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Trattato dei tre impostori (1719)

I tre impostori sarebbero Mosè, Gesù e Maometto, anche se viene inserito pure Numa Pompilio (secondore di Roma – VIII-VII sec. a.C. – famoso per le riforme religiose che armonizzarono i vari culti romani).

Il testo fu scritto probabilmente da due autori differenti relativamente alla prima parte (La vie) e alla seconda parte (L’esprit).

Tra Seicento e Settecento era nata, nell’ambiente colto libertino, una ossessione per il leggendario trattato latino De tribus impostoribus, mai rinvenuto ma che si sosteneva avrebbe svelato la verità sui tre impostori relativi alle tre religioni rivelate: l’autore del trattato cercò quindi, con molta probabilità, di dar forma al De tribus e lo stesso editore cercò di sfruttare la leggenda a fini pubblicitari.

La ragione sarebbe l’unica retta via che l’uomo deve seguire, in quanto la Bibbia è frutto di menzogne di impostori. È infatti la

Paura delle cose naturali e fisiche che ha generato l'idea di Dio, la cui definizione coincide con il tutto, con l'universo, e al resto non bisogna credere in quanto serve ai governanti per ammorbidire il popolo: difatti la nascita della religione si accompagna a quella di una classe di sacerdoti, da cui origina l'impostura, cui segue l'uso premenzionato politico della religione.

Ma i veri impostori sono chiaramente i fondatori delle religioni, da qui il titolo del manoscritto: Mosè era un mago, nipote di un altro mago, che prometteva beni terreni; Gesù fece anche lui ricorso a presunti miracoli, appellandosi a regole che attingono alla sfera interiore e che contraddicevano quelle di Mosè, e difatti non si circondò di filosofi e colti, anzi aizzando i propri discepoli contro di loro; Maometto non è differente dagli altri.

LA VIE DE MONSIEUR BENOIT DE SPINOZA (1678 ca.): è riconosciuta come la più antica e attendibile.

Biografia su Spinoza, fu infatti scritta con molta probabilità da un suo discepolo., anche se vi sono presenti elementi di fantasia e tende a mitizzare la figura di Spinoza.

L'ESPRIT DE MONSIEUR BENOIT DE SPINOZA (1702-1711 ca.): è uno dei più importanti documenti clandestini fra Seicento e Settecento, forte del pensiero antireligioso e della cultura libertina, nonché testimonianza dei dibattiti dell'epoca sull'argomento.

Si presenta come un collage di brani tratti da testi di Spinoza (Ethica e Trattato teologico-politico) e Hobbes (Leviatano), ma è ravvisabile, tra gli altri, anche l'influenza dei libertini Vanini, La Mothe Le Vayer e Lamy (gli autori delle citazioni non vengono però rivelati).

Il testo è dunque una lettura simbiotica delle opere citate di Hobbes e Spinoza, anche se spesso c'è una distorsione delle due filosofie, questo perché dovevano servire per dare una base più solida alla

tradizionelibertina dell'impostura. Per la parte riguardante Gesù Cristo le fonti sono Vannini e il pagano Celso (avverso alla credulità dei cristiani che giudicava Gesù alla stregua della figura di un mago). Da Spinoza è ripreso invece il rifiuto dell'ipotesi creazionistica e la negazione della divinità di Gesù. La teoria principale è che la religione sarebbe frutto dell'inganno dei sacerdoti ed è utilizzata da uomini furbi e ambiziosi per sottomettere il popolo abituato all'obbedienza: tutte le religioni sono quindi opera dell'uomo per fini politici e sociali. Sono i pregiudizi e le superstizioni a mantenere in vita il patrimonio di idee su Dio: gli uomini immaginano una divinità antropomorfa, con sentimenti e reazioni umane frutto dell'immaginazione che loro scambiano per intelletto. L'ignoranza del popolo, che lo rende privo di ragione, è quindi alla base di queste idee e superstizioni.

che non vengono nemmeno esaminate dal popolo. Da tutto questo deriva una forte critica della Bibbia e dei legislatori che si sono appoggiati a queste paure e caratteristiche per i propri fini. Non è quindi negli scritti che va ricercata l'idea di Dio, che è un essere semplice dall'estensione infinita. L'autore è identificato dalla Berti in Jan Vroesen, diplomatico e consigliere alla corte di Brabante, nato a Rotterdam nel 1672 e membro di una famiglia eminente, parte di un circolo di libero pensiero.

THOMAS HOBBES (1588-1679): visse durante il periodo della prima rivoluzione inglese (Cromwell) e della Restaurazione (Stuart), cosa che influì molto su di lui. Studiò ad Oxford. Durante la rivoluzione, per le sue dottrine favorevoli al dispotismo, dovette emigrare in Francia, dove per un periodo, prima di dover lasciare sempre per i suoi scritti, fece da precettore a Carlo II Stuart. Viaggiò sia in Italia che in Francia, dove conobbe Galileo.

ed ebbe modo di conoscere le dottrine di Cartesio. Nel suo pensiero si può dire che è immediato continuatore di Bacone, del quale ne fu sia discepolo che amico: l'applicazione del metodo induttivo sperimentale è da Hobbes estesa al campo della morale e della scienza.

Per Hobbes non esistono che corpi materiali in movimento (materialismo) e tutti i fenomeni che si producono nei corpi si spiegano con il movimento (meccanicismo).

Le nostre conoscenze si riducono a sensazioni o a sensazioni non trasformate: difatti le sensazioni non sono che movimenti dei corpi che si ripercuotono sui nostri sensi. Se questi movimenti sono favorevoli alla vita producono piacere, se sfavorevoli il dolore, che a loro volta corrispondono a bene e male.

La volontà, quindi, non è altro che un movimento prodotto da una sensazione piacevole, e la libertà è il potere di eseguire questo movimento, cioè l'assenza di movimenti contrari: conseguenza è

Che l'istintofondamentale dell'uomo è quello del piacere, cioè l'egoismo (ed anche l'altruismo è una sua forma). Il Leviatano (1651) è principalmente una critica religiosa nel quadro dell'assolutismo politico, di cui è uno,se non il più, grande sostenitore.

Nel Leviatano Hobbes va contro il principio artistotelico-scolastico dell'uomo animale socievole per natura, sostenendo che semmai l'uomo è egoista per natura, e quindi in guerra con tutti (homo homini lupus ). Questo stato di natura si rileva insostenibile perché manca la sicurezza della propria conservazione: di qui la necessità di porvi fine attraverso un contratto, con cui gli uomini convengono di rinunciare alla loro libertà e ad ogni loro diritto per assoggettarsi ad uno stato che, per essere efficace, deve essere assoluto. Nulla può essere sottratto all'arbitrio dello stato, neppure la morale e la religione:

I poteri temporale e spirituale sono così in una mano sola, rifiutando anche i parlamenti e le rivoluzioni. Ecco perché il nome "Leviatano" che dà allo stato, ripreso dal terribile mostro di cui parla il libro di Giobbe (terribile e fortissimo mostro marino, nato per volontà di Dio e che, probabilmente, rappresenta allegoricamente il caos primordiale ed in generale la potenza del creatore).

PIERRE BAYLE (1647-1706): apparteneva agli ugonotti e per questo fu vittima delle dragonnades (le restrizioni e atti persecutori del potere monarchico e della chiesa). Studente di teologia e filosofia ha poi un periodo di crisi che lo conduce alla conversione al cattolicesimo, per tornare poi alla religione riformata che lo porta al rifugio a Ginevra dove prosegue gli studi. Diviene poi professore all'accademia protestante di Sedan, carica che è costretto a lasciare per la chiusura del luogo e a rifugiarsi nelle Province Unite dove insegnerà storia e filosofia a Rotterdam, da

Cui assiste alle persecuzioni che ebbero luogo per la revoca dell'Editto di Nantes (1685) per effetto dell'editto di Fointainbleu, cosa che portò alla uccisione dell'unico familiare rimastogli, il fratello maggiore Jacob, pastore ugonotto.

Amareggiato da tali eventi, egli scrive il Commentaire philosophique sur ces mots de Jésus-Christ: contrains-les d'entrer, nel quale condanna l'uso della forza in ambito religioso, nel quale l'unico giudice deve essere la coscienza di ciascuno.

Nel 1693 perde il posto anche all'università di Rotterdam a causa di una polemica con un altro importante esule ugonotto relativa alla tolleranza religiosa e alla fede da prestare al re, per Bayle anche quando sbaglia.

Pensées Diverses sur la Comète (1682): esprime una forte condanna dell'idolatria e della superstizione, dando luogo alla figura dell'ateo virtuoso, considerando la vita morale indipendente dai principi religiosi che si professano.

per cui chiunque può vivere in maniera virtuosa. Il testo prende le mosse da un combattere le interpretazioni astrologiche e teologiche della recente comparsa di una cometa, da cui Bayle allarga il discorso a problemi di ordine religioso e morale. JOHN LOCKE (1632-1704): studiò ad Oxford, senza laurearsi, medicina e scienze naturali ed esercitò la professione di medico. Partecipò alla vita politica nel periodo della Restaurazione, prima come ambasciatore a Brandeburgo, poi come segretario ed amico del Duca di Shaftesbury. Dal 1675 fino al 1679 soggiornò in Francia, dove conobbe importanti intellettuali dell'epoca e prendendo spunti e saggi per il Saggio sull'intelletto umano. Nel 1683 il Duca di Shaftesbury cadde in disgrazia e si rifugiò in Olanda, dove si trasferì anche Locke, entrando anche qui in relazione con importanti figure dell'epoca. Dopo la Rivoluzione Gloriosa che portò Guglielmo d'Orange al trono, Locke

Tornò in Inghilterra, doveriprese ad interessarsi della cosa pubblica. Locke si può considerare il più importante filosofo dell'empirismo moderno, criticando quindi aspramente l'innatismo cartesiano: se le idee fossero innate, afferma nel Saggio (libro I) tutti gli uomini dovrebbero avere delle idee uguali, medesime, inoltre ai bimbi, ai selvaggi, agli incolti, mancano molte idee: ciò significa che non sono innate ma frutto dell'esperienza. Per la precisione, l'esperienza deriva da due fonti: il senso esterno o sensazione (per la conoscenza delle cose materiali) e il senso interno o riflessione (mediante il quale lo spirito, riflettendo sulle proprie operazioni, conosce i fatti di coscienza-percepire, pensare, volere). Da questa divisione derivano quelle in idee semplici e complesse, in cui le prime non sono decomponibili in idee più semplici, mentre le seconde risultano dalla fusione di idee più semplici (attraverso le

operazioni di sintesi - combinazione idee semplici per averne una più complessa -, comparazione - paragonare una idea con se stessa o con un'altra per stabilire le differenze o le somiglianze -
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
19 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Daniele.1992 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Bizzocchi Roberto.