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R-S-R-S.
Del concerto seicentesco Vivaldi conserva la contrapposizione a solo e i ripieni di orchestra, tra virtuosismi
e passi cantabili, tra contrappunto e omofonia, ma questi elementi sono organizzati in unità complessive ben
dell’architettura
individuate. Si presenta una polarità fra la solidità generale, fondata su aree armoniche e
tonali, e la flessibilità delle frasi tematiche, montate in modo differente ma senza mai perdere la loro
riconoscibilità. Proprio la polarità fra estro virtuisitico e ordine armonico formale sarà colta da Bach.
I ritornelli, nella loro logica tonale interna (possono ad esempio essere trasposti) stabiliscono un percorso
tonalità del materiale omogeneo a segnare un periplo all’interno della
armonico dato dai cambiamenti di
tonalità di impianto del movimento. Ai ritornelli si alternano le parti solistiche, in cui si può variare con idee
ulteriori che a volte dipartono dal ritornello, altre volte sono fortemente autonomi rispetto ad esso .
L’alternanza non è più solo dunque di volumi fra il tutti e il solo, ma è anche di idee musicali e di varietà
L’estro armonico(1711)ben
complessiva del brano. Titoli delle sue opere come La Stravaganza(1716) e
chiariscono la polarità fra estro virtuosistico e ordina armonico formale. L’estro del virtuoso in Vivaldi si
sono l’esempio più celebre dei
piega anche ad effetti descrittivi ed evocazioni onomatopeiche: le Stagioni
concerti descrittivi di Vivaldi. Frutto di un’estetica che ancora faticava a riconoscere autonomia espressiva a
alla musica strumentale, musica di questo tipo era tipica del gusto francese; fu probabilmente la vocazione
teatrale di Vivaldi a spingerlo verso questa direzione, così come il desiderio di rivolgersi alla diffusione e
vendita in Europa della sua musica strumentale, visto che dalla metà degli anni ’10 alla fine degli anni ’20 i
suoi rapporti con la Pietà si erano attenuati.
Concerto op 8 n.6, Il piacere in do maggiore, Vivaldi: il violino partecipa al tutto ma poi si isola e prende il
ruolo da solista. In questo concerto, l’estro vivaldiano non emerge particolarmente, come ad esempio nel
passaggio delle quattro stagioni. Come al solito, vi troviamo quattro ritornelli, talvolta interi, talvolta
riproposti in parte, e altrettanti soli.
Concerto per violoncello e archi in sol minore: la disposizione in partitura normalmente prevedeva gli
strumenti acuti più in alto, poi il solista e infine i bassi. La scrittura è dunque in questo caso a cinque righe.
La logica è sempre la stessa, ma in questo caso lo strumento solista è il violoncello. Bipartito, come i
movimenti di danza.
L’influenza di Vivaldi fece in parte la fortuna e l’influenza del concerto italiano. A metà secolo, Johann
Joachim Quantz, maestro di cappella e insegnante di flauto traverso di Federico II di Prussia, scrisse alcuni
trattati sulla composizione in cui, tracciando le caratteristiche della composizione concertistica, elogia
Vivaldi, che aveva anche avuto modo di incontrare a Venezia, e le sue regole per il concerto solistico
ricalcano questo modello, dando alla pratica vivaldiana una sistematizzazione teorica.
Il mercato editoriale e i dilettanti:
I compositori di questo periodo si rivolgevano a un doppio registro di difficoltà, per professionisti e
dilettanti, in connessione con il fenomeno della pratica musicale per diletto. Il pubblico di amateurs nel
Nord Europa rappresentava il principale destinatario delle opere di musica, mentre in Italia questo gusto era
riservato alle elites.
Strumenti prediletti erano flauto, violino e gli strumenti a tastiera: pensata per diletto personale era la sonata
per cembalo. I nobili presero l’abitudine di assumere compositori e insegnanti privati. Ad esempio,
Domenico Scarlatti, al servizio della principessa Maria Magdalena Barbara di Braganza, compose musica
da camera per clavicembalo, da lui definita esercizi, con lo schema generico di un unico movimento
bipartito., abbandonando pratiche di fuga e di danza. Sono organizzate secondo uno schema che muove dalla
tonica alla dominante per poi tonare alla tonalità di partenza, organizzando una struttura che, nella sua
stabilità, consente varietà sia nelle digressioni armoniche che in virtuosismi tecnico-esecutivi. Il profilo
tematico, spesso tratto dalla tradizione iberica, viene riccamente variato nel corso della sonata, ed è
organizzato in brevi cellule che non perdono la loro riconoscibilità neanche quando vengono scomposte o
ricomposte.
La musica di Scarlatti circola poco: maestri come Giovan Battista Platti e Baldassarre Galuppi dominarono la
scena clavicembalistica. Questi maestri sono ascrivibili allo stile galant: temi incisivi, forme bilanciate, aree
armoniche ben identificabili, tecniche di citazione, variazione, elaborazione tematica di brevi incisi ritmico-
melodici. Prediligono l’orizzontalità la melodia, la varietà ritmica, la dinamica flessibile rispetto
polifonica rigorosa, al ritmo uniforme e continuo e alla
all’organizzazione dinamica costante della forma
barocca.
Alla corte francese dove i passatempi musicali erano ben radicati, Francois Couperin pubblica quattro libri
di orderes organizzate sotto forma di suites e con titoli evocativi o descrittivi: La galante, Les regretes, La
florentine. ; molti hanno lo stesso titolo di giochi di socoetà praticati a corte.
Anche Rameu segue il suo esempio, pubblicando tre libri di pezzi per clavicembalo composti da suites.
A servizio di Federico II, appassionato flautista, lavorarono Johann Joachim Quantz e Carl Heinrich Graun.
Quantz scriveva sonate e concerti che il re stesso suonava e gran parte della sua produzione è destinata a lui.
I suoi concerti sono strutturati secondo la successione vivaldiana veloce-lento-veloce e strutturati nella forma
frasi melodiche ampie. L’accompagnamento dell’orchestra è ridotto a
con il ritornello; i tempi lenti hanno
seplice sostegno dell’arcata melodica, senza spunto fugato o contrappuntisitico.
Il fenomeno dell’associazionismo musicale, tramite i collegia musica, si configurava come una mezza via fra
con l’assistenza di professionisti in eventi semi
la pratica pedagogica e quella professionale: si suonava
pubblici e potevano avere carattere accademico o economico.
Georg Philipp Telemann, attivo in ambito sacro, teatrale, strumentale e per grandi e piccoli ensemble di
professionisti, dedica una parte del suo catalogo ai dilettanti, fondando diversi collegia musica. Lo stile di
Telmann coniuga l’aulicità del mondo francese, conosciuto tramite un viaggio a Parigi, e quello italiano.
L’impronta francese si nota nelle suites iniziali, quella italiana in concerti e sonate. La sua produzione
soddisfa il gusto di suonare insieme come pratica galant, In quest’ottica, la musica da camera diviene un
termine usato non in opposizione alla musica sacra e teatrale né per indicare composizioni per piccoli
organici ma bensì per indicare generi e stili destinati al nuovo pubblico di non professionisti che suonavano
per diletto. Gli editori, attenti a questo mercato, ideano tecniche come la sottoscrizione anticipata e le
pubblicazioni periodiche. Inesistente il diritto d’autore, erano liberamente sfornate trascrizioni e adattamenti
per vari organici. La circolazione a livello europeo di musica favorì una graduale uniformità di gusto e
modelli formali.
Lo stile galant:
Connesso alla nozione di “buon gusto”. La comprensione dei termini tecnici non era lo scopo ultimo, ma
l’indispensabile competenza di base per dare fondamento alle proprie impressioni. La valutazione estetica
gusto dell’ascoltatore,
dunque si spostava dalla correttezza delle regole al cioè gli ambienti aristocratici.
Caratteristiche portanti sono l’eleganza ornamentale, una semplificazione delle strutture, con un equilibrio
fra i movimenti, la regolarità della fraseologia melodica, la proporzionalità e la chiarezza della melodia, in
particolare per l’allegro conclusivo.
Il concetto di melodia, vera espressione musicale delle passioni, era centrale, con critiche all’artificiosità
della condotta imitativa e fugata. In quest’ottica, una polemica contrappose Rameau e Rousseau. Il primpo
era convinto di aver trovato nelle regole armoniche le leggi razionali che spiegavano il fenomeno naturale
dei suoni e quindi della musica. Rousseau invece riteneva che la musica fosse un’arte irrazionale, e quindi
non soggetta a regole formali. Attraverso la musica, l’uomo torna allo stato di natura; la sua espressione più
genuina è la melodia, che rifugge dalla razionalità dell’armonia e dall’artificio del virtuosismo fine a sé
stesso.
Johann Sebastian Bach:
Nato da una famiglia di musicisti a Eisenach in Germania, nel 1685, Johann Sebastian Bach entrò come
cantore nella chiesa di San Michele a Luneburg e divenne ben presto abile violinista e organista. Nel 1708 fu
assunto come organista di corte a Weimar. Qui compose opere organistiche e numerose cantate per le sue
celebrazioni religiose.
Nel 1716 lasciò questo incarico e divenne direttore d’orchestra presso il principe di Kothen. Libero da
incombenti doveri ecclesiastici, si dedicò a composizioni strumentali: scrisse i Concerti brandeburghesi e
parecchia musica clavicembalistica, fra cui parte del famoso Clavicembalo ben temperato. Nel 1723 ottenne
il posto di cantore nella scuola di San Tommaso a Lipsia con l’incarico di comporre musica per le funzioni
religiose della chiesa. A Lipsia rimase per tutto il resto della sua vita, componendo una serie di circa
duecentocinquanta Cantate sacre, destinate alle festività dell’anno liturgico che di volta in volta venivano
celebrate.
Sempre di carattere religioso, appartengono a questo periodo la Passione secondo san Giovanni, la Passione
secondo san Matteo e la Messa in Si minore, opere grandiose e di estrema difficoltàBach morì nel 1750
lasciando numerosissimi figli, parecchi dei quali seguirono le sue orme diventando musicisti di grande
importanza.
L’attività creativa di Bach, come di tanti altri compositori del tempo, nasce con il preciso scopo di soddisfare
un'esigenza pratica suggerita dalle particolari situazioni nelle quali opera. Un requisito indispensabile era la
capacità di creare entro i termini di una ben determinata e radicata tradizione. La maniera di concepire la
creazione musicale era determinata in primo luogo dalla necessità di approntare partiture sempre nuove in
tempi brevi. Seguire i modi di scrittura dominanti nella tradizione facilitava indiscutibilmente l'esercizio del
mestiere compositivo. Bach scrisse almeno una cantata a settimana per molti anni. Di norma stendeva la
partitura senza indicarne la strumentazione, poi la provava al cembalo. Nutr&ig