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JOB ANALYSIS
analizzare
2- stilo un documento dove formalizzo tutti le informazioni raccolte
JOB DESCRIPTION
dalla Job Analysis
3- evidenzio i requisiti necessari per quella determinata mansione
JOB SPECIFICATION
analizzata:
a. Requisiti professionali
b. Condizioni ambientali in cui si lavora
c. Sforzo richiesto/necessario
d. Responsabilità richiesta/necessaria
4- comparo i valori di differenti mansioni entro la medesima
JOB EVALUATION
organizzazione al fine di porre le basi per una razionale struttura retributiva. Questo
può essere fatto attraverso tre differenti metodi di valutazione:
a. JOB RENKING metodo non quantitativo; assegna un rango alla posizione
b. JOB GRADING: metodo non quantitativo (spesso usato nella PA) in cui si assegna i
compiti per classi di inquadramento. Le classi vengono formate con criteri
generali e astratti (non oggettivi)
c. METODO DEL PUNTEGGIO (più utilizzato) metodo quantitativo. La job viene
scomposta nei quattro requisiti definiti dalla Job Specification e per ogni requisito
viene assegnato un valore. (il valore dei requisiti resta invariato per qualsiasi
mansione) Questo permette una valutazione delle distanze tra le posizioni.
Gli obiettivi dell’analisi e dello studio delle mansioni sono quelli di evidenziare
1- l’organizzazione del valoro (job design)
2- la formazione necessaria
3- la possibilità di fare carriera
4- come viene effettuato il reclutamento-selezione
5- le politiche retributive
La variabile chiave della microstruttura è “LE PREFERENZE DEGLI ATTORI”.
Queste preferenze devono essere considerate in fase di progettazione della mansioni. Questo
perché i lavoratori, per “sfruttarli” al massimo, devono vedere rispettate le proprie preferenze
che riguardano la SIGNIFICATIVITA’ (varietà e significato della mansione), la RESPONSABILITA’
e la CONOSCENZA DEI RISULTATI derivanti da quella mansione (feed-back).
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LE TEORIE MOTIVAZIONALI
L a motivazione riguarda l’insieme delle forze che contribuiscono a determinare l’inizio del
comportamento lavorativo della persona, la sua direzione (obiettivo), il suo livello
(intensità) e la sua persistenza (durata).
La performance (P) = abilità (A) * motivazione (M)
Essendo una moltiplicazione, è necessario che nessuno dei due aspetti sia pari a zero in
quanto, renderebbe nulla la moltiplicazione e quindi la performance pari a 0.
Masclow (1954) ha indentificato e stilato la gerarchia-scala dei bisogni umani necessari per
incrementare la propria motivazione.
Questa rappresentazione di Maslow è a forma piramidale in quanto egli sostiene che vi sono
alcuni bisogni umani che sono fondamentali e hanno un’incidenza alta sul grado di
motivazione; e altri che sono meno fondamentali e incidenti in quanto difficili da raggiungere.
Circa una decina di anni dopo, Herzberg analizzò e indicò quanto i fattori igienici e
motivazionali incidano sul grado di soddisfazione di un lavoratore.
Evidenziò che i fattori igienici sono incidenti solo per quanto riguarda il grado di
insoddisfazione (ciò significa che essi portano, nelle migliori delle condizioni, ad un grado di
assenza di insoddisfazione, ma anche di assenza di soddisfazione [grado neutro-0]); i fattori
motivazionali invece incidono il grado di soddisfazione (ciò significa che nelle peggiori delle
ipotesi portano al grado neutro-0, quindi ad un’assenza di soddisfazione e di insoddisfazione.
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FATTORI IGIENICI FATTORI MOTIVAZIONALI
insoddisfazione assenza di insoddisfazione soddisfazione
-1 0 1
0
Assenza di soddisfazione
La motivazione, secondo Herzberg, corrisponde ai bisogni superiori dell’uomo. Essi sono:
1- Ampliamento della conoscenza 4- Efficacia in condizioni di incertezza
5- Crescita reale
2- Nuovi nessi logici
3- Creatività diffusa
Nel 1961 McClelland divide i lavoratori in 3 macro-gruppi, a seconda dei bisogni che hanno per
“rendere” al massimo:
1- BISOGNO DI ACHIEVEMENT (bisogno di raggiungere determinati obiettivi)
2- BISOGNO DI AFFILIAZIONE (bisogno di creare una condizione di vicinanza con altre
persone e di ricercare l’appartenenza ad un gruppo)
3- BISOGNO DI POTERE
Nel 1964 Vroom definì il modello aspettativa-valenza.
La motivazione di un individuo dipende da un processo decisionale in cui è presa in
considerazione l’utilità attesa di un comportamento.
UTILITA’ ATTESA = ASPETTATIVA * VALENZA (può essere positiva “+” o negativa “-“)
performance * ricompensa
Il goal-setting di Locke (1968) definì le caratteristiche che devono avere gli obiettivi per poter
incrementare la motivazione e le performance dei lavoratori. Esse sono:
- Precisi - Orientati al risultato
- Feed-back
- Sfidanti
Fondamentale è tenere in considerazione l’effetto
pigmalione, conosciuto anche come effetto Rosenthal o
come profezie che si auto-realizzano (ogni determinata
situazione determina un’influenza non solo su quella
successiva, ma anche su quella precedente).
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LA PROGETTAZIONE DELLA MESOSTRUTTURA
L a mesostruttura analizza la specializzazione che si divide in
VERTICALE (numeri di livelli, autorità decisionali, rapporti di dipendenza)
ORIZZONTALE (criteri di specializzazione, confini e dimensioni)
L’insieme della specializzazione danno vita a diversi gradi di profondità detti differenziazione.
In base ad esse si decidono i meccanismi di coordinamento necessari.
1
Maggiore è la (unità numerose, specializzate e potere dislocato),
specializzazione 2
maggiore è la e di conseguenza maggiore è la
differenziazione delle mansioni 3
necessità di funzionanti.
coordinamento e di meccanismi di coordinamento
ANALISI DELLA SPECIALIZZAZIONE ORIZZONTALE
I CRITERI DI SPECIALIZZAZIONE
Questi criteri permettono due tipi di specializzazione, che a loro volta permettono ulteriori tipi
di raggruppamenti
1- In base agli INPUT o alla TECNICA IMPIEGATA
a. Raggruppamento in base alla conoscenze e alle capacità
b. Raggruppamento in base alle funzioni e alle attività
2- In Base agli OUTPUT
a. Raggruppamento in base ai prodotti e servizi
b. Raggruppamento in base alla clientela
c. Raggruppamento in base alla località geografica
d. Raggruppamento in base ai processi
Pag. a
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Ecco alcuni esempi di raggruppamento per INPUT e altri per OUTPUT
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ed infine ecco un esempio nel quale, come in moltissimi casi nella realtà, sono presenti
contemporaneamente molteplici raggruppamenti
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I CONFINI DELLE UNITA’ ORGANIZZATIVE
La determinazione dei confini delle unità organizzative riguarda cosa deve essere incluso (quali
prodotti, quali funzioni) nelle specifiche unità organizzative.
Questa determinazione può essere svolta attraverso il metodo analitico che prevede 8 distinte
fasi:
1- Individuazione dell’attività da considerare per la determinazione dei confini
2- Analisi delle specializzazioni
a. Tecniche e conoscenze richieste per l’attività considerata
b. Orientamenti dell’attività che si dividono in ulteriori analisi-tipologie
i. Specialista-generalista
ii. Breve-lungo termine
iii. Compiti-persone
iv. Autoritario-partecipativo
3- Analisi delle interdipendenze
a. Tipo (generale, reciproca, sequenziale)
b. Ampiezza (per quanti aspetti sono interdipendenti)
c. Frequenza (quante volte avviene l’interdipendenza)
d. Intensità
e. Criticità (rilevanza nel successo delle mansioni coinvolte nell’interdipendenza)
f. Incertezza
4- Analisi delle incertezze
5- Analisi dei conflitti d’interesse presenti/possibili
6- Analisi delle relazioni sociali richieste
7- Analisi delle dimensioni
8- Analisi comparata delle alternative Pag. a
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ANALISI DELLA SPECIALIZZAZIONE VERTICALE
Si basano sull’approccio di Mintzberg (1983) che prevede una linea che funge da ossatura (e
quindi fondamentale per la vita dell’organizzazione) composta da vertice strategico e nucleo
operativo; e funzioni di staff di supporto e di tecnostruttura (complementari e non
fondamentali).
La specializzazione verticale si concentra soprattutto sul livello e sul tipo di accentramento-
decentramento.
Ci sono alcuni aspetti rilevanti per determinare il grado di accentramento-decentramento
presente.
Essi sono:
- NUMERO DI DECISIONI trattenute-delegate
- CONTENUTO E DISCREZIONALITA’ DELLE DECISIONI (strategiche [+ importanti e – delegabili],
direzionali, operative [- importanti e + delegabili])
- MARGINI DI DISCREZIONALITA’
- PROCESSO DECISIONALE
Mintzberg evidenzia 5 tipi differenti di decentramento, ciascuno con gradi e livelli differenti
1- ACCENTRAMENTO VERTICALE E ORIZZONTALE (piccole imprese – imprenditore decide
tutto)
2- DECENTRAMENTO ORIZZONTALE LIMTATO (grandi aziende e produzioni di massa –
decisioni ripartite tra vertice strategico e tecnostruttura)
3- DECENTRAMENTO VERTICALE LIMITATO (potere alla linea intermediaria e al vertice
strategico)
4- DECENTRAMENTO ORIZZONTALE E VERTICALE SELETTIVO (potere selezionato a chi
ripartirlo – task-force)
5- DECENTRAMENTO VERTICALE E ORIZZONTALE (decisioni prese dal nucleo operativo)
La matrice delle responsabilità è uno schema-tabella essenziale in ogni azienda per il buon
funzionamento organizzativo e decisionale in quanto evidenzia chi al potere di prendere
determinate decisioni e chi altre, e chi è responsabili quindi delle decisioni prese.
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L’accentramento ha dei vantaggi, ma anche degli svantaggi. Per questo motivo non vi è una
tipologia di decentramento ideale, ma esiste una tipologia ideale alla determinata
organizzazione. Questo significa che l’ideale varia in base a molteplici fattori organizzativi e di
organizzazione.
Maggiore coordinamento (in quanto le decisioni vengono prese solo al vertice)
Prospettiva più generale
Sfruttamento al massimo delle competenze del vertice
Rapidità di presa delle decisioni
Minori problemi di distribuzione del potere/competenze
Minori costi di struttura (remunerazioni in base alle responsabilità che bisogna
assumersi)
Sovraccarico del vertice
Lentezza di risposta
Possibilità di informazioni mancanti (in quanto non tutte vengono trasferite al vertice)
Minore possibilità di responsabilizzazione (minore motivazione dei lavoratori)
Problemi di motivazione e sviluppo (derivanti dalla mancanza di potere e di
responsabilità)
I PROCESSI DECISIONALI
La decisione organizzati