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RIT ORCHESTRALE
B [SVILUPPO]
STROFA II e Transizione PERCORSO MODULANTE
A [RIPRESA]
1
STROFA I: TEMA I ( T)
TEMA DI TRANSIZIONE (T)
STROFA I: TEMA II (T)
RITORNELLO CONCLUSIVO (T)
Schema da cui Mozart parte per definire la sua idea di concerto. Si è stretto il legame tra musica
orchestrale e aria. E’ un tipo di aria che va bene negli anni 70. Già con “Idomeneo” non la troviamo
più. Questo è un ripensamento della vecchia aria col da capo. Già le arie di Idomeneo (salvo 2)
hanno una forma sonatistica.
Nel 1772, a margine di Lucio Silla, scrive un mottetto, una sorta di concerto vocale, in latino
EXULTATE, JUBILATE ARIA con grande RAPPORTO CONCERTANTE.
La forma di aria la troviamo poi in “Lucio Silla” e in “Re pastore”.
ARIA di LUCIO SILLA
MOVIMENTO DI CONCERTO – 4 ritornelli che si alternano a 3 episodi solistici.
R 1 E modello rivisto che poi sarà il definitivo anche per Vienna (anni ’80), “esposizione”,
1
Solo 1
R 2 E : Solo
2 2
R 3 E : Solo
3 3
R 4
* Un unicum con due fasi E : sviluppo; E : ripresa. Comincia con il ritorno alla tonalità
2 3
d’impianto.
Movimento di concerto
Ritornello orchestrale d’apertura [Ritornello 1] T
Tema 1 V e cesura
Tema 2 T
Gruppi cadenzali T
Esposizione solistica [Solo 1] T D
Testa del tema 1 + prosecuzione figurale T
Interpunzione orchestrale del Tutti (dal Ritornello)
Primo tema solistico + prosecuzione figurale T D (o DD)
Interpunzione orchestrale del Tutti
Secondo tema solistico + prosecuzione figurale D
Tema 2 + prosecuzione figurale e conclusione cadenzale D
Ritornello orchestrale intermedio (senza la testa dei temi principale e D ()
secondario) [Ritornello 2]
Parte centrale di sviluppo [Solo 2: inizio ossia Solo 2]
Nuovo tema solistico, poi altro materiale tematico o figurale con Tonalità minore
progressioni; interventi o interpunzioni orchestrali del Tutti
Ritransizione (con partecipazione del Tutti)
Ripresa [Solo 2: prosecuzione ossia Solo 3] T
Ricapitolazione dell’esposizione solistica con i dovuti correttivi armonici ed T
eventuali integrazioni (specie prima del tema 2 e nella conclusione
cadenzale)
Ritornello orchestrale conclusivo [Ritornello 3] T
Ricapitolazione del ritornello intermedio, inframmezzata o preceduta dalla
fermata per la cadenza del solista (comunque introdotta dall’orchestra)
Tutto ciò è modellato su una struttura di aria. Il rapporto di Mozart con questo genere inizia con
delle transizioni, un mezzo per apprendere e assimilare. Trascrive come concerti per pianoforte
delle sonate di Johann Christian Bach. Egli aveva pubblicato una serie di concerti per tastiera una
volta giunto a Londra.
Aria – “Ah, se il crudel periglio” – tratta da Lucio Silla – KV 135. Forte virtuosismo,
cantabilità.
Un anno dopo scrive KV 207 emergono le doti di Mozart, apprendista geniale; un concerto che
gravita ancora. L’ultimo movimento non è un Rondò, ma segue lo schema appena fatto.
A metà degli anni ’70 il Rondò diventa il finale tipico di concerto. Ciò testimonia che il concerto
visto è del ’73 e che è il primissimo di Mozart. Dal ’75 nel KV 207 mette un movimento alternativo
(?). I movimento del concerto KV 207
L’adagio è il movimento più riuscito di questo concerto. Nel primo movimento abbiamo notato
queste note lunghe, tenute un gesto tipicamente vocale che viene assimilato e innestato in un tipo
di scrittura strumentale.
P.71: finale del concerto KV 207, unico che non ha il rondò come movimento finale, verosimile che
sia il primo concerto mozartiano scritto nel 1773 e non nel 1775 come gli altri concerti.
Questo fissa una serie di coordinate di questa musica col violino negli anni 70.
Il nesso strutturale con l’aria + una duplice faccia crea una grande effervescenza di questa musica.
KV 207: concerto ancora retrospettivo, rivolto all’indietro, il finale del movimento è ancora del
concerto, compromesso tra la forma dell’aria e la forma sonata. Il rapporto tra il solo e l’orchestra è
inclinato a diverse tipologie. L’ossatura sonatistica, la dinamica modulante sono tracciate nei soli.
Il secondo tema è di stampo dialogico del solista con l’orchestra. Abbiamo per la prima volta l’idea
che il violino diventi la voce di un personaggio; stile leggero, sensibile, delicato, affettuoso.
Clausura conclusiva molto morbida e affettuosa.
Le idee che il violino suona hanno tutte di volta in volta funzione di introduzione, variazione,
commentario e collegamento.
Prototipo di introduzione non solo al concerto di violino, ma al suo concerto in generale.
Dal 1775 nuovi elementi sviluppati in modo differente.
KV 211 è simile al 207 rispetto a quelli successivi. Nel finale già si intravede questa propensione di
Mozart al gioco e all’ironia.
Concerto come genere drammatico di relazioni, grande stile vocale, gusto per l’ironia e il gioco.
E’ un genere brillante, leggero, ma al tempo stesso ben costruito e ben congeniato.
Concerto KV 207, in B-flat major
Serenata, “Antretter”, KV 185 (pp. 88-89).
Per il KV 207 sappiamo che lo avrebbe scritto per un certo Kolb, un dilettante di Salisburgo. Era
Mozart stesso ad imbracciare il violino e a suonare lui stesso le parti solistiche.
1775 4 concerti svolta decisiva.
KV 216, 218, 219 Mozart acquisisce una propria autonomia.
Solomon si esprime a riguardo (pp-68-69); (vd. p. 63)
La serenata è qualcosa di svincolato rispetto all’accompagnamento, musica che merita di essere
ascoltata Definizione di Solomon (p.68)* della serenata di Mozart.
Repertorio di TOPOI, di figure, ai quali si aggiungono le arie. TOPOI di tipo pastorale e amoroso
(elementi fondamentali).
KV 211 è, da questo punto di vista, una composizione di transizione, perché potrebbe sembrare
ancora legato al passato, però ci sono tutta una serie di tratti che ci fanno capire come Mozart stia
arrivando ad una trasformazione.
Settembre, Ottobre, Dicembre 1775 mesi decisivi per le composizioni e lo stile mozartiano.
K175, concerto a cui Mozart rimarrà molto legato. Concerto da un organico importante, con trombe
e timpani, con quello che all’epoca era l’assetto da cerimonia. Tono cerimonioso, pubblico, formale.
La cosa interessante è il trattamento del PIANOFORTE che è molto violinistico, molto affettuoso e
cantabile. Come per il 2017, anche per questo cambierà il finale qualche anno dopo con il Rondò:
c’era l’esigenza negli anni 70, dal 75 in poi, di avere un Rondò come finale.
KV 175 a confronto con il K207 – edizione col fortepiano – I movimento. Nota lunga tenuta
dall’oboe.
KV 175 - II movimento: più lento e amabile.
K211: II concerto per violino (p.72). Concerto molto mal trattato, molto più vicino al 207 e 175, che
ai concerti che scriverà da lì a qualche mese (14 giugno 1775 = KV 211).
Siamo un anno e mezzo dopo il KV 175, concerto un po’ problematico, che alcuni considerano un
passo indietro rispetto al 175, e dura molto meno. Qui Mozart sperimenta una serie di cose che poi
riprenderà e riutilizzerà in futuro. Ad ES il ritornello del primo movimento.
Avvicinamento (per alcuni) di Mozart al concerto francese, quello più alla moda a quel tempo in
Europa. Pp. 72-73
RONDO’
A B A C A D [C B A] + coda
B = I; C = II; D = III episodio in minore, elemento di sorpresa; […] ricapitolazione invertita.
KV 211 in D Major: I movimento, allegro moderato, converto per violino.
1775 questa svolta si concretizza con un aumento del livello di complessità nella composizione.
La cosa interessante è che in ogni campo Mozart fa un salto di qualità notevole nuova
consapevolezza e nuova forza.
Riferimento rapido alla questione dei modelli molti autori hanno fatto delle ipotesi. Ciò che
interessa è che conosceva i concerti di Nardini, di Vanhal, conosceva i concerti più moderni di
alcuni autori parigini.
I concerti sono diversi tra loro, non aveva dei riferimenti precisi; conoscenza del patrimonio
circostante + assimilazione di tratti immersi nella sua originalità. Non aveva dei veri e propri
modelli di riferimento.
• Accento così forte sulla vocalità elemento tipicamente italiano (Tartini).
• Rondeaux riferimento alla Francia, in tutti i concerti mozartiano dal 1775 in poi. Sono
tratti specifici ma molto generici, sulle culture tradizionali.
• Forte accento sulla componente formale e costruttiva che si riflette sull’importanza che ha la
forma sonata di stile classico Impero austro-ungarico.
C’è una lettera del 11/09/1773 di Mozart al padre (vd.)
Piotti, contemporaneo di Mozart, ha scritto una serie di concerti per violino, quelli importanti dopo
quelli di Mozart (anni 80), agisce a Parigi e a Londra e diffonde l’importanza dell’orchestra in
Europa (elemento che emerge dai concerti di Mozart). Essi sono stati concepiti come ciclo, che
sembrano proporre tre differenti soluzioni al concetto stesso di concerto.
I tratti condivisi dei tre concerti sono:
• 3 movimenti, oboi e corni,
• Rondò dalla forma ingegnosa con citazioni di musica popolare, o sorprese.
• Gioco per l’ironia che si manifesta in modo molto chiaro ed evidente, che si risolve sempre
in modo diverso.
- Il punto focale sono sempre i movimenti lenti, le arie.
Tipico di Mozart è scrivere composizioni in coppia volto alla sperimentazione.
- I tre concerti finiscono con degli effetti di dissolvenza, la musica se ne va, elemento non
scontato in questo periodo.
- Il formato diventa più grande, molte battute (100) nel I movimento in più rispetto ai concerti
precedenti.
- Due linee solistiche dal primo al secondo tempo (KV216)
KV 219 I movimento molto lungo e libero, ricco di idee.
Egli concepisce il concerto come un genere “teatrale”, “parateatrale”.
Citazione dal “Re pastore” + violino che assume le movenze di un re.
Esso suona come un personaggio operistico. Ciò accade soprattutto nella sezione centrale
recitativo strumentale passaggio strumentale in cui lo strumento imita il recitativo.
Il ruolo degli oboi è di riempitivo fonico e timbrico + modo concertante molto importante.
KV 216 – I movimento.
”Aer tranqullo, e dì sereni”, la prima aria che canta Aminta, protagonista del re pastore.
KV 216 apertura di nuove prospettive – connessione teatrale che si articola su vari livelli.
RE PASTORE e LA FINTA GIARDINIERA – le uniche