. Era inverosimile comportarsi diversamente da come imponeva la
bienséance.
Richelieu aveva impedito i duelli, che erano una moda pericolosa nella vita reale: anche questa
regola doveva essere applicata nelle opere teatrali.
Teatro (Pag. 89 Lagarde-Michard XVII)
Nel 1500 il teatro in Francia seguiva le tragedie classiche. Tuttavia, si diffusero nuove forme teatrali.
Nel 1548 ci fu il divieto, da parte della Chiesa, di rappresentare il mistero. Si diffusero
rappresentazioni sempre meno religiose e sempre più ludiche e laiche. A quel punto, la Chiesa cercò
di vietarle, e fu molto contrariata per anni. I giansenisti addirittura condannavano il teatro.
A fine ‘500 il costo per l’affitto dei teatri aumentò, dopo la monopolizzazione da parte della
Confraternita della Passione, quindi occorreva pensare a soluzioni per evitare quei costi: i limiti
imposti ampliano la creatività del teatro.
Tra fine ‘500 e inizio ‘600 c’erano quindi:
- Il teatro che rappresentava ancora le tragedie classiche.
- Il teatro di piazza, e di strada, fatto da più tappe, da più palchi, tipo una processione. Da
religioso, stava diventando comico: c’era stato il divieto di rappresentare opere religiose
(1548) e si era quindi evoluto, allontanandosi definitivamente dal mistero e dal sacro.
- Il teatro di taverna, dove il pubblico veniva coinvolto ai tavoli. C’erano farces, ovvero opere
di tradimenti, e soties, opere più morali.
Tuttavia, nel ‘600 questi tre tipi di teatro scemano, e prende più importanza il teatro in luogo chiuso.
Le stanze trovate per mettere in scena le pièces erano rettangolari, il che non garantiva una buona
acustica, come quella dell’anfiteatro, ma si diffuse comunque questa tipologia strutturale.
Nel ‘600 quindi ci si sposta, per recitare, prevalentemente nei luoghi chiusio nuovi, che erano:
- Refettori delle scuole gesuite e degli ospedali, e camerate ospedaliere
- Palestre del gioco della pallacorda (jeu de pomme)
- Teatro della fiera
Il teatro era una delle poche forme di divertimento concesse a tutte le classi sociali. Il parterre era
per tutti, mentre sul palco, al lato, potevano stare i nobili. La recitazione era difficile, sia per la
presenza invadente dei nobili, sia per il caos generato dagli spettatori nel parterre, spesso
disinteressati o indifferenti allo spettacolo. Interessava infatti andare in un luogo con molte persone
per svagarsi. Gli spettatori giungevano a teatro molto prima dell’inizio della pièce. Gli spettacoli
erano di pomeriggio, perché di sera non c’era illuminazione.
A Parigi, per il teatro, c’erano queste strutture e compagnie:
- L’Hotel de Bourgogne.
- Palais Richelieu, o Cardinal, che diventò Palais Royal dopo la donazione di Richelieu.
- Le Theatre du Marais, il primo che utilizzò macchinari e creò il sipario per nasconderli.
- Comédie Française.
- Comédie Italienne.
- Opèra.
Corneille (Pag. 97 Lagarde-Michard XVII)
Le Cid ha dialoghi tipici del preziosismo, e casi di coscienza. Nel 1600 le scuole erano dei gesuiti:
c’erano i direttori di coscienza, che ascoltavano i problemi della gente. Nei salotti si parlava infatti
di questi casi di coscienza, seguendo l’esempio gesuita. Il Cid è l’emblema della discussione sulle
scelte personali e sull’onore.
Il Cid è un’opera teatrale del 1637, ed è la più famosa di Corneille. Era apparsa prima di quella data,
poiché fu pubblicata da subito per guadagnare. Si diffuse velocemente ed ebbe successo. Non c’era
quindi il monopolio di una compagnia teatrale in particolare, e fu rappresentata in più teatri.
Nel 1635 era nata però l’Académie Française. Avevano vietato i duelli nelle opere letterarie, e la
veloce diffusione e la pubblicazione del Cid permette ai membri dell’Académie Française di leggerlo
e criticarlo.
Le Cid, i duelli, la querelle (Pag 103 Lagarde-Michard XVII)
Il Cid è una tragicommedia: non si ride, non ci sono elementi di commedia, ma non è nemmeno una
tragedia totale: finisce bene nonostante tutto. È un’opera ispirata a una vicenda vera dell’anno
1000: un uomo, Don Rodrigo, difendeva la Spagna, e Corneille si ispira all’opera spagnola di Castro
per il suo Cid. Corneille è un uomo alla moda e giustifica l’uso dei duelli dicendo che la sua opera
non è del 1600, ma ambientata secoli indietro. Ebbe successo, ma si aprì anche la querelle du Cid.
Alcuni elementi infatti violavano la bienséance: succedevano troppe cose per essere solamente 24
ore. C’erano troppe vicende e troppi duelli per una città sola.
Richelieu aveva creato la Compagnia dei cinque autori, ma lui non aveva riscontrato successo
letterario. Erano al suo interno sia Richelieu, sia Corneille: il primo era geloso del successo dell’altro
e di conseguenza Richelieu scagliò contro Corneille l’Académie.
Corneille aveva sfidato però Richelieu sfruttando i duelli: facendo pubblicare subito l’opera, era di
pubblico dominio e l’Académie Française la poté leggere. Mentre a Parigi la gente era entusiasta del
Cid, iniziava la discussione sull’opera. Corneille era quindi accusato di non aver seguito le regole
imposte e quelle preziose. Mancano quindi i principi del teatro aristotelico, e l’Académie Française
cerca di far sprofondare l’autore. Ma la querelle rende Corneille ancora più famoso, ed egli
argomenta la propria risposta alle accuse. Inoltre, la querelle, oltre alle unità non rispettate, riguarda
anche Chimène: era definita poco femminile, per niente preziosa, anzi, putaine.
Innanzitutto, l’ambiente del Cid è spagnolo, e risale al 1000: il duello quindi non riguardava né il
presente, né la Francia. Il soggetto inoltre era storico, Corneille non aveva inventato personalmente,
di sana pianta, la vicenda. Accusa il modello aristotelico, definendolo superato: il teatro necessitava
di una spinta, di innovazione. Corneille quindi crea delle regole per il suo teatro.
- Chi soffre e chi è perseguitato dal destino non deve essere un personaggio cattivo, ma
virtuoso e, in fin dei conti, buono. Dev’essere meglio del peggio, quindi. (Ad esempio, Don
Diegue è buono, e viene trattato male dal conte Don Gomez, che si dimostra una pessima persona,
antipatica e arrogante. Nascono quindi simpatie e antipatie negli spettatori.)
Persecuzione e pericolo non devono essere vissuti dal nemico, ma da una persona che ama
- e che è amata: aumenta quindi il fattore drammatico. (Casi di coscienza in Don Rodrigue e
Chimène.)
Le 24 ore erano strette per Corneille: reputava ingiusto che un romanzo potesse durare di
- più, per questo sfora dal limite imposto. (Solo Racine riusciva a trovarsi all’interno dei limiti, poiché
ambientava il tutto alla fine degli eventi, mostrando le conseguenze di quanto successo prima.)
Dopo il successo del Cid, Corneille scrive altre opere di meno successo, per poi andarsene da Parigi.
Le Cid
ATTO 1
Chimène e Elvire: Elvire è la confidente, che permette a Corneille di evitare il monologo.
Il teatro era in versi, in rima, in alessandrine, quindi di 12 versi.
All’inizio, c’è già la conclusione: è una ripresa del romanzo greco. Chimène si chiede se i propri
genitori sarebbero contenti di un matrimonio tra lei e Don Rodrigue. Anche Don Sanchez è
innamorato di Chimène, quindi ci sono due uomini per lei. Tuttavia, Chimène mostra diffidenza,
ignora Don Sanchez e nasconde l’amore che prova per Don Rodrigue. Al padre va bene il loro
matrimonio: sembra andare tutto bene, ma Chimène ha la sensazione che qualcosa possa andare
male, teme che possa accadere qualcosa d’irreparabile.
Il padre di Chimène, ovvero il conte Don Gomez, e il padre di Don Rodrigue, ovvero Don Diegue,
sono in lite. Il re ha scelto, come precettore del figlio, Don Diegue anziché il conte Don Gomez.
Don Diegue è vecchio, e riceve uno schiaffo dall’antipatico Don Gomez, il quale vieta il matrimonio
tra i loro figli. Lo schiaffo fa inorridire, è violento, viene mostrato. È più d’impatto rispetto
all’omicidio del padre di Chimène, che non viene invece mostrato.
Don Diegue è troppo vecchio per vendicarsi, e chiede al figlio di farlo per lui, ma c’è un caso di
coscienza: nei salotti se ne parlava spesso, erano una moda del tempo. Si discuteva delle vite altrui,
delle scelte che uno doveva o non doveva prendere, che potevano portare onore o disonore. Nel
Cid