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NEOAVANGUARDIA
Testi hanno modo di fare della lingua che assume un atteggiamento tecnico della lingua e da un lato è ludico, come gioco sofisticato che riguarda le strutture. È impegno nel reale, e lo fa contro il best-seller all'italiana e contro il lettore medio.
1963: nel frattempo esponenti della neoavanguardia si erano inseriti in Feltrinelli.
1963 a Palermo, scrittori fanno un convegno e producono un atto di nascita della neoavanguardia e si affermano una serie di elementi che sono gli stessi delle avanguardie storiche. L'impegno è sul linguaggio per superare la logica tradizionale del linguaggio letterario e le barriere della comunicazione quotidiana. Si abbandona l'impegno del neorealismo.
1965 → secondo convegno a Palermo. Obiettivo non è più raccontare una storia con svolgimento, la storia resta un'inevitabile situazione che bisogna pur presentare. Ciò che cambia è la struttura della frase, la disarticolazione.
di tutta la struttura romanzesca. Quest'etichetta costruisce dei testi che non sono riconducibili ad una tradizione romanzesca. In alcuni casi questi scrittori sono considerati nipotini di Gadda. Il narratore non è responsabile della necessità di cercare un senso di cosa sta narrando, il narratore si sottrae da questa responsabilità. → nei confronti del reale Capriccio Italiano, Sanguineti Volontà di sottrarre l'arte e la letteratura dal processo del consumo e del mercato. Mira ad uno sconvolgimento dei piani del linguaggio borghese. L'io narrante si perde nel proprio inconscio. Di fronte a qualcosa che è già stato visto nella letteratura non c'è volontà di produrre conoscenza, siamo nella sintassi del sogno → fabula onirica. Si parla di morte del romanzo. Hilarotragoedia, Giorgio Manganelli Testo sfuggente e ambiguo. Al di là del riferimento colto si può intercettare un riferimento di significato ad.ilarità e tragedia (Hilarotragoedia)
L'utilizzo della tradizione si pone come una critica. Abbiamo un testo che non è composto da capitoli, ma da parti autonome, non abbiamo la presenza di personaggi, la protagonista è la lingua. Abbiamo termini di uso non comune, termini di cui bisogna cercare il significato. Si sta avviando una riflessione filosofico-esistenziale sulla natura dell'uomo. Esalta la parola rara, preziona, costruisce una sintassi che interrompe il discorso che faticosamente si costruisce.
LEZIONE 02/11
Siamo sempre a fine anni 50 e anni 60:
Rivista: Il Menabò (1959/1967)
- Di 10 numeri
- Fondato e diretto da Elio Vittorini e Italo Calvino
È una rivista di letteratura che pubblica sia testi letterari di natura creativa sia saggi sulla letteratura (teoria e critica letteraria). Nasce quando chiudono I Gettoni di Vittorini, infatti anch'esso è pubblicato dall'Einaudi (nota simbolo dello struzzo). Nasce perché per...
quanto i Gettoni siano stati una collana di ricerca importante (nel catalogo hascoperto autori che saranno rilevanti nei decenni successivi e tradotto titoli importanti) resta un progetto che non ha pienamente soddisfatto Vittorini, poiché una parte del catalogo indugia su un tipo di letteratura neorealista. Di fronte alla difficoltà economica commerciale, (i libri non si vendono) difficoltà che sorge quando la ricerca deve confrontarsi con il mercato, Vittorini decide di intraprendere un'operazione diversa: la rivista si ritaglia un pubblico selezionato, vive di abbonamenti quindi ha un rischio economico minore e soprattutto si riesce a fare una ricerca più in profondità, perché nel momento in cui si pubblica una collana bisogna proporre ai lettori un testo concluso che può vivere autonomamente, un testo che è in grado di leggere il peso di diventare un libro, mentre dentro una rivista si possono pubblicare testi che da soli non.riuscirebbero a essere libri e che però testimoniano una direzione di ricerca importante (testi brevi o non conclusi). Esempi → Gadda aveva pubblicato parti della condizione del dolore precedentemente surivista. Lo spazio per il dibattito teorico critico su una rivista è dominante rispetto al libro che può proporre testi critici ma non crea dibattito. Incontriamo autori come Sanguineti, Manganelli e Volponi. Nel 1965 (quando la neoavanguardia si è costituita) il Menabò entra in dialogo con la neoavanguardia. Punto in comune: Infatti anche la neoavanguardia riflette sullo specifico del linguaggio letterario e ricerca un'innovazione di forme e stile e non dei contenuti (o non solo dei contenuti). Disaccordo: Vittorini e Calvino non condividono un oltranzismo stilistico che porta all'incomunicabilità con i lettori. Menabò volume 4 del 1961 il menabò intercetta le problematiche letterarie di questi anni di transizione (la letteratura,Come la società e la storia sono in perenne transizione). Si sofferma sulla categoria di letteratura industriale detta anche narrativa del miracolo economico. La letteratura industriale rappresenta un altro filone di ricerca e scrittura che si pone a metà tra l'oltranzismo della neoavanguardia e la semplicità del bestseller all'italiana. La letteratura industriale si interroga in modo acuto e problematico nei confronti di ciò che sta accadendo nel presente nella società italiana e fa una proposta letteraria di una certa complessità ma è comunque accessibile. Vengono ribadite questioni già viste: Non bisogna farsi suggestionare dai romanzi del passato (verista o decadente) o da una scrittura che tende al lirismo. Vittorini in un saggio critico che si intitola industria e letteratura introduce concetti determinanti per comprendere questa ricerca: "La verità industriale risiede nella catena di effetti che il mondo delle"
fabbriche mette in moto, l'indagine è sempre non solo letteraria per il gusto di fare letterario e basta (cosa che un po' l'avanguardia sostiene). Vittorini è immerso nella società, si interroga sulle trasformazioni e parla di una verità industriale, volendo evidenziare il fatto che il modo in cui sono cambiati i rapporti di lavoro, in particolare per i processi di industrializzazione e urbanizzazione del nostro paese, non è solo un problema che riguarda solo le politiche sociali, politiche legislative i rapporti tra operai e dipendenti, o tra i sindacati non riguarda solo quello ma qualcosa di più complesso che è una catena di effetti che il mondo delle fabbriche mette in moto. Vittorini ci dice che la letteratura può servire per riconoscere il modo in cui si trasforma la realtà è uno strumento di conoscenza non una semplice descrizione di quel che accade. Quindi più che ilcontenuto è importante il punto di vista con la quale si esamina la realtà e l'obbiettivo è svelare l'alienazione dell'uomo nella società industriale.La letteratura deve porsi dichiaratamente come strumento di conoscenza e indagine, assumendo su di sé un metodo di tipo tecnico-scientifico. Vittorini ci suggerisce "attenzione alla proposta di squarci descrittivi che risultano di sostanza naturalistica, non bisogna raccontare di fabbriche e aziende ancora entro dei limiti letterariamente 'preindustriali'".
Antologia Fabbrica di carta fa una sintesi del fenomeno.
TEMI DELLA LETTERATURA INDUSTRIALE
Da un lato abbiamo un proliferare di testi narrativi e poetici che eleggono a sfondo il lavoro operaio (corredato da riferimenti a ciminiere, turni, mense, sirene), dall'altro compaiono gli uffici e le sale riunioni, spazi riservati invece a funzionari e dirigenti.
La fabbrica come luogo fulcro dello scontro tra classe.operaia e imprenditori, tra solidarietà e profitto, tra produzione e sfruttamento. Gran parte dei testi esprime più d'una parentela con le questioni emerse dallo scontro fra i partiti di area marxista e le formazioni di ispirazione cattolica. Questo genere di scrittura trae linfa dai fermenti della società e manifesta la sua natura politecnica (letteratura che si confronta con il mondo della produzione dell'industria e dei macchinari), insomma una letteratura di confine, aperta alle contaminazioni e dal carattere versatile. Il problema è ancora una volta: questa scrittura di confine rimane solo testimonianza oppure si eleva a discorso letterario? Fare narrazione e storia non significa fare letteratura. Una letteratura – afferma Vittorini – non è industriale perché assume a oggetto le macchine (sostituendole agli elementi del paesaggio idillico), ma per la capacità di individuare i processi antropologici che il loro avvento.provoca nel quotidiano, nella mentalità della gente comune, nei consumi, nel rapporto tra individuo e territorio. Esempio il calzolaio di Vigevano di Lucio Mastronardi pubblicato sul Menabò 1, nel '59 viene presentato all'interno di un discorso tra lingua e dialetto. Dentro questo tipo di narrativa e di ricerca, che si pone tra neoavanguardia e bestseller all'italiana, il tema del dialetto si ripresenta con forza. Il BSA punta a una lingua comune che opera in direzione di unificazione della lingua che non è solo letteraria. La neoavanguardia opera sulle potenzialità della lingua sia dal punto di vista della sintassi ma anche dal punto di vista terminologico, si recuperano arcaismi e tecnicismi, termini della tradizione. Questi autori invece si pongono a metà tra essi e tornano a ragionare sulla lingua parlata, costruendo operazioni letterarie che tengono conto della fase di transizione del nostro paese. Elemento di rilievo gli scrittori si rendonoconto che sono estranei a quella realtà in quanto scrittori e intellettuali che fanno i giornalisti o i professori o lavorano nelle case editrici non infabbrica→ problema di intercettare quella dimensione. C'è poi un mutismo delle persone che ci lavorano dentro un po' per incapacità un po' per il fatto che è indicibile quello che succede entrano in fabbrica ed escono senza dire di più. E l'arte non nasce dall'inchiesta ma dall'assimilazione→ Non basta l'inchiesta e la testimonianza. Il calzolaio di Vigevano, Lucio Mastronardi (1930-1979) 1959 "Il Menabò 1" (1962 Torino, Einaudi). Non si parla di trascrizione del parlato ma di lingue letterarie che si modellano sul dialetto (in questo caso dialetto lombardo). Utilizzo del dialetto porta a una deformazione comica, che però non fa ridere anzi fa ridere amaramente svelando una violenza di questo momento di transizione legato al.igiano viene sostituito da una macchina, che produce scarpe in modo più veloce ed efficiente. Questo evento segna l'inizio di una serie di cambiamenti nella vita del calzolaio e della sua comunità. Il calzolaio, una volta orgoglioso del suo mestiere e della sua abilità nel creare scarpe su misura, si trova improvvisamente senza lavoro. La macchina, senza bisogno di riposo o di salario, può produrre un numero maggiore di scarpe a un costo inferiore. La comunità di Vigevano, che un tempo dipendeva dal lavoro dei calzolai, si trova ora a dover affrontare una crisi economica. Molti artigiani perdono il lavoro e si trovano senza mezzi di sostentamento. Ma non è solo il calzolaio e la sua comunità ad essere colpiti dal progresso tecnologico. Il capitalismo, con la sua ricerca del profitto e della massimizzazione della produzione, ha un impatto su tutta la società. Le macchine sostituiscono sempre più lavoratori, rendendo obsoleti mestieri che un tempo erano considerati fondamentali. La produzione di massa e la globalizzazione portano a una standardizzazione dei prodotti e alla perdita di identità culturale. Il calzolaio di Vigevano rappresenta una storia universale, che si ripete in molte parti del mondo. È la storia di come il progresso tecnologico e il capitalismo possono portare a grandi benefici, ma anche a grandi sacrifici. La sfida per la società moderna è trovare un equilibrio tra l'innovazione tecnologica e il mantenimento delle tradizioni e dei valori umani.