vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Primo prologo:
“Non ti scordar di me” deriva dal fiorellino azzurro che sboccia in primavera e che è posto in totale
opposizione alla drammaticità, violenza e tristezza della foto. 5
Importanza della fotografia (la Vinci trae spunto dalle fotografie della Pizzamiglio)
La fotografia per la Vinci fa parte della propria storia personale: suo padre aveva un laboratorio
fotografico, è cresciuta in mezzo alle foto, e spesso nella sua scrittura parte da immagini che ha
nella testa che traduce in parole. In questo libro le fotografie sono state essenziali perché sono la
testimonianza effettiva, brutale di ciò che è accaduto nel manicomio di Leros.
Simona Vinci fa partire il libro da una foto scattata nel ’70 (anno della sua nascita) e pubblicata
sulla rivista “l’Espresso” nell’articolo “Ma è per il suo bene”: è una foto che raffigura una bambina
legata a un letto e che riguarda il centro medico-pedagogico Villa Azzurra, in provincia di Torino.
==>
Potenza espressiva molto forte e drammatica eccesso, abuso di correzione
È l’immagine di un’infanzia strappata, rappresenta il tema del disagio mentale: aveva lavorato alla
figura di una donna in condizione di disagio in “Strada provinciale 3”, aveva sofferto lei stessa di
attacchi di panico e voleva lavorare su una figura che fosse vittima del disagio e sentiva il tema
dell’isola come elemento fondamentale per raccontare questo disagio. La Vinci era stata sull’isola
di San Servolo (Venezia) dove c’è un manicomio, troverà però spunto per il libro ad un forum di
psichiatria dove un anonimo racconta la sua esperienza al manicomio dell’isola di Leros.
Stile da reportage narrativo molto asciutto: mette in primo piano il corpo per evidenziare la
condizione di detenzione forzata ed esagerata per una bambina. La corporeità è un elemento
importante del libro e sempre messo in primo piano per evidenziare la sofferenza e il disagio
(riferimento al verso di Ritsos “l’ultimo a morire è il corpo”)
Elementi messi in primo piano della fotografia: corpo nudo, lettino di ferro, cinghie di contenzione,
materasso a righe sullo sfondo che rimanda ad un elemento di carcere, di pena, il buio.
==> situazione di detenzione
La prima parte della descrizione della foto è fortemente realistica e cruda, poi si passa a scrittura
più lirica che individua come elemento forte l’oscurità, il buio che si vede oltre la bambina e che in
genere è elemento di paura per il bambino. Il buio porta a inserire tutti i demoni del mondo in
questa immagine. ==>
Si parte dall’immagine per poi raccontare la storia di chi ritrae ricerca della personalità (chi è
questa bambina, il suo nome, data di nascita o di morte, se è morta)
Questa foto ha due valori: uno documentario e uno storico perché si situa nel contesto di dibattito
in Italia sui manicomi e suoi metodi utilizzati al loro interno (soprattutto le condizioni dei bambini).
Foto scioccante che allude ad una persona che lei non conosce, ma che cerca. Nel libro infatti la
protagonista ricava dagli archivi i pochi tratti delle persone che erano al manicomio di Leros
cercando di ricostruire la loro storia.
Questo primo prologo fornisce le ragioni delle due operazioni della Vinci: quella della ricerca dei
personaggi del manicomio di Leros, far riapparire il mondo dell’isola e del manicomio; e quello del
piccolo paese dove ha vissuto, Budrio, che ospitava manicomi anche per bambini, dove gli abitanti
convivevano normalmente con i malati psichiatrici.
Due termini clinici utilizzati per la bambina; “ineducabile” e “pericolosa per sé e per gli altri”
La foto e questi due termini da cartella clinica costringono la scrittrice ad utilizzare l’io, la sua
opinione e inserire la sua vita personale (anche lei è stata una bambina ineducabile e difficile, ma
le è andata bene perché era già in vigore la legge Basaglia che ha chiuso i manicomi).
La foto viene messa come primo prologo per spiegare il doppio contesto su cui si muove il libro:
Una parte che è storia di chiusura dell’isola di Leros come luogo lontano, di detenzione e
manicomio, non facilmente raggiungibile e dal quale non è semplice fuggire. La voce narrante è 6
qui il personaggio di Angela che cercherà di ricostruire le storie di quattro personaggi fondamentali
cercando loro informazioni all’interno delle cartelle cliniche nell’archivio del manicomio.
L’altra parte (ultima parte libro) che richiama un sé, che è storia di Budrio, il proprio paese natale e
dove la scrittrice è costretta ad utilizzare la prima persona descrivendo le vicende del piccolo
paese e dei bambini che erano nel manicomio del paese. Anche in questa parte la scrittrice fa una
ricerca in archivio, dove a guidarla è una vera Angela (la scelta del nome deriva da angelo come
figura di guida e liberazione)
==> tutto mai casuale, tutto molto strutturato e preciso
Secondo prologo:
“L’ultimo a morire è il corpo” il titolo deriva da un verso di Ritsos.
Due temi principali:
− Tema dell’isola (spazio circoscritto, inaccessibile, dal quale non si può facilmente fuggire,
spazio di detenzione, costrizione, abuso di correzione). Isola che significa rottura con il
mondo famigliare, distanza, allontanamento spazio-temporale che specialmente nel
periodo dell’infanzia crea una forte paura e tensione.
− Elemento fantasma (i fantasmi sono i personaggi che Angela cerca di ricostruire con l’aiuto
delle cartelle cliniche ma dei quali non si conosce la storia; questi fantasmi vengono rincorsi
anche durante il ritorno di Angela sull’isola per tirare le somme, per unire le informazioni
==>
che aveva trovato negli anni). Elemento di una presenza altra a cui si dà vita partendo
da pochi elementi reali (trovati nelle cartelle cliniche)
Qui c’è una forma più lirica.
Descrive l’isola come luogo di chiusura, luogo circoscritto, dal quale è impossibile fuggire perché è
==>
circondata dal mare porta al tema del panico
C’è un’illusione di fuga che però sarà subito infranta dal mare.
Isola come luogo di prigionia, che non permette la fuga, luogo lesivo della piena libertà.
Alla fine del secondo prologo c’è una lista di tutte le isole che sono luoghi di detenzione o
manicomi.
“L’ultimo a morire è il corpo”: tema della corporeità del libro, l’isola libera il corpo perché prima ==>
muore la psiche, l’animo a causa della prigionia, della costrizione e dell’impossibilità di fuggire
ciò ti porta a diventare matto e ti spinge al suicidio
Terzo prologo:
“Luce delle anime e dei corpi nostri”
Riguarda Basil, il monaco mancato, il bambino diverso che ha grandi crisi religiose, che però non
riesce a diventare monaco e verrà cacciato nell’isola negli anni ’50.
Temi:
− Tema della passione, del credo religioso
− Tema della follia, di una diversità che diventa emarginante (bambino diverso perché
enorme fisicamente, infanzia diversa, strappata)
==> vicenda di misticismo da un lato e di emarginazione dall’altro
Questo prologo anticipa uno dei quattro personaggi principali del libro, è già un racconto e situa
storicamente e temporalmente l’isola-manicomio di Leros.
Bambino educato alla preghiera che fa una divisione quasi mistica di alcuni elementi ==> divisione
del mondo tra ciò che era puro o impuro (pag.18-19) passaggio molto lirico
Ciò lo porta ad un’angoscia infantile che non può esternare a
nessuno 7
La sua condizione mentale lo porterà ad una condizione di emarginazione sia nell’infanzia, che
all’interno del monastero e anche nel manicomio sull’isola di Leros.
Questa condizione mentale e di emarginazione lo porta ad un rapporto fondamentale con la
natura. ==>
La madre non riesce più a gestirlo e lo manda a Leros tema dell’adolescenza strappata, la
madre non cercò a tutti i costi di tenerlo con sé.
Sono importanti qui non tanto i meri fatti cronologici, ma la spiritualità, l’anima del personaggio di
Basil
==> volontà di ricerca del tratto umano dei personaggi che trova all’interno dell’archivio (5/04/17)
Prima parte: “L’archivio delle anime”
Ruolo importante dell’archivio che è il luogo dove si trovano gli indizi, i riferimenti concreti delle vite
==>
dei quattro personaggi principali permette una parziale ricostruzione delle loro avventure
esistenziali (l’archivio è la base storica)
C’è sempre un riferimento al verso di Ritsos “l’ultimo a morire è il corpo”: i malati che vede
all’interno del manicomio, che sono in uno stato di detenzione paragonabile al lager, sono solo
==>
corporeità la mente e l’anima gli è stata tolta per le brutali condizioni di vita alle quali sono
obbligati
Grazie all’archivio darà l’anima alle quattro figure centrali del libro:
− Il Monaco Basil, il ragazzo con un forte spirito religioso che avrà una funzione di motore, di
mediatore perché è un personaggio ancora in vita che porta Angela in un luogo che
nessuno conosce (il posto segreto) e fornisce delle tracce utili alla ricostruzione delle altre
tre figure.
− Il poeta Stefanos, ispirato a Stefano Tassinari per i suoi tratti di ribelle alle dittature, di
combattente politico e al poeta Ritsos per i suoi tratti di poeta, di voce fortemente
oppositiva al regime e di sostenitore del comunismo; ma qui è personaggio narrativo, di
invenzione.
− Nikolaos, il bambino che non parla. È una figura centrale perché sarà di lui che Angela
andrà alla ricerca nella terza parte del libro.
− Teresa, la donna violentata dal fratello, costretta ad abortire e poi portata a Leros.
Queste figure sono figure reali e allo stesso tempo fantasmi, delle quali Angela ripercorre
un’esistenza sulla base di pochissimi dati ricavati dalle cartelle cliniche dell’archivio.
Dai dati di questi quattro personaggi ottenuti dall’archivio la scrittrice ricava una forte volontà di
opposizione: il Monaco sceglie la spiritualità, il misticismo per fuggire in un luogo altro; Stefanos si
oppone con le sue poesie alla dittatura è fortemente oppositore al regime (per questo infatti è
sull’isola di Leros), scrive in segreto poesie e pensieri anche se è vietato; Nikolaos sceglie
volontariamente di non parlare, di restare in silenzio e per questo si infila sempre un sasso in
bocc