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Correzione delle alterazioni metaboliche nel paziente con sindrome metabolica
LDL piccole e ipertrigliceridemia e lipoalfacolesterolemia). Paziente con sindrome metabolica ha diversealterazioni: i farmaci e i nutraceutici dipendono quindi dalle caratteristiche del paziente. Nel pazienteiperteso si usano farmaci e nutraceutici per l'ipertensione, nel paziente dislipidemico si usano farmaci enutraceutici per correggere questa anomalia metabolica, nelle alterazioni del metabolismo glucidico sicorregge questa alterazione. Come correggere l'iperglicemia nel paziente metabolico e sono gli stessi farmaci usati per correggereiperglicemia nel paziente solo iperglicemico: Andamento della concentrazione di glucosio (linea rossa), e diinsulina (linea blu). La concentrazione di glucosio cambia nellagiornata e ho dei picchi duranti i pasti, quindi aumenta. Inumeri a destra esprimono la concentrazione di glucosio inmmol/L unità di misura anglossassone (unità di misura in Italia è mg/dl e si fa la conversione conoscendo il peso molecolaredel.glucosio che è 180). Durante la giornata la glicemia si mantiene tra 70 e 120 mg/dl. L'insulina espressa con unità di misura di Unità/L e anche essa varia nell'arco della giornata con dei picchi che corrispondono ai picchi del glucosio. L'omeostasi del glucosio è distinta in condizioni di digiuno e in fase post-prandiale dove in fase post-prandiale diventa fondamentale l'insulina che è un ormone prodotto da cellule beta-pancreatiche e aumenta in fase post-prandiale e va a dare un segnale ad alcuni organi e tessuti che sono dipendenti dall'insulina (muscolo, tessuto adiposo e fegato). Greta Danini Il rilascio di insulina e la sua azione: l'insulina viene prodotta e stoccata in granuli nelle cellule beta del pancreas, il suo rilascio è promosso dal glucosio, che entra nella cellula attraverso il trasportatore GLUT2 e andando incontro a glicolisi si porta la produzione di ATP che chiude il canale del potassio ATP
dipendentecon conseguente depolarizzazione di membrana, influsso di calcio attraverso un canale voltaggio dipendenteed è proprio il calcio che promuove lacontrazione dei granuli con il rilasciodell'insulina. L'insulina rilasciata dallacellula beta pancreatica andrà ad agiresui tessuti target (es tessuto muscolare).In questo tessuto ci sarà un recettoredell'insulina, l'interazione tra insulina erecettore promuove un segnaleintracellulare che ha conseguenze tra cuipromuove la traslocazione deltrasportatore GLUT4 in membrana.Questo trasportatore fa sì che la cellulacapti glucosio. L'azione dell'insulina suitessuti target provoca: aumento sintesi diglicogeno e riduzione del breakdown delglicogeno stesso (il fegato in rispostaall'insulina immette in circolo menoglucosio), il fegato e l'adiposoaumentano la sintesi dei trigliceridi e ilmuscolo aumenta la sintesi proteica.L'iperglicemia che può sfociare
Nel diabete mellito si associa ad aumento di rischio cardiocelebrovascolare, e non solo si associa anche ad alterazioni del microcircolo (dei vasi della retina) e alterazioni della funzionalità renale. Il glucosio è il responsabile a livello dei vasi di una ridotta produzione di ossido nitrico (vasodilatante prodotto da cellule endoteliali va ad agire sulla cellula muscolare liscia), inoltre l'iperglicemia è responsabile di una produzione di specie reattive dell'ossigeno anche esse tossiche per i vasi.
Il diabete è una condizione caratterizzata da iperglicemia ed è definita quando la glicemia (viene misurata in due condizioni o a digiuno o in fase post-prandiale) a digiuno ha valori normali fino a 100 mg/dl, mentre valori tra 100 e 126 rappresentano una condizione di intolleranza al glucosio (tipica del paziente con sindrome metabolica) che è una condizione di pre-diabete, mentre se superano i 126 mg/dl allora il paziente viene diagnosticato diabetico.
In fase post-prandiale invece si deve mantenere al di sotto di 140 mg/dl in condizioni normali, tra i 140 e 200 mg/dl ho una condizione pre-diabete o di intolleranza al glucosio, quando si superano i 200 mg/dl ho una condizione di diabete. (Fase di digiuno è facilmente standardizzabile perché si sta a digiuno per 8 ore mentre la fase post-prandiale è difficilmente standardizzabile perché potrei mangiare lo yogurt o alimenti molto più calorici, quindi per standardizzare la condizione post-prandiale si fa un test OGTT (test di tolleranza al glucosio), consiste in una somministrazione al soggetto di 75 g di glucosio dissolto in acqua e valuto la glicemia a distanza di 2 ore). Guardiamo l'area gialla che deve essere trattata con nutraceutici o farmaci perché il 5% dei pazienti con intolleranza al glucosio progredisce a diabete nell'arco dell'anno e perché questi pazienti con intolleranza al glucosio hanno un aumentato rischio cardiovascolare.
Lo studio di FRAMINGHAM: sulla y c'è la sopravvivenza e i pazienti con diabete mellito.
Greta Danini DM sia femmine che maschi hanno una sopravvivenza inferiore dei pazienti normoglicemici NGT. I pazienti con un pre-diabete (tra 100 e 125) hanno una sopravvivenza ridotta rispetto ai normoglicemici quindi ha già un elevato rischio cardiovascolare.
Oltre alla glicemia nei pazienti iperglicemici bisogna misurare l'emoglobina glicata (percentuale di emoglobina circolante presente in forma glicata) che resta in circolo a lungo. Quindi quando la percentuale di emoglobina glicata aumenta il paziente non ha un buon controllo di glicemia. Quindi la glicemia mi dà un'idea del paziente nel momento in cui la misuro, mentre l'emoglobina glicata dà un'informazione sul paziente nei 2-3 mesi precedenti alla misura. L'emoglobina glicata correla con la concentrazione plasmatica di glucosio e ben correla anche con gli eventi sia cardiovascolari che con.
Le complicanze microvascolari. L'intolleranza al glucosio è legata all'obesità (che è responsabile dell'insulinoresistenza che poi determina l'intolleranza al glucosio e se non controllata il diabete). Il paziente intollerante al glucosio non ha un difetto di insulina, ma uniperinsulinemia perché il pancreas avvertendo l'iperglicemia continua a rilasciare insulina, ma questa non funziona correttamente.
Esperimento in vitro su insulino resistenza, usando biopsie di muscolo scheletrico ottenuti da soggetti magri e obesi, se viene valutata l'uptake di glucosio su queste cellule muscolari, se in condizioni basali la capacità di captare glucosio è paragonabile tra cellule del soggetto magro e di quello obeso, in seguito a stimolo con insulina la cellula muscolare del soggetto magro catturerà più glucosio perché l'insulina promuove la traslocazione di membrana del GLUT4 che promuove la captazione di glucosio.
La cellula del soggetto obeso, in risposta all'insulina, capta meno glucosio, questa è l'insulinoresistenza (difetto dell'azione su questa specifica cellula dell'insulina). Il tessuto adiposo produce sostanze (adipochine, acidi grassi liberi, citochine infiammatorie FFaS) che interferiscono con il corretto segnale dell'insulina, causando insulinoresistenza. Sono rappresentate le fasi del diabete: aumento di secrezione di insulina da parte delle cellule beta-pancreatiche, mentre nelle fasi più attive ci sarà una distruzione delle cellule beta per iperattività e quindi una riduzione del rilascio di insulina. L'obiettivo nel paziente iperglicemico è la riduzione della glicemia, e abbiamo diversi farmaci, alcuni antichi come la sulfonilurea e la metformina e altri molto recenti. Questi farmaci sono classificati in funzione della loro attività, alcuni riducono l'assorbimento post-prandiale di glucosio, alcuni sono...
Farmaci insulino sensibilizzanti, altri sono farmaci insulino stimolanti ed infine l'insulina (farmaco per pazienti che non producono più insulino). Gli insulino sensibilizzanti e stimolanti sono usati per i pazienti iperglicemici non ancora diabetici.
Insulino sensibilizzanti sono farmaci che migliorano la sensibilità all'insulina.
Insulino stimolanti: sulfoniluree
I farmaci ipoglicemizzanti possono essere classificati in funzione dell'organo target (pancreas organo target dei farmaci insulino stimolanti, tessuti periferici e fegato che sono target degli insulino sensibilizzanti e poi abbiamo tratto gastro intestinale e il rene)
I parametri usati per valutare efficacia dell'intervento ipoglicemizzante (con farmaci e nutraceutici):
- Emoglobina glicata deve essere minore del 7%
- Glicemia a digiuno tra 70 e 130 mg/dl
- Glicemia post-prandiale al di sotto dei 180 mg/dl
Farmaci insulino sensibilizzanti:
- Metformina: agisce come insulino sensibilizzante ovvero sulle cellule periferiche (cellula muscolare e adipocita) promuove la traslocazione del trasportatore GLUT4 in membrana e questa traslocazione serve per far sì che il glucosio sia captato dalla cellula. Il meccanismo d'azione di questo farmaco antico agisce attivando una chinasi AMP dipendente e il risultato e come abbiamo detto a livello delle cellule periferiche la traslocazione del trasportatore GLUT4, agisce anche a livello epatico dove l'accumulo di lipidi è responsabile dell'insulino resistenza e in risposta in farmaco abbiamo un ridotto accumulo di acidi grassi e una ripristinata insulino sensibilità con conseguente ridotta gluconeogenesi. La metformina può essere usata anche in pazienti con intolleranza a glucosio o con pre-diabete. In questi pazienti la metformina riduce il glucosio e riduce l'emoglobina glicata e hanno una minor incidenza al diabete (previene al paziente intollerante al glucosio di.
La metformina è un farmaco utilizzato nel trattamento del diabete di tipo 2. Agisce riducendo la produzione di glucosio nel fegato e aumentando l'effetto dell'insulina nei tessuti periferici, migliorando così il controllo glicemico.
La metformina ha anche altri benefici ed effetti positivi sul metabolismo lipidico. Riduce significativamente il colesterolo LDL, diminuisce i trigliceridi e aumenta il colesterolo HDL.
La metformina è il farmaco di prima scelta nel trattamento del diabete di tipo 2 perché aiuta anche a ridurre il peso corporeo.
Viene somministrata per via orale, con un dosaggio che va da 500 mg fino a 2 g al giorno. Gli effetti collaterali più comuni sono a livello gastrointestinale, come diarrea e dolori addominali, ma possono essere ridotti se il farmaco viene assunto durante i pasti.
I tiazolidinedioni o glitazoni sono un'altra classe di farmaci utilizzati nel trattamento del diabete di tipo 2. Agiscono su un recettore nucleare situato nel tessuto adiposo, attivando il PPAR gamma. Questa attivazione modula l'espressione genica di una serie di molecole prodotte dal tessuto adiposo, come citochine infiammatorie e adipochine, che sono responsabili dell'insulinoresistenza. Quindi, questi farmaci riducono l'insulinoresistenza perché riducono l'espressione di molecole che interferiscono con il segnale dell'insulina.